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Autore: Elbereth    21/06/2004    6 recensioni
Una leggera modifica dell'ultima parte del film 'Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban': un monologo che ho cercato di rendere il più dolce possibile per celebrare il temporaneo arrivederci del personaggio più bello della storia di HP. Una breve one-shot vista con gli occhi di un'alunna davvero particolare.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In quello che faceva ci metteva passione.
Rideva... rideva di gusto quel giorno, quando ci insegnò a combattere i Mollicci. E chi potrà mai dimenticare la luce dei suoi occhi, quel riso cristallino che riempiva la stanza e, volando sulle ali del vento, si diffondeva dolcemente nel parco?
Era un piacere starlo ad ascoltare, un uomo aperto, cordiale, sincero, una di quelle persone che si incontrano una volta nella vita, così umili e disponibili ma troppo immense per essere comprese. Sembrava nato per stare in mezzo ai ragazzi: si donava incessantemente agli altri, sorrideva, cantava, era persino disposto a impiegare quasi tutto il suo tempo libero ad ascoltare uno per uno i nostri problemi consigliando, confortando, consolando.
Più volte mi sono chiesta perché facesse questo per noi. Non ho trovato la risposta, convincendomi che non era un semplice mago quello che mi stava di fronte ma un angelo mandato da qualcuno, lassù; un angelo che non solo si era incarnato in un uomo stupendo ma che, nonostante fosse custode di un orribile segreto, teneva in mano la chiave dei nostri cuori e quanto più era in difficoltà tantopiù sentiva il bisogno di donare al prossimo tutto ciò che gli era concesso.
Ho scoperto troppo tardi quanto fosse crudele il peso che portava, rimpiangendo di non aver potuto stargli vicino come avrebbe meritato, ma altrettanto lentamente mi sono resa conto che lui non avrebbe accettato il mio aiuto.
Mi disse che non voleva la pietà di nessuno: l’unica cosa che gli rimprovero è di non aver capito che io non gli offrivo la mia pietà ma semplicemente il mio sostegno,che troppe volte si è visto negato nell'unico momento in cui lo chiedeva, vedendo cedere a poco a poco la sua forza di volontà.
Un cuore così grande non pensa mai a sé stesso, o se lo fa è soltanto per cercare dentro di sé ciò che lo farà diventare ancora più determinato e gli darà la forza e la tenacia necessarie per continuare a percorrere il proprio cammino. Ed è proprio questo ciò che gli ho sempre visto fare, pur non riuscendo ancora a capire l’entità del suo sacrificio.
Quel giorno entrai in classe per parlare con lui: salii la scala fino alla porta del suo ufficio e rimasi immobile sulla soglia aspettando il permesso di entrare. Era di spalle, ma avendomi comunque sentito arrivare disse: "Entra pure, Liz".
Si voltò per salutarmi con il suo solito dolcissimo sorriso; sapeva che avevo scoperto il suo segreto e vide la tristezza che covava nei miei occhi. Si affrettò ad aggiungere: "Non ti preoccupare, sono stato peggio"
Non riuscii a sostenere il peso di quelle parole, abbassando il capo. Poi mi accorsi che stava facendo le valigie.
"...è stato licenziato!", realizzai. Infatti mancava ancora un mese alla fine delle lezioni.
Lui scosse lentamente la testa, continuando a sistemare le ultime cose.
"Me ne vado io. La cosa è stata divulgata: domani arriveranno le prime lettere e non penso che la maggior parte dei genitori siano d’accordo che un... una persona simile insegni ai loro figli."
Non sapevo cosa dire. Non potevo credere che se ne andasse così, silenzioso come era arrivato, senza un grazie, senza una parola amica. Il miglior professore che abbia mai avuto scompariva dalla scena, e avevo ragione di pensare che non sarebbe tornato mai più.
"Ma lei non ha fatto del male a nessuno." dissi.
"Non fa nulla, ormai ci sono abituato." fu la risposta.
"Vedrà che il preside..."
"Il preside ha già fatto più di quanto doveva. E' giusto che me ne vada."
No, non era giusto, e lui lo sapeva benissimo. L’uomo che tra tutti meritava maggior stima e considerazione veniva allontanato come il peggiore di criminali, costretto a fuggire per la sua condizione. Non doveva e non poteva finire così.
"Sono sicuro che un giorno ci incontreremo di nuovo. Fino ad allora... arrivederci."
Sospirò, e con un ultimo sorriso uscì, avvolgendosi in un pesante mantello grigio. E allora tutte le lacrime che avevo sempre ricacciato in gola da quando conobbi il vero volto di Remus Lupin sgorgarono incontenibili dai miei occhi rigandomi le guance pallide e cadendo silenziose a terra. Non so perché lo feci, ma in quel momento non sentivo il bisogno d’altro: mi slanciai verso di lui e lo abbracciai.
Un oceano di emozioni stava avanzando in me, e finalmente arrivai a comprenderlo: comprendevo la sua storia, la sua vita, la sua voglia di amare, di dare, di consolare, di aiutare; comprendevo il perché della sua allegria, del suo sorriso, di quell’anima splendida che cercava con tutte le sue forze di vedere felici coloro che gli stavano attorno..
Lo comprendevo, e risi. Era un riso naturale, puro, così semplice e cristallino come solo un cuore sincero sa esserlo perché sapevo infine cosa dovevo fare: avrei continuato ad essere come lui avrebbe voluto che fossi, come lui mi aveva insegnato ad essere con l’esempio di ogni giorno. Fissai i miei occhi nei suoi e singhiozzando mormorai: "Arrivederci, professore."
Non se lo aspettava, perché colsi un moto di stupore nel suo sguardo: poi la sua espressione si addolcì e ricambiando il mio gesto spontaneo mi mise una mano sulla spalla e sussurrò:"Asciugati quelle lacrime, Liz. E' pericoloso commuoversi di fronte ad una separazione."
Feci come diceva, felice di aver conosciuto nella mia vita un uomo così straordinario, ma non riuscii a trattenermi oltre e scappai disperata verso il dormitorio: per quanto fosse grande la mia stima e importante il suo ultimo saluto, sapevo che non sarei mai riuscita a sopportare la partenza di colui che consideravo come un padre.

  
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