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Autore: SongMiSun    24/10/2012    1 recensioni
“Sei il padre migliore del mondo! Lo sarai per
sempre?”
“Lo sarò per sempre, te lo prometto” /
Hyunseung sorrise.
«E’ proprio per questo che sei il mio migliore
amico» /
Tra il dolore per la perdita del padre e un ex ragazzo troppo
presuntuoso, Hyunseung trova comunque una ragione per cui sorridere e
continuare a sperare: il suo migliore amico Doojoon.
Ma se quest'ultimo celasse i suoi sentimenti per paura di perderlo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di colpo, mettendosi a sedere sul letto. Era giorno.
Passò una mano tra i suoi capelli umidi di sudore e girò lo sguardo verso la luce che proveniva dalle persiane. Che ore erano?
Guardò l’orologio a muro su una delle pareti bianche della stanza che segnava le 9.05 .
Fece un lungo sbadiglio, rimanendo ancora per qualche minuto seduto sul letto ad osservare la figura rifessa nello specchio di fronte a lui.
Vide un ragazzo con lineamenti giovani, ma uno sguardo spento e aspetto trasandato che lo faceva sembrare più vecchio. I capelli rossi spettinati, espressione imbronciata, pesanti occhiaie e occhi gonfi dal pianto e dal poco sonno.
Davvero era ridotto in quello stato?
Negli ultimi giorni non aveva fatto altro che piangere. Piangeva tutto il tempo, finché la sera crollava nel sonno che però durava ben poco, tormentato da strani incubi che non lo lasciavano in pace. Ogni notte un incubo diverso che lo faceva agitare nel letto e svegliare di colpo ad orari anch’essi diversi. Proprio come quella mattina che si era svegliato di colpo.
Scese dal letto con estrema lentezza, quasi fosse in un film in cui hanno inserito il pezzo a rallentatore. Poggiò prima un piede e poi l’altro sul parquet chiaro della camera e si avviò in bagno, quasi trascinandosi.
Evitò di andare in cucina, sapeva che  non avrebbe mangiato e se lo avesse fatto, lo avrebbe rigettato di li a poco.
Aprì l’acqua della vasca, in attesa che si riempisse. Si guardò nuovamente allo specchio, sospirando. Iniziò a spogliarsi, senza staccare gli occhi dalla sua figura, notando il suo corpo magro, più magro del solito.
Si immerse nella vasca, godendosi la calda temperatura dell’acqua, molto piacevole in quella strana mattinata.
Dopo il lungo bagno, si tirò in piedi avvolgendosi poi nell’asciugamano e tornò in camera alla ricerca di indumenti decenti da indossare.
Spalancò l’armadio, sbirciando al suo interno e tirò fuori dei jeans grigi e un maglione leggero blu oltremare. Abbinò delle scarpe lucide di colore simile al maglione e indossò una lunga collana d’acciaio con una piastrina come ciondolo.
Asciugò i capelli con estrema calma, sistemandoli al meglio e mettendo un po’ di gel per fissarli. Prese una tracolla nera, in cui ripose cellulare, chiavi, fazzoletti, ipod e uno specchietto.
Uscì poco dopo di casa, accecato un po’ dal sole; la temperatura era abbastanza fresca, nonostante la presenza di quest’ultimo.
Si infilò velocemente in macchina e uscì in retromarcia dal parcheggio, partendo poi a tutta velocità verso l’autostrada.
 
Arrivò a destinazione dopo circa un’ora di viaggio, avendo fatto anche una piccola sosta dal fioraio.
Scese dall’automobile, sistemandosi i capelli e il maglione e prese dal sedile posteriore il piccolo mazzo di fiori non troppo appariscenti e spinse infine il pulsante del piccolo telecomando delle chiavi per chiudere gli sportelli della macchina.
Varcò l’imponente cancello in ferro verniciato di nero, le cui aste formavano due grandi croci: una per parte.
Avanzò tra le file di loculi, leggendo i nomi sulle targhe di metallo poste su ognuno di essi.

“G….H…..I….J…..Jang!”
 
Trovando quello di suo padre, si avvicinò maggiormente, posando l’indice sulla foto come per carezzarlo in segno di saluto. Vuotò il piccolo vaso, buttando i fiori vecchi e cambiando l’acqua, per poi sostituire il tutto con i fiori appena comprati.
Si mise seduto sul rialzo del pavimento, di fronte al padre. Iniziò a parlare a bassa voce, quasi sussurrando, come stesse parlando mentalmente con lui.
Sentendo la presenza di altre persone nelle vicinanze, preferì pensare, lasciarsi andare ai ricordi.
Gli venne in mente un giorno di molti anni prima, quando lui era ancora un bambino e con il padre era andato al parco a fare un picnic. Dopo aver mangiato, si erano sdraiati a guardare le nuvole e in quel momento Hyunseung si sentiva così felice..
“Sei il padre migliore del mondo! Lo sarai per sempre?”
“Lo sarò per sempre, te lo prometto
 
Sentì gli occhi farsi lucidi e cercò di arrestare le lacrime sul nascere. Detestava piangere in pubblico.
 
Poco dopo sentì un picchiettio sulla spalla destra. Ebbe un piccolo brivido, pensando che fosse qualche parente che odiava, uno di quelli che vedeva una volta l’anno e non facevano altro che chiedergli della sua vita.
Invece con sua sorpresa, trovò il suo migliore amico Doojoon che lo guardava un po’ preoccupato, accennando un sorriso.
«Sapevo che eri qui»
Hyunseung si alzò pulendosi i pantaloni e si avvicinò al ragazzo per poterlo abbracciare, chiudendo gli occhi.
Doojoon rimase sorpreso da quella strana reazione, ma si limitò a ricambiare l’abbraccio stringendolo piano.
In quei giorni non si erano visti, dato che voleva starsene da solo, ma Doo sapeva che in realtà aveva solo bisogno d’affetto. Era cosi cambiato rispetto alla settimana precedente. Più magro e trasandato. Non era affatto da lui, sempre attento all’aspetto esteriore.
«Come facevi a sapere che ero qui?»
La voce flebile di Hyun risuonò troppo adatta a quel contesto, facendo sospirare Doojoon.
«Lo sapevo e basta»
 
Hyunseung sorrise.
«E’ proprio per questo che sei il mio migliore amico»
 
 
 
Circa un’ora dopo, si ritrovarono a camminare su una delle strade principali di Seul. Hyunseung si guardò intorno come se non avesse mai visto quel posto. In fondo era più di una settimana che non usciva, gli faceva uno strano effetto. Doojoon, invece, rimase al suo fianco in silenzio, con le mani in tasca, guardando davanti a se.
«Vedi anche tu quello che vedo io?» disse il minore, facendo un cenno col capo all’amico, indicando un gruppo di tre persone davanti a se.
Doojoon annuì. Come non poteva riconoscere quei fastidiosi capelli. Avvicinandosi, notò,  Junhyung e la sua “band” composta da Gikwang e Dongwoon.
Doojoon odiava quel presuntuoso di Junhyung. L’anno prima aveva fatto soffrire Hyunseung, lasciandolo dopo 10 mesi di fidanzamento per una ragazza conosciuta in un pub. Inoltre non aveva nemmeno chiesto scusa o provato a farsi perdonare.
Poi, dato che tutti si tenevano alla larga da lui per timore, reclutò Gi e Dong (così li chiamava) per fare il loro gruppo. “Di teppisti” pensò Doojoon.
Sia Gikwang che Dongwoon non erano molto svegli; si limitavano ad eseguire gli ordini del loro “leader” senza chiedersi se fossero giusti o sbagliati. In poche parole erano come delle marionette che il caro Junhyung si divertiva a far muovere.
 
Hyunseung e Doojoon passarono davanti ai tre, cercando di evitare il loro sguardo.
«Hey diva! O dovrei chiamarti puttanella? Ora te la fai anche col tuo amico?»
Junhyung quasì urlò, nonostante il suo ex ragazzo fosse a pochi passi da lui; ovviamente per attirare l’attenzione dei passanti, mentre le marionette sghignazzavano con lui.
“Cammina e vai avanti, non pensarci” Fu questo lo stesso pensiero dei due migliori amici.
«Dai, ce l’ho con te! Non ti ricordi quando urlavi in quel modo grazioso per me?»
Junhyun continuò a prendere in giro Hyunseung, sapendo che di li a poco o sarebbe scoppiato in un pianto isterico o avrebbe fatto una scenata terribile.
«Non vuoi proprio darmi retta,eh? Salutami tuo padre è da tanto che non lo vedo!»
Altre risate.
Hyunseung si fermò di colpo mordendosi il labbro, sentendo quella ferita aprirsi di nuovo e sapendo che le lacrime erano pronte a sgorgare dai suoi occhi.
 
Doojoon non ci vide più dalla rabbia. Si girò di scatto e corse verso Junhyung, saltandogli addosso per prenderlo a pugni.
  
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