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Autore: frannn    25/10/2012    1 recensioni
- Ti voglio bene.
- Ti voglio bene, sempre.
Ma potrebbe anche non bastare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Allora…
- Allora, lo sapevamo già che sarebbe successo. Mi chiedevo solo quando.
- Sai sempre tutto prima?
- Quando parti?
- Domani pomeriggio.
- Andrà tutto bene.
- Senza di te? Non lo so.
- Sei senza di me da un po’, lo sai vero?
- Lo so, lo so. Perché sono un idiota, perché scegliere la comodità è sempre stato un mio vizio e per questo ho perso tutto quello che volevo davvero. Perché prendersi ciò che si desidera non è facile come mettersi seduti ed accontentarsi.
- Lo dici come se fossi io a doverlo capire.
- Te lo dico perché sei tu ad averlo fatto capire a me. Te lo dico per dirti grazie.
- Grazie… mentre te ne vai, però. Lo sai che non vale?
- Ti porterò sempre con me.
- Non è la stessa cosa.
- No, non lo è.
- Ho imparato a vivere perdendoti, in previsione di questo momento. L’ho imparato da quando non hai saputo scegliermi. Abbiamo provato così a lungo ad essere amici, ma poi hai visto, hai toccato l’intensità dei nostri sentimenti? Era un affetto vero, vero, vero. Così vero da essere spaventoso. Il fatto che tu non abbia saputo dargli importanza, è la prova che ora devi partire.
- E’ vero, devo.
- Devi andare a cercarti, devi mandare a puttane il mondo finto che ti sei costruito, raderlo a suolo, bruciarlo. Possiamo guardare insieme le fiamme, se ti va, ma domani non dovrai più essere qui. Non sei nessuno, non sei te stesso. Per questo non siamo stati capaci di rimanere uniti.
Perché non puoi essere metà di una coppia o di un’amicizia se tu stesso non esisti. Sei stato un’ombra così a lungo…
- E se non riuscissi a…
- Ci riuscirai.
- Ma se…
- Cosa?
- Se non trovassi il coraggio?
- Vedi di inventartelo, perché se dopo tutti i litigi, i pianti, i dolori e gli insulti che t’ho rivolto tu continuassi ad essere miserabile e patetico, ti verrei a cercare dall’altra parte del mondo per prenderti a sediate sulle gengive.
- Sei sempre così dolce.
- Quando lo sono stata davvero, hai provato a mettermi i piedi in testa ed io ho dovuto prenderti a calci.
- Sì, me lo ricordo. Ancora mi porti rancore?
- Se ti portassi rancore non ti starei parlando, in questo momento, e certamente non ti guarderei negli occhi. Il giorno in cui hai rivisto il mio sguardo nel tuo, è stato quello in cui ti ho perdonato l’incapacità di apprezzarmi. Ognuno ha i suoi difetti. Certo, i tuoi sono molto ingombranti, ma insomma…
- Simpatica.
- Come se non lo sapessi.
- Lo so, lo sapevo e mi piace come mi è sempre piaciuto. Il modo in cui esplode il tuo sorriso, la tempesta dei tuoi occhi, la certezza dei tuoi abbracci, il sarcasmo amaro delle tue parole. Tutto, ma non è bastato…
- Stai per caso insinuando che non sono abbastanza per te? Perché se è così…
- Non è così. Non è così. Dio, sei sul piede di guerra.
- Mi ci hai messo tu. Io ero ad un passo dal letto, pensa un po’…
/risata/
- Sono un coglione.
/risate/
- L’avevamo già chiarito. Avanti, spiega cosa intendevi.
- Io non sono abbastanza. Non sono abbastanza furbo, non sono abbastanza coraggioso, non sono abbastanza bravo a capire cosa sia meglio per me, ma solo cosa è più accessibile, più immediato, più giusto. Sono uno stronzo, non ho idea di cosa voglio, di cosa faccio, di dove vado…
- Stai andando via, per il momento.
- E non sono nemmeno certo che sia la mossa giusta.
- Non c’è niente di giusto o di sbagliato. O almeno non possiamo esserne certi. Se può aiutarti, per me hai imboccato una buona strada. Quantomeno perché è rischiosa, quantomeno perché tremerai di paura e ti sentirai solo e starai male e sarai costretto a fare i conti con te stesso.
- Scusa, questo doveva essermi di conforto?
- Questo lo devi tenere a mente e basta: a stare al mondo ci vuole poco, è saperlo vivere il problema. Se rimani qui, a fare la mezza calzetta che si finge arrogante e piena di sé quando dentro è completamente vuota, andrai sprecato. Tu, il tuo talento, la tua intelligenza, la tua bellezza. Tutto buttato, perché sarai sempre un manichino.
Se proprio ti devi sforzare di essere qualcuno, diventa te stesso.
- Non mi aspetterai, è così?
- Non prevedo il futuro.
- Ci rivedremo?
- Sei sordo, forse?
- Ti voglio bene.
- Ti voglio bene, sempre.

   
 
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