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Autore: Escapist96    25/10/2012    4 recensioni
E' passato un anno da quando Anette ha smesso di far parte dei Nightwish.
Il giorno del suo matrimonio, la donna intravede la figura di Tuomas tra il pubblico e riesce ad avere una breve conversazione con lui. Nessuno dei due vuole perdere l'amicizia che hanno condiviso... ma perche' Tuomas e' andata a cercarla proprio in quel momento? Che cose le vuole dire?
“Non voglio rifare con te gli stessi passi falsi che ho fatto con Tarja, non voglio perdere anche te”
ATTENZIONE: NON E' UNA TUOMASxANETTE E NON E' UNA STORIA D'AMORE!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Anette Olzon, Nuovo personaggio, Tuomas Holopainen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE
Questa volta metto delle note all'inizio, per dare un senso a questa storia. Volevo assolutamente scrivere una storia su Anette, una storia che la vedesse gia' fuori dalla band, ma non volevo ricreare niente sulla rottura in se', ho preferito prensare a cio' che viene dopo. Quindi questa storia e' ambientata circa un anno dopo quel giorno, inizia in un modo che non ha niente a che fare con la band e prosegue in modo diverso da quello che mi immaginavo! A voi, se volete, scoprire cosa succede! Spero che vi piaccia e... ci vediamo alla fine ^^


Katrineholm, 15 settembre 2013
 

“Sì, lo voglio” sussurrò lui, trattenendo a stento un sorriso emozionato.
“E vuoi tu, Anette Olsson, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Johan Husgafvel, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finchè morte non vi separi?”
La donna incrociò gli occhi dell’uomo che stava per diventare suo marito, incrociò quegli occhi che le avevano fatto compagnia per anni e che l’avevano sorretta nei momenti più bui - come l’anno precedente quando aveva capito che i Nightwish non erano la sua strada. Incrociò quegli occhi e pensò a quanto li amasse e a quanto amasse il loro possessore. E la risposta venne, spontanea e semplice
“Sì, lo voglio”
L’officiante fece un cenno di assenso con il capo e concluse la cerimonia.
“Per il potere conferitomi vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa!”
Dolcemente, con gli occhi pieni di lacrime, Anette sollevo il viso e incontrò le labbra di Johan, di suo marito, che si era avvicinato. Si persero per lunghi secondi in un bacio pieno di tenerezza e di promesse, prima di separarsi e di fronteggiare, mano nella mano, il pubblico che applaudiva.
Per evitare di strappare il lungo e bianco vestito che indossava, decorato intorno alla vita da centinaia di minuscoli brillantini, scintillanti nel sole autunnale, e al fondo da un velo leggero e ampio, Anette si incamminò lentamente al fianco dell’uomo, tra la folla di amici e parenti. Con il volto illuminato da un sorriso e da un’elegante tocco di trucco, la donna ricambiò gli abbracci che le venivano offerti e accolse tutti i fiori che le erano stati portati.
Poi scorse rapidamente con gli occhi lo tutto il gruppo, alla ricerca delle quattro persone che sapeva non avrebbe trovato, eppure che avrebbe voluto vedere lì, al suo matrimonio, nonostante tutto. Non li vide e le sembrò che quello fosse un tradimento, più di ogni altro, perché li aveva considerati amici una volta -in realtà ancora lo faceva tra sè e sè. E gli amici non mancano ai giorni speciali della vita degli altri.
Fu ad un secondo sguardo che lo vide.
In un angolo rispetto a tutti gli altri, da solo, che guardava verso di lei. Isolato e senza che nessuno facesse caso a lui, si sarebbe confuso con l’ambiente circostante se Anette non fosse stata intenta a cercare proprio lui, in quel momento.
-Tuomas!-
Quel nome risuonò nella mente di Anette con una scintilla, in aggiunta alla felicità che già stava provando quel giorno.
-Gli amici non mancano ai giorni speciali della vita degli altri- si ripetè, sorpresa che quelle parole si stessero rivelando vere.
Fece per correre verso di lui, ma si trattenne notando che si stava allontanando, facendole cenno di non affrettarsi. Così lei fece, godendosi la compagnia della famiglia che le si strinse intorno per congratularsi e scherzare insieme, delle persone che la conoscevano da sempre e la trovavano improvvisamente cresciuta, al suo secondo matrimonio.
 
“Sei da solo?” gli chiese Anette quando, un’ora più tardi, lo ebbe raggiunto sulla strada al di fuori del parco in cui si erano radunati per la cerimonia. Per un attimo aveva sperato che avrebbe trovato tutti i componenti della sua ex-band ad aspettarla all’uscita, ma si era dovuta ricredere in fretta. Nel suo elegante vestito grigio, Tuomas era l’unico ad essere lì, davanti a lei.
Il tastierista annuì, pensieroso. “Vorrei parlarti, per questo sono qui” precisò subito.
“Parlarmi?” sussultò Anette, senza sapere cosa aspettarsi. “Adesso? Credo che tu sappia che sono impegnata oggi” aggiunse, come constatazione e senza alcuna traccia di freddezza in quel commento. Non ce la faceva a trattarlo con distacco, dopo tutto il tempo passato insieme. Preferiva fingere che si fossero visto per l’ultima volta solo pochi giorni prima e che nulla fosse successo tra di loro, per allontanarli.
Arrossendo impercettibilmente e scuotendo la testa, Tuomas mormorò la sua risposta. “Non voglio rifare con te gli stessi passi falsi che ho fatto con Tarja, non voglio perdere anche te”
Le parole del musicista, di una sincerità schiacciante, colpirono Anette come uno schiaffo mentre si rendeva conto di non essere l’unica a non voler dimenticare e perdere degli amici.  
“Non adesso, Tuom” replicò, nonostante ciò e senza fare domande. “Non adesso, perchè sono impegnata, ma questo non vuol dire che non succederà presto, va bene?” si assicurò di aggiungere, con un sorriso amichevole che a Tuomas era mancato.
“Quando?”.
“Tra tre settimane torno dalla luna di miele, Tuom. Vado nel Sud d’Europa, a visitare qualche capitale e cittadina. Quando torno possiamo parlare, per quanto tempo vuoi!”
L’uomo ci pensò qualche istante, ancora imbarazzato per essere riuscito ad ammettere i suoi pensieri - i pensieri che lo avevano spinto a fare molti chilometri, per raggiungere Katrineholm da Kitee, con un giorno di preavviso.
Poi annuì semplicemente e la salutò, come se non avesse detto niente in precedenza, ma mentre Anette si stava allontanando, dandogli la schiena, la richiamò.
“Nettie!” esclamò, usando il suo vecchio soprannome e rendendosi conto di aver dimenticato una cosa importante. “Congratulazioni” le disse, con un sorriso. “E non volevo disturbare la tua giornata…” aggiunse a voce più bassa, ma ancora udibile dalla donna.
“Non mi hai disturbata, Tuom” sorrise lei, dolcemente e tornando indietro per dargli un bacio su una guancia ruvida per la barba in ricrescita. “Mi hai fatto un bellissimo regalo essendo qui…” mormorò.
Si girò per tornare nel parco, ma gli lanciò ancora uno sguardo.
“E grazie!” gli urlò, mentre girava l’angolo e lo perdeva di vista.
 

Kitee, 13 ottobre 2013

 
Agitata, Anette bussò alla porta di casa Holopainen, mentre nella sua mente si rincorrevano mille idee e domande sul motivo di quella chiacchierata richiesta. Sì, Tuomas le aveva detto che non voleva fare come aveva fatto con Tarja e perdere la sua amicizia, ma ancora non sapeva a cosa si stesse riferendo. Sentì dei passi affrettarsi e vide il tastierista sull’ingresso, invitarla ad entrare.
“Ciao”
“Ciao”
L’imbarazzo che non c’era stato quel giorno al matrimonio, quando tutto era venuto naturale, li bloccò per qualche minuto, in cui le parole faticavano a trovare la strada e ad uscire. Per qualche minuto rimasero seduti semplicemente a scambiarsi sguardi, cercando qualcosa da dire dopo un anno in cui non si erano sentiti, ma non avevano mai smesso di pensarsi. Quello che c’era stato tra di loro era stato un forte legame, perchè erano stati amici e compagni per anni e avevano dovuto affrontare le sfide di portare una nuova cantante in una band già affermata come la loro. Ma insieme ce l’avevano fatta. E questo non poteva essere cancellato, nonostante ormai le loro strade si fossero separate, quindi si ritrovarono a parlare delle loro vite, di ciò che avevano passato da quell’ultimo girono in cui si erano visti -e in cui avevano litigato-  e dei piccoli eventi di tutti i giorni per cui ciascuno aveva riso o pianto. Anette gli raccontò di Seth e di Nemo, gli disse di come le cose si fossero evolute e di quando Johan le aveva chiesto di sposarlo, con la scena perfettamente impressa nella mente.
 
Sono a terra, inginocchiata sul pavimento della mia stanza, circondata da foto degli anni passati. Al mio fianco c’è una scatola di cartone aperta e vuota, dopo aver lasciato scivolare all’esterno le immagini che avrei voluto tenere nascoste se non fossero spuntate da sole con quella caduta. Non riesco a trattenere le lacrime e comincio a piangere, mentre sfoglio l’album del mio secondo anno con i Nightwish.
“An?”

Sento la voce allarmata di Johan alle mie spalle e un attimo dopo lo trovo di fronte a me, che mi aiuta a radunare le foto e a riporle, poi mi porta a stendermi sul letto.
“Cosa è successo?” mi chiede, cautamente, cercando di non far scendere altre lacrime.
Sospiro. Mi è caduta la scatole mentre cercavo di raggiungere il retro di quel ripiano…”
“Non piangere, tesoro…”

Mi stringe tra le braccia e io appoggio la testa sul suo petto. “Mi mancano” sussurrò. Sento dentro di me quanto sia vero. Probabilmente non tornerei indietro neanche se potessi, ma il gruppo è stato parte di me e non riesco a dimenticare, ne voglio dimenticare. Non tornerei solo perchè non mi sentirei a mio agio, questa seconda volta.
Johan interrompe i miei pensieri.
“Sposami” mormora, a un centimetro dal mio orecchio. “E almeno
questosarà per sempre”
“Per sempre” replicò, senza esitare, sapendo che ha scelto il momento migliore per chiedermelo. C’è sempre stato nei momenti in cui ho avuto bisogno di lui e questo è un di quelli… e lui è qui a sorreggermi.

 
“Tu e Johanna, invece?” chiese la cantante, quando ebbe finito di raccontare la sua storia.
In quel momento, sentì dei rumori metallici venire dalla cucina e scattò verso la stanza insieme a Tuomas. Una donna dai lunghi capelli di un rosso scuro, pieni di riflessi, che le circondavano il volto pallido da ragazzina. I suoi grandi occhi allegri si fissarono su Anette all’improvviso, mettendo subito da parte la pentola che teneva in mano.
“Jo!” esclamò la cantante, avvicinandosi per abbracciare la donna e trovando la risposta alla domanda che aveva posto a Tuomas. Johanna era ancora lì, al suo fianco.
“Nettie! Come stai?”
La finlandese rispose calorosamente all’abbraccio. “Ho saputo che ti sei sposata, congratulazioni!”
Dopo aver ringraziato, Anette si ritrovò a chiedersi quanto si parlasse di lei in quella casa, se effettivamente nessuno aveva dimenticato che lei ci era stata spesso, fino ad un anno prima.
E poi la vide.
Alle spalle di Johanna, con addosso un paio di jeans e una maglietta colorata, c’era un’altra ragazza. Non poteva avere più di trentacinque anni, aveva corti capelli di un color castano,  vivacizzato da pinze decorate, che si ripeteva negli occhi allegri che le illuminavano il viso. Aveva la carnagione ambrata, come se fosse stata a lungo al sole, e un sorriso intimidito a socchiuderle le labbra sottili, come il resto dei lineamenti. Sembrava un delicata bambola di porcellana, pronta a rompersi. Non bellissima, ma dall’aspetto dolce e solare che le bambole regalate alle bambine spesso hanno.
Anette si chiese chi fosse e cosa ci facesse in casa di Tuomas, insieme a Johanna: avrebbe avuto senso vederla lì come la nuova ragazza del tastierista, ma non in presenza della donna che era la fidanzata ufficiale.
Intanto, Tuomas, indeciso su chi posare lo sguardo per prima, fece cenno alla terza donna di avvicinarsi, cercando di stemperare il suo imbarazzo con un sorriso.
“Jana, questa è…”
Lei lo interruppe senza più esitare, dimostrando una personalità forte che non si sarebbe indovinata a vederla da fuori.
“…Anette” concluse al suo posto, tendendo la mano alla cantante. “Lo so”
Anette annuì e gliela strinse, ancora in dubbio su chi le stesse davanti.
“Io sono Jana” continuò lei, mentre gli occhi dell’altra cercavano quelli di Tuomas, curiosi e pieni di domande.
Il musicista prese un respiro profondo, con la gola secca nonostante quello fosse esattamente il motivo per cui aveva rintracciato Anette.
“E’ di questo che volevo parlarti, Nettie” le rispose, preoccupato e provando a capire cosa la donna stesse pensando, ma fallendo. Quindi decise di arrivare al punto con lentezza. “Con Tarja ho perso i contatti, subito dopo la rottura, e non ho mai avuto il coraggio di andare a cercare la mia amica di sempre, nemmeno quando la mia ferita ha cominciato a rimarginarsi perché ormai avevamo te tra di noi. Non voglio perdere anche la tua amicizia, Nettie. Non abbiamo funzionato come compagni di band e colleghi, ma non vuol dire che dobbiamo uscire l’una dalle vite dell’altro, nonostante le cose siano molto cambiate…”
Anette scosse la testa, sempre più confusa, mentre il ricordo del fantasma di Tarja che alleggiava sul gruppo le tornava in mente più vivido che mai. Si ricordò che era successo solo perché nessuno era riuscito a mettere da parte l’orgoglio e passare sopra i loro disaccordi.
“Nemmeno io lo voglio, Tuom, preferisco averti come amico, che vederti sparire un’altra volta. Credo che sia stata abbastanza duro quello che abbiamo dovuto passare, non c’è bisogno di renderlo peggiore” gli rispose, sinceramente, ignorando il fatto che non stava parlando da sola con lui. “ma tutto questo cosa ha a che fare con…” s’interruppe all’improvviso, realizzando la verità e capendo perché Tuomas le avesse chiesto di vedersi a casa sua.
Senza lasciare che nessun altro dicesse niente, fu il tastierista a prendere la parola per spiegare, prima che Anette si allontanasse, notando quanto l’espressione sul volto della cantante si fosse tesa per qualche secondo.
“Sei la prima ad incontrarla, Nettie, a parte i ragazzi. Jana è la nuova cantante dei Nightwish ed è stata scelta poco più di un mese fa, due settimane prima che venissi al tuo matrimonio…” socchiuse gli occhi, aspettandosi una reazione da parte di Anette, che però rimase immobile, senza rispondere. “Ti ho chiesto di parlarti, perché volevo che lo sapessi. E volevo che sapessi che, nonostante tutto -nonostante adesso ci sia qualcun altro al tuo posto- non mi sono mai pentito di averti scelta, sette anni fa. Mai. Sei stata fantastica, con noi, una meravigliosa compagna e cantante finchè qualcosa non è andato storto -ma sono cose che succedono nella vita- e continuerai ad esserlo per conto tuo. Questo è quello che avrei dovuto, che avrei voluto, dire anche a Tarja anni fa, se non fossi sempre stato così… così come sono… Quindi volevo che fossi tu la prima a saperlo, tu la prima ad incontrare Jana, così come avrei dovuto fare in modo che tu e Tarja poteste incontrarvi, perché ho visto quanto per te sia stato difficile e terribile sostituire con una persona che non avevi mai visto… e voglio che a lei non succeda. Ma soprattutto voglio che tu torni a fidarti di me, Nettie, come tuo amico…”
Lentamente, un sorriso si dipinse sul viso di Anette, che si ritrovò ad annuire, sopraffatta dal lungo discorso che Tuomas -l’Ocean Soul che non amava parlare- aveva fatto senza esitare.
“Grazie Tuom…” sussurrò, con un nodo in gola. “Io non mi sono mai pentita di avervi inviato quei demo, non mi sono mai pentita di essere entrata a far parte del gruppo, nemmeno quando ho decido che volevo smettere. E’ finita, lo so, ma è stata una parte molto importante della mia vita…”
Lasciandogli qualche istante perché potesse ritrarsi se avesse voluto, Anette abbracciò il tastierista, che ripose immediatamente.
“Quindi… non mi odi per averti sostituita? Non sei arrabbiata?”
La donna non poteva vederlo in faccia, ma intuì un’espressione sorpresa e dovette trattenere una risata, che sarebbe suonata fuori luogo.
“Non potrei odiarti! Ero d’accordo ad andare via, lo abbiamo deciso insieme se non ricordo male, e non accetterei mai che voi abbandonaste tutto per colpa mia!”
Poi si ricordò delle altre due persone nella stanza e, scioltasi dall’abbraccio, si girò a sorridere a Jana, ancora indecisa se essere sollevata o meno. Nella mente della nuova cantante si alternavano la paura della reazione di Anette, la sorpresa per il discorso di Tuomas -che evidentemente non l’aveva avvisato della visita che avrebbero ricevuto- e l’orgoglio di essere lì tra loro. Di essere lì tra quegli artisti conosciuti e pieni di talento, mentre lei fino a poche settimane prima non era altro che un’aspirante al successo che viveva di piccole esibizioni nella sua cittadina irlandese e del lavoro d’ufficio che non era stata capace di rifiutare in passato. Eppure doveva avere qualcosa di speciale se quella band l’aveva scelta, doveva avere delle capacità, non poteva essere solo una ragazzina cresciuta piena di illusioni.
“Andrà benissimo, vedrai!” interruppe i suoi pensieri Anette, all’improvviso, stringendole una mano amichevolmente. “Sono sicura che se ti hanno scelta sei fantastica…” sorrise, come se stesse rispondendo ai suoi pensieri, poi proseguì con una risata. “Dopotutto hanno buon gusto!” ammiccò, facendo cenno verso se stessa e causando uno scoppio di risate che fece crollare la tensione.
 
“Tutti a tavola!” esclamò Johanna, un’ora più tardi, dopo essersi ritirata in cucina per lasciare che i tre parlassero da soli.
Lei sapeva che la ex-cantante della band sarebbe arrivata quel giorno, ma le era stato proibito di farne parola con Jana, per non metterla in ansia. Quindi aveva dovuto trovare il modo di convincere la donna ad aiutarla a cucinare per quattro senza poterle dire chi l’ospite sarebbe stato, perché non poteva nemmeno mentirle del tutto.
Mise sul tavolino del salotto -attorno al quale avevano deciso di mangiare- un piatto di minestra di verdure, come antipasto per la portata principale, e si sedette tra gli altri a godersi il calore emanato dalla zuppa, stretta a Tuomas.
Poi le venne un’idea che la fece quasi soffocare in un colpo di tosse, mentre un sorriso le sbucava tra le labbra. Senza dire niente a nessuno, si avviò al piano di sopra, diretta nella stanza del tastierista, e tornò dopo qualche minuto con un’espressione vittoriosa e misteriosa. Dando la schiena ai presenti, armeggiò con il lettore cd nell’angolo del salotto e premette il tasto di avvio. E una musica che tutti loro conoscevano si diffuse nella stanza, facendo immobilizzare Anette e costringendola a posare il piatto. Era quasi un anno che non sentiva canzoni dei Nightwish, quasi un anno che cercava di allontanare le memorie di quel periodo e, nonostante ormai non ce ne fosse più bisogno, non si aspettava quella sorpresa.
“Jo, cosa…?” iniziò a chiedere Tuomas, fermandosi immediatamente quando vide la donna fargli l’occhiolino e ridere.
Premette ancora qualche volta un tasto sul lettore, fino ad esclamare, soddisfatta, di aver trovato quello che voleva e, rivolta a Jana, di prepararsi a cantare.
Le note di Eva raggiunsero i tre ancora sui divani e lasciarono Anette e Tuomas senza parole, mentre Jana supplicava Johanna si non costringerla. Quest’ultima fermò il cd per qualche secondo, il tempo di convincerla che non c’era nulla di male, nel cantare davanti ad Anette, e di spiegare a tutti che Eva aveva rappresentato l’inizio già una volta -con Anette- e che avrebbe fatto lo stesso questa volta, poi lo fece ripartire senza lasciarsi impietosire dallo sguardo di Jana.
Senza più poter dire di no, la donna prese coraggio, chiuse gli occhi e accompagnò la sua voce alla musica.
“6:30 winter morn, snow keeps falling, silent dawn. A rose by any other name, Eva leaves her swanbrook home. A kindest heart which always made me ashamed of my own… She walks alone but not without her name…”
Anette guardava la donna cantare, dolcemente, con le lacrime agli occhi, memore di quanto quella canzone avesse significato -significasse- per lei. Poi le lacrime si trasformarono in un sorriso quando si accorse ch Tuomas e Johanna la stavo osservando, facendole cenni di invito con il capo, in attesa che si aggiungesse anche lei. Quindi, in un primo momento esitante per paura di aver dimenticato le parole, ma subito dopo sicura di se stessa e pienamente immersa nell’atmosfera della canzone, cominciò a cantare al fianco di Jana, come se per un attimo quell’ultimo anno non fosse mai esistito. E in quel momento sentì di star davvero girando pagine, di star entrando in un capitolo in cui sarebbe stata capace di andare avanti pensando ai Nighwtish senza stare male e nello stesso tempo a dare il benvenuto alla nuova cantante, che stava seduta vicina a lei in quel momento, presa dalla canzone che aveva presentato Anette al mondo.
“Eva flies away, dreams the world far away… In this cruel children's game, there's no friend to call her name. Eva sails away, dreams the world far away… The Good in her will be my sunflower field…”


NOTE DELL'AUTRICE
Bhe, spero che vi sia piaciuta!!! In questa OS ho fatto parlare molto Mister Holopainen per i suoi standard :D E c'e' questa Jana che e' uscita non so bene da dove e che insisteva per essere messa nella storia... Quindi sono finita a rappresentare il momento in cui Anette viene a scoprire chi e' la nuova cantante :D
fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni, che sono sempre gradite!

DISCALAIMER
La canzone qui citata e' Eva dei Nightwish, i personaggi non mi appartengono se non Jana.

  
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