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Autore: Lulumyu    09/05/2007    5 recensioni
Può capitare nelle vite delle persone che un avvenimento passato segni per sempre il futuro.
Lei era convinta di essersi lasciata tutto alle spalle, incubi a parte.
Ma si sbagliava.
Il suo destino era già stato predisposto e, dopo quell'incontro, non poteva far nulla per tornare indietro.
Ma era davvero quello che voleva?
Genere: Generale, Romantico, Malinconico, Dark, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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NdA:Ciauz^^
Ebbene sì. Eccomi con un nuovo capitolo, tentando di lottare con scuola, compiti e Word che collabora poco.
A questo punto l’unica soddisfazione che mi rimane è “allietarvi” col vortice nella mia testa, che comprende anche questa fic. Certe volte, avrei proprio bisogno di un bel pensatoio, altro che scherzi.

Anyway, tranquilli; nonostante il titolo questo capitolo non è così tremendo. Almeno, non tutto questo capitolo. Viaggeremo nella caverna del misfatto, andremo (udite udite) alla cara vecchia Hogwarts, serpeggeremo nel mondo di solitudine e sconforto della nostra Ginny, ci uniremo ad una cena destinata a finire bruscamente e avremo un minimo minimo contatto con un personaggio che s’è dato da fare per trovarsi la ragazza.

Prima dei ringraziamenti però, ho una richiesta.

Per il prossimo capitolo mi piacerebbe provare ad affrontare personaggi che siano consigliati da voi. Mi pare un’idea carina, visto che in questo modo, oltretutto, mi salvo io stessa (perché l’autrice non ha idea di che personaggi mettere nel prossimo capitolo NdEvil. Questo non dovevi dirlo, cattivo! T___T NdA. Sono solo coerente con il mio personaggio U_U NdEvil).
Se vi va l’idea, fatemi sapere tramite le recensioni, come al solito^^. Cercherò di accontentarvi il più possibile (anche perché non hai alternative è__é NdEvil T__T NdA).

Ringraziamenti:

X Kaylight: Benvenuta^^.
Direttamente nei preferiti^^ che bello^^ sono proprio felice^^ spero di non deluderti!
Mi auguro che questo capitolo ti piaccia. Ho aggiornato prima che ho potuto^^.
Un bacione^^

X fiubi: Ma ciauz^^.
Ringrazio i cieli che quella scena ti sia piaciuta. Ci ho lavorato su parecchio, perché pensando ai miei personaggi non ero proprio sicura di riuscire, in tale situazione, a farli reagire nel modo corretto a seconda del loro carattere. Ginny ed Evil sono così complicati @_@. E il punto è che sono IO a renderli così. Certe volte mi vorrei prendere a scarpate da sola! Per il resto, beh, sono scontenta di me stessa per il fatto di non essere riuscita a sorprenderti con il comportamento di Hermione e Leo. Uffa. Mi devo impegnare di più^^!
Buona lettura, spero che il capitolo ti soddisfi^^.
Un bacione^^.

X sweet nettle: Ben tornata^^!
Bella la vacanza? Hihi guarda che bel regalo di ritorno che ti ho fatto! Due, dico DUE capitoli. C’è di che esserne fieri! Ma a parte gli scherzi sono felicissima che la storia stia continuando a piacerti. E grazie, mille volte grazie per i complimenti. Sono proprio contenta che il 19 ti sia piaciuto a tal punto^^, perché in fondo, a modo suo, era un capitolo piuttosto importante. Però anche qui, nota dolente quella di Hermione! Sto perdendo colpi. Non va bene. No. Per niente. Fwah. Ma vedrai. Riuscirò a stenderti prima della fine di questa fic. Mwahfwah.
Ok, ricomponiamoci che è meglio U_U. anche perché mi aspetta un’altra nota dolente.
Suvvia.
Mi conosci.
Non sono geneticamente in grado di non lasciare cose in sospeso.
Non mi guardare così. Mi fai paura. Ok. Fuggo.
Un bacione^^.

X jess: Ciauz^^.
Sono davvero felice che la mia fic ti piaccia. Ecco un nuovo capitolo, spero di non deluderti!
Fammi sapere cosa ne pensi^^.
Un bacione^^.

X dady: Ciauz^^
Sono felicissima che la storia ti piaccia, sul serio, ma stai attenta a non battere la testa contro il pc^^. Mamma mia, quanto sono stupida XP. Eheh, purtroppo non posso rispondere alle tue domande ora. Dovrai continuare a seguire la storia per scoprirlo^^. Comunque, questo te lo posso dire. A mio parere Voldy Jr. è decisamente un gran bel fanciullo^^.
Buona lettura, aspetto di sentire il tuo parere su questo capitolo.
Un bacione^^.

X seven: Ciauz^^!
Questa volta non vi ho fatto attendere molto, per fortuna^^. Sono contenta che i personaggi e la loro storia, anche singola, ti convincano. Mi sto dedicando molto ad analizzarli e a vedere come reagirebbero a determinate situazioni^^.
In realtà sono anche contenta che la mia scelta di lasciare da parte le situazioni esplicite sia stata gradita. in fondo, beh, si sa^^ quello che è successo nella caverna galeotta, senza che ci sia bisogno che lo dica per filo e per segno^^. E poi, come dici tu, certe situazioni sono più intriganti se lasciate in sospeso o alla fantasia dei lettori^^. E così anche gli autori si salvano in corner, hihi^^.
Grazie per i complimenti. Spero che questo capitolo non ti deluda.
Un bacione^^.

X Kaho_chan: Ma ciauz Kahucci^^.
Ti capisco benissimo, tranquilla. Se non lo sapevi, io sono una grandissima appassionata di manga ed anime. E anche di Naruto^^, visto che compro i manga e guardo tutte le puntate. Quindi, non ti preoccupare^^.
Già, già. Il 19 è stato romanticismo allo stato puro. Me ne sono resa conto solo un paio di giorni dopo averlo scritto, figurati XD. Ma va bene così. Sennò sai che pattume una storia senza love^^.
E, sinceramente, sono così contenta della reazione positiva dei lettori ai personaggi di Pansy e Blaise, che mi sto seriamente chiedendo perché non ho incentrato fin da subito la storia su di loro XD XD XD. No, no, scherzo^^. Il personaggio principale è Ginny. Gli altri sono costruiti attorno a lei come la banca Mediolanum^^, anche se più la storia avanza, più si ritagliano spazi.
Anche tu nel periodo Dark^^? Io vado in giro in nero piena di catene al momento XP. Comunque, a parte gli scherzi, quello di Leo e Hermione è stato proprio un flop. Mi hanno seriamente delusa. Si. Esatto. Ma mwahfwah. Non avete idea. La prossima volta mi impegnerò. E non riuscirai a star seduta sulla sedia dallo sgomento. Mwahfwah. Parola di ‘myu.
Eh sì, non c’è nessun R.A.B. qui che tenga! Harry deve muoversi con le proprie gambette^^.
Spero che il capitolo ti piaccia^^.
See ya^^!

Bene. Ora vi lascio leggere in pace.
Per questo capitolo ho ascoltato “What I’ve done” dei Linkin Park, felicemente tornati ad albumeggiare^^.
Ringrazio tutti voi che leggete, e vi prego di lasciarmi un commentino^^.
Un bacione, vostra ‘myu.

Destini Intrecciati
by Lulumyu

20.“Sopravvivenza”


Il mattino seguente furono delle urla atroci a svegliarla, spaventandola e facendole perdere completamente ogni senso di contatto con la realtà per una manciata di secondi.

Quando tornò in sé e riuscì a focalizzare l’artefice di quei lamenti, gli occhi di Hermione Granger si sgranarono per molteplici motivi.

La prima cosa che realizzò fu l’identità di colui che stava emettendo quei versi, ovvero Leonard. Poi si spaventò, vedendo che era in preda a violente convulsioni, pallido come un morto e sul punto di vomitare anche la propria anima. Poi inorridì, notando che era completamente nudo (e che lei stessa era nelle medesime condizioni). Infine fu sconvolta da una rabbia immotivata nei confronti dell’uomo, non tanto per il fatto avvenuto poche ore prima, che Hermione non aveva in realtà ancora ben registrato, ma per il fatto che non l’aveva ascoltata, come al solito, ed aveva compiuto movimenti bruschi che non avevano fatto altro che peggiorare la situazione dopo aver ingerito la pozione anestetizzante.

- sei un idiota! Cosa ti avevo detto, per Merlino?! – gli gridò, correndo a coprirsi malamente con i propri vestiti ed afferrando, rossa in volto, quelli di lui per metterglieli – non dovevi fare movimenti bruschi! E poi ti domandi perché la maggiorparte delle volte ti tratto come un minorato mentale! Perché lo sei! -.

Avrebbe voluto tirargli un calcio, ma non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

Leonard, inaspettatamente, trovò la forza di voltarsi violentemente nella sua direzione, lanciandole uno sguardo carico di risentimento.

Con un incantesimo, la strega gli infilò gli abiti guardandosi bene dal rivolgere lo sguardo dalla sua parte.
Nel furore del momento, nessuno dei due sembrò ricordare la passione che era esplosa tra loro quella stessa notte. Leonard a causa del dolore straziante, Hermione perché era troppo occupata ad insultarlo cercando di trovare una soluzione al problema prima che il compagno tirasse le cuoia.
Il nervosismo derivato dalla gravità della situazione le impediva di ragionare lucidamente.
Aveva solo voglia di prenderlo e smaterializzarsi al San Mungo, ma tutte le procedure di soccorso su tutti i libri che aveva letto in vita sua sconsigliavano di farlo. Peccato che non aveva trovato su quei libri delle alternative plausibili. O, se anche le aveva trovate, non riusciva a ricordarle.

- maledizione – borbottò, osservando con un misto di disperazione, odio e preoccupazione il compagno.

Non c’è tempo! Non c’è tempo! Continuava a ripetersi, agitandosi ogni secondo di più.

Alla fine, prese una decisione disperata.

- Leonard, ascoltami bene. Non posso aiutarti se stiamo qui. Devo portarti all’ospedale, ma per farlo dobbiamo smaterializzarci. Il problema… - fece una pausa, mordendosi le labbra, quando gli occhi agonizzanti di Leonard, che stava usando tutte le proprie forze per non urlare allo scopo di sentire quello che lei aveva da comunicargli, incontrarono i suoi - …il problema è che questo potrebbe ucciderti -.

Lo osservò lottare contro il dolore per darle una risposta. Il suo volto, il pallore mortale che lo permeava, fecero sciogliere ogni risentimento nel cuore di Hermione, la quale sentì di essere sul punto di mettersi a piangere.

- morirei… comunque… se… stessi… qui… - fu la risposta di lui, in un orribile rantolo.

Hermione gli impedì di parlare ulteriormente, poggiandogli una mano per serrargli la bocca e annuendo vigorosamente.

- cercherò di non muoverti troppo – gli disse, afferrandogli un braccio con forza, fino a conficcargli le unghie nella carne, ed estraendo dal mantello la bacchetta.

Esitò a guardarlo, disperata, prima di pronunciare l’incantesimo. Se non ce l’avesse fatta, quello sarebbe stato l’ultimo istante che avrebbe passato con Leonard.
L’enormità di quel pensiero la sconvolse profondamente. Non voleva essere l’artefice della morte di qualcun altro.
Non avrebbe potuto superare lo shock, se fosse accaduto nuovamente.

- non osare morire – gli sussurrò, piano, - non osare morire – ripeté poi, con più convinzione.

Nello sguardo straziante di Leonard, per un istante, le sembrò di scorgere una scintilla di divertita ribellione.
La bacchetta si mosse e, in uno schiocco, la caverna scomparve alla loro vista.

OoOoOoOoO

Durante quei tempi disperati, la preside provvisoria della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts avrebbe dovuto aspettarsi di tutto.
Dopo tutto avevano sempre temuto un nuovo attacco, più imponente, da parte dei Mangiamorte, fin dal giorno in cui avevano deciso, lei e gli altri professori, di tenere aperta la scuola.
Anche se l’affluenza degli allievi era misera, e diminuiva anno dopo anno, e ciò li aveva portati ad usare gli alloggi di una sola delle quattro case, anche per una maggiore protezione di studenti e personale, nessuno degli insegnanti rimasti si era pentito di quella decisione.

Loro ci sarebbero stati. Se necessario, avrebbero insegnato anche nel caso fosse rimasto un solo allievo. Sarebbero rimasti a proteggere il castello anche se quell’ultimo allievo li avesse lasciati.
Perché Hogwarts era e sarebbe rimasta sempre la loro maggiore ed unica speranza.

Quel mattino era curiosamente luminoso; il cielo era limpido e terso, nonostante fossero in pieno inverno.
Minerva McGranitt apparve alla vista del suo visitatore esattamente come egli se la ricordava. Le uniche differenze che si potevano riscontrare erano i capelli un po’ più grigi e l’espressione un po’ più grave.
Ma era lei senza ombra di dubbio, nonostante l’usuale piglio severo fosse stato momentaneamente rimpiazzato da un’espressione di stupore e sorpresa, dal momento in cui aveva messo piede in quella stanza, dopo quasi quattro anni di assenza.

Harry, seduto di fronte alla scrivania che un tempo era stata del suo mentore più caro, sentì un nodo alla gola, osservando quella stanza che era stata a lui tanto famigliare, e che non era minimamente cambiata. Perfino il trespolo di Fanny era ancora al suo posto, come se la fenice da un momento all’altro dovesse planare gentilmente su di esso, dopo essere tornata da un lungo volo.

- non posso negare che questa visita giunga del tutto inaspettata, Harry – gli stava dicendo proprio in quel momento la sua ex professoressa di trasfigurazione – sono stata molto sorpresa nel ricevere il tuo messaggio, così urgentemente -.

Harry sorrise mesto, un po’ imbarazzato, e una sua mano corse a scompigliarsi i capelli.

- mi scuso per non averla avvertita prima e di essermi praticamente precipitato qui con così poco preavviso. Purtroppo le circostanze me lo hanno impedito; dopotutto – e qui si fece serio – a parte lei, nessuno sa che mi trovo qui -.

La McGranitt annuì lentamente.

- come hai richiesto, non ho fatto parola a nessuno della tua venuta. Ma mi domando, dopo così tanto tempo, cosa ti porta di così urgente alla tua vecchia scuola – domandò, osservandolo con quegli occhi acuti che Harry, come studente, aveva sempre temuto.

- mi spiace… di non essermi fatto sentire – ma poi si fermò, chiedendosi perché avrebbe dovuto mai tenere una corrispondenza con i suoi vecchi professori e perché non stava facendo altro che scusarsi come uno scolaro disubbidiente.

La McGranitt aveva sicuramente notato il suo imbarazzo, ed il suo sguardo si raddolcì un poco. Osservò il suo ex allievo, ricordò quello che era e ammirò quello che era diventato, e, se da una parte fu invasa dall’orgoglio di essere stata una sua insegnante, dall’altra fu portata a pensare al vecchio Albus, ed a quanto sarebbe stato fiero di lui se l’avesse potuto vedere ora, e ciò la riempì di tristezza.

- non ho mai preteso che tu mantenessi i contatti con me o con altri tuoi insegnanti – gli disse, per tranquillizzarlo, - non prendere le mie parole come un’accusa nei tuoi confronti -.

Harry le mostrò un sorriso di gratitudine e, per qualche istante, tra i due regnò un silenzio leggermente imbarazzato, intervallato dai vari ticchettii degli oggetti magici presenti nella stanza e dai commenti dei vecchi presidi che, per l’occasione, erano sveglissimi e li osservavano con la massima attenzione.

- in verità – esclamò all’improvviso Harry, deciso a farla finita il più presto possibile, - sono qui per chiederle di prestarmi temporaneamente un oggetto che credo potrebbe essermi utile se dovessi incontrare… - quel nome aleggiò nella stanza anche se non fu pronunciato.

La strega osservò sorpresa il ragazzo.

- e si trova qui? Qui ad Hogwarts? – esclamò, incredula.

- sì – disse lui, ma poi, rendendosi conto che le sue parole potevano dare false speranze, decise di spiegarsi meglio.

- in realtà non so quanto realmente possa essermi utile – ammise – ma almeno moralmente… sarebbe molto utile. In fondo mi ha già aiutato una volta e… sento molte somiglianze con quell’episodio -.

- di cosa stai parlando? Qual è l’oggetto che desideri? – domandò la preside, schietta e severa come se la ricordava, dissuadendolo dal fare inutili giri di parole.

- la spada di Godric Grifondoro. La spada che mi aiutò a sconfiggere il Basilisco ed il diario di Riddle nove anni fa -.

Il silenzio che si creò, quella volta, fu teso. E pieno di aspettative.

Harry aveva pensato a quella spada già da molto tempo, ma ciò che lo aveva spinto a volerla di nuovo tra le sue mani era stato l’incontro con il vecchio negoziante a Notturn Alley e, soprattutto, l’aver ottenuto l’oggetto che tanto aveva cercato.

L’unica cosa che temeva, in quel momento, era un rifiuto da parte della McGranitt di lasciargliela avere. Perché non era sicuro che, vista l’insana pulsione che lo stava spingendo in quel momento a volerla, sarebbe riuscito ad impedirsi di rubarla da quella teca dove scintillava come in attesa, in caso di un diniego.

I lineamenti del volto della preside improvvisamente si rilassarono, ed ella si appoggiò stancamente allo schienale della propria sedia. Harry ebbe allora modo di notare veramente quanto fosse invecchiata e stanca, e quanto le mille preoccupazioni che la opprimevano le pesassero sulle spalle ricurve.
Però, quando lo guardò di nuovo negli occhi, l’espressione era tranquilla e decisa.

- non ho alcun motivo per impedirti di avere quella spada. In fondo è tua. Sei tu che la ottenesti dal Cappello Parlante. E poi, sono sicura che anche lui avrebbe voluto così – ed i suoi occhi si posarono sul soggetto del quadro che su cui entrambi non avevano osato posare lo sguardo dal momento in cui il loro colloquio era cominciato.

Harry la imitò. Nello sguardo dei limpidi occhi blu che incontrò trovò una scintilla di felicità, e molta dolcezza. Per un istante desiderò con tutto il cuore che quegli occhi fossero reali, e non solo la copia perfetta di un dipinto magico.

Stancamente, la McGranitt si sollevò in piedi, e fece cenno ad Harry di seguirla.
Si fermarono di fronte alla teca, e la preside la aprì, prendendo la spada e consegnandola nelle mani del ragazzo.
Poi si diresse verso un altro armadio, più nascosto, e ne estrasse un fodero finemente lavorato, dall’aspetto antico.

- il Cappello lo sputò fuori poco tempo dopo la fine del tuo secondo anno. È sicuramente il fodero di quella spada, come puoi vedere. Anche questo ti appartiene -.

Harry osservò il prezioso ricamo dello stemma del Grifondoro che ne ricopriva buona parte e annuì.

- grazie – disse, commosso, - ora però devo andare. Non posso fermarmi oltre -.

La preside gli appoggiò una mano sulla spalla, e annuì piano.

- qualsiasi cosa accada e se dovessi avere bisogno di un rifugio – disse, seria – ricorda che Hogwarts sarà sempre pronta ad aiutarti. Non dimenticarlo mai -.

Poco dopo, in viaggio sulla sua fedele Firebolt, Harry si domandò seriamente se mai un giorno il destino lo avrebbe riportato in quel luogo che aveva tanto amato e che per tanto tempo aveva considerato la sua casa.

OoOoOoOoO

Nonostante l’umidità che fin dalla prima mattinata aveva invaso la sua stanza circolare, l’idea di chiudere la finestra, suo unico sbocco sul mondo esterno, non aveva neanche sfiorato la mente di Ginny.
Anche perché si era svegliata da poco, dopo aver passato una notte insonne ed essersi concessa un po’ di riposo solo al sorgere delle prime luci dell’alba.

Solo ora poteva, sveglia e un po’ più fresca, ripensare lucidamente a ciò che era accaduto il giorno precedente ed analizzarlo razionalmente.
Anche se in realtà il concetto di “razionalità” entrava ben poco nel motivo che aveva spinto lei ed il Principe, sempre quello cattivo, a baciarsi. Certamente ora era consapevole che il suo obbiettivo, fin dall’inizio, era stato davvero ottenere lei. Lei come persona, con i suoi pregi e difetti e abitudini, o lei come corpo, come oggetto? Questo non lo riusciva ancora ad intuire.

La pulsione che li spingeva l’uno verso l’altra era quasi innaturale, questo poteva percepirlo anche lei. Qualcosa di artificioso. Probabilmente qualcosa di magico, e anche qui, non sapeva se nel senso positivo o negativo del termine.
Era consapevole che, stando tranquilla e buona come lui la voleva, avrebbe avuto salva la vita in quel momento ed anche dopo, indipendentemente dalla direzione che avrebbe imboccato il vento del destino. Non aveva dubbi sulla propria incolumità. Perché egli non l’aveva mai picchiata o torturata, anzi. In fondo nessuno avrebbe avuto nulla da obbiettare, in quel luogo, se lui avesse deciso di giocare un po’ con la sua prigioniera, a patto, ovviamente, che essa fosse mantenuta in vita per i piani del Signore Oscuro.

Fino a capire quello, ci poteva arrivare anche lei.

Poi non poteva affatto lamentarsi del trattamento che stava ricevendo. Essere viziata era per lei un’esperienza del tutto nuova. Non sapeva bene come comportarsi, a riguardo.

E le piaceva.

Anche in quel frangente sapeva che lasciandosi blandire dai suoi doni, era un po’ come venire corrotta. Ma si giustificava. Dopo aver appurato che il suicidio non l’avrebbe portata da nessuna parte e che avrebbe dovuto continuare a vivere in quel luogo, forse per il resto dei suoi giorni, come si poteva biasimarla di cercare di sopravvivere, anche se l’unico modo per farlo era vendersi al miglior offerente?

Tempo prima, circondata dal calore della sua famiglia, quell’idea l’avrebbe fatta rabbrividire. Ma non si era mai trovata in simile situazione, né tantomeno un altro membro della sua famiglia.
Lei tentava solo di sopravvivere con i mezzi che le erano concessi. Il rimorso… avrebbe avuto tempo per il rimorso quando l’avrebbero salvata. Ma per poter avere tempo da spendere nel rimorso, doveva prolungare il più possibile la propria vita. Con ogni mezzo.

Attaccarsi ad ogni appiglio, correre, nascondersi, vendersi… continuare ad andare avanti… sopravvivere.

Come la si poteva biasimare per questo?

Ginny non faceva altro che cercare giustificazioni, scusanti plausibili, per un atteggiamento che lei stessa rifiutava con tutta la propria coscienza, e che stava avendo.

Se mai l’avessero salvata, pensava mentre qualche lacrima solitaria e silenziosa solcava le sue guance, non avrebbe potuto più guardare in faccia nessuno dei suoi parenti. Soprattutto se lei ed il Principe avessero…

Le sue guance si tinsero di un colore acceso, e scosse con vigore la testa, scacciando da essa ogni pensiero di quel genere. l’idea di… quello… non poteva ancora accettarla; anche se, visto l’andamento delle cose, avrebbe fatto meglio a digerirla presto, se voleva davvero andare fino in fondo con il suo piano di sopravvivenza. Ed allora il piano stesso vacillava, sotto un pensiero di tali proporzioni.

Comunque, aveva ancora qualche speranza, no? Il Principe non aveva esplicitato il vero motivo per il quale lei era lì. Sì, certo, per essere sua (e qui le guance assunsero una tinta violacea), ma lo scopo, lo scopo finale della sua presenza lì, no, quello proprio non glielo aveva detto.

Non l’aveva certo rapita per farne il suo occasionale sfogo sessuale, sperava. Quello non lo avrebbe accettato. Mai e poi mai. Nonostante tutto, aveva ancora una propria dignità, che le impediva di diventare la prostituta di chicchessia.

Ginny sbuffò, accantonando i suoi pensieri e dirigendosi verso il piccolo ma confortevole bagno che comunicava con una porticina con la sua camera. All’inizio, quando aveva scoperto quella porta, così stranamente mimetizzata nel muro, aveva creduto di aver trovato l’uscita.

Fu un’amara vista, quella del bagno.

Si spogliò velocemente e si immerse nella piccola vasca da bagno, che, come ogni giorno, gli elfi le avevano fatto trovare pronta. Doveva essere imbastita di un particolare incantesimo, perché, nonostante ormai dovesse essere pomeriggio e l’acqua era rimasta stagnante fin dal mattino, essa era ancora calda e limpida.
Si insaponò velocemente e si sciacquò i capelli vermigli che, notò con indifferenza, erano diventati parecchio lunghi.

Fuoriuscita dalla vasca fu investita da un incantesimo asciugante, uscito da dove, non lo aveva ancora capito nonostante le sue numerose ispezioni del bagno, e, circondandosi con un asciugamano morbido, si diresse nella sua camera.
Quel giorno non era decisamente in vena di giocare alla principessa, quindi, dopo aver marciato verso l’armadio aprendolo, scostò con decisione gli abiti eleganti o i completi alla moda, tentando di trovare qualcosa di più normale, di più Weasley.

E finalmente trovò, infilati in un angolo ben remoto, gli abiti che aveva indossato sotto la divisa da auror il giorno in cui era stata catturata: un paio di jeans logori ed una maglietta a maniche lunghe piuttosto larga, che spesso le scivolava leggermente giù dalla spalla sinistra.

Non aveva bisogno di scarpe, in quel luogo. Nonostante il pavimento fosse di pietra e sembrasse molto freddo, era magicamente riscaldato. La sua piccola reggia in miniatura era perfetta sotto molti punti di vista, anche se in quel momento tutto ciò le diede trasmise un senso di disagio.
Si sedette a gambe incrociate sul letto dalle coperte candide, sporgendosi verso il punto in cui aveva lasciato ricadere dolcemente l’oggetto sferico che il Principe le aveva consegnato il giorno prima, e sul quale erano state riversate gocce del loro sangue.

Molto più curiosa che spaventata, Ginny cominciò a rigirarselo tra le mani, esaminandolo con attenzione. Era bianco, immacolato, e senza particolari segni che potessero farne intuire il significato. Grande quanto il palmo della sua mano, come una piccola palla di marmo.
Certo, poteva continuare ad osservarlo all’infinito, senza venirne a capo. Ma in fondo, che altro aveva da fare, nella situazione di prigionia in cui si trovava? Il tempo passava così lento…
Sbuffando, lasciò ricadere la sfera sulle coperte. Bianco su bianco.

Lei, intanto, si buttò all’indietro, stendendosi ed osservando annoiata il tetto del baldacchino che la sovrastava. Nagini. Ecco chi avrebbe voluto con sé in quel momento. Con chi avrebbe volentieri scambiato due parole.
L’aveva detto anche il Principe, no?

A breve dovrebbe schiudersi. Se non dovessi essere presente, lo lascio alle tue cure. Non spaventarti, perché non ti farà alcun male. In caso, chiedi a Nagini.

Già. A Nagini. Che alternativa aveva?

Dopo qualche secondo di contemplazione dei ricami delle tende, magicamente colorate di bianco per accostamento con le coperte, Ginny schizzò a sedere ad occhi sgranati.

Cosa vuol dire, “schiudersi”? pensò, orripilata, correndo con lo sguardo all’oggetto abbandonato sul copriletto.

Come se fosse appena stato chiamato telepaticamente, l’abitante della sfera cominciò a muoversi, tentando di liberarvisi.
Ginny si diede dell’idiota. Ma certo. Perché non ci aveva pensato prima.

Un uovo. Un uovo di chissà cosa.

Gattonandovi accanto per osservare meglio, Ginny finì per sovrastarlo con la propria figura. Ancora una volta, più curiosa che spaventata.
Quando le crepe formatesi sull’uovo lo ruppero, gli occhi della giovane si soffermarono sulla figura del rettile che, piccolo ma già grintoso, si dimenava dopo aver incontrato per la prima volta la luce del mondo.

Ginny non poté da subito distinguere di cosa si trattasse. Ma quando ciò accadde non seppe se fu più la sorpresa o la paura che la raggiunsero, quando comprese esattamente con che cosa si era trovata ad avere a che fare.

OoOoOoOoO

Lo schiocco dell’improvvisa materializzazione spaventò i due commensali del lungo ed elegante tavolo, che estrassero le bacchette e le puntarono minacciosamente contro il nuovo venuto.

- dovreste vergognarvi – sibilò quest’ultimo con voce suadente – del modo indecoroso con il quale state accogliendo alla vostra tavola un vecchio amico giunto per cena -.

- maledizione, Draco! – esclamò rabbiosa Pansy, afferrando un bicchiere e lanciandoglielo contro – vuoi farci morire di paura? Vuoi morire tu?! -.

Draco Malfoy evitò il bicchiere piegandosi all’ultimo momento di lato, ridendo mellifluo, ma allo stesso tempo tenendo d’occhio la reazione dell’altro commensale, che lo preoccupava molto di più.
Blaise si lasciò ricadere sulla sedia, appoggiandosi allo schienale con il cuore che batteva come un tamburo impazzito. In pochi attimi si era visto sfilare davanti agli occhi tutta una vita.

- non farlo mai più – sussurrò a Draco, un sussurro estremamente velenoso, che riuscì a innervosire pure sua moglie, che subito gli corse accanto.

- tutto bene? – chiese dolcemente.

Blaise le fece un cenno con la mano, riponendo la propria bacchetta, squadrando il nuovo venuto con rabbia.

- almeno non farle a cena, le tue sortite improvvise. Non dopo un’assenza prolungata a causa degli auror che ti hanno visto in casa mia – gli disse.

Lo sguardo di Draco si incupì in un modo che a Blaise non piaceva per nulla.
Il biondo si sedette con mala grazia sulla prima sedia che gli capitò a tiro.

- beh, se se ne sono andati dubito che torneranno molto presto – osservò serafico.

- ma visto che tutta la casa è in allerta sarebbe positivo evitare queste entrate sceniche, se non vuoi passare nel mondo dei più – lo aggredì Pansy, imbufalita, posizionandosi vicino a lui con le mani sui fianchi in posa combattiva.

- e a che diamine vi serve tenere la casa sotto controllo?! – commentò Draco, guardandola storta, - ormai gli auror se ne sono andati, come gentilmente mi avete fatto notare poc’anzi, e se voi siete ancora qui e non ad Azkaban, deduco che non vi abbiano potuti incolpare di nulla o, quantomeno, vi abbiano trovato innocenti come dei bambini – e qui il suo sguardo si mosse curioso dall’una all’altro ripetutamente.

Pansy contrasse leggermente la mascella, mentre Blaise ignorò del tutto il commento.
Fu proprio questa indifferenza a far nascere in lui dei sospetti. Poteva anche sbagliarsi, ma non era da Blaise ignorare le domande provocatorie. Generalmente aveva sempre una risposta pronta.

- a meno che… - e qui il suo sguardo si fece tagliente – non vi siate venduti per la libertà -.

- come osi…! – cominciò Pansy, cieca dalla rabbia, ma fu bloccata dal marito che, con una frase tanto calma quanto perentoria le chiese di cominciare ad avviarsi verso le proprie stanze.

- ti seguirò a breve – le assicurò, guardandola con decisione.

La giovane donna si sentì mancare. Blaise, pazzo, sciocco, Blaise. Non poteva avere l’intenzione di dire a Draco ciò che era successo, vero? Vero, Blaise?!
I suoi occhi tentarono di trasmettergli il messaggio, supplicandolo silenziosamente di farla restare. Ma lo sguardo del marito era un muro.

Ti chiedo solo di fidarti di me.

Pregando che quelle parole non fossero state vane, sconfitta, Pansy lasciò la stanza, sotto lo sguardo attento e stupito di Draco.

Appena fu uscita, Blaise si curò di chiudere accuratamente la porta e di tracciare un incantesimo di insonorizzazione alla stanza. Non per altro era colui tra i maghi che meglio sapeva utilizzarlo, visto tutte le volte che, fin da piccolo, era stato abituato a farlo.

- dovrei intuire qualcosa da questo tuo modo di fare? – domandò Draco a Blaise, mettendosi impercettibilmente sulla difensiva e acutizzando i propri sensi allenati per timore di un pericolo.

Il padrone di casa non tornò a sedersi. Si appoggiò al bordo del tavolo, con braccia incrociate sul petto, e fissò direttamente l’ospite negli occhi.

- se hai qualcosa da chiedere fallo ora, e non ho voglia di seguire i tuoi giochetti, ti avverto -.

L’ostilità nel tono di Blaise lo sorprese non poco. Ebbe subito la conferma che qualcosa non andava.
Accavallò le gambe, accomodandosi sulla sedia e guardandolo in modo penetrante, gelido.

- ti prego, Blaise, illuminami sul motivo per il quale gli auror erano qui, prima di tutto. Bisogna partire dal principio, no? In fondo mi sono perso tutto il divertimento standomene lontano aspettando il momento opportuno per tornare a infastidirvi – gli disse.

Lo sguardo di Blaise rimase fermo e implacabile, quando rispose.

- cercavano te, Malfoy -.

Questa, non se la aspettava. Il suo cervello si mise velocemente in moto, e le riflessioni che nacquero da quella rivelazione lo fecero balzare in piedi, avanzare a passo veloce e marziale verso l’ex compagno di Casa e prenderlo per colletto della camicia.

- mi hai venduto agli auror, Zabini? – gli soffiò, a pochi centimetri dal suo volto, con sguardo d’acciaio, - allora, Zabini? Aspetto una risposta -.

Per un attimo la furia omicida che Draco stava sprigionando sorprese e confuse Blaise. Sembrava proprio un’altra persona, quando era furioso.

- no. Non ne ho avuto bisogno. Né possibilità, se per questo. Perché credi che non ti abbia chiesto nulla dei tuoi spostamenti o dei tuoi compiti, da quando hai preso il marchio? Proprio in vista di queste evenienze -.

- ma certo. Il previdente Blaise – ritorse sarcastico il biondo, strattonando Blaise e poi lasciando andare la presa sul suo colletto.

Fece un passo indietro, ma estrasse la bacchetta e gliela puntò contro.

- perché volevano me? – chiese, sempre furioso.

- il cognome che porti è sufficiente, Draco. Per non parlare dell’episodio della morte di Silente – rispose Blaise.

Draco sputò da un lato.

- balle. Non sono mai stato imputato per quello. È Piton che alla fine si è preso tutto il merito – e sbiascicò quella parola quasi con disgusto, cosa che sorprese molto Blaise.

- ma non dicevi che ti piaceva l’idea di doverlo…? – cominciò, ma fu bruscamente interrotto.

- sono io qui che faccio le domande, Zabini – disse, alzando nuovamente la bacchetta, - cosa hai detto agli auror? -.

Blaise sembrò incerto, dopo quella domanda.

- se te lo dicessi e se venissi scoperto e non perdonato, ti trascinerei con me all’inferno. Non chiedermi ciò che sai non posso rivelarti, se vuoi salva la vita – gli disse perentorio poco dopo.

- inferno, inferno… - mormorò Draco, poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere. Una risata priva di felicità. – parlate tutti così liberamente dell’inferno. Senza neanche immaginare cosa sia. Risparmiamela Blaise – però, altrettanto inaspettatamente, abbassò la bacchetta.

Blaise lo osservò sorpreso.

- se non mi hai venduto non ho motivo per attaccarti. Poi che gusto ci sarebbe nel perdere l’unico compagno con un po’ di sale in zucca che ho attorno – il tono che usò, però, fu tutt’altro che amichevole.

- sentiamo, cosa ti spinge a rischiare di esporti alla morte, Blaise. Perché, lasciatelo dire, se il Signore oscuro lo venisse a sapere dubito sarebbe così magnanimo come lo sono stato io – gli chiese, osservandolo duramente.

- al contrario di molti, - gli rispose pacato Blaise, ma con una punta di ribellione nella voce, - io ho qualcosa che sono pronto a proteggere a costo della vita – ed il suo sguardo si mosse verso la porta, assente.

Il silenzio che si creò durò diversi minuti. Entrambi si stavano studiando a vicenda. Entrambi sapevano che uno dei due avrebbe ceduto per primo, era una sfida silenziosa. Ma Blaise sapeva già che, almeno per quella volta, era il suo turno di perdere.

- Ginevra Molly Weasley – disse, poco dopo, sotto lo sguardo attento di Draco.

- e cosa dovrei centrare io, con lei? – domandò, guardingo, tentando di capire dove Blaise stesse puntando.

Che sapessero del loro incontro? Che quella volta nel bosco qualche Auror li avesse visti?

- tu niente. Tu c’entri con Potter – disse pazientemente Blaise, tornando ad incrociare le braccia sul petto, ma non distogliendo lo sguardo dalla porta, - visto che nessuno ti vede più, nessuno sa dove sei, ne cosa stai facendo, si chiedevano se per caso non stessi architettando qualcosa contro il tuo nemico numero uno -.

- idioti – mormorò Draco; non seppe bene se si era rivolto agli Auror che avevano azzeccato la missione affidatagli da suo padre, o ai Mangiamorte per averlo cacciato in quella situazione sgradevole a causa dell’ordine sopra citato.

- la parte che comunque al lupo interessava di più era il rapimento della Weasley. Voleva sapere tutto ciò che potevo dirgli su dove fosse e in che condizioni. Purtroppo ha beccato la persona sbagliata - Blaise sospirò profondamente – non che non ci abbia provato, a scoprire dove diavolo sia finita. Non c’è conversazione sull’argomento che non abbia ascoltato con attenzione. Ma si è come volatilizzata. Sparita dalla faccia della terra -.

- probabilmente ci ha preceduti all’inferno – mormorò Draco, tra sé e sé.

- la Weasley? – Blaise si concesse di ridere – quella ha un posto prenotato in paradiso fin dalla nascita in quella famiglia di eroi -.

- ci sono tanti tipi di inferno, Blaise – gli disse mellifluo il biondo, - che ne sai, che il paradiso non sia peggio dell’inferno stesso? Da parte mia, spero che non la ritrovino più -.

Blaise osservò l’espressione oscura di Draco. Nonostante tutto quel tempo, il suo odio per quella famiglia non doveva essere calato di un millimetro.

- ti consiglio di stare molto attento ad aprir bocca, d’ora in poi – disse Draco a Blaise, poco dopo, sollevando la bacchetta sopra la propria testa – perché non vorrei trovarmi a ricevere come prossimo ordine di sterminare la famiglia Zabini -.

- cerco solo di sopravvivere come posso, Draco. Se non per me, almeno per lei – gli rispose Blaise, guardandolo con tranquillità smaterializzarsi.

Quando Draco si trovò nelle proprie stanze, prima ancora di cominciare ad infilarsi mantello nero e maschera come di consueto, si diresse verso una parete ombrosa e, dopo aver pronunciato l’apposita parola d’ordine, entrò nell’unica stanzetta che conosceva soltanto lui, dove custodiva gelosamente il proprio pensatoio.

Sei un’idiota, Blaise. Pensò osservando i propri pensieri vorticare nella bacinella di medie dimensioni.

Chissà quante cose aveva raccontato a Lupin, che non aveva menzionato a Draco per “proteggerlo”.
Con un movimento fluido si portò la bacchetta alla tempia e, dopo pochi secondi, trasferì ogni ricordo di quell’incontro al sicuro, fuori dalla propria mente. Sopravvivere, eh?

Ma non sei poi tanto diverso da me.

OoOoOoOoO

- domani sarà la vostra prima missione come gruppo auror indipendente della nostra sezione di addestramento, mi aspetto da tutti voi il massimo dell’impegno -.

Sentì Dianne, accanto a lui, stringergli forte la mano, ed entrambi si scambiarono degli sguardi complici.
La missione, il giorno dopo l’avrebbero affrontata insieme, lui, lei e i loro amici. Avrebbero sicuramente dimostrato di essere i migliori.

Finalmente, Ron poteva sperare di ricostruirsi una vita, una vita più felice e fruttuosa di quella che si era lasciato alle spalle.

  
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