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Autore: Black Fullmoon    25/10/2012    1 recensioni
Tsume pochi giorni dopo che gli fecero la cicatrice e scacciato dal suo vecchio branco. Spoiler se non avete visto fino al flashback dell'episodio 29 mi pare
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il cielo era grigio piombo. Un colore alquanto deprimente. Era più di un'ora che sembrava dovesse scoppiare una tempesta. C'era un vento leggero, gelido, un alito freddo tra le macerie. Pietre e metallo crepati e accartocciati su se stessi, rovine deprimenti di una città. I massi e le sbarre offrivano riparo a relitti viventi, rimasugli di umani e animali dalla pelle ormai tutt'uno con le ossa. L'ultimo attacco da parte di un Nobile, risalente a un mese e mezzo prima, aveva lasciato solo devastazione. Odore di putrefazione usciva da sotto i blocchi di cemento più grandi, che gli animali non erano riusciti a spostare per cibarsi dei resti al di sotto. Tutta la regione era ormai ridotta in quello stato, grazie agli sforzi di Lord Oakam, Nobile della regione vicina.
Il silenzio era tale che Tsume poteva sentire i propri artigli ticchettare sulle pietre su cui camminava e persino il suo stesso respiro gli sembrava rumoroso. Era arrivato lì due giorni prima, e aveva deciso di rimanervi un po'. Un posto buono come un altro per riprendere le forze. Il suo pelo era sporco di fango e sangue, e pendeva dal corpo incrostato e quasi malaticcio. La lentezza dei suoi movimenti, insieme col suo ansimare, tradivano la sua debolezza. Anche i suoi occhi dorati erano spenti. Sul suo petto c'era la più estesa delle macchie di sangue incrostato.
Al momento la priorità del lupo era il cibo. La pioggia non lo preoccupava troppo, tanto più sporco di così non sarebbe potuto diventare. Ma era più di una settimana che non metteva nulla sotto le zanne e la debolezza rischiava di farlo svenire. Non aveva intenzione di mangiare uno dei cadaveri, per quanto fosse caduto in basso aveva ancora una certa dose di orgoglio da qualche parte. 
Un corvo stava beccando qualcosa. Era un paio di bocconi di carne coperti di penne e pieni di ossa, ma era qualcosa. Tsume gli saltò addosso, zanne spalancate. Troppo lento. Il corvo volò via con una risata di scherno. Il lupo grigio saltò cercando di prenderlo, atterrando malamente. Le gambe stanche cedettero sotto il suo peso, facendolo sbattere a terra. I detriti gli strapparono un gemito sfregando contro il petto martoriato.
Tsume rimase a terra, troppo stanco e dolorante per muoversi. La sua mente gli diceva di rimanere all'erta, ma il suo corpo si rifiutava di obbedirgli. Da una settimana i suoi sensi erano pronti a cogliere ogni segnale, ogni ululato o orma o odore che gli dicessero che il suo ex-branco fosse vicino. Una volta erano un branco di tutto rispetto, diciotto lupi e l'alpha era incinta. Ora ciò che rimaneva erano forse cinque o sei lupi. E Tsume, ma lui non contava.
Da sempre era stato la pecora nera del branco. Ribelle, irritabile, incosciente, era sempre stato un po' la disperazione di un alpha a suo parere troppo paranoico. Sapeva di avere dei difetti, ma tra i tanti che gli erano stati affibbiati codardo o traditore non erano mai rientrati. Finora. Fino a quando sentendo le aeronavi sopra di sé, le urla di rabbia e dolore e vedendo i suoi compagni e amici e fratelli venire ammazzati invece di aiutare a costo della vita se l'era data a gambe per salvarsela. Corsa durata finché il suo capo non l'aveva trovato e gli aveva lasciato quella fottuta ferita sul petto, che diceva "Sei solo un bastardo figlio di puttana traditore, non farti mai più vedere o ti strapperemo il cuore dal petto". 
Tsume era scappato fino ad uscire dai territori del suo branco. Non sapeva dove andava. All'inizio correva per salvarsi dalla furia dei superstiti, ora cercava solo di lasciarsi tutto alle spalle. Il suo passato doveva andarsene, la sua ferita rimarginarsi. Non aveva né dormito né riposato, per paura e per l'improvvisa repulsione nei propri confronti. Tutto ciò che cercava era un posto abbastanza basso e sporco che anche lui non vi risultasse fuori posto. E ciò che da sempre detestava maggiormente erano gli umani.
Aveva visto molte alternative. Stare con gli umani era la cosa più bassa che potesse trovare. Non come cane da compagnia, la sola idea lo repelleva. Aveva visto spesso umani con lupi che si comportavano come cani, e quello era una di quelle cose che quel rimasuglio smangiucchiato del suo orgoglio non gli avrebbe mai lasciato fare. Leccare loro le dita, scodinzolargli e trainare le loro slitte, la sola idea lo repelleva. Aveva visto poi lupi chiusi in gabbie e fatti combattere uno contro l'altro. Una volta aveva assistito di nascosto a uno di quelle lotte che gli umani chiamavano divertimento. Due cani si erano letteralmente sbranati a vicenda. Tra le tante gabbie, in una aveva visto una lupa giovane e scarna, piena di cicatrici e ferite ancora aperte. Avvicinandosi alla gabbia, lei non aveva avuto reazioni. Quando il suo umano le si era avvicinato, lei si era ritratta ringhiando e con la coda tra le zampe, espressione di paura mortale e odio inguaribile nei confronti dell'uomo. Sottomissione, terrore e un punta di follia, Tsume non avrebbe mai neanche preso in considerazione l'andare con quella gente.
Un lamento fece ridestare il lupo. Odore di sangue fresco e quindi una preda ferita. Zoppicando si diresse verso i lamenti. Umano. Una femmina umana era a terra, probabile che fosse inciampata e caduta. Sembrava si fosse rotta qualcosa, e della lamiera le aveva ferito la spalla. Tsume prese un respiro e affondò le zanne nel collo della donna. Non aveva un buon sapore e mangiare carne di umano non lo attirava per niente, ma non aveva nient altro. Solo dopo un po' si accorse che un cucciolo di umano lo stava fissando. Era ancora giovane, molto magro e quella doveva essere stata la madre. Tsume cercò di ignorarlo. Ci riuscì, finché il cucciolo non prese a urlare.
Tsume sentì altri umani accorrere e fece l'unica cosa che gli venne in mente. Nascose il proprio vero aspetto sotto quello di un umano. Solo il piccolo lo vide, gli altri trovarono solo un ragazzo inginocchiato davanti al cadavere di una donna.
- Che è successo? -
- Credo che un cane l'abbia uccisa. Passavo e l'ho trovata così - la voce di Tsume suonava roca. Un uomo annuì, mentre una donna prese in braccio il bambino.
- Aka ora non ha più né un padre né una madre - spiegò un uomo sospirando. Tsume annuì piano. Quasi sobbalzò quando si vide riflesso nelle pupille dell'uomo. Un maschio umano con la pelle scura e le guance scavate, abiti neri e laceri.
- Dovremo seppellirla - disse un altro uomo - Al cimitero ci sono molte fosse già scavate - Tsume sospirò. Si caricò il corpo su una spalla e guardò gli altri.
- Dove? - ringhiò. Gli fecero segno di seguirli e portarono il corpo in una buca, che venne presto ricoperta. Tsume rimase a fissarli. Non sapeva perché li aveva aiutati. Quando un uomo gli offrì di cenare con loro, lui annuì meccanicamente. Il loro rifugio era piccolo e il cibo poco, ma per qualche ragione loro furono felici di dargliene un po'.
- Vuoi rimanere ragazzo? Ci daresti una mano - gli propose un vecchio.
- No. Addio - Tsume si alzò e se ne andò senza dire altro. Attraversò zoppicando metà della città prima che un sasso volasse a poca distanza dal suo orecchio.
- Quindi c'era un motivo se mi seguivi - ringhiò voltandosi. Il cucciolo che chiamavano Aka era lì davanti. Era decisamente giovane. Tsume notò che aveva i capelli di una strana sfumatura di marrone, tendente al rossiccio, e gli occhi pieni di rabbia.
- Hai ucciso mia mamma! Sei un... Un mostro! - Tsume ringhiò. Sarebbe quasi saltato addosso a quel nanetto, ma si trattenne. Da una parte, quello era solo un cucciolo indifeso, sarebbe stato da codardi ucciderlo. Dall'altra, Tsume sentiva un vago senso di colpa per ciò che aveva fatto. Aveva l'impressione che quel cucciolo sarebbe morto presto.
- Avevo fame moccioso. Legge del più forte, se sei forte mangi se non lo sei muori. E ora sparisci, idiota. Se fossi stato qualcun altro forse saresti già morto -
- E perché? Sei solo un grosso cane - Tsume ringhiò di più.
- Lupo, mettitelo in testa. E anche il lupo più miserabile potrebbe far fuori qualcosa come te nel giro di pochi secondi - Tsume riprese a camminare. Il moccioso lo seguì ancora.
- Sei pieno di ferite e da solo - disse, come se volesse provare che Tsume aveva dei punti deboli.
- Sbaglio o ho detto sparisci mocciosetto? - urlò il lupo esasperato. Ritornò nel suo vero aspetto e fissò il bambino negli occhi, zanne scoperte. Quello prese a tremare e indietreggiò. Tsume di colpo si sentì una vera merda. Davvero era caduto così in basso da doversi mettere a ringhiare così contro un cucciolo a cui aveva ucciso la madre? Si voltò, testa bassa, trascinando le zampe.
- Lasciami in pace. Vai dai tuoi amichetti, gioca e impara a non provocare gente più forte di te. Un giorno ti passerà - il bambino non lo seguì.
- Perché te ne vai? - urlò. Tsume nemmeno si voltò a guardarlo.
- Perché nemmeno questo buco fa abbastanza schifo per uno come me -






Lo ammetto, mi sentivo depressa oggi e così ho scritto questa, ambientata prima che Tsume arrivasse a Freeze City e mettesse su la sua banda di ladri. Spero che vi piaccia, forse farò un piccolo seguito se questa non é un fiasco totale. Bye!
P.S. se state leggendo vuol dire che sono riuscita a postare una storia con l'iPhone e che non mi sono consumata il pollice per nulla ^^
  
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