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Autore: pervertedsquirrel     25/10/2012    0 recensioni
Hermione è la perla più importante tra i mangiamorte di Voldemort, allevata per attuare il suo più grande piano. Ma quando il Signore Oscuro le assegna la sua più grande missione, essere amica col nemico giurato, Harry Potter, la ragazza non prevederà di innamorarsi perdutamente di lui. Tradotta dalla stupenda fanfic di perverted-squirrel. Traduttrice Giu1212hilary
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Epilogo


"Non riesci a dormire, vero?"


"No."


Hermione era sdraiata sulla schiena, a fissare il soffitto e a provare l'antico trucco della conta delle pecore. Non era d'aiuto. Non era mai stata così a disagio prima d'ora a letto, neppure con Damon, Jack, e Wyatt e avevano scalciato tutti. Per non parlare del fatto che era già andata in bagno sette volte nelle ultime tre ore. La gravidanza faceva schifo. Allungò il collo per notare che Harry la guardava con un piccolo ma dispiaciuto sorriso. Aveva sempre desiderato poter portare i bambini al posto suo così da permetterle uno o due giorni di pausa. Gli sbalzi d'umore, il bagno ogni mezz'ora, i dolori costanti alla schiena e alle caviglie. Non avrebbe desiderato quel tipo di tortura per nessuno e tanto meno per suo marito.


Ah, suo marito.


Sembrava solo ieri che lei ed Harry si erano sposati. Il matrimonio era stato, ovviamente, bellissimo. Si era svolto alla Tana per le richieste e le costanti spinte della signora Weasley. Ginny era stata la sua damigella d'onore. Sì, Ginny. Hermione e Ginny aveva da tempo fatto pace, dopo che lei ed Harry avevano reso pubblica la loro relazione. Era stato strano, in un primo momento, ma le due ragazze avevano parlato a lungo, di tutto. Hermione aveva saputo che Ginny era stata innamorata di Harry, ma non appena lei ed Harry si erano avvicinati e avevano iniziato a mostrare segni sottili di qualcosa di più di un'amicizia, aveva ottenuto la sua attenzione - sperando che non fosse vero, sperando che Harry fosse ancora innamorato di lei e non di Hermione. Ma durante il Natale alla Tana, quando aveva visto lei e Harry sotto il vischio, era venuta a patti con la situazione. La cosa non le piaceva, ma l'aveva accettato. Quando aveva completato il suo ultimo anno ad Hogwarts era stata reclutata per diventare una cacciatrice delle Holyhead Harpies e così aveva riposto le sue frustrazioni sugli altri piuttosto che sui suoi amici.


Ron era stato il testimone di Harry, ovviamente. E visto che Luna era un'altra delle damigelle d'onore di Hermione, era stato entusiasta di passare più tempo con lei. I due si erano miracolosamente avvicinati e avevano cominciato a uscire insieme quando Harry e Hermione erano partiti per il viaggio di nozze. C'era voluto un po' per abituarsi alla cosa, ma, in retrospettiva, erano state le due persone che avevano spinto Hermione a rendersi conto di essere innamorata di Harry. E se lei e lui aveva ottenuto il loro lieto fine, perché non dovevano averlo anche loro?


Circa un mese dopo che Hermione e Harry erano tornati dal viaggio di nozze e avevano saputo del giovane rapporto fra Ron e Luna, Hermione aveva scoperto di essere incinta. Harry era fuori di sé per la notizia e cominciò a pianificare lì e subito la cameretta. In un primo momento, non sapeva se voleva essere una madre o se fosse ancora degna di tale responsabilità. Era felice del fatto che lui fosse felice. Ma, non appena era andata a fare shopping per i vestiti di maternità con Luna e aveva comprato un libro sui bambini, le sue idee erano cambiate radicalmente per il meglio. Naturalmente, dopo essere andata in travaglio, sei mesi dopo, aveva nuovamente cambiato idea e si era pentita di aver avuto rapporti sessuali con il marito.


Riuscite a indovinare l'ultima parte? Sì. Quando aveva visto il viso di Damon per la prima volta, tutto ciò che si trovava nella sua mente si era svuotato. Lo amava così tanto. Adesso aveva sei anni e andava in una scuola elementare Babbana. Hermione ed Harry si erano trovati d'accordo nel pensare che i loro figli avrebbero dovuto conoscere entrambi i mondi da quando Harry era cresciuto tra loro e Hermione non aveva mai visto quel lato del suo mondo. Lo stesso valse per per l'altro bambino- o bambini. Avevano avuto in dono due gemelli due anni dopo Damon. Li avevano chiamati Jack e Wyatt. Entrambi i nomi venivano dai libri per bambini che Hermione aveva raccolto, mentre Damon veniva dalla leggenda greca di Damone e Pizia, una delle storie più belle che aveva imparato a conoscere durante la loro luna di miele in Grecia. Aveva pensato di averne abbastanza dopo tre, ma nove mesi prima era riuscita a farsi mettere incinta un'altra volta. Non che non fosse felice! Ma in notti come quelle si malediva di essersi dimenticata dell'incantesimo di contraccezione.


Sentì un piccolo calcio e si strofinò lo stomaco, cercando di calmare il bambino. Voleva che il sesso del bambino fosse una sorpresa e Harry aveva rispettato i suoi desideri. Anche con tre maschi, sperava ina una femminuccia da poter vestire.


"Mi dispiace." La voce di Harry l'ha riportò sulla terra, lontana dalle sue idealizzazioni.


Sorrise dolcemente verso di lui. "Non è colpa tua, Harry."


Ci fu un silenzio da parte sua, e seppe che lui pensava fosse una bugia.


Altro calcio più forte da parte del bambino e lei continuò a strofinare lo stomaco. Non avrebbe mai dormito a quel ritmo. Dannato bambino. Calcio. Trasalì e subito si strofinò più forte lo stomaco. Se non avesse conosciuto bene la situazione, avrebbe giurato che quel bambino fosse in sintonia coi suoi pensieri. Harry sembrò aver visto il suo tentennare o qualcosa del genere perché si chinò e la baciò dolcemente sulle labbra. Lei sorrise contro il bacio, in ringraziamento, e si tirò un po' indietro, lasciando che i loro nasi si urtassero.


"Ricorda solo che presto sarà tutto finito." Disse piano lui. "E poi ci saranno un altro paio di piedini in giro per questa casa."


"Non vedo l'ora." Disse con un sorriso. "Vedere la faccia di lui o lei per la prima volta è la cosa che non vedo l'ora di fare di più. Il travaglio è solo un valore aggiunto."


"Ti giuro che sei diventato più sarcastico da quando Jack e Wyatt sono nati."


"Solo uno dei loro tanti doni."


"Se non conti le adorabili sorprese che lasciano nei pannolini ogni pomeriggio."


Hermione ridacchiò ma il sorriso svanì quandò sentì ancora un altro calcio. Il suo viso si contorse per un momento e Harry si preoccupò subito. "Hermione, va tutto bene?"

"Sì ... io-ahh!" Un altro forte calcio interruppe la frase.

“Che cosa c'è? E' il bambino?" Chiese in fretta, mettendosi a sedere e mettendo una mano sulla pancia sporgente.

"I-io non lo so." Disse, preoccupata. "Ma l'ultima volta-" Sembrò avere un'idea improvvisa e, tirate via le coperte, abbassò lo sguardo. Si alzò con gli occhi spalancati.

"Hermione ... mi stai facendo paura."

“Beh, uno di noi deve essere calmo abbastanza da portarmi al San Mungo. Mi si sono rotte le acque!" Disse eccitata.

"Tu ... lui ..." Hermione annuì furiosamente e lui guaì. "Oh Merlino. Umm... tu prendi la valigia e io sveglierò i bambini. D'accordo? Va bene, allora ... andiamo a far nascere il bambino!" Saltò giù dal letto e corse nel corridoio vicino a svegliare i bambini. Hermione sentì un forte tonfo e riconobbe il rumore di ossa contro il pavimento in legno e cominciò ad alzarsi velocemente per vedere cos'era successo.


"STO BENE!" gridò Harry mentre raggiungeva la porta aperta. Stava drammaticamente spazzolando il petto nudo e i pantaloni del pigiama quando la vide e sorrise dolcemente. "Sto bene. Vai a prendere la valigia. Avremo un bambino!"


Lo disse come se non l'avessero mai fatto prima. Harry non aveva perso l'entusiasmo, anche dopo le prime due volte. Ironia della sorte, erano successe tutte in momenti diversi della giornata. Era entrata in travaglio di Damon la mattina dopo essere stata sopresa da Harry con una cena celebrativa d'anniversario e delle coccole aggiuntive. Jack e Wyatt avevano scelto di sorprenderla durante uno dei brunch dei Weasley a cui partecipavano ogni Domenica. La signora Weasley le aveva fatto notare che sembrava malaticcia e aveva riconosciuto il segno del travaglio immediatamente. La sua stanza al San Mungo, quel giorno, era a dir poco piena.


E adesso erano le undici di sera e tornavano in ospedale. Incantevole.


Hermione afferrò la valigia di medie dimensioni sotto il letto e ricontrollò che tutto fosse a posto. Sapeva di aver controllato ogni sera, ma ora che il momento era finalmente arrivato non poté fare a meno di controllare che tutto fosse ancora lì. Forse i nargilli avrebbero potuto prendere qualcosa. Rise tra sé e sé. Sapeva che un giorno Luna l'avrebbe contagiata.


Tirò la zip della valigia e cominciò a soppesarla, quando un paio di piccole mani gliela strapparono. Damon scosse la criniera di capelli corvini, guardandola acutamente con i suoi profondi occhi marroni. "Non dovresti portare questa valigia nella tua condizione."


Hermione trattenne un risolino e lo guardò con le braccia incrociate. "E' stato tuo padre a dirtelo?"


Lui gonfiò drammaticamente il petto, come faceva sempre quando gli faceva quella domanda. "Noi uomini dobbiamo essere forti!" Hermione alzò un sopracciglio e lui sgonfiò il petto con un grande respiro. "Ha detto che non devo lasciarti sollevare niente, nemmeno con un dito."


"Oh, davvero?" Lui annuì furiosamente e tirò su la valigia, soppesandola completamente. "Damon!"


Lui si strinse nelle spalle. "Scusa, Mamma ... ordini di papà"


Lei sospirò. "E suppongo che non si possa discutere con tuo padre."


"Già"


Hermione si voltò verso la porta e vide Harry che teneva un Jack dormiente tra le braccia. "Dov'è Wyatt?" chiese con cautela.

Harry fece un cenno verso il basso e lei vide il bambino aggrappato alla gamba sinistra del padre. Sorrise a quella tenera immagine ma si ritrasse quando sentì un altro calcio di dolore che distinse come una contrazione fin troppo familiare. Damon sgranò gli occhi, ma cercò ancora di mantenere una tranquilla compostezza. Stava attraversando la fase "Sono diventato grande, mamma!" e Hermione non voleva vederlo spaventato. Dopo tutto, era la prima volta che vedeva la sua mamma in quelle condizioni, da che poteva realmente ricordare. Tutto quello che riusciva a ricordare della nascita di Wyatt e Jack era suo padre correre all'ospedale e addormentarsi in una stanza di un bianco sgargiante.

Il viso di Harry s'indurì mentre si trasformava in padre, e disse severamente: "D'accordo, Damon vai dietro la mamma e tienila d'occhio in macchina, va bene? Ho bisogno che tu faccia tutto quello che ti dice."

Damon annuì e seguì sua madre mentre la famiglia procedeva verso la macchina. Con la prima gravidanza, erano stati avvertiti che il viaggio era pericoloso e il tragitto in volo era la via più sicura. Ma entrambi capirono che ogni volta che il volo li portava a finire per terra sul ventre o sulla schiena, l'acquisto di un auto Babbana sarebbe stata la loro migliore alternativa. Harry aveva ottenuto la sua licenza prima della nascita di Damon e ora usava la macchina per lavoro e durante i travagli di Hermione, cosa che si era rivelata spesso molto utile al giorno d'oggi. Non era troppo appariscente come macchina. Harry voleva essere il più discreto possibile, così aveva comprato un furgoncino blu scuro dal concessionario di zona. Aveva considerato il fare un incantesimo alla macchina molto simile a quello che il signor Weasley aveva fatto con la Ford Angela, ma alla fine aveva deciso di non farlo, una volta dopo aver ricordato quello che era successo dopo. Non se la sentiva di sostituirla con qualcosa altro.

Hermione entrò nel lato passeggero e Damon l'aiutò con la fibbia della cintura di sicurezza. Lo ringraziò e gli scompigliò i capelli: una rassicurazione silenziosa per dirgli che sarebbe andato tutto bene. Il bambino sorrise e salì direttamente dietro di lei. Harry legò Jack e Wyatt nei seggiolini che aveva recentemente acquistato in previsione di quel momento. Lui ed Hermione avevano praticato le instabilità degli aggeggi un paio di volte, ma Harry aveva avuto maggiori difficoltà. Si meravigliò di quanto fosse in realtà facile. Alla fine, legò i due bambini sonnecchianti nei loro posti e si precipitò verso la parte anteriore. Iniziò a guidare la macchina in un turbinio mentre Hermione cominciava a controllare il respiro.

Vivevano alla periferia della Londra babbana ed erano quindi a cinque minuti dal San Mungo. Harry non voleva essere scoperto per aver accelerato, così andò al limite massimo fino a quando non raggiunse finalmente il magazzino abbandonato dai grandi mattoni rossi. Damon si precipitò fuori dal sedile e aprì la porta di sua madre proprio mentre lei stava per farlo. Non riusciva ancora ad abituarsi al fatto che il suo bambino di sei anni si comportava in maniera così adulta. Stese la mano in maniera signorile e lei la prese. La tirò fuori dal minivan e l'accompagnò fino al fantoccio di guardia e attese che il padre smettesse di lottare con le cinghie per prendere i gemelli.

Harry giurò di non aver stroccato una delle dita sulla portiera di metallo e si rivolse a Damon. "Entra dentro con la tua mamma, Damon. Ricordi come entrare, vero?"


Damon annuì, ancora attaccato saldamente alla mano di sua madre. Il manichino si voltò verso la coppia e Damon parlò con la voce più calma che poteva produrre. "Mia mamma sta per avere un bambino. Ci lasci entrare, per favore."


Il fantoccio annuì e Damon condusse Hermione attraverso la finestra. La reception si profilò davanti ai loro occhi e Damon corse dritto verso la scrivania, passando lo stemma di benvenuto di plastica della Strega sorridente. C'era una donna anziana con i capelli d'argento che scarabocchiava furiosamente su un pezzo di pergamena dall'altra parte della scrivania. Quando ella sentì il rumore di passi alzò la testa e vide la fronte leggermente sudata di Hermione e lo stomaco allargato.


"Mia mamma sta per avere un bambino, signorina. Ha bisogno di una stanza, per favore." Damon disse con voce un po' tremante. Sembrava che avvicinandosi il momento la sua calma svaniva.


"Certo", disse finalmente. "Lasci che le prenda una sedia a rotelle signora-?"


"Potter," disse Hermione con leggera tensione. "Hermione Potter."


Il volto della strega cambiò in gioia pura alla menzione del suo cognome e chiamò una delle infermiere ad alta voce. "PRESCOTT!"


Una strega minuta con i capelli rossi e le guance rosee si fece avanti con una sedia a rotelle stretta tra le piccole mani. Era un po' a corto di fiato mentre istruiva, "Proprio qui, signora Potter."


Mentre Hermione si sedeva, Harry arrivò inciampando con entrambi i gemelli in ciascuna delle braccia. Vide che Hermione era già nelle mani del personale e si lasciò sfuggire un piccolo sospiro. Damon guardò il padre e vide che sembrava un po' pallido, un sicuro segno di nervosismo. Provava le sue sue stesse emozioni. Ma, a differenza del padre, riusciva meglio a nasconderlo, caratteristica che non passava inosservata a semplici curiosi e ai familiari.

"Damon." Lo chiamò Hermione dal suo posto. Lui annaspò intorno alla madre e lei vide per un secondo Harry indicarle di andare avanti. "Ho bisogno che tu vada da nonna Molly e le dici di venire, va bene? Lei smaterializzerà tutti gli altri e loro possono tenerti compagnia in sala d'attesa. Ma ho bisogno che tu ti prenda cura di Jack e Wyatt fino al loro arrivo. Puoi fare questo per me? "

Ricordando ciò che suo padre gli aveva detto, lui annuì. Hermione sorrise e fu scortata verso il reparto maternità. Quella sezione aveva una propria area di attesa e, arrivati lì, Damon sentì un opprimente senso di déjà vu. Le pareti erano di un colore giallo paglierino e il tappeto era bianco con piccoli motivi di orsacchiotti e sonagli. I posti a sedere erano posizionati tutti lungo le pareti e verso la metà con piccole aree di mini-sedie e scatole di giocattoli. Badare ai due fratelli più piccoli sarebbe stato più facile di quanto avesse pensato.


Harry mise giù Jack e Wyatt prima di parlare a Damon per l'ultima volta. "Ricorda figliolo, aspetta che la nonna Molly si materializzi e fai in modo che a Jack e Wyatt non capiti alcuna disgrazia."


Damon guardò i suoi due fratelli che dormivano e sollevò un sopracciglio verso suo padre. "Penso che andrà tutto bene, papà."


"Questo è il mio ragazzo." Disse Harry. Gli diede un breve abbraccio e seguì Hermione che svoltava verso il corridoio vicino.


Furono condotti in una stanza di medie dimensioni con un letto singolo e una sedia vicino alla finestra. Notarono che tutte le camere del San Mungo sembravano uguali. Pareti bianche, pavimenti bianchi, rivestimenti bianchi, lenzuola bianche. Tutto bianco, a quanto pare. Hermione venne aiutata a sdraiarsi sul letto poco comodo, sollevata da un mezzo superiore, prima di aver tirato a sé le coperte.


L'infermiera sorrise gentilmente verso la coppia. "Il dottore sarà qui a breve. C'è qualcosa che posso portarle, signora Potter?"


Senza perdere un colpo, Hermione rispose meccanicamente: "Una tazza di cubetti di ghiaccio e la vostra pozione di antidolorofico più forte, per favore."


L'infermiera annuì e si voltò per uscire. Si chiuse la porta alle spalle e Hermione crollò sul letto con un fruscio gigante. Harry ridacchiò e spostò la sedia in modo da sedersi accanto a lei. Hermione sorrise quando se lo vide accanto. A quei tempi era molto raro riuscire a stare da soli a causa dei bambini e dei loro posti di lavoro. Hermione aveva scelto di passare il suo tempo a casa e a scrivere libri aggiornati- di romanzi e non, e autobiografie; le si dava il nome e lei lo scriveva. Avrebbe voluto lavorare per il ministero, ma quando aveva scoperto di essere incinta, aveva scartato l'idea. Quando il periodo a Hogwarts era finito, lei ed Harry erano andati a vivere insieme e a lavorare part-time in una libreria locale, per pagare le bollette. Aveva dovuto smettere dopo Damon, naturalmente. E subito dopo aveva deciso di rimanere a casa e fare la cosa che amava di più al mondo: Lettura e scrittura.


Prima che potesse pensare ad altro, Harry avvolse la mano con la sua e la strinse. "Come ti senti?"


"Di merda." Rispose lei, sincera.


Harry indietreggiò e cercò di pensare a una risposta adeguata. "C'è qualcosa che posso fare?"


Lei scosse la testa. "Tutto ciò che voglio sono i cubetti di ghiaccio e la pozione antidolorifica e andrà tutto bene."


"Sei sicura?"


"Si'. Spiacente di deluderti. So che ti annoierò nelle prossime ore."


Lui sorrise impacciato. "Non potrei mai stancarmi di te, Hermione."


Lei arricciò il naso. "Tu, piccolo leccapiedi."


"E ne vado fiero!" Disse lui malizioso, mentre si chinava per darle un leggero bacio sulle labbra.


Mentre si staccava, lei sussurrò. "Pensi che ci meritiamo tutto questo?"


"Tutto questo cosa?" Chiese lui.


"Questo." Indicò la stanza. "Damon, Jack, Wyatt, il nostro lavoro, la nostra vita insieme."


"Di che cosa stai parlando, Hermione?"


"Beh, è solo che ... non so. Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensi che sia questa la ricompensa o c'è ancora qualche conseguenza là fuori ad aspettarci?"


Harry la guardò acutamente mentre si chinava più vicino a lei e parlava con un tono appassionato. "Penso che questa vita sia appena iniziata e non dovremmo preoccuparci delle conseguenze. Se non fossimo destinati a stare insieme pensi che avremmo avuto niente di tutto questo? Impieghi che amiamo, amici che farebbero di tutto per noi, i nostri bambini? Merlino, i nostri bambini. Credo che solo questo risponda alle tue domande." Hermione ridacchiò. "Ma se c'è qualcos'altro là fuori ad aspettarci per le nostre decisioni, so che lo supereremo. Lo sai."


Hermione annuì, minacciando di piangere. "Lo so, lo so. Non ricordo nemmeno perché c'ho pensato. So solo che la nostra vita sembra troppo perfetta a volte."


"Ce lo meritiamo. Dopo tutta la merda che abbiamo attraversato meritiamo di stare insieme e di essere felici. Ti amo, Hermione. Se non più di quando ti ho incontrato la prima volta."


"Oh, Harry Io-OW! Maledizione!" Un'altra contrazione la interruppe a metà frase e lei strinse forte la mano di Harry. Egli si ritrasse, ma non disse niente. Sapeva che era solo una parte del dolore che stava passando.


Una goccia di sudore scese sulla fronte ed Harry prese un fazzoletto di carta dal tavolo accanto per pulirla quando la contrazione finì. Il suo respiro era irregolare e le palpebre abbassate. Oh, come avrebbe voluto aiutarla. Sembrava così indifesa. Ma, mentre il suo corpo si rilassava, tutto ciò che importava era aiutarla, al meglio delle sue capacità. Aveva imparato con gli ultimi due viaggi al San Mungo che l'unica cosa che poteva aiutarla era rassicurazione e incoraggiamento. E lei ne aveva più bisogno che mai.


"Dov'è l'infermiera con con la mia dannata pozione?" Disse lei, frustrata.


"E i cubetti di ghiaccio." Aggiunse Harry.


"Sì e i maledetti cubetti di ghiaccio."


"Sarà qui al più presto, amore. Te lo prometto."


Neanche un minuto dopo, l'infermiera tornò con una tazza piena di cubetti di ghiaccio e una pozione viola. Porse la tazza ad Hermione, e lei l'afferrò avidamente e cominciò a ingerirli. L'infermiera non sembrò essere presa alla sprovvista e consegnò ad Harry la pozione. "Gliela dia quando il medico gliel'avrà incaricato. Non sarà fino a quando avrà circa quattro centimetri dilatati o giù di lì." Harry annuì e l'infermiera sorrise. "Se avete bisogno di qualsiasi altra cosa chiedete dell'infermiera Prescott."


Con questo, l'infermiera Prescott uscì ed Harry mise la pozione fuori dalla portata di Hermione, sul davanzale della finestra. Era a conoscenza delle linee guida, ormai. Se Hermione chiedeva della pozione le avrebbe detto di no fino a quando il medico non l'avrebbe accettato. Tornò al suo posto e scoprì che Hermione metteva la tazza coi cubetti di ghiaccio sul comodino. Sembrava più rilassata di pochi minuti prima ed egli fu felice di questo. Riprese la sua precedente posizione con la mano intrecciata alla sua. Lei gli rivolse un sorriso stanco.


"Spero di non essere troppo insopportabile questa volta."


"Non credo proprio."


Lei ridacchiò. "Ricorda solo che non sono responsabile delle mie azioni."


Lui annuì. "Ne prendo atto."


Un'altra contrazione colpì Hermione, che si piegò in due per il dolore. Recitò le tecniche pratiche di respirazione, cosa che non sembrava aiutare. Tornò a sedersi, chiedendo la pozione. Sapeva che questa non era la cosa peggiore. La mano di Harry stava per essere stritolata e iniziò a prendere le sembianze di una pallida ombra blu fino a quando lei la lasciò e i dolori si fermarono bruscamente. Lei crollò verso il letto e lasciò che Harry le pulisse la fronte, ancora una volta.


Hermione era così occupata che non sentì il guaritore entrare nella stanza. Harry alzò lo sguardo e riconnobbe il volto familiare. "Salve, guaritore Stonem."


Il giovane medico sorrise a Harry, "Buona sera signor Potter ... signora Potter."


Lei sentì la voce del guaritore e aprì gli occhi per una frazione di secondo. "Ehi doc. Posso avere la mia pozione ora?"


Il guaritore Stonem ridacchiò profondamente, "Bene, diamo un'occhiata prima, va bene?" Hermione annuì furiosamente e prese un posto sul bordo del letto mentre Hermione sollevava le gambe in modo che le ginocchia fossero all'aria. Lui sollevò il lenzuolo e sbirciò dentro. "Da quanto tempo ha avuto le contrazioni, signora Potter?" chiese mentre usciva da sotto la coperta.


"Verso le cinque-AHH!" Hermione iniziò il processo ancora una volta e la camera divenne stranamente silenziosa mentre finiva. Prese un momento per ritrovare se stessa e parlare con voce stanca. "Beh, questa qui mi ha sorpreso. Direi due minuti."


Il guaritore Stonem annuì e scarabocchiò qualcosa sul suo blocco Appunti. Portò alcuni dei suoi capelli castano scuro lontani dagli occhi e guardò Harry. "Può darle la pozione. E' quasi completamente dilatata."


"Davvero?" Chiese, sorpresa. "L'ultima volta sono stata in travaglio per undici ore."


Il guaritore annuì. "Sì, beh, sembra che questo qui vuole vederti prima del previsto. Hai una dilatazione di sette centimetri."


"Sette?!" urlarono Harry e Hermione all'unisono.


"Sì, sette. Non dovrai aspettare più di un'ora questa volta."


"Oh, grazie, Merlino." disse Hermione, sollevata. "Prima è meglio è, no?"


"Questo è lo spirito giusto!" disse allegramente il guaritore Stonem. "Ora, signor Potter, torno tra qualche minuto. Nel frattempo dia a sua moglie la pozione, perché le contrazioni stanno per raddoppiare."


"Fantastico." mormorò Hermione seccamente, quando il guaritore uscì.


Harry si avvicinò al davanzale e diede la pozione ad Hermione. Lei la inghiottì in fretta e lo ringraziò. Lui annuì e tornò a sedersi. Guardò l'orologio e vide che erano le 11:20, soli venti minuti da quando avevano lasciato casa. Non si era reso conto che si potesse andare in travaglio così rapidamente. Ma sua moglie era capace di tutto. Di questo ne era sicuro. La sentì cominciare a stringere di nuovo la sua mano e si preparò per l'ora successiva.


~ * ~


Nel frattempo in sala d'attesa ...


Damon aveva chiamato sua nonna Molly, che sarebbe presto arrivata con gli altri. Non era preoccupato, però. Per niente. Avevano una grande famiglia che si faceva notare. Inoltre, i suoi fratelli dormivano profondamente e il lavoro che gli era stato assegnato si stava dimostrando essere molto noioso. Non che voleva che si svegliassero! Erano piccoli demoni quando si svegliavano. Aveva solo sei anni, non sedici. I suoi livelli di energia non potevano rimanere elevati per così tanto tempo.

Si sedette in una delle sedie dei bambini piccoli e giocherellò con una spia giocattolo. Sembrava essere rotto e così lo gettò di nuovo nel cestino e si prese la testa tra le mani, guardando i suoi due fratelli, che invece dormivano. Avrebbe dovuto ricordare di portare i suoi giocattoli. Da qualche parte della sua mente sapeva che avrebbe dovuto raccoglierli per la prossima volta. Se ci fosse stata una prossima volta.


L'area dei voli dall'altra parte della sala d'attesa cominciò a far sentire i rumori di persone in entrata e Damon si raddrizzò, cercando di vedere se ci fosse chi stava aspettando. Scorse una sagoma dai capelli rossi familiare e sorrise. La signora Weasley spazzò via la polvere volante in eccesso dalla gonna e si voltò per vedere Damon agitarsi con entusiasmo verso di lei. Si precipitò verso suo nipote a tutti gli effetti e lo avvolse in un abbraccio stretto, facendolo girare intorno.


"Ohhh Damon non è entusiasmante? Un altro fratello o una sorella in arrivo?"


Damon alzò le spalle mentre lei lo metteva giù. "Non so. Forse.”


La signora Weasley scoppiò a ridere e i suoi occhi stanchi trovarono Wyatt e Jack. "Ohhh poveretti. Sono stanchi di tutte queste emozioni."


"In realtà, nonna Molly, hanno dormito da quando siamo arrivati."


La signora Weasley fece un cenno con la mano, con noncuranza. "Oh, non importa. E' una buona cosa che abbia portato alcune coperte in più."


Da una delle sue tasche, tirò fuori un quadrato di tessuto multicolore e Damon la guardò mentre lei lo liberava dall'incantesimo di piegatura. Lo scosse un po' e lo pose sopra i gemelli che respiravano sonoramente. Lisciò le loro criniere ebano identiche ai suoi capelli, evitando di baciarli, temendo di poterli svegliare. Si voltò di nuovo verso Damon, "Sai come sta la mamma?"


Damon scosse la testa sconsolato, "No. L'ho vista qualche ora fa, però. Continuava a respirare davvero male e a stringere la pancia col bambino."


La signora Weasley annuì. "Beh, sono sicura che andrà tutto bene."


Damon annuì, con la maschera ancora indosso. La signora Weasley si sedette vicino alla zona dei bambini e prese una copia del Settimanale delle Streghe da una rastrelliera vicina. Damon non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora che la nonna Molly era lì. Chiaramente si sarebbe occupata dei suoi fratelli ora. La sua domanda fu destinata a rimanere senza risposta quando la zona degli arrivi scoppiò di vita ancora una volta. Alzò il collo e vide suo zio Ron e zia Luna provenire dal più vicino caminetto con un lieve oscillazione dei passi.


Ron lo vide prima e allargò le braccia per un abbraccio. Damon rise e corse verso suo zio. Ron si lasciò sfuggire un udibile umph quando catturò Damon in un abbraccio al volo. "Cosa ti da da mangiare tua madre, Damon? Stai diventato proprio grande!"


"Verdure." rispose Damon semplicemente, mentre Ron lo metteva giù.


Ron tirò su col naso con disgusto. "Beh, non funziona per niente, no? Per tua fortuna ho portato qualche dolce con me."


Ron raggiunse la tasca e porse a Damon un sacchetto riempito fino al bordo di dolci. Questa era una delle ragioni per cui adorava suo zio Ron. Gli diede quante caramelle voleva. Damon era convinto di aver ereditato da lui lo stesso amore per i dolci fino a quando non aveva visto suo padre cogliere di notte furtivamente qualche Bertie Bott, mentre la mamma era impegnata con un libro. Ma in ogni caso, sapeva che ogni volta che voleva nascondere qualche caramella alle spalle della mamma, Ron era sempre lì.


Damon prese subito il sacchetto dalla mano di Ron e promise a se stesso di conservarlo per dopo. Considerate le circostanze, pensò che se ne avesse mangiato qualcuna, si sarebbe sentito in colpa, mentre la mamma soffriva a causa del bambino. Pensò che non avrebbe mai capito perché il bambino facesse così tanto male. Che cosa gli aveva mai fatto?


Mise il sacchetto di caramelle sul pavimento sotto la sedia per più tardi. Stava per abbracciare sua zia Luna quando una voce alle sue spalle gli impedì di farlo. "Come mai il mio figlioccio non mi rivolge nemmeno un semplice ciao?"



Damon sorrise e si voltò per dare a suo zio Draco un abbraccio più grande di quello che aveva dato a Ron. Lo zio Draco era senza dubbio il suo preferito, perché lo faceva sempre ridere e trattava sua mamma quasi quanto la trattava suo padre. Come una principessa. Chi si comportava bene con la sua mamma meritava il suo rispetto.

"Così va meglio!" disse Draco con una risata. "Prendi questo Weasley, preferisce me!"


"Solo perché gli compri quello che vuole." Disse Ron con una beffa.


"E tu no?" disse Draco, facendo cenno alla scorta di dolci di Damon.


"Sono per tutti loro!" si difese Ron.


Damon si sentì offeso. "HEY!"


Ron impallidì. "Mi dispiace Damon, ma tua madre mi ucciderebbe se le mangi tutte. Devi condividerle con i tuoi fratelli."


Damon sospirò. "Va bene. Ma il primo assaggio è mio."


Ron rise. "Certo. I piccoli mocciosi hanno perso questa opportunità quando si sono addormentati."


"Chi si è addormentato?" Chiese una voce femminile alle spalle di Ron.


Ron si fece da parte per far apparire la figura spettinata di Ginny, vestita solo della giacca del pigiama di lana e di pantaloni con una veste che la copriva fino alle ginocchia. Aveva i capelli legati in due trecce con delle strisce di nastro e sulla faccia era coperta da una maschera che lasciava intravedere gli occhi. "Zia Ginny!"

Ginny suddenly went from aggravated to forlorn. "He umm… he moved out last night."


"Ehi schizzetto!" Damon si atterrò su di lei in un abbraccio pari a quello che aveva dato agli altri due zii. "Come sta il mio figlioccio preferito?"


"Sono il tuo unico figlioccio, zia Ginny." disse Damon elegantemente.


Ginny fece schioccare le dita. "Ah, è vero. Grazie per avermelo ricordato."


"GINERVA MOLLY WEASLEY, COSA STAI INDOSSANDO ESATTAMENTE?"


"Mamma, è solo il pigiama." Disse Ginny con fastidio.


"Esattamente! Ti ho detto di vestirti prima di venire! Hai avuto tutto il tempo per cambiarti!"


"Questo non significa che lo volessi. Davvero, Mamma, ci sono persone in questo luogo con meno vestiti di me."


“Può anche darsi, ma non voglio che mia figlia si faccia vedere a zonzo per il San Mungo in accappatoio. E sui tuoi capelli sembra stia per spuntare un nido d'uccello."


Ginny strinse i denti. "Stavo dormendo, mamma. Ho preso una tazza di caffè prima di venire in modo da poter essere sveglia."


"Hai avuto il tempo di prendere un caffè, ma non per vestirti?"


"Sì."


Luna, decidendo di interrompere la lotta prima che diventasse troppo brutta, prese la parola. "Dov'è Dean, Ginny?"


Ginny passò improvvisamente da uno stato aggravato a uno derelitto. "Lui umm ... si è trasferito ieri sera."


"Oh Ginny, mi dispiace." disse piano la signora Weasley.


"Non fa niente. Non lo sapevi."


"Cosa è successo?" chiese Luna, avvicinandosi lentamente a lei.


"Beh ... non lo so. Penso che le litigate siano diventate troppo opprimenti per tutti e due. Oltre anche le cose più stupide. Sono un po' sollevata, ad essere onesti. E' bello vivere da sola per un po'." Concluse con un sorriso. "Posso dormire adesso."


Luna avvolse l'amica in un abbraccio stretto. Le due ragazze si tennero strette per qualche istante prima di separarsi. Ginny si asciugò gli occhi e sorrise. "Basta parlare della mia pietosa esistenza. Notizie di Hermione e del bambino?"


La signora Weasley scosse la testa. "Non una parola."


Ginny sospirò. "E' esattamente quello che è successo l'ultima volta. Non una parola fino a quando-"


"Hermione sta per avere il bambino!"


L'intero gruppo si voltò per vedere Harry vestito di una veste bianca col cappuccio, che apriva le braccia in loro direzione. "Sta per partorire!"


“Di già? Ma non-" cominciò la signora Weasley.


"Sì, lo so. Sarà un po' veloce ma va tutto bene. Ora, se volete scusarmi, ho intenzione di diventare papà, di nuovo!" Harry scattò di nuovo verso il corridoio.


"Giuro, quel ragazzo diventa sempre più entusiasta ad ogni bambino che arriva." disse Draco seccamente.


"Penso che sia carino." Disse Ginny. "Anche dopo tre figli è ancora entusiasta di essere un padre."


"Mi ricorda Arthur ..." disse la signora Weasley con leggerezza. "Anche quando abbiamo avuto Ginny era emozionato come sempre."


Ginny sorrise con orgoglio e Ron alzò gli occhi al cielo. "Non che questo non sia commovente e tutto il resto ... ma quello che noi tutti vogliamo sapere è come quei due demoni si siano addormentati." Disse Ron, indicando Wyatt e Jack.


Ginny si voltò verso di loro e gli occhi si spalancarono. "Si sono addormentati? Come è successo?"


Damon pensò di essere l'unico a poter rispondere sinceramente, dato che era stato lui a svegliarli. Inoltre, non gli piaceva stare tranquillo per troppo tempo. "E' stato il primo giorno di asilo nido oggi."


Tutti si lasciarono sfuggire un collettivo "Ohhhh" e lasciarono le cose come stavano. Non dovevano sapere che Damon aveva versato nei loro succhi di zucca una pozione per il sonno. Non se ne preoccupava neppure. Meritava un giorno o due liberi dai "demonietti", come Ron li aveva chiamati.


Dopo di che, la stanza si fece silenziosa, mentre tutti si sedevano. Tutti sapevano che non sarebbe passato molto tempo prima che Hermione avesse avuto il bambino. Ci furono conversazioni sommesse tra piccoli gruppi formatisi in fretta. Damon rimase per conto suo e scelse di scavare attraverso la cesta per un nuovo giocattolo, sperando che ne apparissero altri magicamente. Arrivarono altri membri della famiglia Weasley nei minuti seguenti: Fred, George, Bill e Fleur. Charlie era, come al solito, fuori per lavoro e non riusciva ad arrivare, lo stesso valeva per Arthur. Tutto ciò che era rimasto alla famiglia da fare era aspettare.


Non fu insopportabilmente lungo. Nel giro di dieci minuti, Harry tornò di nuovo con un sorriso sciocco intonacato sulla faccia. "È UNA FEMMINA!"


La sala esplose in applausi. George sembrò essere l'unico rimasto con un'espressione acida dato che dovette sborsare dieci galeoni al fratello gemello. Damon era fuori di sé. Non riusciva a credere di avere una sorellina. Immediatamente sentì un impeto attraversare il suo corpo. Era questo che aveva sentito quando Jack e Wyatt erano nati?


Harry si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. "Vuoi incontrarla?"


Damon annuì velocemente e afferrò la mano di suo padre. Si voltò a guardare tutti gli altri e vide Ginny e Ron annuire entusiasti verso di lui. Non sapeva come prendere il loro incoraggiamento, ma cercò di usare la cosa a suo vantaggio. Stava per vedere la sorellina per la prima volta! Prima di tutti gli altri e di questo avrebbe dovuto esserne orgoglioso. Quella sensazione così alta e potente durò per soli dieci secondi, perché quando entrò in camera della mamma e la vide in possesso di un fagotto rosa la sua mente si svuotò.


Hermione alzò lo sguardo dalla figura dormiente della sua nuova figlia e sorrise quando vide Harry e Damon entrare. La figura congelata di Damon era così adorabile che dovette astenersi dal dargli un abbraccio. Harry gli diede un colpetto sulla spalla e mormorò una tranquillo "Va' avanti."


Seguì il volere del padre e si avviò lentamente verso Hermione e la nuova aggiunta alla loro famiglia. Hermione indicò il letto accanto e lui saltò su di esso. Piegò il neonato verso di lui che istintivamente tese le braccia per tenerla. Mentre Hermione lo aiutava con la posizione, disse a bassa voce. "Damon, ti presento la tua nuova sorellina Emma."


Damon le sorrise, "Ciao Emma."


Erano un quadro commovente, tutti e tre. Ma anche Hermione notò l'assenza dei due bambini piuttosto turbolenti. "Dove sono Wyatt e Jack?"


"Dormono." Rispose Harry.


"Dormono?"


Damon concentrò la sua attenzione su Emma e fece del suo meglio per mantenere una ferma e senza sensi di colpa espressione. Solo la madre sembrò riuscire a vedere attraverso il suo sguardo e così Damon evitò di guardarla.


"Damon non sai cosa è accaduto a loro, vero?" gli chiese Hermione.


"Non so di cosa stai parlando." Disse in fretta lui.


Per sua sfortuna, quella frase era ereditaria e arrivava dalle labbra di Harry quando voleva evitare qualcosa. "Damon James Potter che cosa hai fatto questa volta?"


~ * ~


Tre giorni dopo …


Harry arrivò con un pop sul prato davanti alla loro casa dopo un'altra pratica estenuante. Giurò che Oliver Wood li avrebbe uccisi un giorno. Non pensava che i muscoli della schiena sarebbero stati gli stessi per settimane. Mentre si massaggiava la schiena, vide sua moglie dondolarsi avanti e indietro sulla sedia nella veranda. Teneva Emma e cantava dolcemente una melodia familiare.

Wyatt e Jack correvano intorno al cortile, con gli effetti della pozione del sonno di Damon già ultimati. Harry sapeva che Damon aveva fatto tutto in fin di bene - e con questo voleva dire pensare al proprio benessere, piuttosto che alla salute dei suoi fratelli. Così i pargoletti iperattivi erano tornati alla riscossa e Harry non avrebbe potuto essere più felice. Era davvero l'immagine perfetta di una famiglia. Quello che aveva sempre desiderato. In effetti, un certo aspetto di quella scena gli sembrava stranamente familiare ... come se l'avesse vista prima.

"Papà?" La voce di Damon interruppe i suoi pensieri.

Abbassò lo sguardo sul volto ansioso di suo figlio. "Sì, ometto?"

"Papà, mi puoi insegnare a volare come fai tu e lo zio Ron?"

Oh mio Dio. Ricordava! Era la visione che aveva avuto tanti anni fa. La scena balenò davanti ai suoi occhi proprio come se la stesse vivendo-così vivida. Ma questa volta era reale. Ora era il suo turno di decidere come sarebbe andata a finire, al posto del buio che aveva coperto tutto l'ultima volta. Sorrise al figlio e annuì. "Certo, figliolo."

Damon esultò e montò la scopa davanti a Harry. Sapeva di avere solo un attimo prima che Hermione capisse quello che stava facendo, così mise rapidamente le braccia intorno a Damon e sgattaiolò prima che Hermione potesse finire la frase "Harry cosa pensi di f-"

Lasciò che il figlio lo guidasse verso la macchia d'alberi vicino, ad una velocità costante. Sembrava che ci fosse un'altra stella naturale di Quidditch sulle loro mani. Harry lasciò che la fresca brezza lo cogliesse e mosse a dismisura la criniera di capelli già in disordine.

Hermione guardò Harry e Damon volare via verso il cielo. Sospirò e decise di lasciare stare. Per ora. Quando sarebbero tornati, tuttavia, sarebbe stata tutta un'altra storia.

The-End



~*~

  
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