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Autore: Astrid Leda    24/10/2012    0 recensioni
"La loro fratellanza andava oltre il legame di sangue, era una condivisione di vita. Ma una delle due vite era ormai svanita, e lui, smarrito, andò a cercare il fratello là, nel luogo dove lo aveva perso per sempre..."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva perduto suo fratello. La loro fratellanza andava oltre il legame di sangue, era una condivisione di vita. Ma una delle due vite era ormai svanita, e lui, smarrito, andò a cercare il fratello là, nel luogo dove lo aveva perso per sempre.
La scogliera si ergeva sul mare, fiera e crudele.
Fredde onde si infrangevano sulla roccia per poi perdersi nell’infinità delle acque.
Egli osservava da lontano quella fortezza della natura, evocando il ricordo che non aveva della perdita del giovane amico.
E poi apparve, in una terribile visione, il fratello perduto sulla cime della nera scogliera. Il volto pallido e inespressivo, perso nell’oblio della tristezza, un’infelicità remota e silenziosa, cosa mai lo aveva spinto a vedere il fondo di quel mare oscuro come unica via di salvezza non lo saprà mai nessuno.
Egli, impietrito, guardò il fratello lasciarsi cadere nel vuoto. Mentre cadeva lo vide cambiare, mutare forma ad ogni metro che il suo corpo precipitava. Ora era un cane, ora una tigre, ora un drago. Poi, nel momento di un respiro, il fratello sparì nel mare, insieme alle onde.
Egli rimase come una statua, congelato nel suo dolore, solo e abbandonato dall’unica famiglia che aveva. Rivide davanti agli occhi quella scena, forse mero frutto della sua mente turbata, più e più volte, come uno straziante ritornello senza fine, poi il suo corpo riprese di nuovo movimento, e come ridestato da un sonno alzò la testa e corse per raggiungere la cime di quella roccia maledetta.
Scalava la pietra disperato, fino a far sanguinare le mani; ad ogni passo che scivolava tra i sassi ne faceva due più rapidi e decisi.
Arrivò in cima col fiato corto riprendendo nei polmoni l’aria persa nella corsa, e infine, stremato, si lasciò cadere sulle ginocchia, i pugni insanguinati a terra, gli occhi che bruciavano accecati dal vento freddo che colpiva la cima delle rocce.
Tutto ciò che aveva visto era frutto dei suoi pensieri pieni di dolore e collera per la perdita. Non sapeva per certo che il luogo della perdita del fratello fosse realmente quello, ma allora perché si trovava là? Cosa lo aveva spinto a raggiungere la cima della scogliera? Una qualche forza lo aveva portato ad arrampicarsi sulla roccia e arrivare là.

Respirò forte, cercando di non perdersi nel dolore e lentamente  alzò la testa in direzione della sporgenza. Quando vide a pochi metri di fronte a lui una figura. Stavolta non era un ombra, era reale, c’era qualcuno che si sporgeva dalle rupe.
Mentre si rialzava lentamente iniziò a riconoscere la figura che usciva dall’ombra. Ebbe un fremito quando riconobbe da vanti a sé la donna che ama, sola, perduta, rassegnata a lasciarsi cadere.
Egli balzò in avanti, ma il primo passo scivolò sulla roccia umida facendolo cadere in avanti, ma non aveva più tempo; sentendo il dolore freddo sulle ferite delle mani si rialzò scivolando ancora e si precipitò verso di lei.
La donna, in balia del vento che le sferzava i lunghi capelli scuri e le seccava le lacrime dagli occhi, si lasciò cadere. Lui allungò il braccio come se avesse dovuto afferrare tutta la sua vita nel palmo della mano, e in uno sforzo disperato riuscì ad afferrarle il braccio. La tirò a sé e la strinse contro il suo petto.
La tenne tra le braccia come la cosa più preziosa, l’ultima ancora di salvezza.
Che fosse stato suo fratello a condurlo là? Non sapeva a cosa credere. Solo allora capì che stava sbagliando tutto.
Non le fece domande, non disse nulla. L’aveva lasciata sola, quando era lui a credere di esserlo, la stava perdendo e non lo sapeva. Ma ora era lì.
L’aveva salvata da se stessa, o anche lui si era salvato con lei.

Non se ne sarebbe andato mai più.

  
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