Questa
storia è la
traduzione di Blue
and red and has a plan di RoseApprentice, che trovate al link
indicato. L’autrice
mi ha gentilmente dato il suo permesso per tradurre la storia ed
è piuttosto
ansiosa di sapere cosa ne pensate.
A
voi la parola!
suni
Blu e rosso e con un
piano
Capitolo 1:
Identificare la minaccia
Tony
Stark era geloso.
Di
un uomo di nome Walt.
“Walt,”
mormorò tra sé, serrando con la chiave inglese i
bulloni di una bizzarra
macchina. Non aveva ancora deciso cosa fosse esattamente. Poteva
diventare o
una macchina del caffè o un terminator. Quel che era sicuro
era che aveva le
mani, perché servono le mani per svolgere con sufficiente
maestria l’una e
l’altra funzione. “Walt. Sul serio? Cosa ci vede in
lui? Io sono Tony Stark!
Fottuto Walt…”
Stava
meditando di chiamare la sua creazione Caffeinator ma, basandosi su
com’erano
venuti fuori gli altri suoi assistenti robotici, probabilmente avrebbe
finito
col chiamarlo semplicemente Ykes. Anche quel nome sarebbe stato adatto
per
entrambe le sue possibili mansioni, o almeno per i prodotti che ne
sarebbero
risultati.
Walt
Anderson era ricco, galante e premuroso, il genere d’uomo che
ricorda a quali
frutti sia allergica una ragazza. Apparentemente era proprietario di
una qualche
compagnia che vendeva condizionatori. Tony e Pepper lo avevano
conosciuto a un
evento di beneficienza e lui aveva tentato qualche approccio scherzoso
con
Pepper, ma nulla di sinistro. Tony non si era sentito minacciato, al di
là
dell’aver fatto qualche commento un po’ rude che
aveva provocato i sospiri di
disapprovazione di Pepper.
Tony
le aveva lisciato le piume, l’aveva convinta a ballare con
lui e poi erano
andati a casa a fare del sesso favoloso. Andava tutto bene.
Pepper
e Walt erano diventati amici, avevano organizzato insieme un paio di
serate.
Walt aveva lasciato perdere l’idea di flirtare, cogliendo
l’antifona dopo che
Tony aveva programmato JARVIS perché si rivolgesse a lui
chiamandolo “Signor
Anderson” con una voce vagamente agghiacciante. E forse aveva
colto anche
qualche altro avvertimento meno sottile.
Non
aveva iniziato a preoccuparsi fino a quando Pepper era arrivata a casa
una sera
fumando di rabbia. Si era preparato al peggio, o a quello che credeva
fosse il
peggio fino a quando non aveva sentito la sua tirata sui difetti e le
debolezze
caratteriali di quel Walt Anderson.
Tony l’aveva ascoltata paralizzato dal terrore, mentre lei dava sfogo alla rabbia e lo paragonava all’altro in termini di sfolgorante ammirazione. Aveva usato le parole “dolce” e “premuroso” e altri aggettivi che mai prima erano stati usati, né mai avrebbero dovuto esserlo, per descrivere un miliardario egocentrico.
Avrebbe
dovuto essere lui l’unico capace di farla arrabbiare tanto.
Finito
coi bulloni, Tony iniziò a vagare avanti e indietro.
“Premuroso. Premuroso. Io
non sono premuroso, sono
Tony Stark.” Lanciò la chiave inglese contro il
muro di vetro del laboratorio,
e quella rimbalzò sulla superficie rinforzata, atterrando
per terra ai suoi
piedi senza far danni.
Dopo
quella notte era stata una caduta libera. Lei aveva cercato di sembrare
felice
con lui tutto il tempo, anche nei momenti in cui normalmente sarebbe
stata
arrabbiata o preoccupata. Si distraeva e si estraniava nel bel mezzo
delle loro
conversazioni, cosa disturbante perché quello era
tradizionalmente il suo lavoro. Il
sesso era… Beh, a lui
continuava a piacere, ma cominciava
a pensare che fosse a senso unico, il che era decisamente deprimente.
Tony
si sedette di fronte al robot in costruzione, lo esaminò e
cercò di venirne a
capo. Era un genio, ma non abbastanza per questo.
.:.
Quella
sera lui e Pepper si stavano preparando per uscire. Non sapeva
esattamente se
fosse per un evento pubblico o per una serata a due, ma Pepper lo
sapeva
sicuramente. In ogni caso, comportava un completo, una cravatta e un
abito
molto sexy che lo costringeva a continuare ad abbassare gli occhi verso
la base
della schiena di Pepper, e a fargli pensare cose a cui non avrebbe
dovuto
pensare, cioè, avrebbe, ma.
Pepper
non parlava a Walt da una settimana. Stava uno schifo, se ne accorgeva
persino
lui.
Tony
sentì in bocca un retrogusto amaro la cui
responsabilità imputava
principalmente alla scienza. JARVIS aveva insistito, dopo qualche
sessione di
brainstorming, perché il robot andasse nella direzione della
macchina del caffè
e Ykes aveva iniziato a preparare un caffè Molto Unico in
capo alla fine della
giornata. Tony doveva convincere Walt ad assaggiarne un po’.
Pepper
si avvicinò per aggiustargli la cravatta e questo gli
ricordò così tanto un
altro momento, che lo fece rammentare anche a lei. “Sai, se
io fossi Iron Man
avrei questa ragazza che conosce la mia vera
identità.”
Pepper
sorrise tiepida e roteò gli occhi.
“Sarebbe
a pezzi, perché sarebbe sempre preoccupata che io muoia, ma
anche fiera dell’uomo
che sono diventato. Sarebbe molto combattuta, pazza di me…
Ma innamorata di
qualcun altro.”
Pepper,
che stava ascoltando divertita, si portò una mano verso la
bocca di
soprassalto, spalancando gli occhi.
“Tony,”
disse, con la voce che si spezzava.
E
lui le lanciò uno sguardo. Uno sguardo che diceva lo so, è okay, va’ da lui, tra
noi non è cambiato niente, non davvero.
Era
parecchio impressionato dalla tremenda quantità di cazzate
che era in grado di
trasmettere con un solo sguardo.
Lei
lo baciò, ed era un bacio che urlava
“addio”, e Tony fece del suo meglio per
non gridare a sua volta.
E
poi era finita.
Tony
iniziò a passare un sacco di tempo in laboratorio.
Pepper
si rese conto un paio di giorni dopo l’inizio della sua
storia con Walt che, al
di là delle sue parole, Tony non era okay,
al che lui iniziò ad ignorare le sue chiamate. Si sentiva
male per quello che
probabilmente le stava facendo, ma si sentiva peggio per se stesso.
La
nuova armatura stava venendo bene. Stava riflettendo con incertezza
sull’idea
di coprire con un disco la cosa
luminosa nel suo petto, perché rappresentava un problema di
vulnerabilità
abbastanza serio che ancora non aveva affrontato. Il caffè
di Ykes cominciava a
sembrargli persino buono, il che era sinistro perché non
aveva più apportato
modifiche al robot dal giorno della sua costruzione.
C’era
un indefinibile quantitativo di tempo che era Davvero Troppo per
spenderlo
deprimendosi in laboratorio, ma Tony aveva la forte impressione di
pagare
qualcun altro per sapere quando fosse.
.:.
Loki
era seduto, solo, in una cella delle prigioni di Asgard, a studiare gli
occupanti della cella di fronte e a dirsi tutto
questo sarebbe molto più semplice se potessi avere un tasso.
Thor
era venuto a parlare con lui. Aveva raccontato a lungo della donna
mortale che
aveva incontrato quando Odin lo aveva esiliato a Midgard. Lei stava
cercando di
ricostruire il Bifrost, cosa che sarebbe stata compiuta entro
l’anno. Si volevano
sposare. Loki si domandava se Thor fosse cosciente di quanto breve
fosse la
vita degli umani.
Aveva
ascoltato, ma non aveva concesso al fratello adottivo la grazia di una
risposta. Thor si era rassegnato e lo aveva lasciato solo, e continuava
ad
esserlo da lunghi mesi.
Ora
stava elaborando mentalmente un piano. Ma non aveva i suoi strumenti,
né l’orecchio
di qualcuno d’importante in cui mormorare scaltre menzogne -
a meno che Thor
non tornasse. L’incantesimo sulla prigione impediva di usare
la magia, se non
si avevano i materiali adeguati.
Quando
le guardie venivano a portargli il cibo, insisteva nel chiedere di
parlare con
suo padre, ma loro non lo ascoltavano mai. Non era per niente giusto.
Perciò
stava lentamente raccogliendo gli ingredienti che gli servivano per
fare un
incantesimo lì dentro, così da attuare la sua
fuga.
Il
prigioniero nella cella di fronte aveva un tasso addomesticato che si
era
introdotto dal muro e aveva fatto amicizia con lui in cambio di una
parte dei
magri pasti che le guardie gli fornivano. Mancava un solo ingrediente
alla
raccolta di Loki e un artiglio della zampa sinistra
dell’animaletto sarebbe
stato sufficiente. Poteva chiederlo, ma dubitava che il prigioniero
avrebbe
preso bene l’idea di ferire il suo migliore amico. Dubitava
che anche il tasso
ne sarebbe stato entusiasta.
Era
stato proprio lui, il tasso, a far venire in mente a Loki
l’esistenza di quell’incantesimo,
e ora era ancora il tasso a fare da ostacolo tra lui e la sua
realizzazione. Loki
aveva tentato di attirarlo usando il proprio cibo come esca, senza
nessun
risultato se non per le occhiate ostili provenienti dal suo compagno di
prigionia.
Osservò
pensoso la sua scodella d’acqua. Non poteva usare la magia,
ma… Immerse un dito
nell’acqua e si concentrò. Nella scodella si
formarono cristalli di ghiaccio
che rispondevano alla sua inespressa domanda.
Alzò
lo sguardo e si rivolse all’altro prigioniero.
“Qual è il tuo nome, straniero?”
"Hrolf."
"Hrolf,
il tuo amico tasso sembra malato.”
Hrolf
lo ignorò, come Loki si era aspettato.
Poggiò
la mano sul pavimento della cella e lentamente, molto lentamente,
spinse il
ghiaccio a espandersi lungo la pietra. Quando quello ebbe raggiunto la
cella
opposta, Loki aggiunse qualche altra velenosa parola. “Gli
animali possono
ammalarsi, proprio come gli uomini. Ho trascorso un po’ del
mio tempo con gli
umani, so riconoscere i segni della febbre. Ne hai sentito parlare, non
è vero?
Brividi di freddo o occhi lucidi? Posso curarlo,” disse,
indicando la piccola
raccolta di erbe e ingredienti che aveva messo da parte per preparare
il suo
incantesimo.
Il
prigioniero osservò dubbioso il tasso, ma
l’animale non aveva sintomi. “Stai
mentendo,” disse quindi.
"Ti
conviene decidere in fretta. Se non curata, la malattia può
uccidere.”
Nel
parlare, Loki fece avanzare ancora il ghiaccio fino a sfiorare
l’animale.
Il
freddo fece il suo effetto e il tasso prese a tremare, rannicchiandosi
più
vicino al padrone in cerca di calore. Il prigioniero guardò
incerto la
creatura, e con ancor più incertezza osservò
Loki.
“Lo
curerai e me lo rimanderai indietro.”
Loki
annuì. Hrolf disse “vai” e spinse il
tasso attraverso le sbarre nella direzione
della sua cella. Quello si diresse lentamente all’interno e
Loki sospirò di
sollievo.
Una
guardia passò loro davanti nella sua ronda e
scivolò drammaticamente sul
ghiaccio, con un violento atterraggio. “Ahio! Dannazione,
dovevo andare a
caccia di draghi, più tardi!”
Fissando
il ghiaccio, Hrolf capì improvvisamente quale fosse stato il
suo gioco. “Ehi!
Restituiscimi il mio tasso, demonio!”
Ignorandoli
entrambi, Loki raccattò il suo bottino e lo
osservò. Il tasso gli restituì
intensamente lo sguardo, tremando piano. Quella cosetta era…
carina.
Beh,
non era scritto da nessuna parte che l’artiglio dovesse
essere staccato dal
tasso.
.:.
Tony
non aveva una percezione chiara di che giorno fosse e solo
un’idea
approssimativa del mese. Aveva perfezionato l’armatura in
ogni modo che gli
fosse venuto in mente, disegnato il disco per coprire il reattore una
decina di
volte per poi decidere di lasciarlo scoperto per conservarne
l’aspetto
luminoso, perché qualunque altra cosa sembrava patetica al
confronto. Era senza
ispirazione.
Quindi
prese il telefono, pensando che magari poteva ossessionarsi su vecchie
fotografie come ogni ex-fidanzato instabile che si rispetti,
così scoprì che le
ultime chiamate cui non aveva risposto venivano dallo SHIELD.
Giusto.
Supereroe. Doveva davvero cercare di ricordarsene.
Probabilmente
non si trattava di niente di troppo urgente, o avrebbero sfondato la
porta. Però,
sì, la porta era
effettivamente fatta
di vetro rinforzato. Aveva ignorato JARVIS più del solito,
ultimamente, ma l’IA
sapeva essere testardo, se il caso lo richiedeva.
Un
meeting programmato per dieci minuti prima. Poteva partire subito e
essere
comunque più puntuale del solito.
Tony
arrivò con stile nella sua più nuova,
impressionante e scintillante versione
del Mark, poi si liberò dell’armatura e scorse
tutti storcere il naso alla sua vista.
Avrebbe davvero dovuto pensare a cambiarsi i vestiti e farsi una
doccia. E a un
taglio di capelli, pensò improvvisamente mentre notava la
presenza di Pepper al
tavolo della riunione. Era il genere di cosa che di solito gli
ricordava lei. Doveva
davvero tagliare i capelli. Quand’era stata
l’ultima volta che si era rasato?
Questa
cosa della puntualità gli sembrò improvvisamente
un’idea non così brillante.
Bruce
si alzò per salutarlo. “Tony. È bello
che sia riuscito a venire. Un po’
sorprendente, ma bello. Stavamo appunto per cominciare, appena arriva
Thor.”
"Per
una volta non sono io l’ultimo. Come mai Thor è in
ritardo?” Tony sprofondò
nella sedia di Bruce e prese la tazza fumante di fronte ad essa,
poggiando i
piedi sul tavolo.
Pepper
si alzò per fare il giro intorno al tavolo e avvicinarsi a
lui. “Tony. Tony,
dobbiamo parlare.”
Tony
prese un sorso dalla tazza. “Oh, santo cielo, questo
sì che è vero caffè! Bisogna
che tutti facciano silenzio mentre me lo gusto.”
Ci
fu un tremendo rumore, come il boato di un tuono o un universo che
esplode, e
Thor apparve nella stanza, piegandosi verso terra con l’aria
di provare un certo
dolore. Gli altri sussultarono.
“Thor,
stai bene?” chiese Pepper.
“Questo
non è fare silenzio,” protestò Tony.
"Sto
bene,” disse Thor. “Arrivo ora da Asgard, e alcune
delle porte tra i reami non
sono piacevoli da attraversare. Datemi solo un momento.”
Thor
ebbe il suo momento e Bruce gli portò la tazza di
caffè che aveva appena
riempito per se stesso in sostituzione di quella che Tony gli aveva
sottratto. Thor
si sedette e l’incontro poté cominciare mentre
Bruce si serviva una terza
tazza.
"Il
primo ordine del giorno,” iniziò Fury, “era
la possibile minaccia rappresentata
dall’instabilità emotiva di un certo Tony
Stark, ma dal momento che ha lasciato il suo covo e che non sta facendo
nulla
di più dannoso nei confronti del mondo che emanare un
cattivo odore, procedo a
depennarlo. Miss Potts, può andare.”
Pepper
si alzò e lasciò la sala senza aggiungere altro,
lanciando a Tony uno sguardo
colpevole. Lui realizzò che doveva puzzare più di
quanto avesse creduto, se
quello era più dannoso che rubare il caffè di
Hulk.
"Il
secondo ordine del giorno è Asgard. Due giorni fa Thor ha
ricevuto una
comunicazione da suo padre. È stato molto riservato sul suo
contenuto ma ha richiesto
un nostro incontro per oggi e ha promesso di arrivare in tempo per
prendervi
parte,” continuò Fury, concludendo con
un’occhiata penetrante in direzione di
Thor.
Thor
si sporse in avanti per parlare. “Mio padre ha richiesto che
voi tutti veniate
ad Asgard per partecipare a un’importante ricerca.”
“La
ricerca di cosa?” chiese Steve.
“Loki.”
____________________________________
Grazie
di aver letto. Per favore, recensite! Anche una recensione corta o
critica,
fatemi sapere che avete letto e che vi siete divertiti con questa
storia (o no).
Ma se leggete e non recensite vi voglio bene lo stesso.
Mille
ringraziamenti a Leona-da-Quirm del suo aiuto per
l’ispirazione, il
brainstorming, l’editing e l’impaginazione del
capitolo e di quelli a venire. Andate
a leggere le sue storie, sono favolose.
Nota
del traduttore
Eccola
là. Salve a
tutti e benvenuti tra le pagine di questa storia. Non ho idea di cosa
ne
pensiate, ma io mi sono letta tutti i capitoli postati sinora
(RoseApprentice, l’autrice,
aggiorna regolarmente) e la trovo un delizioso miscuglio di umorismo,
surrealismo e leggerezza, con qualche picco più profondo che
si vedrà in
seguito. Non è affatto facile rendere lo spirito di cui la
storia è intrisa, ma
spero di riuscire a fare un lavoro decente.
Ringrazio
sentitamente Sky Eventide per essersi prestata a rilettura e correzione
della
mia traduzione. Ho apprezzato moltissimo.