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Autore: cath_onthehills    25/10/2012    3 recensioni
Un ultimo momento prima della partenza di Mirai Trunks. L'ultimo incontro con la madre e la presa di coscienza di un legame capace di battere qualsiasi distanza temporale.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[NdA: Sono pienamente consapevole che questa non è la mia FF migliore. In realtà, non avrei voluto nemmeno pubblicarla da quanto mi è venuta male, ma sono stata *coffcoff*costretta*coffcoff*. Comunque, l'ho scritta per un mio amico, il mio "Trunksie" in un GDR. Sperando che mi scusi per non essere stata granché all'altezza. Ah, un saluto anche a Panny, credo se lo meriti. u.u <3 ]

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Il piccolo fece uno strillo non appena si trovò a contatto con l'acqua tiepida nella quale la donna l'aveva immerso. Bulma sospirò: non c'era nulla da fare, quello del bagnetto non era assolutamente il suo momento preferito. 
Si fermò un attimo a riflettere: era strano ritrovarsi così nella normalità: solo fino a pochi giorni prima tutti erano sotto la gran minaccia di Cell. Fortunatamente, anche quella volta erano riusciti a salvarsi, e la vita aveva ripreso il suo solito corso.
Eppure, qualcosa era cambiato nella vita della donna, e non solo nella sua. Bulma non aveva idea di che cosa fosse successo durante quello strano torneo, ma dopo la sconfitta di quel mostro, Vegeta era tornato a casa.
Non solo, ma il suo stesso atteggiamento sembrava essersi addolcito, sia nei suoi confronti, sia in quelli del bambino. Bulma non avrebbe mai creduto di assistere ad un cambiamento tanto repentino.
Un nuovo strillo del piccolo la distrasse dai suoi pensieri. "Su, coraggio, Trunks, non fare tutte queste storie per un po' d'acqua!", disse con un tono dolce, cercando di tener calmo il bambino.
"Mia madre me l'ha sempre detto che da piccolo odiavo l'acqua.", scandì una voce alle sue spalle.
Bulma si voltò con un gran sorriso stampato in volto, riconoscendo il ragazzo cui essa apparteneva. Infatti, la figura che vide appoggiata alla porta confermò la sua ipotesi.
"Tesoro, sei già sveglio?", gli domandò: altri non era che lo stesso Trunks, arrivato dal futuro per aiutare Vegeta e gli altri ad affrontare i Cyborg. E ora, era giunto il momento che lui tornasse alla sua epoca.
Nonostante fosse rimasto lì con loro alla Capsule Corp. per un periodo di tempo piuttosto breve, Bulma non era riuscita a non affezionarsi a lui. In fondo, anche se in modo un po' strano, era suo figlio, e non poteva non amarlo come tale: riconosceva in lui il suo stesso genio, e lo sguardo di Vegeta.
"Sì, ma non preoccuparti, ho già dormito a sufficienza." Il ragazzo si avvicinò a lei, spostando un dito nella manina del piccolo Trunks che l'afferrò e l'avvicinò alla bocca, cominciando a mordicchiarla con quella boccuccia ancora priva di dentini. Sul volto del ragazzo si disegnò un piccolo sorriso. "Non tutti", disse, "posso raccontare di aver giocato con se stessi bambini."
Bulma sorrise, divertita da quell'affermazione, e osservando quella scena veramente particolare: erano la stessa persona, eppure..
Improvvisamente, un altro pensiero le attraversò la testa: non avrebbe più assistito a momenti del genere. In poche ore il ragazzo sarebbe ripartito per la sua epoca, e probabilmente non avrebbe più fatto ritorno.
Cercò di mantenere un'espressione neutra, ma Trunks colse subito l'ombra che era apparsa nello sguardo della madre, e l'indagò con gli occhi.
Bulma scosse la testa, come a dire che non era nulla, ma si accorse di avere gli occhi troppo lucidi per poter mentire. Spostò lo sguardo sul piccolo, finendo di lavarlo e avvolgendolo poi in un asciugamano pulito, coprendolo bene perché non avesse freddo.
"Mi mancherai.", disse soltanto, prendendolo in braccio e appoggiandolo sul fasciatoio, continuando a dar le spalle al ragazzo per non farsi vedere così triste. Così facendo, non riuscì a scorgere il suo volto, sul quale era apparso un sorriso dolcissimo.
Passarono pochi minuti, e nessuno dei due disse nulla: Bulma continuò a prendersi cura del piccolo, mentre il ragazzo la osservava. Intanto, i minuti che li separavano alla partenza di quest'ultimo diminuivano poco a poco. Così tanti pensieri passarono nelle menti di entrambi, ma nessuno dei due osò proferire parola e porre fine a quel silenzio che parlava più chiaramente di quanto avessero potuto fare loro stessi.
 Improvvisamente, Bulma si voltò e abbracciò il ragazzo, senza più preoccuparsi di tenere nascoste le lacrime. Avrebbe voluto dirgli tante cose, che gli voleva bene, che lo considerava veramente suo figlio, che ci sarebbe stata per lui ogni qualvolta avesse avuto bisogno di lei; voleva chiedergli che cosa avesse fatto per migliorare il carattere di Vegeta, perché, in fondo, lo sapeva che era lui l'artefice di quel cambiamento; voleva ringraziarlo per quello, per averla considerata sua madre, per essere diventato parte della sua vita.
Ma tutto ciò che le uscì fu un semplicissimo. "Ti voglio bene, sai?". Sentì il ragazzo stringerla a sé e lasciarle un bacetto sulla fronte. "Anche io, mamma."
Mamma. Forse la parola più bella che Bulma avesse mai sentito. Ed era fiera di essere la mamma di quel ragazzo così coraggioso, e di quel bambino che avrebbe cresciuto con tutto l'amore possibile.
Si sciolse lentamente dall'abbraccio, asciugandosi le lacrime e sorridendogli. "Su, è ora che tu ritorni a casa."
Il ragazzo annuì, rispondendo al sorriso, e seguì la donna con in braccio il piccolo.
Quella sera, prima di addormentarsi, entrambi ripensarono a quel momento. E di nuovo quel sorriso si ripropose sulle loro labbra mentre si addormentavano: sapevano che l'affetto che li legava andava oltre qualsiasi distanza..e qualsiasi epoca.
   
 
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