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Autore: Cristie    25/10/2012    6 recensioni
Prendete la serie del Dw e provate a farvi una domanda : cosa sarebbe successo se i Dalek avessero vinto la Guerra del Tempo? Probabilmente l'universo sarebbe stato diverso da quello che conosciamo.
Cambiamo gli eventi, ma la storia è sempre quella : il Dottore, il Tardis nuovi legami e nuove avventure. Un solo obiettivo sconfiggere i Dalek e riportare la pace nelle galassie.
Una nuova storia ancora tutta da scrivere, e spero tanto che vogliate seguirla insieme a me.
Storia sospesa a data da destinarsi.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 9
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Across The Universe -


Capitolo 1.






 

Narrano alcune leggende antiche come l'universo stesso, di una lunga guerra tra i popoli più potenti de l'universo. I Dalek ed i Signori del Tempo.
Fu una guerra che si protrasse a lungo e in ogni tempo, coinvolgendo moltissime razze.
Lo scontro andava avanti senza esclusioni di colpi, nessuna fazione riusciva ad avere la meglio su l'altra, finché non accadde l'inaspettato. Un giovane Signore del Tempo sedotto dalle promesse di ricchezza offertagli dai Dalek tradì il suo stesso popolo, condannandolo alla sconfitta.
Amara fu la sorte per i Signori del tempo, popolo antico e potente. Imprigionati e strappati via dal loro pianeta Gallifrey, che divenne solo l'ennesimo pianeta disabitato. Si dice che i Dalek vollero lasciarlo in rovina come esempio, un monito per tutte le altre razze. Lo sterminio era la sorte per chi tentava di sfidare i Dalek. Quanto agli sconfitti, nessuno seppe mai realmente quale fu la loro sorte. Semplicemente scomparirono tutti, o almeno si supponeva. Perché al momento i Dalek si accorsero che un ultimo Signore del Tempo era riuscito a scappare.
Con il passare del tempo la sua fuga non divenne altro che un mero vociare tra le razze sottomesse a l'impero.
Infondo cosa avrebbe potuto fare un uomo solo?
Ma i Dalek non abbassarono mai completamente la guardia. Perché sapevano, non c'era nulla che poteva placare la sete di vendetta di un Signore del Tempo.
Gli anni continuarono a passare. Tanto che il Dottore, così era conosciuto il fuggitivo non divenne altro che una storia da raccontare, per consolarsi in una vita in schiavitù. O almeno fino ad ora.



 

Anno 27/03 del nuovo impero Dalek.
Sistema solare 7.


Un'altra giornata di lavoro era finalmente giunta al suo termine. Non che ci si potesse accorgere del sorgere del'alba. La grande cupola che ricopriva la colonia mineraria, non era certo stata concepita per permettere di vedere al di fuori di essa, gli abitanti che alzavano gli occhi al cielo non vedeva altro che una distesa nera. Il suo scopo assolutamente vitale, per le cinque mila unità di lavoro escludendo bambini e anziani che non potevano lavorare, era quello di fornire ossigeno, di vitale importanza per la specie umana.
Il gruppo lavorativo cinque, composto da quindici operai si diresse a passo stanco verso lo spogliatoio. Tutti quanti indossavano tute atmosferiche ed era assolutamente impossibile sapere quante donne e uomini componevano la squadra.
Finché non si tolsero i caschi, che rivelarono undici uomini e quattro donne.
Ragazzi ci andiamo a bere qualcosa? - propose Z il capo squadra, ottenendo mormorii di consenso. Da quasi tutti.
- Stasera passo, l'unica cosa che voglio fare e farmi una doccia ed andare a dormire - fece la voce fuori del coro.
D l'addetto alla trivellazione si fece vicino alla donna. - Vuoi compagnia V? -
La donna ghignò, mentre si sistemava i capelli in una coda disordinata. -Dovresti smetterla di provarci con tutte, le tue sono solo parole, ami tua moglie alla follia -
Una risata dettata dalla battuta si diffuse, anche D stava ridendo - Tanto lo sapevo che avresti detto di no! -
- Veramente non avevo neanche risposto - e D smise di ridere - Vuoi dire che avresti detto si?-
- Torna da tua moglie D a domani!-
E V si tolse il resto della tuta, rimanendo con un vestiario anonimo e privo di colore per poi dirigersi verso la stazione di collegamento, avrebbe preso la navetta che l'avrebbe portava verso il centro abitativo due, dove c'era il suo alloggio.
Il mezzo faceva molte soste, raccogliendo altri operai che come lei avevano appena terminato il proprio turno di lavoro.
V se ne stava appoggiata accanto alle porte scorrevoli dove presto sarebbe scesa. La navetta era piena di gente, ma ognuno era rinchiuso in un proprio silenzio.
Trenta minuti furono sufficienti per arrivare alla propria fermata, pochi altri scesero con lei. Quella parte di alloggi della colonia non godeva di una bella reputazione.
Per V non era assolutamente un problema, aveva imparato ormai da tempo a muoversi nel'ombra e nell'indifferenza degli altri coloni.
A passo lento salì le scale del tutto incurante della luce intermittente che permetteva di vedere gli scalini a tratti.


La porta del suo alloggio si trovava in un lungo corridoio, la sua non era l'unica porta, ve ne erano altre di cui la maggior parte chiuse a doppia mandata da l'interno.
Arrivata alla porta, mise la mano sullo scanner del riconoscimento digitale. La porta si aprì lateralmente.
L'alloggio era spartano: un letto singolo sfatto con un piccolo armadio a fianco, un piccolo bagno con una doccia. E questo era quanto. Non era necessario un piano cottura, sarebbe passata più tardi al refettorio a prendersi di che mangiare.
Il resto erano una serie di borse e scatole non ancora disfatte dal suo ultimo trasferimento dalla colonia precedente.
Che era avvenuto circa un anno prima.
V accese le luci, per poi andarsi a sedere sul letto e mettendosi a rovistare sotto il materasso. Tirandone fuori una piccola scatola blu.
Un piccolo sorriso si diffuse sul volto della ragazza, che permise a sé stessa per qualche minuto di perdersi nei ricordi della sua infanzia.
Tenne la scatola appoggiata sulle ginocchia e l'aprì.


" - Tieni piccolina, questo è per te - le fece una voce gentile, che la costrinse a voltarsi. Si era appena trasferita nella nuova stazione, per una bambina di otto anni poteva sembrare grande e dispersiva, era sola nessuno si curava di lei.
- Guarda che non ti mangio mica, girati avanti! - la incitò di nuovo la voce, e la piccola si voltò.
Davanti a lei stava un anziano, il primo anziano che avesse mai visto in tutta la sua vita, e l'uomo gli stava porgendo qualcosa. E lei allungò la mano.
Era uno strano rettangolo, molto fino ed era ruvido al tatto. Ma fu ben altro a strappare alla piccola un'esclamazione di sorpresa.
- Vedi bambina quello che hai tra le mani è un quadro, l'ho fatto io. Questo era il giardino della mia casa -
La piccola si mise ad osservare e ne rimase rapita. Ad osservare quella rappresentazione così reale, un prato ed una casa. Cose che lei non aveva mai visto in tutta la sua giovane esistenza.
- Puoi tenerlo se vuoi. Io sono Harry - le fece lui, mettendole una mano rugosa sulla spalla.
La piccola stette ad osservarlo confusa non potendo fare a meno di dire - Non possiamo avere un nome, noi abbiamo questi..- e si alzò la manica del braccio destro per mostrargli il suo codice identificativo. V-12HJJY.
Ed Harry scoppiò a ridere - Ne ho uno anche io! Ma vedi mia cara, io ero lì quando le navi Dalek hanno oscurato il cielo, io ricordo l'invasione. Mi hanno strappato alla mia famiglia, mi è stato tolto tutto quello che poteva essere portato via. Ma c'è una cosa che non può essermi portata via. Questa - e si indicò la testa - Non possono portarmi via i ricordi, per cui sì. Anche io ho un codice, ma il mio nome sarà sempre Harry -
- Io..posso avere un nome? Tu puoi darmelo? -
- Dove sono i tuoi genitori? -
- Non lo so - rispose la bambina incerta. Ed Harry la osservò consapevole. - Non posso darti un nome, sarai tu a deciderlo quando sarai più grande. Ma per adesso puoi chiamarti V-
- V ? -
- Si V, non ti piace? -chiese Harry bonario.
La bambina. V annuì"



V stette ad osservare il disegno ancora per qualche istante, prima di ripiegarlo delicatamente dentro la scatola.
Erano passati dodici anni da quell'episodio e solo due dalla morte di Harry.
Harry era stata la persona più importante : non solo gli aveva praticamente fatto da genitore, dedicandogli gli ultimi anni della sua vita, ma gli aveva insegnato la cosa più importante di tutte. A credere nelle propria libertà.
Harry le aveva raccontato della Terra, il pianeta d'origine degli esseri umani, prima che le navi spaziali dei Dalek oscurassero il cielo. Prima che cominciasse l'invasione.
I governi tentarono di respingerli, ma le loro armi poterono fare ben poca cosa.
Sessant'anni dopo, la razza umana costituiva la principale forza lavoro del nuovo Impero Dalek.
Forza lavoro sparpagliata in pianeti assoggettati ai Dalek.
Contro il loro consenso, ovviamente. La razza umana è strettamente controllata : dal momento del concepimento le donne sono forzate a diventare madri, madri di bambini che non vedranno mai. Ad ogni nuovo nascituro viene impiantato un codice identificativo, questo fa sì che abbia funzione di rilevamento. Chiunque è rilevato, senza possibilità di scappare. I neonati vengono "allevati" in pianeti nursery fino a l'età di otto anni, per poi venire smistati nelle colonie e così divenire nuova forza lavoro.
La vecchiaia non esisteva, esistevano età precise: sessantotto anni per gli uomini, sessantacinque per le donne. Arrivati a quel'età gli individui venivano "terminati".
Ribellarsi fu inutile, i Dalek si dimostrarono totalmente privi di qualunque remora, mentre placavano la ribellione con il sangue .
Tanto che le nuove generazioni non provavano neanche a ribellarsi, non erano altro che un bravo gregge di pecore che seguiva diligentemente il proprio pastore.
V cominciò a svestirsi prendendo poi un vestiario pulito, andò a farsi una doccia.
Esattamente trenta minuti dopo era nuovamente sulla navetta trasporto, con una logora borsa in spalla, mentre terminava di mangiare velocemente il suo pasto.
Mangiò in fretta, non era sicuro girare con del cibo si correva il rischio di essere aggrediti da qualche abusivo lungo la strada, nient'altro che poveri diperati classificati come "non idonei" per essere forza lavoro. Fantasmi derelitti del tutto dimenticati che vivevano degli scarti che la società della colonia poteva offrire.

Rimanendo in silenzio, contemplò la gente che saliva e scendeva, fino ad arrivare alla sua fermata.
Dovette scendere numerosi scalini che l'avrebbero portata nella zona dei divertimenti della colonia.
Tenendosi stretta la sua borsa, si incamminò a passo svelto cercando di fare il suo meglio per evitare spallate e possibili furti.
Si muoveva tra il fumo delle sale da gioco ed il profumo delicato e chiaramente costoso delle case chiuse, dove molti uomini andavano alla ricerca di piacere a pagamento.
Piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere.
C'era un motivo se non c'erano Dalek a presiediate le colonie minerarie.
E quel motivo era la pioggia, composta da nano batteri tecnologici, prodotti appositamente per ripulire l'atmosfera, ed andava ad attaccare qualunque apparecchio tecnologico che avesse la funzione di arma, armature Dalek comprese.
Ragion per cui, avevano delegato la sorveglianza della stazione agli Ori, un popolo mercenario d'aspetto semi umanoide.
Ben presto avevano capito che per i Dalek, l'importante era l'estrazione per il resto avevano praticamente una colonia a loro disposizione: così arrivarono il contrabbando ed ogni forma di illegalità.
Nessuno aveva le mani pulite, il quella colonia. V non faceva eccezione.
Superò altri locali, imboccando un corridoio stretto ed angusto, una decina di passi e si trovò davanti ad una porta di un vecchio magazzino dismesso.
Un codice a dodici cifre ed un riconoscimento oculare dopo, la porta si aprì silenziosa.
Il luogo era completamente allo scuro,ma V sapeva esattamente come muoversi. Tastando la parete con una mano, si fermo fino a trovare un interruttore.
Lo spinse.
E tutto si accese : le luci, gli schermi dei computer, il dispositivo che avrebbe disturbato le frequenze delle sue trasmissioni.
V si sedette, e avviò il computer principale.
Il Lupo Cattivo era nuovamente online.
Scaricò sul palmare il necessario ed uscì nuovamente, doveva andare ad incontrare il suo prossimo cliente.



Il Benzen era l'unica tavola calda che offriva un pasto decente in tutta la colonia, e per questo era difficile riuscire ad avere un tavolo, a meno che non si abbia fatto qualche favore al proprietario.
Per V infatti fu sufficiente avvicinarsi al bancone del bar, e Xalox il proprietario un alieno proveniente dai pianeti acquatici del sistema Delta le fece un cenno in segno di saluto con quello che sembrava un sorriso, per quanto potesse fare la sua bocca verticale.
- È da un po' che non ti vedevo -
- Ho avuto da fare, ma non posso rinunciare alla tua birra! -
Il proprietario sorrise ancora una volta - Finirai con metterti nei guai ragazzina - la mise in guardia lui, trapassandola con quei suoi occhi blu elettrico più accesi della sua carnagione.
- Stai tranquillo Xalox, quali guai può avere un corriere?- fece lei allontanandosi.
- Certo, ed io sono qui solo in gita di piacere! Ora vai, qualcuno ti sta aspettando - lei lo salutò con un piccolo cenno della mano, consapevole del sarcasmo impresso in quella battuta. Xalox non aveva più un pianeta su cui tornare, i Dalek lo avevano spazzato via in maniera rapida ed efficace. Lasciando solo polvere cosmica.
Rafforzando la presa sulla sua borsa, si diresse al suo tavolo. Osservando per qualche istante l'uomo di spalle seduto a qualche metro da lei. Vestito esattamente come da concordato.
Prese un bel respiro ed andò a sedersi.
- Salve -
Le spalle del uomo si tesero immediatamente - E tu chi saresti? -
V fece una faccia fintamente sorpresa - Mi è stato semplicemente detto che ci saremo incontrati qui-
L'uomo inarcò leggermente un sopracciglio, poco convinto - Quindi tu saresti Il Lup..- V lo zittì mettendogli una mano sulla bocca. - Vedi quella palla di pelo grigio che si sta scolando la sua birra? È una sentinella, ubriaca certo ma collegata sempre al suo branco. Sono stata mandata qui in Sua vece. Devo sapere la tua offerta, ancora prima della tua richiesta. Se non ti convince allora possiamo concludere qui. Ognuno per la propria strada.-
Intanto la ragazza si era voltata per richiamare un cameriere, ordinando una birra per poi girarsi ad osservare gli altri clienti del locale. Ignorando l'uomo seduto davanti a lei, dandogli il tempo di valutare la sua offerta.
L'uomo invece non aveva staccato i suoi penetranti occhi azzurri da lei, per poi frugare dalla tasca della sua giacca nera con una mano ed posare il contenuto sul tavolo unto e logoro.
Solo allora V tornò a guardarlo, e spostare poi lo sguardo sul tavolo. Una piccola chiave elettronica.
La ragazza se la prese tra le mani esaminandola. - Cos'è?-
- Una vecchia matrice di codici Dalek, viene ancora usata per dati di poca importanza però è..-
- È un accesso al sistema? - concluse la ragazza, prendendosi lei qualche secondo per pensare -Va bene, dammi la mano, il palmo verso l'alto -
L'uomo tese la mano verso di lei, mentre lei gli appoggiava sopra il suo palmare, che si illuminò un po'.
Lui fece una breve smorfia di dolore. - Cosa hai fatto?-
- Ho raccolto dei dati sulla tua fisiologia, e ti ho innestato una sonda cibernetica, ti cancellerà i ricordi di questi incontri una volta concluso il nostro accordo. Allora cosa ti serve? -
- Un nuovo codice identificativo ed una nave, la più veloce possibile-
V rimise il palmare nella borsa - Ci vediamo qui tra una settimana esatta, vedi di non mancare -
L'altro inarcò un sopraciglio e con fare di sfida le chiese - Altrimenti? -
- Dimenticherai questa conversazione, non avrai quello che ti serve..ed io avrò speso del tempo inutilmente - quella frase fece accendere un breve sorriso sul volto del uomo.
- Allora ci ritroviamo qui tra una settimana...? -
- Puoi chiamarmi V -
- Bene V - e fece per alzarsi e gli porse la mano. V stette a guardarlo un attimo interdetta non sapendo bene cosa fare, tuttavia allungò la sua e lasciò che venisse stretta.
L'uomo davanti a lei, assunse un'espressione concentrata. E la sua stretta si fece più salda. - Sei molto più di quello che dici di essere - disse in tono pensieroso più a se stesso che a V.
- È meglio andare ora- disse V con un'improvvisa voglia di fuggire e chiudersi nel suo laboratorio.
L'uomo dalla giacca scura le liberò la mano a l'istante.
E V gli diede le spalle per poi mischiarsi tra la folla, con la voglia di lasciarsi a le spalle quegli occhi azzurri il più lontano possibile.


Rientrò nel suo rifugio alla svelta, accendendo le luci mentre i computer stavano già lavorando alla fisiologia del suo cliente.
Aveva i server migliori delle colonie minerarie, aveva il database intero del DNA di tutte le razze assoggettate dai Dalek, ottenuto non proprio in maniera legale.
Tuttavia il computer non riusciva a dare un nome alla specie dell'uomo in giacca di pelle nera con cui aveva parlato prima.
Il computer girava a vuoto elencando tutti i nomi delle specie a lui conosciute. Questo fece formulare un paio di domande nella testa della ragazza.
Chi era quel'uomo?
Ma soprattutto, in che cosa si stava caccian
do?









Ciao! Pensavate che mi fossi dimenticata del Dottore vero? Purtroppo per voi no! XD
Ho comiciato ad ideare questa storia già da questa estate, questo capitolo è infatti pronto da un pò di tempo.  Il secondo capitolo è quasi completo, tuttavia non posso dare una data precisa per l'aggiornamento. Quest'anno si prospetta parecchio ingarbugliato e tra lavoro ed università non mi lascia molto tempo per scrivere, ma prometto che ce la metterò tutta!
Al prossimo capitolo!
Vi lascio il link della mia pagina Fb per fare quattro chiacchiere e rispondere alle vostre domande nel caso ci fossero : 
https://www.facebook.com/CristieEfp

   
 
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