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Autore: Kikyo91    25/10/2012    3 recensioni
In quell’istante, quando allungai la mia mano verso la sua per la seconda volta, lui si fece negare.
Riuscii malapena a sfiorargli le dita, che se ne andò.
Lo YunHo che avevo conosciuto fino a quel giorno se ne era andato.
E proprio in quel momento, proprio dal momento in cui aveva deciso di non afferrare la mia mano…
Quello fu l’inizio del nostro inferno.
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Pairing: Homin
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente dopo tanto tempo sono tornata a scrivere.
...ammetto di essere molto arruginita nello scrivere fanfiction! Quindi non so quanto possa essere gradevole leggere questa oneshot XD considerate anche che da quando studio Giapponese ho mandato in mona anche l'italiano lol*panico*
BTW, tornando alla FF....lo dico subito, è una Homin (Yunho+ChangMin). No, aspettate prima di chiudere la discussione!! °_° Posso assolutamente confermarvi che, anche se non siete amanti del 'genere', potete benissimo leggere questa storia senza scandalizzarvi o altro! la coppia è davvero accennata al minimo, anzi, forse se non ve lo dicevo non l'avreste mai intesa come tale lol Più che sulla coppia...penso sia incentrata di più su come può trasformarsi un rapporto in un momento critico della propria vita. quando l'uno diventa l'ancora di salvezza dell'altro.
Per certi versi, la ff è tratta da una storia vera, dato che YunHo stesso ha confidato di aver avuto un periodo davvero difficile. Io l'ho romanzata ovviamente, cercando di non essere troppo banale (ma d'altronde...è pur sempre una fanfiction..no?).
Ah, la citazione finale è presa dalle parole che YunHo ha detto VERAMENTE, quindi non sono inventate^^
Sarò felice se la leggerete e commenterete^^
E vi chiedo scusa se alcune cose risultano un po' forzateXD ho perso un po' del mio 'talento' in questi mesi/anni di inattività lol

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Bthff



Ci sono volte in cui bisogna cambiare.
Ci sono volte in cui non basta essere se stessi.
Volte in cui i bambini sono costretti a diventare adulti troppo in fretta.
Momenti in cui, pur di aggrapparsi a qualcosa di concreto, decidono di crescere all’improvviso.
E di proteggere coloro che amano di più.





Quella mattina c’era molta agitazione alla SM Entertainment.
In agenzia regnava il putiferio più assoluto, con innumerevoli impiegati, impegnati al telefono o davanti alle fotocopiatrici, chiacchierando del più e del meno nell’attesa. Si sentiva chiaramente il flebile rumore dei condizionatori sparsi un po’ dappertutto, in quella calda giornata d’estate.
Eppure, non incontrarono nessuno quando si decisero a muoversi verso l’ufficio del CEO. Non c’era nessuno che conoscessero; nessuno che, lungo quel corridoio, avesse potuto dire loro di farsi coraggio, che la vita va avanti lo stesso.
Che in fondo, non era ancora tutto perduto.

-Sapete perché vi ho convocati, no? –

I due ragazzi, chiamati in causa, si guardarono bruscamente negli occhi. Avevano appena fatto in tempo a mettere un piede dentro l’ufficio del capo, che gli era stato subito chiesto di sedersi.
Non c’erano finestre in quella stanza, ma forse erano gli unici a sudare freddo in quel momento.
Entrambi annuirono, senza dire una parola.
L’uomo riprese a parlare senza aspettare che potessero intervenire.

- Ci saranno molti cambiamenti d’ora in poi… - spiegò – la situazione si è complicata ulteriormente… -

Ci furono attimi di silenzio, durante i quali la tensione sembrò aumentare all’improvviso. Tutti si aspettavano che qualcuno riprendesse a parlare.

- Ne siamo consapevoli…cercheremo di fare del nostro meglio! – esclamò uno dei due all’improvviso

Il CEO scrutò il ragazzo da cima a fondo. Poi sospirò pesantemente e lesse mentalmente alcune carte che si trovava davanti, sulla scrivania.

- Francamente YunHo…io pensavo di farvi ritirare – rispose schietto

YunHo sobbalzò sul posto.

- Come…? – domandò incredulo

- Per caso intende dire che ci dobbiamo arruolare nell’esercito? – domandò l’altro ragazzo, il più giovane dei due

- No, certo che no, ChangMin! – spiegò – pensavo di darvi un po’ di tempo…per riposarvi! –concluse

Entrambi i giovani si lanciarono nuovamente un’occhiata nervosa. Quelle parole potevano solo voler dire una cosa: Pausa indeterminata.
Certo, sapevano che era inutile nasconderlo. Sapevano che tanto non sarebbe mai stata la stessa cosa, che in due non avrebbero mai potuto portare avanti il peso di quel nome che in quelle settimane era diventato così opprimente e carico di malinconia.
Sapevano anche che andare in pausa avrebbe significato di conseguenza la distruzione del gruppo, ma sia YunHo che ChangMin preferivano non pensare a quella terribile eventualità.
D’altronde che futuro avrebbero potuto avere, loro due, soli e senza i TVXQ?.

- …e quanto durerà questa pausa? – domandò ChangMin quasi col fiato in gola, come se avesse appena fatto una corsa

- Non so…dipende da tante cose… - rispose franco – dobbiamo decidere il futuro del gruppo, non sarà una cosa da poco –

- … -

- Nel frattempo vi concentrerete su attività soliste, credo sia la soluzione migliore al momento… - concluse poi

Non ci furono altre parole ne altri discorsi.
Tutti si zittirono, come se fossero stati colti da un malore improvviso.
Si udiva solo lo scricchiolio della penna del CEO, che scriveva chissà cosa, ed il rumore di un telefono che squillava in lontananza.
Quei minuti trascorrevano lenti, carichi di tensione, i minuti più lunghi che avessero mai vissuto fino a quel momento. Con un cenno, il CEO, disse loro di alzarsi e che li ‘avrebbe contattati in caso di bisogno’.
YunHo sorrise come faceva sempre, da bravo leader.
Entrambi si inchinarono rispettosamente, per poi uscire dall’ufficio, diretti in dormitorio, dove avrebbero passato tutto il resto di quella giornata così vuota.


Non appena furono usciti, quando quella porta si chiuse con uno scatto alle loro spalle, rimasero fermi, immobili, senza muovere un muscolo, indecisi sul da farsi.
ChangMin posò il suo sguardo sul suo leader. YunHo sembrava assorto e continuava a guardare, o far finta di guardare, il pavimento bianco che rifletteva parte della sua immagine. Lo fissava senza interesse, inerme, con quello sguardo perso nel vuoto, che ChangMin era sicuro di non aver mai visto in lui.
Senza nemmeno pensarci, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, allungò il braccio verso di lui, e cercò la sua mano, cingendola alla sua, come per rammentargli che lui era lì, era ancora lì, e che aveva bisogno del suo sostegno.
YunHo però, si dileguò ben presto da quel gesto così affettuoso.
Staccò la sua mano, come in preda ad una convulsione improvvisa. Non provò nemmeno a guardare in faccia il suo maknae che rimase di stucco da quel suo rifiuto. ChangMin dal canto suo, ebbe il forte desiderio di ripetere ancora quello che aveva fatto pochi istanti prima, ma YunHo glielo impedì, riprendendo a camminare tutto d’un tratto.

Aveva rifiutato la sua mano per la prima volta in quei sei anni.
Senza nemmeno saperne il perché.


In quell’istante, quando allungai la mia mano verso la sua per la seconda volta, lui si fece negare.
Riuscii malapena a sfiorargli le dita, che se ne andò.
Lo YunHo che avevo conosciuto fino a quel giorno se ne era andato.
E proprio in quel momento, proprio dal momento in cui aveva deciso di non afferrare la mia mano…
Quello fu l’inizio del nostro inferno.






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Erano passati giorni ormai.
YunHo e ChangMin, dopo la convocazione da parte del CEO, avevano smesso le loro attività e si erano ritrovati così, di punto in bianco, senza niente da fare.
Certo avevano passato due giorni a sistemare i loro bagagli nel nuovo dormitorio, dato che il precedente era diventato ormai troppo grande per sole due persone, ma il trasloco era durato non più di qualche ora. ChangMin passava il tempo leggendo fumetti o riviste e guardando drama arretrati da mesi, mentre YunHo se ne stava ore ed ore chiuso nella stanza insonorizzata, a cantare, così diceva.
In verità, il giovane non voleva immischiarsi troppo negli affari del suo leader, anche se il desidero di sapere cosa facesse lì dentro per tutto quel tempo era diventato con il passare dei giorni sempre più forte.

Solo una volta, il giorno prima, aveva preso il coraggio a due mani e si era messo ad origliare, in un fortuito momento in cui la porta non era stata chiusa correttamente. E l’aveva sentito, aveva sentito YunHo cantare la loro ‘Miduhyo’.
Era rimasto così, immobile, con le orecchie tese, ad ascoltare quelle parole rotte tra qualche singhiozzo. E proprio non capiva, non capiva perché YunHo si faceva del male in quel modo.
Se le loro canzoni lo rattristavano, perché le cantava?

Così, in quell’istante, aveva capito di non voler più intromettersi in ciò che faceva YunHo nei suoi momenti di privacy. D’altronde, non erano affari suoi. Se YunHo voleva cantare, glielo avrebbe lasciato fare.
Se voleva piangere il passato, bene, aveva tutto il diritto di farlo.
Lui in fondo, oltre ad essere il ‘maknae’ cos’altro poteva rappresentare per YunHo?.






- esco -

ChangMin interruppe la sua lettura e scrutò YunHo dal basso verso l’alto. Poi diede uno sguardo anche all’ora: le 10.30 di sera.

- …e dove vai? – si limitò a rispondere cercando di fare l’indifferente

Il leader prese il portafoglio e se lo mise nella tasca dei jeans piuttosto sbadatamente. Sembrava che non lo avesse nemmeno sentito.

- non preoccuparti – disse infine

ChangMin lo vide cercare le scarpe a pochi metri di distanza. Come al solito, YunHo faceva di tutto per evitare di guardarlo e, se possibile, di parlargli per più di dieci secondi.
Sospirò scocciato, tornando al suo manga con lo sguardo.

- si può sapere cosa fai di così divertente tutte le sere?! – domandò poi, un po’ frustrato – mi lasci sempre qui, solo come un cane! –

Ancora, il giovane non parlò.
ChangMin, per tutta risposta si alzò dal letto e gli andò incontro.

- vengo con te! esclamò

YunHo per la prima volta durante quella conversazione, lo guardò quasi stupito.
Poi assunse uno sguardo severo.

- resta qui! –disse

- come sarebbe a dire?! – sbottò

- sarebbe a dire ciò che ho detto: resta qui! – concluse il leader con un tono tale che ChangMin si zittì all’improvviso.

Si guardarono per qualche secondo.
ChangMin non voleva assolutamente dargliela vinta questa volta eppure, davanti quello sguardo così deciso di YunHo, non poté fare altro che annuire in silenzio, indietreggiando di qualche passo.
Poi, vide l’amico aprire la porta di ingresso e per quanto avesse voluto davvero urlargli di non andare, di restare, di non lasciarlo ancora una volta, dalla sua bocca non uscirono parole. Si limitò ad osservare la sua schiena che scompariva lungo il corridoio buio di quella serata.




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In realtà, YunHo non stava proprio andando da nessuna parte.
Era da giorni ormai che ogni sera prendeva e lasciava ChangMin, solo per passare ore ed ore a girovagare per le strade senza una meta precisa. Camminava distratto, senza ascoltare niente e nessuno, incurante persino delle persone che lo riconoscevano per strada. Sapeva di essere nel torto e sapeva che ChangMin non si meritava affatto di essere trattato in quel modo. In fondo, era l’unica persona cara che gli fosse rimasta.
Tuttavia, ogni sguardo rivolto verso di lui, ogni parola…tutto gli ricordava il tempo felice che sembrava trascorso così in fretta da non sembrare reale. Era assurdo pensare a come il giorno prima fossero stati un groppo felice, ed il giorno dopo tutta quella felicità si fosse dissolta così, con un’azione legale.
Più ci pensava e più non ci credeva. Non voleva crederci. Tutto quello per cui aveva lavorato tanto, ogni momento passato a chiedersi se ne fosse valsa la pena, ogni cosa gli sembrava completamente fasulla, mai esistita. Che fosse stato davvero tutto un sogno?
Che la mattina dopo si sarebbe svegliato come una persona normale, senza mai essere stato ‘U-Know’ ma solo ‘Jung YunHo’, un ragazzo ventenne come tanti altri?.
In quel periodo si era ritrovato davvero a sperare che fosse così, ma poi si era sempre pentito di quei pensieri, ricordandosi di ChangMIn, del suo ChangMin che stava facendo soffrire anche in quel momento.
Al solito, dopo un paio d’ore, quando ormai si era fatta mezzanotte, il ragazzo decise di ritirarsi nel primo bar a portata di mano.
Ormai, a quell’ora ce ne erano pochi di aperti, alcuni anche un po’ malfamati, ma a YunHo poco importava. Uno valeva l’altro per lui.
Decise di entrare in un locale che si intravvedeva da un vicolo. Era piuttosto underground, con musica metal a palla, gente che ballava e beveva piuttosto rumorosamente.
Al suo arrivo un paio di persone si erano soffermate a guardarlo, ma il giovane non ci fece troppo caso e, inoltre, dubitava che in un posto del genere ed a quell’ora avrebbe mai potuto trovare qualche Fan.
Senza dire una parola e con il rumore assordante della musica nelle orecchie, si diresse al bancone del bar e si sedé sul primo sgabello che trovò libero.

- una birra – disse secco al cameriere

Quest’ultimo annui e senza perdere tempo tirò fuori un bicchiere da una mensola e cominciò a riempirlo fino all’orlo.
Poi glielo servì, il tutto in pochissimi minuti.
YunHo prese in mano il bicchiere e cominciò a guardarlo, assorto. Cominciò a contare le bollicine di schiuma che si intravvedevano dal vetro. Sospirò pesantemente e cominciò a bere tutto d’un fiato.
Quando ebbe finito il primo bicchiere, ne ordinò subito un secondo, e poi un terzo.
Al quinto, la veemenza con la quale aveva ingurgitato tutta quella birra si era affievolita , sotto l’occhio un po’ preoccupato del cameriere, che gli aveva fatto notare l’ammontare del conto se avesse continuato in quel modo.

- cosa credi? Ce li ho i soldi…- aveva sbottato in malo modo

L’altro non aveva più fiatato.
Il ragazzo cominciò a bere l’ennesimo bicchiere di birra a piccoli sorsi. Gli veniva la nausea anche al solo sentirne l’odore eppure continuava a mandar giù come se fosse stata la cosa più buona del mondo.
E mentre gli sembrava che la birra gli corrodesse lo stomaco, i suoi pensieri cominciarono a volare di nuovo.
Si domandava se era lui ad aver sbagliato qualcosa come leader, come cantante.
Come amico.
Se YooChun, JaeJoong e JunSu se ne fossero andati per colpa sua, di qualche suo comportamento, o più semplicemente perché non volevano più far parte del gruppo.
Dal canto suo, YunHo si era ritrovato completamente spaesato da tutta quella situazione. Era confuso e non sapeva più che fare. Amava il canto con tutto se stesso, ma era stata la musica a farlo soffrire. Avrebbe tanto voluto essere un leader forte come si era sempre mostrato agli occhi altrui. Eppure, l’unica cosa che faceva era bere, per cercare di alleviare il suo dolore.
Ma allora, se davvero era a causa sua se il nome dei TVXQ stava andando in rovina, perché ChangMin era rimasto? Perché non aveva seguito gli altri nella loro ricerca di libertà?. Cosa l’aveva spinto a restare?
Forse la pietà?.

- tsk…la pietà… -sospirò amaramente

Bevve gli ultimi sorsi di birra con uno sforzo quasi immane. Un po’ di liquido gli colò dalle labbra e si ripulì subito con la manica della maglia.
Si alzò barcollando violentemente dallo sgabello e tirò fuori alcune banconote, mettendole sul bancone senza ritegno.
Si sentiva davvero male.
Senza dire una parola, prese e uscì dal bar, andando pericolosamente ad urtare alcune persone. Ci volle un po’ prima che riuscisse a trovare la maniglia della porta.
Quella sera aveva voglia di tornare al dormitorio un po’ prima.
E si rese conto di aver esagerato con il bere.



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Kklang


ChangMin si svegliò di soprassalto quando sentì la porta del dormitorio aprirsi cigolando in maniera fastidiosa.
Spalancò gli occhi e si rese conto di essersi addormentato sul divano con il manga di qualche ora prima, incollato al suo naso.
Si levò il giornalino dalla faccia e si mise supino. La luce era ancora accesa.
Cercò l’orologio da polso e vi guardò l’orario: erano le 3 della mattina, ormai passate. Si stiracchiò leggermente.
Poi sentì un leggero rumore di passi e un paio di scarpe che venivano riposte nella scarpiera, poco lontano.
Il ragazzo guardò oltre il divano.
Era YunHo, appena rientrato.
Il chiuse la porta dell’ingresso e si rese conto che ChangMin lo stava guardando.

- scusami…non volevo…svegliarti… -esclamò con voce flebile

Continuava a pigiarsi l’addome con la mano sinistra mentre con la destra si sorreggeva a fatica sul muro.
Il maknae si rese conto di quanto fosse pallido YunHo, solo quando quest’ultimo andò sotto la luce della lampada, passando per il salotto.
Si alzò dal divano di punto in bianco, arrabbiato.

- dove sei stato?! –domandò con tono accusatorio

- … -

- cos’è sta puzza che sento poi?! Hai bevuto?! – chiese ancora

YunHo lo guardò mortificato. Avrebbe tanto voluto rispondergli, spiegandogli o inventando anche una bugia, ma un forte conato di vomito improvviso glielo impedì e immediatamente, mettendosi una mano in bocca, corse verso la toilette.

- e-ehi!! – lo rincorse ChangMin

YunHo però fu’ molto più veloce di lui, e una volta in bagno, con quelle poche forze che aveva, chiuse la porta dandogli doppia mandata di chiavi, e si accasciò sulla vasca da bagno, la prima cosa che riuscì a raggiungere.
ChangMin intanto era davanti la porta del bagno e spazientito, cominciò a sbattere le mani sulla porta.

- YunHo! YunHo! Apri subito!! – esclamò con veemenza

Il ragazzo, in preda alla nausea, non rispose.

- Apri questa porta maledizione!!! – urlò ChangMin

- V-va…via… - cercò di dire YunHo

ChnagMin lo sentì tossire rumorosamente. Non poteva vederlo ma aveva capito fin troppo bene la situazione. Il cuore cominciò a palpitare impazzito mentre, inconsciamente, il ragazzo cercava un modo per aprire quella maledetta porta, tastandola dappertutto.
Ma sapeva che era inutile. Era forte, ma non abbastanza.

- perché?! Perche’?!- domandò urlando –perché ti sei ridotto così eh?! –

Sperava davvero che YunHo lo sentisse chiaramente.
Ed era così in effetti.

- Credi che bere ti aiuterà?! Lo credi davvero?! – esclamò appoggiandosi alla porta con tutto il corpo

YunHo, lo ascoltava, in silenzio, cercando di trattenere la nausea il più possibile. Stava male, davvero male. Non per se stesso, ma per ciò che stava diventando.

- sei proprio un egoista!! un fottuto egoista!! -

- ... -

- proprio non pensi a come posso sentirmi io, vero? –domandò ChangMin affievolendo la voce, ormai stanca

- ... -

- credi che mi diverta a guardarti mentre ti riduci così ogni sera?! – continuava a domandare ChangMin

- ... -

- pensavo che ti importasse del gruppo… -

ChangMin si bloccò con ancora mezza frase da dire. Spalancò gli occhi, come se si fosse appena ricordato di qualcosa di spiacevole.
Alzò gli occhi al cielo, che sentiva progressivamente inumidirsi. In realtà, ciò che avrebbe davvero voluto urlare era “ pensavo che importasse di me”, ma qualcosa glielo aveva impedito. Si passò una mano tra i capelli e sospirò pesantemente; un singhiozzo mozzato interruppe il silenzio che si era creato, mentre YunHo, che in quel momento era così vicino ma anche così lontano, piangeva per il dolore che quella sbornia gli stava procurando. Ormai era abituato, a sentirsi in quel modo, ma questa volta era anche peggio. Anche il cuore gli doleva.
Erano ormai passati parecchi minuti. YunHo continuava tossire e ChangMin più lo sentiva e più voleva farne a meno. Fino a quel giorno aveva sempre evitato di ascoltare i lamenti del compagno. Lo facevano sentire triste, più di quanto non lo fosse già. il maknae si appoggiò con la schiena alla porta, cercando di trattenere le lacrime, ma senza grande successo. Si mise una mano davanti alla bocca per sopprimere i suoni del suo pianto silenzioso.
Sussurrò un sottile “apri…” prima di lasciarsi scivolare per terra, ritrovandosi seduto, a pensare a molte cose: a come erano arrivati a questo tremendo epilogo, a come era possibile che una persona solare come YunHo fosse caduta nelle tenebre più nere...a come era possibile che la persona alla quale voleva più bene al mondo pensasse più a se’ stessa che a ‘loro’.


Da quando eravamo caduti all’inferno?
Da quanto tempo non ci guardavamo negli occhi?
Da quanto tempo soffrivi da solo, in silenzio?
Da quanto tempo è che non mi rendevi partecipe della tua vita?
Io ormai non lo ricordo più.




In quel mentre, sembrò che i rumori provenienti dal bagno fossero cessati all’improvviso. ChangMin per qualche secondo non sentì più nulla.
Come per istinto, il ragazzo si mise in ginocchio con le orecchie tese sulla porta, cercando di percepire ancorala presenza di YunHo in quella stanza. Ma non sentiva più nulla, nemmeno il rumore dell’acqua della doccia che fino a qualche attimo prima rompeva quel silenzio irreale, tra un singhiozzo ed un altro

- Y-YunHo?!- domandò quasi impaurito

Non ci fu alcune risposta. Per un momento pensò a quanto fosse normale che YunHo non gli rispondesse, dato che da qualche tempo a quella parte lo faceva praticamente sempre. Eppure, ogni volta, nonostante tutto gli faceva sempre un cenno, in qualunque modo, per fargli sapere che c’era, e che lo ascoltava, benché cercasse di negarlo. Mentre adesso regnava il silenzio.

- YunHo?! Tutto bene?! – chiese ancora più apprensivo

Faceva molta fatica a mantenere il controllo, a causa delle lacrime che solcavano le sue guance da prima.
Nel mentre che fece per alzarsi e sbattere i pugni sulla porta, un flebile rumore di una chiave che scattava, lo bloccò sul posto quasi immediatamente.
Rimase immobile a fissare l’uscio della porta che cigolava quasi fastidiosamente, lasciandogli intravvedere il bagno.
Allora, senza pensarci prese la maniglia e spalancò la porta con un colpo secco.



- C-Chang…Min… -

YunHo era accovacciato per terra, sotto il lavandino e a pochi centimetri dalla vasca da bagno, che come il ragazzo aveva presunto, aveva smesso di andare.
Era pallidissimo, molte gocce di sudore miste a pianto gli solcavano il volto. Aveva la maglia bagnata d’acqua, probabilmente quella che era schizzata fuori nel tentativo di aprire il rubinetto.
La nausea non doveva essere ancora passata del tutto, perché il ragazzo stava ancora tremando, cercando di resistersi.
ChangMin lo guardò sconvolto e felice allo stesso tempo, perché finalmente gli aveva permesso di guardarlo dritto negli occhi, e perché fortunatamente non gli era successo niente di male.

- s-scusami….scusami… - singhiozzò YunHo rimanendo immobile

- t-tu! –borbottò ChangMin piangendo - …che razza di leader sei eh?! – esclamò

YunHo non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. Si sentiva tremendamente in colpa. Solo dopo aver ascoltato il dolore di ChangMin, aveva finalmente compreso quanto stupido fosse.
Gli vennero alla mente tutte le sere precedenti a quella. Lui che prendeva, usciva, lasciando l’amico da solo per ore ed ore. Lui non gli aveva mai domandato nulla, nemmeno quando rientrava in casa e si chiudeva immediatamente in bagno, dopo l’ennesima sbronza.
ChangMin non aveva mai fiatato, anzi forse aveva sempre fatto finta di non vedere.
Dopo l’abbandono di YooChun, JaeJoong e JunSu aveva davvero creduto di essere rimasto solo.
Ma non aveva capito niente.
Lui non era mai stato solo.

- I-io… - sospirò cominciando a tremare

- Vorrei ucciderti – lo interruppe ChangMin

Il ragazzo alzò gli occhi verso il maknae.
ChangMin era serio, e nonostante le lacrime scendessero copiose dai suoi occhi, sembrava che all’improvviso fosse diventato un'altra persona.

- e-eh?- sibilò YunHo, credendo di non aver capito bene

L’amico strinse forte i pugni. Sembrava davvero arrabbiato.

- prima…ucciderei loro… - rispose

Il leader capì subito a chi si stava riferendo

- Poi….poi ucciderei te…lo farei…piuttosto che vederti soffrire… -

- C-cosa stai..? – provò ad intervenire YunHo, ma l’altro lo bloccò di nuovo

- …infine ucciderei anche me stesso! –esclamò singhiozzando - …perché senza di voi…senza di te, non potrei più pensare di vivere! –

Si sentiva quasi in colpa a pronunciare quelle parole.
Tutti, prima di ‘quel’ fatto, lo avevano sempre considerato un ragazzino sicuro di sé, delle proprie capacità e tenace. Ma si erano tutti sbagliati. Lui non era così.
E anche YunHo ora lo sapeva. Sapeva di quanta sofferenza si fosse tenuto dentro in quel periodo, dove ogni cosa in cui credevano era andata distruggendosi . Faceva finta di essere forte per lui, per YunHo, per il leader che tanto amava. Per colui al quale aveva deciso di stare accanto, rinunciando alla propria libertà. Per la persona più cara al mondo.
E tutto solo in funzione di YunHo.

ChangMin si mise le mani sul volto, come se si fosse vergognato delle cose terribili che aveva appena detto.
Ad un certo punto, tra le lacrime, gli sembrò di sentire un tepore caldo, accogliente, penetrargli nell’anima.
Sentì quelle che erano due braccia, forti, vigorose, cingergli le spalle. Ed una voce, che gli sussurrò all’orecchio “scusami”, bagnandolo di pianto.
Senza pensarci, come se l’istinto avesse prevalso sulla ragione, ChangMin contraccambiò l’abbraccio, lasciandosi andare in un pianto liberatorio.

-bentornato… Bentornato… - sospirava mentre non poteva fare a meno di piangere anch’egli

YunHo, nel suo rammarico, sorrise lievemente.
Strinse ancora più forte ChangMin in quell’abbraccio.
Voleva essere sicuro che questa volta potesse sentirlo.

-sono tornato… -



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Quelle poche che restavano di quella notte ricca di aventi, i due ragazzi le passarono a letto, stringendosi i in un caldo abbraccio, sotto le coperte, proprio come molto tempo prima, quando tutti e cinque, dopo le nottate passate a chiacchierare del più e del meno, si addormentavano sullo stesso letto fino alla mattina dopo.
Restarono così per ore ed ore, a dormire, senza pensieri.
YunHo, tra le braccia di ChangMin si sentiva protetto e per la prima volta in quel periodo, non fece incubi, solo sogni piacevoli.
Restarono abbracciati per ore, tranquilli, addormenta dosi beatamente.
Solo i raggi del sole riuscirono ad interrompere il loro piacevole sonno.
Le tende delle finestre, chiuse non correttamente, fecero filtrare la luce che andò ad illuminare il volto dormiente di ChangMin, il quale, infastidito, sgranò gli occhi.

- mmh… - bofonchiò stiracchiandosi

Nel farlo, svegliò anche YunHo

- buongiorno…- esclamò quest’ultimo sorridendo lievemente

ChangMin si voltò verso il leader.
Faticò a capire cose fosse successo, perché si trovassero così beatamente sdraiati sul letto, in tutta tranquillità.
Poi si ricordò ogni cosa e non poté fare a meno di sorridere.
YunHo era tornato, lo era davvero; non poteva proprio crederci.
Quest’ultimo, allungò la mano e prese il naso di ChangMin tra l’indice e il medio, tirandoglielo per giocare.

- ben svegliato! –eslcamò

- ahio!! – si lamentò il maknae – che fai?! –

Entrambi si guardarono. Rimasero a fissarsi per qualche istante. Nessuno dei due ricordava il giorno in cui si erano fissati così a lungo l’ultima volta.
Ad un certo punto, entrambi scoppiarono a ridere, per l’assurdità delle loro espressioni facciali, buffe. YunHo rise davvero di gusto, come non gli accadeva da molto tempo.
ChangMin lo guardò sbellicarsi di sotterfugi, e fece un sospiro di sollievo.

- stai… -cominciò riprendendosi dalle risa - …stai meglio? –domandò incerto

YunHo smise di ridere all’improvviso. Guardò l’amico, un po’ stupito da quella domanda appena postagli.
Sospirò e decise di alzarsi dal letto.
ChangMin, che non si aspettava una simile reazione, esitò a lasciarlo andare per qualche istante.
Infine, il leader si mise in piedi, e, lentamente, si avvicinò alla finestra, tirando le tende, in modo da poter vedere fuori. Quel giorno c’era un cielo azzurro come il mare, che si intravvedeva benissimo nonostante i grandi grattacieli di Seoul, che sembravano quasi toccarlo.
Era da tanto che non si soffermava su quanto fossero bello quel panorama e quella città.
Sospirò quasi afflitto, tanto che ChangMin si pentì di avergli posto quella domanda. Ma si limitò a guardarlo.

- mentirei… - eslcamò YunHo in quel mentre -…se dicessi che non mi importa niente… -

- ... -

ChangMin lo ascoltava in silenzio, mettendosi supino sul letto

- Io…sono un codardo… -ammise il leader – credevo che fosse finito tutto…che tutto ciò in cui credevo fosse scomparso… -
- ... -

- ti ho trattato male…anche se non centravi nulla…anzi! Avrei dovuto solo ringraziarti… -

ChangMin si rattristò di colpo. Si mise a fissare il lenzuolo bianco senza un vero motivo per farlo.
Poi, scosse la testa.

- non parlare così… - disse cercando di incoraggiarlo – anche io avrei dovuto cercare di aiutarti! Sapevo che stavi male, ma non ho fatto niente… -

- …sei rimasto! – lo interruppe YunHo voltandosi verso di lui – ti pare poco? –

- … -

- Finora, ho sempre cantato con la tristezza nel cuore… - continuò

Il maknae, si ricordò delle innumerevoli volte in cui YunHo si era chiuso nella stanza insonorizzata a cantare. Oh, quanta malinconia traspirava da quella voce!.

- …lo sai, no? – esclamò sorridendo

ChangMin lo guardò di colpo, sentendosi in colpa

- …come fai a saperlo?! –

- il riflesso del computer…! –si limitò a dire

- s-scusa! – si discolpò il giovane

- ad ogni modo…cantare è ciò che amo di più… -riprese YunHo – e voglio tornare a farlo…voglio tornare a cantare con la felicità nel cuore, come prima! -

Il più giovane lo osservava assorto. Annuì lievemente dopo quelle parole.

- …e vorrei che tu fossi al mio fianco! – concluse il leader, un po’ imbarazzato

ChangMin sorrise. Dall’emozione, a stento riuscì a trattenere le lacrime e per nasconderlo, si sfregò gli occhi con una mano, cercando di mantenere il controllo delle proprie emozioni.
Levò un piccolo singhiozzo, camuffato buffamente in una mezza risata.
YunHo lasciò la finestra e si avvicinò al letto, appoggiando le ginocchia sul materasso, proprio di fronte a ChangMin. Gli si avvicinò dolcemente e molto delicatamente, gli diede un esile bacio sulla fronte.
Il ragazzo arrossì vistosamente.

- m-ma?! –balbettò

Il leader sorrise.

- per quanto tu possa essere cresciuto…sarai sempre il mio piccolo maknae… - esclamò

- t-tsk!! T-ti piacerebbe eh?! – sbottò levandoselo di dosso

Poi, YunHo si alzò dal letto. Guardò l’ora sul grande orologio da parete che si trovava in camera e sospirò.
Si guardò intorno, cercando freneticamente qualcosa. ChangMin non capì il perché di quel suo improvviso comportamento.

- Che fai? –domandò

- Devo andare… -rispose l’altro

ChangMin scattò in piedi.
Per qualche istante assunse uno sguardo di puro terrore.

- d-dove?! –

YunHo lo fissò un po’ incerto. Poi, abbassò lo guardo e fece una smorfia divertita.

- vado in agenzia! –disse – stavo pensado…di accettare il ruolo nel drama di cui mi hanno parlato tempo fa’…. –

Il maknae, tirò un sospiro di sollievo.
Aveva davvero avuto paura.

- p-posso venire anche io? –chiese nuovamente

Ma lo fece con poca convinzione. Era abituato a sentirsi dire di no, e YunHo comunque era libero di fare ciò che voleva. Tanto era sicuro, che quel giorno non sarebbe stato triste.

Per tutta risposta, il leader gli tese la mano.
ChangMin dapprima guardò il volto di YunHo, tranquillo e rilassato, e poi pose gli occhi sul suo arto, verso di lui.
Rimase fermo per qualche secondo, indeciso.

- andiamo! – lo esortò il leader con una smorfia divertita

Il maknae non poté fare a meno di sorridere ampliamente.
Senza pensarci ulteriormente, allungò la mano e prese quella di YunHo. La strinse forte.
Questa volta lo sapeva, sapeva ch lui non avrebbe rifiutato.
Adesso avrebbe potuto stringere quella mano senza timore o paura che YunHo si tirasse indietro.
Adesso sapeva.
YunHo era veramente tornato da lui.


Eravamo usciti dal nostro inferno, rincorrendo il paradiso.
E lo avevamo fatto insieme.
Grazie Dio.
Grazie di avermi dato una persona con cui condividere tutto.
Grazie di avermi fatto incontrare una persona così.






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Changmin, grazie di essere sempre accanto a me ... A volte abbiamo combattuto tra noi, abbiamo pianto insieme, abbiamo riso insieme, e abbiamo trascorso più di 10 anni insieme ... è imbarazzante ... per favore, prenditi ancora cura di me anche in futuro ...
[YunHoCatch Me thanks to]
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