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Autore: RoseApprentice    25/10/2012    4 recensioni
"Deve per forza essere sempre tutto sinistro soltanto perché lui è la personificazione dei subdoli piani malvagi?"
Loki ha sempre un piano, e c'è sempre qualche idiota che lo rovina. Nel caso di un certo Tony Stark, questa potrebbe non essere una cosa così terribile. Sì, poi la Terra si sta squagliando e c'è qualcosa che non va col caffè.
[Traduzione ad opera di suni]
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Loki, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è la traduzione di Blue and red and has a plan di RoseApprentice, che trovate al link indicato. L’autrice mi ha gentilmente dato il suo permesso per tradurre la storia ed è piuttosto ansiosa di sapere cosa ne pensate.

A voi la parola!

suni

 

 

 

Blu e rosso e con un piano

 

 

Capitolo 1: Identificare la minaccia

 

 

 

Tony Stark era geloso.

Di un uomo di nome Walt.

“Walt,” mormorò tra sé, serrando con la chiave inglese i bulloni di una bizzarra macchina. Non aveva ancora deciso cosa fosse esattamente. Poteva diventare o una macchina del caffè o un terminator. Quel che era sicuro era che aveva le mani, perché servono le mani per svolgere con sufficiente maestria l’una e l’altra funzione. “Walt. Sul serio? Cosa ci vede in lui? Io sono Tony Stark! Fottuto Walt…”

Stava meditando di chiamare la sua creazione Caffeinator ma, basandosi su com’erano venuti fuori gli altri suoi assistenti robotici, probabilmente avrebbe finito col chiamarlo semplicemente Ykes. Anche quel nome sarebbe stato adatto per entrambe le sue possibili mansioni, o almeno per i prodotti che ne sarebbero risultati.

Walt Anderson era ricco, galante e premuroso, il genere d’uomo che ricorda a quali frutti sia allergica una ragazza. Apparentemente era proprietario di una qualche compagnia che vendeva condizionatori. Tony e Pepper lo avevano conosciuto a un evento di beneficienza e lui aveva tentato qualche approccio scherzoso con Pepper, ma nulla di sinistro. Tony non si era sentito minacciato, al di là dell’aver fatto qualche commento un po’ rude che aveva provocato i sospiri di disapprovazione di Pepper.

Tony le aveva lisciato le piume, l’aveva convinta a ballare con lui e poi erano andati a casa a fare del sesso favoloso. Andava tutto bene.

Pepper e Walt erano diventati amici, avevano organizzato insieme un paio di serate. Walt aveva lasciato perdere l’idea di flirtare, cogliendo l’antifona dopo che Tony aveva programmato JARVIS perché si rivolgesse a lui chiamandolo “Signor Anderson” con una voce vagamente agghiacciante. E forse aveva colto anche qualche altro avvertimento meno sottile.

Non aveva iniziato a preoccuparsi fino a quando Pepper era arrivata a casa una sera fumando di rabbia. Si era preparato al peggio, o a quello che credeva fosse il peggio fino a quando non aveva sentito la sua tirata sui difetti e le debolezze caratteriali di quel Walt Anderson.

Tony l’aveva ascoltata paralizzato dal terrore, mentre lei dava sfogo alla rabbia e lo paragonava all’altro in termini di sfolgorante ammirazione. Aveva usato le parole “dolce” e “premuroso” e altri aggettivi che mai prima erano stati usati, né mai avrebbero dovuto esserlo, per descrivere un miliardario egocentrico.

Avrebbe dovuto essere lui l’unico capace di farla arrabbiare tanto.

Finito coi bulloni, Tony iniziò a vagare avanti e indietro. “Premuroso. Premuroso. Io non sono premuroso, sono Tony Stark.” Lanciò la chiave inglese contro il muro di vetro del laboratorio, e quella rimbalzò sulla superficie rinforzata, atterrando per terra ai suoi piedi senza far danni.

Dopo quella notte era stata una caduta libera. Lei aveva cercato di sembrare felice con lui tutto il tempo, anche nei momenti in cui normalmente sarebbe stata arrabbiata o preoccupata. Si distraeva e si estraniava nel bel mezzo delle loro conversazioni, cosa disturbante perché quello era tradizionalmente il suo lavoro. Il sesso era… Beh, a lui continuava a piacere, ma cominciava a pensare che fosse a senso unico, il che era decisamente deprimente.

Tony si sedette di fronte al robot in costruzione, lo esaminò e cercò di venirne a capo. Era un genio, ma non abbastanza per questo.

 

.:.

 

Quella sera lui e Pepper si stavano preparando per uscire. Non sapeva esattamente se fosse per un evento pubblico o per una serata a due, ma Pepper lo sapeva sicuramente. In ogni caso, comportava un completo, una cravatta e un abito molto sexy che lo costringeva a continuare ad abbassare gli occhi verso la base della schiena di Pepper, e a fargli pensare cose a cui non avrebbe dovuto pensare, cioè, avrebbe, ma.

Pepper non parlava a Walt da una settimana. Stava uno schifo, se ne accorgeva persino lui. 

Tony sentì in bocca un retrogusto amaro la cui responsabilità imputava principalmente alla scienza. JARVIS aveva insistito, dopo qualche sessione di brainstorming, perché il robot andasse nella direzione della macchina del caffè e Ykes aveva iniziato a preparare un caffè Molto Unico in capo alla fine della giornata. Tony doveva convincere Walt ad assaggiarne un po’.

Pepper si avvicinò per aggiustargli la cravatta e questo gli ricordò così tanto un altro momento, che lo fece rammentare anche a lei. “Sai, se io fossi Iron Man avrei questa ragazza che conosce la mia vera identità.”

Pepper sorrise tiepida e roteò gli occhi.

“Sarebbe a pezzi, perché sarebbe sempre preoccupata che io muoia, ma anche fiera dell’uomo che sono diventato. Sarebbe molto combattuta, pazza di me… Ma innamorata di qualcun altro.”

Pepper, che stava ascoltando divertita, si portò una mano verso la bocca di soprassalto, spalancando gli occhi.

“Tony,” disse, con la voce che si spezzava.

E lui le lanciò uno sguardo. Uno sguardo che diceva lo so, è okay, va’ da lui, tra noi non è cambiato niente, non davvero.

Era parecchio impressionato dalla tremenda quantità di cazzate che era in grado di trasmettere con un solo sguardo.

Lei lo baciò, ed era un bacio che urlava “addio”, e Tony fece del suo meglio per non gridare a sua volta.

E poi era finita.

Tony iniziò a passare un sacco di tempo in laboratorio.

Pepper si rese conto un paio di giorni dopo l’inizio della sua storia con Walt che, al di là delle sue parole, Tony non era okay, al che lui iniziò ad ignorare le sue chiamate. Si sentiva male per quello che probabilmente le stava facendo, ma si sentiva peggio per se stesso.

La nuova armatura stava venendo bene. Stava riflettendo con incertezza sull’idea di coprire con un disco la cosa luminosa nel suo petto, perché rappresentava un problema di vulnerabilità abbastanza serio che ancora non aveva affrontato. Il caffè di Ykes cominciava a sembrargli persino buono, il che era sinistro perché non aveva più apportato modifiche al robot dal giorno della sua costruzione.

C’era un indefinibile quantitativo di tempo che era Davvero Troppo per spenderlo deprimendosi in laboratorio, ma Tony aveva la forte impressione di pagare qualcun altro per sapere quando fosse.

 

.:.

 

Loki era seduto, solo, in una cella delle prigioni di Asgard, a studiare gli occupanti della cella di fronte e a dirsi tutto questo sarebbe molto più semplice se potessi avere un tasso.

Thor era venuto a parlare con lui. Aveva raccontato a lungo della donna mortale che aveva incontrato quando Odin lo aveva esiliato a Midgard. Lei stava cercando di ricostruire il Bifrost, cosa che sarebbe stata compiuta entro l’anno. Si volevano sposare. Loki si domandava se Thor fosse cosciente di quanto breve fosse la vita degli umani.

Aveva ascoltato, ma non aveva concesso al fratello adottivo la grazia di una risposta. Thor si era rassegnato e lo aveva lasciato solo, e continuava ad esserlo da lunghi mesi.

Ora stava elaborando mentalmente un piano. Ma non aveva i suoi strumenti, né l’orecchio di qualcuno d’importante in cui mormorare scaltre menzogne - a meno che Thor non tornasse. L’incantesimo sulla prigione impediva di usare la magia, se non si avevano i materiali adeguati.

Quando le guardie venivano a portargli il cibo, insisteva nel chiedere di parlare con suo padre, ma loro non lo ascoltavano mai. Non era per niente giusto.

Perciò stava lentamente raccogliendo gli ingredienti che gli servivano per fare un incantesimo lì dentro, così da attuare la sua fuga.

Il prigioniero nella cella di fronte aveva un tasso addomesticato che si era introdotto dal muro e aveva fatto amicizia con lui in cambio di una parte dei magri pasti che le guardie gli fornivano. Mancava un solo ingrediente alla raccolta di Loki e un artiglio della zampa sinistra dell’animaletto sarebbe stato sufficiente. Poteva chiederlo, ma dubitava che il prigioniero avrebbe preso bene l’idea di ferire il suo migliore amico. Dubitava che anche il tasso ne sarebbe stato entusiasta.

Era stato proprio lui, il tasso, a far venire in mente a Loki l’esistenza di quell’incantesimo, e ora era ancora il tasso a fare da ostacolo tra lui e la sua realizzazione. Loki aveva tentato di attirarlo usando il proprio cibo come esca, senza nessun risultato se non per le occhiate ostili provenienti dal suo compagno di prigionia.

Osservò pensoso la sua scodella d’acqua. Non poteva usare la magia, ma… Immerse un dito nell’acqua e si concentrò. Nella scodella si formarono cristalli di ghiaccio che rispondevano alla sua inespressa domanda.

Alzò lo sguardo e si rivolse all’altro prigioniero. “Qual è il tuo nome, straniero?”

"Hrolf."

"Hrolf, il tuo amico tasso sembra malato.”

Hrolf lo ignorò, come Loki si era aspettato.

Poggiò la mano sul pavimento della cella e lentamente, molto lentamente, spinse il ghiaccio a espandersi lungo la pietra. Quando quello ebbe raggiunto la cella opposta, Loki aggiunse qualche altra velenosa parola. “Gli animali possono ammalarsi, proprio come gli uomini. Ho trascorso un po’ del mio tempo con gli umani, so riconoscere i segni della febbre. Ne hai sentito parlare, non è vero? Brividi di freddo o occhi lucidi? Posso curarlo,” disse, indicando la piccola raccolta di erbe e ingredienti che aveva messo da parte per preparare il suo incantesimo.

Il prigioniero osservò dubbioso il tasso, ma l’animale non aveva sintomi. “Stai mentendo,” disse quindi.

"Ti conviene decidere in fretta. Se non curata, la malattia può uccidere.”

Nel parlare, Loki fece avanzare ancora il ghiaccio fino a sfiorare l’animale.

Il freddo fece il suo effetto e il tasso prese a tremare, rannicchiandosi più vicino al padrone in cerca di calore. Il prigioniero guardò incerto la creatura, e con ancor più incertezza osservò Loki.

“Lo curerai e me lo rimanderai indietro.”

Loki annuì. Hrolf disse “vai” e spinse il tasso attraverso le sbarre nella direzione della sua cella. Quello si diresse lentamente all’interno e Loki sospirò di sollievo.

Una guardia passò loro davanti nella sua ronda e scivolò drammaticamente sul ghiaccio, con un violento atterraggio. “Ahio! Dannazione, dovevo andare a caccia di draghi, più tardi!”

Fissando il ghiaccio, Hrolf capì improvvisamente quale fosse stato il suo gioco. “Ehi! Restituiscimi il mio tasso, demonio!”

Ignorandoli entrambi, Loki raccattò il suo bottino e lo osservò. Il tasso gli restituì intensamente lo sguardo, tremando piano. Quella cosetta era… carina.

Beh, non era scritto da nessuna parte che l’artiglio dovesse essere staccato dal tasso.

 

.:.

 

Tony non aveva una percezione chiara di che giorno fosse e solo un’idea approssimativa del mese. Aveva perfezionato l’armatura in ogni modo che gli fosse venuto in mente, disegnato il disco per coprire il reattore una decina di volte per poi decidere di lasciarlo scoperto per conservarne l’aspetto luminoso, perché qualunque altra cosa sembrava patetica al confronto. Era senza ispirazione.

Quindi prese il telefono, pensando che magari poteva ossessionarsi su vecchie fotografie come ogni ex-fidanzato instabile che si rispetti, così scoprì che le ultime chiamate cui non aveva risposto venivano dallo SHIELD.

Giusto. Supereroe. Doveva davvero cercare di ricordarsene.

Probabilmente non si trattava di niente di troppo urgente, o avrebbero sfondato la porta. Però, sì, la porta era effettivamente fatta di vetro rinforzato. Aveva ignorato JARVIS più del solito, ultimamente, ma l’IA sapeva essere testardo, se il caso lo richiedeva.

Un meeting programmato per dieci minuti prima. Poteva partire subito e essere comunque più puntuale del solito.

Tony arrivò con stile nella sua più nuova, impressionante e scintillante versione del Mark, poi si liberò dell’armatura e scorse tutti storcere il naso alla sua vista. Avrebbe davvero dovuto pensare a cambiarsi i vestiti e farsi una doccia. E a un taglio di capelli, pensò improvvisamente mentre notava la presenza di Pepper al tavolo della riunione. Era il genere di cosa che di solito gli ricordava lei. Doveva davvero tagliare i capelli. Quand’era stata l’ultima volta che si era rasato?

Questa cosa della puntualità gli sembrò improvvisamente un’idea non così brillante.

Bruce si alzò per salutarlo. “Tony. È bello che sia riuscito a venire. Un po’ sorprendente, ma bello. Stavamo appunto per cominciare, appena arriva Thor.”  

"Per una volta non sono io l’ultimo. Come mai Thor è in ritardo?” Tony sprofondò nella sedia di Bruce e prese la tazza fumante di fronte ad essa, poggiando i piedi sul tavolo.

Pepper si alzò per fare il giro intorno al tavolo e avvicinarsi a lui. “Tony. Tony, dobbiamo parlare.”

Tony prese un sorso dalla tazza. “Oh, santo cielo, questo sì che è vero caffè! Bisogna che tutti facciano silenzio mentre me lo gusto.”

Ci fu un tremendo rumore, come il boato di un tuono o un universo che esplode, e Thor apparve nella stanza, piegandosi verso terra con l’aria di provare un certo dolore. Gli altri sussultarono.

“Thor, stai bene?” chiese Pepper.

“Questo non è fare silenzio,” protestò Tony.

"Sto bene,” disse Thor. “Arrivo ora da Asgard, e alcune delle porte tra i reami non sono piacevoli da attraversare. Datemi solo un momento.”

Thor ebbe il suo momento e Bruce gli portò la tazza di caffè che aveva appena riempito per se stesso in sostituzione di quella che Tony gli aveva sottratto. Thor si sedette e l’incontro poté cominciare mentre Bruce si serviva una terza tazza.

"Il primo ordine del giorno,” iniziò Fury, “era la possibile minaccia rappresentata dall’instabilità emotiva di un certo Tony Stark, ma dal momento che ha lasciato il suo covo e che non sta facendo nulla di più dannoso nei confronti del mondo che emanare un cattivo odore, procedo a depennarlo. Miss Potts, può andare.”

Pepper si alzò e lasciò la sala senza aggiungere altro, lanciando a Tony uno sguardo colpevole. Lui realizzò che doveva puzzare più di quanto avesse creduto, se quello era più dannoso che rubare il caffè di Hulk.

"Il secondo ordine del giorno è Asgard. Due giorni fa Thor ha ricevuto una comunicazione da suo padre. È stato molto riservato sul suo contenuto ma ha richiesto un nostro incontro per oggi e ha promesso di arrivare in tempo per prendervi parte,” continuò Fury, concludendo con un’occhiata penetrante in direzione di Thor.

Thor si sporse in avanti per parlare. “Mio padre ha richiesto che voi tutti veniate ad Asgard per partecipare a un’importante ricerca.”

“La ricerca di cosa?” chiese Steve.

“Loki.”

 

 

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Grazie di aver letto. Per favore, recensite! Anche una recensione corta o critica, fatemi sapere che avete letto e che vi siete divertiti con questa storia (o no). Ma se leggete e non recensite vi voglio bene lo stesso.

Mille ringraziamenti a Leona-da-Quirm del suo aiuto per l’ispirazione, il brainstorming, l’editing e l’impaginazione del capitolo e di quelli a venire. Andate a leggere le sue storie, sono favolose.

 

 

Nota del traduttore

Eccola là. Salve a tutti e benvenuti tra le pagine di questa storia. Non ho idea di cosa ne pensiate, ma io mi sono letta tutti i capitoli postati sinora (RoseApprentice, l’autrice, aggiorna regolarmente) e la trovo un delizioso miscuglio di umorismo, surrealismo e leggerezza, con qualche picco più profondo che si vedrà in seguito. Non è affatto facile rendere lo spirito di cui la storia è intrisa, ma spero di riuscire a fare un lavoro decente.

Ringrazio sentitamente Sky Eventide per essersi prestata a rilettura e correzione della mia traduzione. Ho apprezzato moltissimo.

  
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