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Autore: MimiRyuugu    25/10/2012    2 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Salveh *^* ebbene si sono di nuovo qui xD
in realtà dovrei scappare a prepararmi per uscire, però non ho resistito e mi sono lanciata all'aggiornamento ** avendo già completato questa ff penso l'aggiornerò spesso xD oh, non c'è verso di fermare la Mimi >.<
Detto ciò in questa ficcy si ricomincia con le canzoni *-* qui in particolare ci sono alcune frasi di Everything I Do (I Do it for You) di Bryan Adams.

Avvertenze: OOCtudine da ogni angolo con eccessi di diabetanza u.u ah e lunghezza smisurata di fatti xD

Ora vi lascio alla lettura,
Baci, Mimi : *



2° Capitolo

Il giorno dopo mi svegliai con la mano dolorante. “Che male Herm! Fai piano!” sentii urlare. Mi girai e vidi Anna ed Hermione alle prese con delle bende. “Se non stai ferma è ovvio che ti faccio male” rimbeccò l’amica. “Che ora è?” chiesi. “È quasi ora di pranzo…ci stavamo giusto preparando per scendere…” rispose Herm, stringendo la benda ad Anna, che strillò ancora. “Se vuoi ti aspettiamo…” sorrise quest’ultima, dopo essere scappata dall’altra. “Non ho molta fame…” sospirai. Hermione aveva preso a rincorrere Anna per la stanza. “Ferma! Devo finire!” esclamava. “Piuttosto mi faccio bendare da un Ippogrifo!” rimbeccò l’altra. Dopo dieci minuti finalmente Herm raggiunse l’infortunata e finì l’opera. “Sicura che non vuoi scendere?” chiese ancora l’infermiera improvvisata. Io scossi la testa e mi girai dall’altra parte. Sentii chiudere la porta. Tirai fuori la mano e la osservai: le bende erano diventate rosse. Le tolsi piano e soffiai sui graffi. Mi alzai e presi le bende che Hermione aveva lasciato sul letto di Anna. Mi rifasciai, poi tornai sotto le coperte. Faceva ancora freddo. Mi girai su un fianco e guardai fuori dalla finestra. Il mio letto era quello più lontano dalla porta. Anna si era presa quello in mezzo, ed Herm l’ultimo che rimaneva. Allungai una mano e presi l’mp3. Iniziai a scorrere le tracce. Cercavo di non pensare a nulla, perché sapevo a dove sarebbe andata a parare la mia mente problematica. Poi si sarebbe fatto vivo il cinismo, e per completare il tutto, anche una buona dose di depressione. Invece, la musica mi metteva allegria. Anche se quel giorno non riuscivo a trovare una traccia che mi andasse bene. Anarchy in the UK, Sex Pistols. No, avanti. Lonely Day, System of a Down. Proprio no! Everything, Lifehouse. Ecco. L’avevo trovata. Premetti play e la canzone partì. Mi girai dando la schiena alla finestra. Guardavo Grattastinchi fare le fusa sul letto di Herm. Cercai in vano di non ascoltare le parole della canzone. You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything. Automaticamente pensai a quella persona. A quello che era tutto per me. La mia mente si mise in moto ed iniziai a pensare. Prima che Silente sparisse per lasciare posto alla Umbridge, potevo girare liberamente nei sotterranei, anzi, il preside mi sorrideva se mi vedeva in compagnia di Piton. Ed invece, quel confettone rosa voleva tenerselo tutto per se. Era gelosa. Non ci potevo credere! Anna mi aveva sempre preso in giro, dicendo che un giorno la McGranitt mi avrebbe sfidata per accaparrarsi Piton. E io le ridevo in faccia. La canzone finì senza che me accorgessi. Subito partì Everything I Do (I Do it for You) di Bryan Adams. Nemmeno a farlo apposta. Ficcai la testa sotto al cuscino, senza pensare che mi bastasse togliermi le cuffie, o più semplicemente cambiare canzone. I would fight for you. Sbuffai. I'd lie for you. Buttai via il cuscino. Walk the wire for you. Mi coprii con le coperte fino alla fronte. I'd die for you. Sospirai e mi sedetti sul letto. Ripresi il cuscino e spensi l’mp3. Piton non poteva aver detto quelle cose alla Umbridge. E io che stavo anche a pensarci! Mi detti una botta sulla fronte con il palmo della mano. “Stupida! Giulia sei una stupida!” mi rimproverai. Guardai l’orologio che avevo sul comodino: le 13.13. Chiusi gli occhi ed espressi un desiderio, come quando facevo da bambina. Nemmeno il tempo di riaprirli che la porta si spalancò ed entrarono le mie compagne. “Ancora a letto?!” trillò Hermione. Anna battè le mani e si tuffò sul suo letto. “Che mortorio che c’era il Sala Grande oggi!” esclamò, iniziando a saltare. “Anna smettila!” la richiamò Hermione. Anna per farla innervosire cominciò a saltare con più forza. “Se non la smetti ti si romperà il letto…e conoscendo il confettone rosa ti farà dormire sul pavimento…” scherzai. Anna si fermò e si alzò, poi si sedette a gambe incrociate sul mio letto. “Il tuo professore mi sembrava agitato oggi…” disse poi la ragazza. “Direi, era seduto vicino alla Umbridge!” sbottò Hermione. “Era inquieto…” continuò la castana. “Secondo me aveva voglia di finire il pranzo al più presto…” osservò ancora Herm. “Probabilmente non gli piacciono le zampe di rospo a pranzo…” scherzai. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. “A proposito di rospi!” squillò Anna. “Se volete reclutarmi per una ricerca del rospo di Neville, io non ci sto…chiedete a Luna…” risposi subito. “Ma no! Il rospo rosa mi ha fermata in corridoio…mi ha detto di ricordarti che stasera devi andare da lei…alle 20.00 precise!” riprese Anna. Io sbuffai. “Non è che da un giorno all’altro Giulia se lo dimentica eh…” rimbeccò Hermione. “Herm, per caso sei stata rapita dagli alieni?” esclamò Anna. La ragazza la guardò interrogativa. “Non eri tu quella che diceva sempre di non prendere in giro i professori e di non contestare?” le spiegai. “Si…ma la Umbridge non conta! È solo un pallone gonfiato!” rimbeccò. “In effetti ci somiglia…” rifletté Anna. Scoppiammo ancora a ridere. Io mi cambiai ed iniziai a fare i compiti. Purtroppo l’ora di cena non tardò ad arrivare e scesi con le ragazze. Mangiai in fretta e appena sparirono anche i dolci ci alzammo. Accompagnai Anna ed Hermione per un pezzo, poi mi toccò cambiare rotta. raggiunsi l’ufficio della Umbridge alle 20.00 precise. Bussai, e lei mi fece entrare, con un’occhiata di orrore rivolta ai miei vestiti. Mi passò un foglio e la penna e mi indico la sua scrivania. “Sessanta frasi Wyspet…non una in meno…” ricordò, iniziando a girare per lo studio. Decisi che avrei scritto con la sinistra, ma il rospo se ne accorse. “Sbaglio o lei scrive con la destra?” mi chiese. “So scrivere anche con la sinistra…” sorrisi. Lei sbuffò. “Scriva con la destra…” mi ordinò. Il mio sorriso tirato svanì. Sospirai per prendere coraggio ed iniziai a scrivere. Mi ripetei di non pensare al dolore, di ignorare quella cosa rosa che si aggirava come uno squalo. Mi dicevo di pensare a Severus. Poco a poco riempii il foglio, con tutte le sessanta frasi. Appena finito, mi alzai e le consegnai il foglio. Lei gli diede una letta. “Bene…vede signorina Wyspet che ci intendiamo qualche volta? Ora può andare…” mi rispose. Io annuii ed uscii dall’ufficio, poi iniziai a correre fino ai sotterranei. Corsi diretta all’ufficio di Piton. Bussai. “Avanti!” rispose. Entrai sorridendo. Lui alzò la testa e mi guardò, come per chiedermi cosa ci facessi li. “Sono venuta ad aiutarla…allora, da dove inizio?” chiesi, battendo le mani. Stupidamente tirai le bende che mi grattarono sui graffi appena riaperti, ma trattenei una smorfia di dolore. Piton mi squadrò, poi sospirando si alzò. “Venga con me…” mi rispose, acido. Mi condusse fino alla solita porta, poi l’aprì. “Si sieda sul letto…” disse ancora. Io obbedii. Prese qualcosa dallo scaffale e mi si posizionò davanti. Io lo guardai dubbiosa. “Volevo arrivare prima, ma dovevo passare dalla Umbridge…” spiegai, rammaricata. Lui scosse la testa. “Non le ha riferito nulla la professoressa?” mi chiese, iniziando a togliermi piano le bende. “Da parte sua?” chiesi. Poi capii. “Ieri…ha detto…che lei le ha raccontato che…insomma…” iniziai a dire. Non volevo ripetere quelle parole. Piton iniziò a spalmarmi la pomata e io strinsi la coperta nella mia mano destra, per non lamentarmi del dolore. “Allora…quello che ha detto…è vero?” chiesi, riprendendo fiato. Severus annuì e io mi rattristai, ma cercai di non darlo a vedere. “Signorina Wyspet, vuole stare ferma una buona volta?!” rimbeccò acido, tenendomi la mano ferma. “Ma brucia!” sbottai, con le lacrime agli occhi. “Ha sedici anni, non vale la pena piangere per un po’ di bruciore!” rimbeccò, arcigno. “Io non sto piangendo!” risposi, anche se sentivo le lacrime rigarmi le guance. Piton sbuffò scettico. “E comunque non piango per i graffi!” precisai. “Per quale motivo allora? E non gesticoli!” chiese lui, mettendo ancora pomata. “Perché non volevo essere un peso…pensavo…di esserle utile…ero convinta che le piacessero le nostre discussioni come piacevano a me…” confessai. Piton sbuffò e scosse la testa. Chiuse la boccetta e la appoggiò sul comodino. Poi aprì un cassetto e ne tirò fuori delle bende. “Ora tenga la mano ferma…devo farle una fasciatura stretta…” mi ordinò. Io annuii. “Lei è una ragazza impossibile signorina Wyspet…sapevo perfettamente che la professoressa Umbridge le avrebbe riferito qualunque cosa le avessi detto…” iniziò a dire Piton, mentre iniziava a girare intorno alla mia mano con la benda. “Anche se dovevo aspettarmelo che qualunque cosa avessi detto lei sarebbe venuta comunque nel mio ufficio ogni sera…” sospirò, continuando il lavoro. Io lo guardai dubbiosa. “Vedo che si è calmata e mi ha dato retta…” disse, soddisfatto. “Però se la stringe così non passa sangue al braccio!” mi lamentai. Piton sbuffò e io risi. Era chiaro: non voleva che la Umbridge continuasse a darmi punizioni, in modo da avere ancora le mani alla fine dell’anno. Infondo si preoccupava per me, ma si sapeva oramai: Giulia Wyspet è testarda. “Cosa devo fare per farla rimanere in camera ed evitare di gironzolare nei corridoi dopo il coprifuoco?” chiese Piton, oramai esasperato. Io gli sorrisi e trotterellai verso la sua libreria. Notai qualcosa su uno degli scaffali alti. Mi alzai in punta di piedi per vedere meglio, ma non servì a molto. Piton intanto ghignava divertito. Allungai un braccio per prendere il volume ma lo toccavo a malapena. “Vuole un aiuto?” chiese maligno. “No…ce la faccio…benissimo…da…sola!” esclamai, iniziando a saltellare. Lui intanto tratteneva una risata. Alla fine, per evitare che mi arrampicassi sulla libreria, con un gesto elegante mi porse il tanto agognato volume. Io allungai una mano per prenderlo, ma Piton lo alzò di nuovo, fuori dalla mia portata. Sbuffai. “Professore! Lei non dovrebbe farmi questi scherzi!” rimbeccai. “Signorina Wyspet, non è colpa mia se è di statura inferiore alla norma…” rimbeccò, cercando di mantenere un tono serio. “Io non sono bassa! È la sua libreria che è alta!” mi giustificai. Lo guardai e non seppi trattenere una risata. Lui mi diede un colpetto in testa con il libro e io sorrisi. Sentimmo la porta sbattere e dei passi. “Severus? Severus, sei qui?” trillò una voce. Piton ebbe un brivido d’orrore, mentre io sobbalzai. “Anche qui mi viene a cercare?!” esclamò, infastidito. Poi si girò e mi guardò. Sentimmo i passi sempre più vicini. Piton aprì una porticina e mi spinse dentro, giusto in tempo. Mi aveva spinta dentro al bagno. Io scivolai sul tappetino e caddi all’indietro, facendo un volo ed atterrando nella vasca da bagno. Per cercare di tirarmi su mi aggrappai alla cosa più vicina, che si rivelò essere il pomello dell’acqua calda. L’acqua mi investì in pieno. Cercai di girare il pomello dalla parte opposta, ma era tutto scivoloso. Dopo svariati tentativi ci riuscii, poi mi tirai su. Strizzai la gonna e la felpa. Iniziai a guardarmi in giro in cerca di uno specchio. Lo trovai sopra il lavandino, di una grigio marmoreo. Ero bagnata fradicia, ed avevo dimenticato la bacchetta di sopra. Non resistetti a dare un’occhiata in giro. Vicino alla vasca erano riposti, appesi ad un apposito appendino, degli asciugamani varianti dal verde chiaro, al verde scuro. Ne toccai uno. Era morbido e su un angolo aveva la doppia S ricamata a mo di serpente. Per poco svenni al pensiero che magari quello la stoffa che stavo toccando aveva asciugato la candida pelle di Severus. L’immagine di Hermione che mi sgridava per questi pensieri fermò il mio afflusso di bile. Stringevo ancora l’asciugamano. Lo tolsi dall’appendino e lo accarezzai meglio, poi lo avvicinai e ci appoggiai la guancia. Aveva il suo profumo. Tutto in quel bagno aveva il suo profumo. Quell’odore intenso ma rilassante, che adoravo e che faceva contrasto con il mio profumo allo zucchero filato. Rimisi apposto l’asciugamano e trotterellai alla vasca in cui ero caduta poco prima. Era una di quelle con le zampe di leone, e il bordo dorato. Aveva anche dei disegni dai toni serpeggianti che spiccavano dorati su sfondo nero. Anche se l’interno della vasca era bianco. Sembrava la stessa vasca che mi aveva mostrato Anna in un ritratto della contessa Bathory. Sopra alla vasca c’erano delle mensole in legno scuro. Sorreggevano delle boccette di vari colori, di cui una di un viola intenso. Rimasi incantata a guardarla che non mi accorsi nemmeno che la porta si aprì. “Che fa signorina Wyspet? E perché è bagnata fradicia?” chiese Piton, facendomi tornare alla realtà. “Sono inciampata e sono caduta nella vasca…e per tirarmi su mi sono appoggiata alla manopola dell’acqua calda…” spiegai, imbarazzata. Lui sospirò e, con un colpo di bacchetta, mi fece tornare asciutta, poi si avvicinò. “Cosa contengono tutte queste boccette?” gli chiesi. “Oli profumati, sali da bagno, e altre inutilità varie…” mi spiegò. Io lo guardai dubbiosa. “Silente porta sempre via un souvenir qualsiasi viaggio faccia, e compra a tutti i professori qualcosa che ha a che fare con il bagno…penso che la professoressa McGranitt abbia la mia stessa collezione…” raccontò, sbuffando. “È gentile Silente a portarvi qualcosa…” sorrisi, trattenendomi da allungare una mano su qualcuna di quelle boccette. Ero sicura che sarebbe finita in pezzi tra le mie mani. Non ho mai avuto un tocco molto leggero con le cose fragili. “Se magari ci portasse qualcosa di utile…non so che farmene di tutte queste cose!” rimbeccò, notando che continuavo a girare lo sguardo sulla boccetta dal contenuto viola. “Quella blu cos’è?” chiesi, indicandola. “Essenza di spuma di mare…quando Silente è andato in vacanza a Honolulu…” sospirò esasperato Piton. “E…quella rossa?” chiesi ancora. “Oli di petali di rosa…da Parigi…” rispose ancora lui. “E…quella viola?” chiesi, finalmente. Piton prese la boccetta e me la mine in una mano. “Lo scopra lei…” disse. Io aprii il tappo e un profumo di viole si sparse. “L’ennesimo olio da bagno…stavolta alle viole di campo…” esclamò, sbuffando. Io respirai il profumo a pieni polmoni. Richiusi la boccetta e gliela porsi. Lui la rifiutò. “Se proprio le piace la tenga pure…come le ho già detto, io non uso queste cose…” commentò. “Grazie…ma…non posso accettare! Tra le mie mani non durerebbe nemmeno un secondo questa boccetta…” rifiutai a malincuore. Piton scosse la testa. “Eppure ora la sta tenendo in mano, e non mi sembra che si sia rotta…e comunque, non è semplice vetro…non si rompe facilmente, quindi anche nelle sue mani sarà al sicuro…” disse. Io sorrisi e strinsi la boccetta. “Ora, vuole pulirmi il bagno oppure aiutarmi a finire del lavoro, così poi se ne andrà finalmente in dormitorio?” chiese Piton, acido. Io trotterellai nel suo ufficio e notai un calendario appeso vicino alla scrivania. Iniziai a sfogliare le date. Era oramai febbraio, ed il regime di terrore del confettone durava da un mese buono. Ma ovviamente io prendevo punizioni anche prima. Scorsi il mese prima. Gennaio. Notai un asterisco sul giorno 9. “Professore, cosa vuol dire quell’asterisco sul 9 gennaio?” chiesi, curiosa. Lui sbuffò e tornò alla scrivania, ma io continuai imperterrita. “Aveva una visita? Aveva una partita a Quiddich? Doveva prendere delle medicine?” iniziai a chiedere d’un fiato. Piton sbuffò. “Non si fa mai i fatti suoi signorina Wyspet?” rispose secco. Io abbassai lo sguardo. “Mi scusi…ero solo curiosa…” mi scusai in colpa. Lui sospirò esasperato. “Il 9 gennaio è il mio…compleanno…” disse seccato, pronunciando con orrore quest’ultima parola. Io mi illuminai. “Lei compie gli anni a gennaio? Come Anna! E quanti ne ha compiuti?” chiesi ancora. Lui mi fulminò con lo sguardo. “Però è un peccato…se lo avessi saputo le avrei fatto gli auguri…come ha festeggiato?” chiesi. Lui scrollò le spalle. “Non mi vorrà dire che non ha festeggiato vero?” dissi stupita. “Non era una mia priorità festeggiare…non che lo sia mai stata…” rispose. Io rimasi a bocca aperta. “Ma professore, il compleanno è un’importante data nella vita di ogni persona! Bisogna festeggiarlo!” rimbeccai, convinta. Lui mi guardò scettico. “E poi…i regali, la festa, il divertimento…non sarebbe bello?” sorrisi. Piton alzò in sopracciglio, poi mi passò dei fogli. “Mi aiuti a correggere questi compiti…i Tassorosso sono quelli più facili da correggere…deve solo mettere un segno sulle risposte giuste, confrontandole con il foglio delle soluzioni…date le enormi capacità di questa classe, deduco che l’inchiostro rosso stasera non andrà sprecato…” disse acido. Io lo guardai supplichevole. “Signorina Wyspet, no…” disse subito. “No? Ma se non le ho proposto nulla!” rimbeccai. Lui mi squadrò. “Io so cosa sta pensando in quella sua mente perversa…e la mia risposta è no!” ripeté. “Su professore! Non le andrebbe una bella festa?” chiesi. Piton scosse la testa irremovibile. “Non ci sarà tanta gente…Hermione, Anna, Draco…” iniziai ad elencare. “Ovviamente tutti studenti, più un membro della Squadra dell’Inquisizione…se dovesse vedervi la professoressa Umbridge, vi metterebbe in punizione…e come sa, vorrei vederla sempre meno in quell’ufficio signorina Wyspet…” mi rimproverò. Io abbassai lo sguardo. “Cercavo solo di fare qualcosa di carino…” mi difesi. “Io non gliel’ho chiesto…” sbottò, iniziando a correggere altri compiti. Io presi la pila di fogli ed iniziai a controllarli. “Il mio compleanno è in marzo…27 marzo…” dissi. Severus continuò a scrutare i fogli con un ghigno. “Compio sedici anni…anche se Anna dice che oramai abbiamo la stessa età…non riesco ancora a crederci che sono passati già cinque anni da quando sono entrata ad Hogwarts…” sorrisi, mettendo un segno ad una risposta. “Ero una bambina affascinata dalla magia…avevo tanti sogni, speranze…” sospirai. Piton alzò lo sguardo. “Ora non ne ha più?” mi chiese. “Sto crescendo…ho altri pensieri, e tra poco ci saranno i G.U.F.O., per cui dovrò impegnarmi, come dite voi professori…anche se non so cosa vorrò fare dopo scuola…” confessai. “Da piccola volevo fare l’Auror, anzi, quando ero piccola volevo diventare la proprietaria di Mielandia…” risi. Piton scosse la testa. “Da quello che dicono di lei i professori ha buone probabilità di intraprendere una buona carriera…di cosa si preoccupa?” rimbeccò. “Non mi interessa in particolare un lavoro…vorrei solo…vivere…” risposi. Piton mi guardò curioso. “Questo si che è un buon proposito…molto costruttivo…” mi prese in giro. Non potevo digli che mi sarebbe bastato trascorrere la mia vita con l’uomo che amavo. Anche perché questo era proprio lui. E Piton lo sapeva. Non risposi ma mi limitai a poggiare da una parte il compito corretto. “Prima di andare, si ricordi del libro e della boccetta…” mi ricordò, assegnando una T ad un malcapitato Tassorosso. “E se…non invitassi nessuno alla festa?” chiesi. Piton mi guardò dubbioso. “Una festa solo con me stesso…questa è una buona idea…” sbottò scettico. “Ma no! Intendevo…si, insomma…ecco…” iniziai a farfugliare, arrossendo. Lui mi guardò negli occhi. Non seppi resistere a quei due laghi neri e profondi, così abbassai lo sguardo ed iniziai a torturare l’orlo della gonna. “Ecco…io…penso…che…si…ehm…” tentai di nuovo. “Ha intenzione di finire la frase prima della fine di quest’anno?” chiese, alzando un sopracciglio. Strinsi i pugni. “Io avevo pensato di festeggiare solo noi due!” dissi d’un fiato, rossa in viso. Piton mi guardò ma non ricambiai, tenevo gli occhi bassi. Ci fu un silenzio che durò qualche minuto. “Signorina Wyspet...” iniziò a dire. “Vorrei solo che…passasse una bella serata…prometto niente musica chiassosa, niente festoni ne cappellini…solo cibo, bevande e…la mia compagnia…” spiegai. Piton ci pensò su. “Ovviamente anche la torta…che compleanno sarebbe senza?” sorrisi. Lui mi guardò. “Quando avrebbe intenzione di organizzarla?” chiese. “Domani sera…è già passato troppo tempo!” esclamai, con un luccichio negli occhi. Piton si guardò in giro. “Glielo concedo. Ma niente musica, niente decorazioni, niente cappellini…” disse esplicitamente. Io battei le mani ed annuii. “Le piacerà, vedrà!” sorrisi. Continuai a correggere i compiti, finché non vennero le 23.00. Piton mi ordinò di tornare nel dormitorio, essendoci il giorno dopo lezione, così senza contestare, presi il libro e la boccetta, lo salutai e corsi di sopra. Oramai il rospo rosa doveva essere a dormire da un pezzo. Arrivai in Sala Comune e feci le scale. Sentii delle voci, salii e trovai una scenetta piuttosto particolare. “Ora devo andare! Vieni tu nei sotterranei, dai!” pregò Draco. Anna scosse la testa convinta. “Non posso! Se mi becca la Umbridge stavolta mi uccide!” gli rispose. “Allora mi tocca andare…” sospirò il biondino. “Draco…mi ami?” iniziò lei. “Ma certo! Che domande mi fai?!” rimbeccò lui. “Ma quanto mi ami?” disse languida Anna. “Tanto…” rispose Draco. “Ma…tanto quanto?” chiese ancora. Draco stava per rispondere quando io arrivai dalle scale e entrambi arrossirono. “Sera piccioncini!” risi. Il biondo ci salutò veloce e corse giù per le scale, mentre Anna mi prese a braccetto. “Com’è che la Umbridge ti ha mollato ora?” chiese, squadrandomi. “Sono andata da Piton…” risposi. “Ma…gli hai detto che il confettone spara false dichiarazioni?” mi chiese. Io annuii. Le spiegai tutto e lei sorrise. Entrammo in camera e trovammo Hermione che leggeva. Quando ci vide alzò la testa, guardò l’orologio e si infilò sotto le coperte. “Ragazze…posso chiedervi una cosa?” chiesi, buttando gonna e felpa nel baule. Le due annuirono, chi sveglia e chi un po’ meno. “Vi ricordate al primo anno, quando Harry ci portò a vedere lo specchio delle Brame con Ron?” raccontai. Entrambe annuirono. “Voi…cosa avete visto nello specchio?” chiesi. Hermione arrossì. “Io vidi Draco…e la cosa mi mise abbastanza ansia…” disse Anna, rabbrividendo. Era vero: Draco e Anna in passato litigavano continuamente. Lui la insultava, e lei rispondeva. Per i corridoi, a lezione, poi finalmente al Ballo del Ceppo, si erano messi assieme. “E tu Herm?” chiesi. Lei scosse la testa mormorando qualcosa. Probabilmente aveva visto Ron. “Perché cel’hai chiesto? Sono passati cinque anni…” sorrise Anna. “Io…vidi Piton” risposi. Hermione sbarrò gli occhi. “Quanti anni avevi? Undici?” chiese. “Dodici…” precisò l’altra. Io arrossii. “Vidi…una ragazza…dai capelli castano chiaro quasi biondi…con un fermaglio a teschio, e Piton che la teneva abbracciata e che le copriva le spalle con il mantello…” spiegai. Anna ed Hermione mi guardarono. “Non capite? Quella ragazza ero io! Io desideravo avere Piton al mio fianco, ma essendo troppo piccola per capire, lo specchio mi aveva fatto vedere il futuro…” raccontai. “Questo è impossibile…” rimbeccò Hermione, rannicchiandosi sotto le coperte. Finii di sistemarmi la camicia da notte, poi mi infilai a letto. “Sapevate che Piton compie gli anni a gennaio?” chiesi. Herm fece un grugnito, mentre Anna scosse la testa. Abbracciai il cuscino e sbadigliai. “Notte ragazze! E non sognate troppi ragazzi eh!” scherzò Anna. Io sorrisi e sussurrai un buonanotte. Hermione oramai era nel mondo dei sogni. E poco dopo la raggiunsi anche io, sperando che arrivasse al più presto la sera.
  
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