Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Ciaja    26/10/2012    1 recensioni
Ehm, bene, coffcoff, cosa dire? ewe
Questa fan fiction è interamente incentrata su Cinna e le sue emozioni, i suoi pensieri e la sua vita. Ho tentanto di immaginare come potesse sentirsi quest'uomo e quale fossero i suoi reali pensieri verso Capitol City. Spero di non aver fatto un casino e che vi piaccia! ^w^"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Indimenticabile.


Cinna non sapeva con esattezza quando la sua passione per la moda incominciò a formarsi, ma c'era qualcosa di diverso, un qualcosa che lo aveva sempre fatto distinguere da tutti gli stilisti di Capitol City. Loro cercavano la perfezione. Lui qualcosa di unico. Loro volevano la bellezza. Lui la diversità. Loro cercavano qualcosa di perfetto e pregiato da modellare come preferivano. Lui cercava di far brillare anche il più banale dei materiali. Loro volevano l'oro. Lui lo creava.
Non aveva mai amato gli Hunger Games, anzi, poteva dire benissimo di odiarli. Ma erano una grande opportunità per lui, solo in quel modo avrebbe potuto realmente far vedere di cosa era capace, trasformando dei visi pallidi ed infelici in un qualcosa di strepitoso e mozzafiato. Sapeva di non poter regalare la felicità a dei ragazzi, in quel modo, ma farli brillare era il minimo che potesse fare per rendere quantomeno gradevole la loro breve permanenza a Capitol City. O almeno a farla apparire meno infernale.
Lui non considerava i Tributi come animali da macello, non lo aveva mai fatto e mai ci sarebbe riuscito, ma non poteva esprimere ciò che provava. Non poteva far capire quanto ritenesse spregevoli gli abitanti di Capiton City, né quanto si vergognasse di farne parte. Poteva solo tentare di far capire loro che anche quegli “animali” che tanto amavano osservare sul punto di morte erano unici.
Sfortunatamente per lui, poteva scegliere soltanto un distretto. Ma il lato positivo era che avrebbe collaborato con Portia, una sua collega da tantissimo tempo, ormai. Ed era deciso più che mai che avrebbe stravolto la cerimonia di presentazione dei Giochi.

Entrambi parteciparono ad una mezza specie di concorso, spiazzando la concorrenza. Portia condivideva il suo stesso ideale, se si parlava del campo professionale, ma per quanto riguardava quello sociale non ne aveva idea. Non aveva la minima intenzione di confessarle ciò che pensava realmente.
Quando lui e Portia si ritrovarono di fronte ad altri ventidue stilisti, questi incominciarono a litigare per potersi occupare dei distretti Favoriti, mentre Cinna e la sua collega avevano già le idee ben chiare.
«Noi vogliamo il 12.» Decretò con il suo solito fare pacato e sicuro di sé, suscitando diverse reazioni -negative- da parte dei presenti.
Il silenzio invase la stanza, mentre tutti gli occhi erano puntati su di lui. Effie perse l'equilibrio, facendo scivolare la parrucca da un lato, tanto era stupita e ad Haymitch andò di traverso la Vodka. Cinna rimase impassibile, ma non poté fare a meno di pensare a quanto fosse divertente sentirlo imprecare e soffocare allo stesso tempo. Ormai era diventato molto bravo a nascondere le proprie emozioni, visto il posto in cui doveva -povero lui- vivere.
«Voi... Cosa?» La stridula vocina di Effie riecheggiò nella stanza, carica di sorpresa ed incredulità. Si comportava come se stesse aspettando di capire dove fosse lo scherzo. Era ovvio quanto fosse sopravvalutato il distretto 12, ed era per questo che lo aveva scelto, convincendo anche Portia.
«È ora di far brillare questo distretto, non crede anche lei?» Inutile tentare di descrivere la nota seducente che attraversò la sua voce mentre spiegò alla donna, con una semplice frase, la motivazione della sua scelta.
L'accento di Cinna era un'altra delle sottigliezze che lo distinguevano dagli altri abitanti della città. Era morbido, quasi musicale, non aveva note stridule né lettere troppo allungate. Per lui era del tutto naturale parlare come se stesse tentando di sedurre il mondo intero, anche se non era così.
«C-certo, ma...» Balbettò la donna, confusa e quasi intontita dall'uomo che aveva puntato i suoi occhi profondi e penetranti in quelli di lei.
Prima che Effie potesse aggiungere qualcosa, la bottiglia -mezza vuota- di Haymitch le si parò davanti, insieme al suo braccio, come a farla tacere.
«Lascialo fare.» Borbottò quest'ultimo, e nonostante le quantità industriali di alcol che doveva possedere in corpo, a Cinna sembrò piuttosto lucido. «Il ragazzo ha fegato.» Aggiunse infine, prima di scolare anche le ultime gocce di Vodka.
Cinna non seppe se interpretarlo o meno come un complimento, così si limitò a sorridergli. Se non avesse visto quell'uomo all'opera, durante gli Hunger Games, non avrebbe mai potuto credere al fatto che fosse uno dei pochi e rari vincitori del distretto 12. Eppure, doveva ammetterlo, ubriaco o meno, i suoi occhi erano in grado di esprimere una furbizia ed un'intelligenza impressionanti. E l'uomo, in quel momento, si chiese cosa gli avessero fatto per ridurlo in quello stato.

“Finalmente” gli Hunger Games stavano per incominciare e lui e Portia avrebbero avuto un gran da fare. Scegliere un costume adatto per il distretto dodici era difficile, perché loro lavoravano nelle miniere.
Cinna, francamente, era stanco di vederli vestiti da minatori ogni anno, oppure mezzi nudi e ricoperti di sporcizia. Anche loro dovevano avere il diritto di essere guardarti, ammirati e giudicati come tutti gli altri. Non ignorati.
«Che si fa?» Portia puntò lo sguardo in quello di Cinna, aspettando istruzioni da lui. Entrambi avevano delle menti geniali, ma era inutile dire che a “comandare” fosse lui.
Invece di risponderle, il giovane stilista incominciò a pensarci su seriamente. Voleva creare qualcosa di sensazionale, qualcosa che nessuno sarebbe mai riuscito a dimenticare, neanche volendo. Quindi cappelli stravaganti e monotone divise scure e sporche erano assolutamente fuori discussione.
«Il fuoco.» Il suo fu solo un mormorio, ma a voce abbastanza alta da essere udito anche da Portia.
In fondo nel distretto dodici dovevano per forza stare a contatto con il fuoco, lavorando con il carbone nelle miniere. Com'era possibile che nessuno ci avesse mai pensato prima di lui?
«Fiamme finte?» Ecco cosa Cinna adorava di quella donna. Sembrava leggergli nella mente.
Lui si limitò ad annuire, ancora immerso nei suoi pensieri, ma le concesse un ampio sorriso di approvazione. Loro due, insieme, sarebbero riusciti a fare qualcosa di sbalorditivo, ne aveva la più assoluta certezza. Pian piano le idee incominciarono a scivolare, come animate da vita propria, fuori dalle loro bocche, prendendo forma poco alla volta, fino a raggiungere qualcosa di grandioso. Quel qualcosa che, da tutta la vita, non aveva fatto altro che cercare.
«Tra poche ore potremo finalmente conoscere i Tributi.» Fu tentato, per un attimo, di chiamarli “Ragazzi” ma non sapeva quale sarebbe stata la reazione della sua collega. «Tu dovrai occuparti del ragazzo ed io della ragazza. Hai qualche domanda da farmi o ti è tutto chiaro?» La sua intenzione non era quella di essere autoritario, ma di fare le cose per bene. Niente doveva andare storto.
«Ti ho mai deluso? » Chiese Portia, con l'aria di chi la sapeva lunga.
Cinna scosse la testa, sorridendole. No, la sua collega non lo avrebbe mai deluso e non credeva che ci sarebbe riuscita, probabilmente neanche per sbaglio. Specialmente non quel giorno. La loro idea era grandiosa, avrebbero trasformato i Tributi del distretto 12 in delle vere torce umane. E lui ne era sicuro, gli occhi sarebbero stati puntati tutti su di loro.

Portia era già al reparto maschile, dove solitamente la preparazione estetica era sempre più breve rispetto a quello femminile, ma Cinna era dotato di una impressionante pazienza, così aspettò tutto il tempo necessario prima di incontrare la ragazza di cui si sarebbe occupato. Il suo nome, Katniss Everdeen, era già noto a tutti, dato il suo grande atto di coraggio. E l'uomo era sempre più sicuro che il distretto 12 era stata davvero la scelta giusta.
La porta si aprì di scatto, quasi con violenza, mentre tre voci familiari arrivarono alle sue orecchie.
«Cinna, vieni a vederla!» Cinguettarono i tre preparatori, in coro, così da far pensare a Cinna che quei tre fossero davvero molto inquietanti. Ma erano meglio di niente, almeno erano in grado di svolgere bene il loro lavoro.
«Va bene.» Rivolse loro un piccolo sorriso. «Ma vorrei vederla da solo, se è possibile.» Aggiunse, avviandosi verso la porta solo quando Octavia cinguettò un allegro 'Sì'.
Non aveva nulla di personale con loro, Cinna aveva sempre avuto bisogno di stare solo con le persone su cui doveva lavorare. Prima doveva imparare a conoscerle, e quei tre non sarebbero stati affatto d'aiuto.
Una volta dentro, notò subito la ragazza che si guardava attorno con aria interdetta, quasi si stesse chiedendo cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. L'uomo non poté fare a meno di pensare che in quel momento loro di Capitol City dovevano sembrarle solo un branco di psicopatici, e non aveva tutti i torti. Non le rivolse subito la parola, prima la osservò da capo a piedi, sperando in cuor suo di non imbarazzarla. Era pur sempre nuda davanti ad un uomo di cui non aveva mai neanche sentito parlare. Le girò attorno, continuando ad osservarla. Lo stuf aveva svolto un buon lavoro, doveva ammetterlo.
Finita la sua “perlustrazione”, le fece indossare l'accappatoio. Tentò di incominciare una conversazione con lei e, con sua grande sorpresa, ci riuscì. Quella ragazza aveva semplicemente bisogno di uscire allo scoperto. Probabilmente non doveva neanche rendersene conto, ma il suo potenziale era davvero alto. Aveva la forza di non piangere in quel momento e, soprattutto, di restare con i piedi ben piantati per terra. Niente interesse per le telecamere né per tutte le “meraviglie” di Capitol City. Forte, decisa ma anche terribilmente confusa da tutto ciò che le stava accadendo.
La conversazione andò avanti a lungo, e Cinna poté mettere a punto mentalmente il suo piano. Katniss sarebbe diventata una perfetta Ragazza In Fiamme.

Potria affiancò Cinna, le mani poggiate sui fianchi ed entrambe le sopracciglia inarcate, mentre i due tributi attraversavano la corsia tra il pubblico sul loro carro. I loro corpi erano fasciati da una tuta nera, in pelle, i piedi coperti da un paio di stivali della stessa fattura e un copricapo simile a quello dei minatori, anch'esso nero. Ma non era questo ciò che scatenò il delirio tra il pubblico. Quei due andavano a fuoco . E non stava scherzando. Katniss e Peeta -sotto suo consiglio- avevano alzato le braccia, intrecciando l'uno la mano dell'altra, mentre i loro costumi emanavano fiamme ovunque. Il pubblico era impazzito, lanciavano rose, urlavano i loro nomi e desideravano ardentemente i baci di Katniss. Già, Katniss. Era incredibile quanto fosse rilassata su quel carro, mentre lanciava baci e sorrideva. Questo proprio non se lo aspettava, ma era... perfetta. Voleva renderli indimenticabili, e ci era riuscito.
Alla fine della presentazione i due ragazzi erano così frastornati da riuscire a rispondere a malapena a tutti i complimenti che Effie non poteva fare a meno di tirare fuori. Haymitch sembrava soddisfatto, ma non si sbilanciò più di tanto. C'era qualcosa di magico tra Katniss e Peeta, era come se fossero stati creati per stare insieme. Erano entrambi bellissimi e, a loro modo, forti. Gli altri tributi lanciarono occhiate glaciali nella loro direzione, ma nessuno di loro ci badò molto. Cinna cercò lo sguardo di Portia, che sorride, alzando un pollice verso di lui. “Missione compiuta!” Era ciò che urlava il suo sguardo colmo di eccitazione, e lui non poté fare a meno di sorridere con gioia.

I giorni seguenti scorsero veloci per lui e Portia, impegnati com'erano a cucire vestiti, ma i risultati furono impagabili. Ormai i due ragazzi del distretto 12 erano conosciuti da tutti, nessuno poteva dimenticare i loro nomi, né i loro volti. E Cinna aveva incominciato ad affezionarsi a Katniss, quella ragazza riservata e sfrontata. Poteva considerarla una sua amica, il che aveva dell'incredibile, perché Cinna non voleva farsi amici. Beh, magari Portia lo era, ma oltre alla sua collega, lo stilista non si era curato di stringere amicizie. In pochi riuscivano a catturare il suo interesse, ed il tributo femminile del distretto 12 faceva parte di quella ristretta cerchia. Ecco perché, a trenta secondi dal lancio nell'Arena, un triste senso di nostalgia invase Cinna, ma riuscì a nascondere anche questo. Perfino mentre lei si buttò tra le sue braccia. Quella era la prima volta avrebbe visto morire un suo amico. Una parte di sé ebbe la forte tentazione di non lasciarla entrare in quel ristretto tubo trasparente, ma sapeva che non poteva. Sarebbe stato contro le regole. Rivolse un ultimo cenno di saluto alla ragazza, dicendole che se avesse potuto avrebbe scommesso per lei, poi la osservò mentre la trasportavano nell'Arena. Sì, avrebbe volentieri scommesso per lei.
«Perché tu sei indimenticabile, Katniss Everdeen.» Mormorò con affetto davanti alla cella vuota.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Ciaja