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Autore: BlueCandle    26/10/2012    2 recensioni
Persefone, unica figlia di Demetra. Persefone, e il suo destino. Il rapimento, il regno degli inferi. Ade.
Ma non solo.
Questa Persefone, la "mia" Persefone, non resterà una dolce, ingenua e innocente Kore per sempre, come lo resta invece la sua gemella antica di leggende e poemi. Qualcosa, alla fine, scatterà, come un processo di crescita.
Non c'è nulla di più potente di un piccolo cambiamento.
Qui vi propongo il mio, per la dolce Persefone.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***

 

Apro gli occhi. Batto più volte le palpebre.
Questa... non è camera mia.
Un istante dopo, ricordo.
Il sole, il cielo, il prato. Il fiore, e...
Scatto seduta, mi guardo intorno.
Dove sono?

Sono seduta su un letto enorme, un lago di seta color nero perla. Sulle pareti, delle fiaccole brillano pigre, fanno muovere le ombre nella stanza.
Di una cosa, mi rendo conto, in un attimo. Ogni cosa, qui dentro, è scura. Il letto, le pareti, i mobili. Neri.

Scendo dal letto; piano, perché non voglio fare rumore.
La porta! Mi dirigo svelta ad aprirla; un movimento alla mia sinistra mi fa sobbalzare.
C'è qualcuno, ne intravedo la sagoma scura che si staglia contro la luce tenue e soffusa delle torce.
Mi avvicino lentamente... poi il cuore riprende a battere.
E' uno specchio.

Mi guardo, ma un'esclamazione soffocata sfugge dalle mie labbra. Sono io, ma non sono io.

Il peplo bianco non c'è più.

Al suo posto, un abito blu notte, quasi nero, lungo, bellissimo.

La pelle delle mie spalle, del mio collo sottile, chiara, lattea.

Perle nere mi adornano i capelli, un diadema di pura oscurità.
Sembro una regina.

Torno a voltarmi verso la porta, provo a socchiuderla. Inaspettatamente, è aperta.

Il cuore batte forte, ma non ho paura.

Ecco, sono fuori. Senza fare rumore, chiudo la porta dietro di me.

Mi trovo in un ampio corridoio. Quella da cui sono uscita non è la sola porta. Sono tante, tantissime, una di fianco all'altra. Ma sono tutte chiuse.

Mi sposto ancora, devo cercare un'uscita.

Il marmo nero del pavimento è talmente lucido da riflettere ogni cosa. Uno specchio di tenebra, sulla cui superficie ci sono anche io.
D'un tratto mi irrigidisco, mi premo contro la parete. Sento delle voci, schiamazzi, e musica.
Non so cosa fare. Scivolo in avanti, mi appiattisco dietro una colonna. Non voglio essere scoperta, ma la curiosità è forte, anche troppo.
Quindi mi sporgo un poco. Voglio vedere.
E' una sala enorme. Bellissima. Il soffitto è altissimo, due colonnate agli estremi della stanza.
Ovunque, spiriti e demoni, maschi e femmine, danzano, si muovono, le loro ombre che sfarfallano sul lucido marmo nero come fiammelle guizzanti. Guarda! C'è anche Dioniso, ora l'ho visto. So chi è, me l'hanno mostrato le ninfe; ma non l'ho mai incontrato.
E' seduto, sta ridendo con qualcuno di fianco a lui, ma non vedo chi. Le colonne coprono la sua figura alla mia vista.
Mi sporgo un po' di più, quanto basta per scorgere chi si trova sullo scranno, di fianco al dio del vino.

Ne intravedo la figura, anche se le colonne me ne impediscono la vista ancora una volta.
E' un uomo, di questo sono sicura.
D'un tratto, ecco che il misterioso individuo si muove, cambia posizione sul trono nero su cui è seduto.
Sbatto le palpebre più volte, ma non distolgo lo sguardo.

E'... bello. Indubbiamente.

Ha l'aspetto di un giovane, magro, con i capelli scuri, lucidi come le ali di un magnifico corvo. Una muscolatura asciutta, nervosa, agile.

Ma nonostante l'aspetto, posso sentirlo anche da qui.

Emana una potenza implacabile, assoluta.

Mia madre non vi si avvicina nemmeno lontanamente. E forse, nemmeno Zeus.

Lo guardo ancora.
I miei occhi sono attratti dalla sua figura come calamite, ma non ci faccio troppo caso. Perché voglio guardare ancora.
E così faccio.

E' seduto sul trono nero, la posa morbida, rilassata, il volto leggermente inclinato verso Dioniso, alla sua sinistra. Si tiene la guancia con la mano, un sorriso seminascosto che si intravede appena tra le dita affusolate.
D'un tratto lo vedo parlare, il ghigno ben visibile. Non so cos'abbia detto, ma Dioniso scoppia a ridere.
Io trasalisco, le sue risate rimbombano come un eco fortissimo, mi vibrano nelle ossa.
Mi sporgo per guardare ancora.
Ma c'è qualcosa che non va. Tutti si sono fermati, immobili. Niente più musica, niente risate.
Una sensazione di gelo freddo mi avvolge. Sbircio di nuovo verso il trono.
Ma ciò che incontro, stavolta mi lascia senza fiato.

Sono i suoi occhi, dritti su di me. Mi ha visto.

Trattengo il respiro, torno indietro di corsa. Non so dove andare, allora corro, e corro.
Torno nel corridoio di prima, lo percorro tutto, il fiato che comincia a mancarmi, le gambe a dolermi.
Una porta... eccola! Mi ci infilo dentro e la chiudo dietro di me.
Poco a poco riesco a riprendere fiato, la fronte contro il legno scuro della porta, gli occhi chiusi.
Sento i colpi del mio cuore persino dietro le palpebre abbassate.
Deglutisco, mi volto a guardare.
E' la stanza di prima. I miei sandali sono ancora lì, di fianco al letto.
So di non aver aperto la porta della stanza in cui ero prima. Eppure sono qui.

Improvvisamente, due colpi secchi contro la porta mi fanno trasalire.

C'è qualcuno.

 
 
  
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