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Autore: Katsura    26/10/2012    2 recensioni
"Cos'hai bro?"
"Nulla, solo molto sonno. Troppo sonno."
"Non prendermi in giro, ti conosco."
"Zack... Ti devo parlare"
Quando dormiamo i nostri desideri più intensi si fanno strada attraverso i sogni, Brian lo sa bene.
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: Lemon, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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I see my vision burn.

 

 

 

 

 

 

 

 

Brian non riusciva più a dormire. Brian non voleva più dormire.

Erano giorni ormai che quasi non chiudeva occhio per paura che potesse ricapitare una cosa del genere: ogni volta che chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dal tiepido abbraccio delle lenzuola Morfeo lo catapultava in sogni che non si addicevano al grande Synyster Gates. Il mal di testa era diventato una presenza costante e il contorno suoi occhi nocciola aveva assunto un colore violaceo tutt'altro che rassicurante. Avrebbe dovuto parlare col proprio medico, anzi no, con uno psicologo.

È che proprio non concepiva come determinate visioni potessero apparirgli in sonno, ma la cosa più strana era che non sapeva il motivo per cui esse lo turbassero così tanto. Aveva già sofferto di incubi ricorrenti, però quelli non erano incubi, eppure avevano su di lui effetti devastanti.

 

Brian non voleva più dormire. Prima del tour passava la maggior parte della giornata sul suo terrazzo a fumare, un pacchetto di Marlboro era arrivato a durargli tre ore; e non beveva più come prima, la cosa stava diventando preoccupante. Non si sbronzava più tutti i giorni da quando Jimmy se ne era andato.

Jimmy se ne era andato, dopo due anni ancora non se ne capacitava. Avrebbe tanto voluto parlargli di quell'angoscia che lo accompagnava ad ogni suo passo e sicuramente Jim avrebbe saputo cosa consigliargli, dirgli che cosa fare. Ma se ne era andato, se ne era andato senza che potesse dirgli addio, o abbracciarlo un'ultima volta. Si sentiva solo come non mai.

Non avrebbe mai potuto parlare ai ragazzi di quell'idea – se così si può definire – che era diventata un pensiero fisso, non era da lui e poi se lo avesse fatto non lo avrebbero capito, le cose sarebbero cambiate.

Brian non ce la faceva più, doveva dormire, non una dormita di quattro ore stentate, una dormita vera, almeno quindici ore di fila, un'utopia dato che era anche in tour e lo sarebbe stato per ancora tre mesi.

 

 

***

 

 

Era lì, nel backstage, a sistemare la sua chitarra rosso scuro e i relativi cavi e amplificatori, torturando gli snakebites con i denti. Brian, che compiva più o meno le stesse azioni dell'altro, osservava di sottecchi i suoi occhi acquamarina contornati di un rosso acceso che però non riusciva a nascondere le vistose occhiaie: avrebbe potuto perdersi in essi. Quando le iridi dell'amico si spostarono lentamente dalla chitarra al suo viso Brian fu come rapito. Avvampò e sorrise timidamente, cavolo, si sentiva una ragazzina eccitata quando lui lo guardava a quel modo. Zacky ricambiò il sorriso e tornò ad attorcigliare cavi, con fare stanco.

Un paio di volte Brian aveva cercato uno spunto per una conversazione e un paio di volte aveva aperto la bocca per parlare, richiudendola subito dopo con un sospiro. Quel concerto lo aveva distrutto fisicamente (le ore di sonno mancate si fanno sentire sempre di più) e psicologicamente. Si era impegnato molto per evitare qualsiasi contatto fisico con il secondo chitarrista della band; durante l'assolo di "God Hates Us" avevano suonato spalla a spalla e si era sentito la pelle bruciare nel punto in cui essa era a contatto con quella dell'altro. Davvero, Brian non si riconosceva più. Mollò sbadatamente la chitarra su un divanetto e si chiuse in bagno. Si sciacquò la faccia, non curandosi del trucco nero che aveva iniziato a colare lungo le guance, e si dette un paio di schiaffi per riprendersi; raccolse quel minimo di dignità che gli era rimasta in fondo al cervello e tornò a passo lento nel backstage, come se fosse un condannato che si avvia al patibolo. Era giunto il momento di dire tutto a Zack, non poteva più andare avanti così, sarebbe impazzito a breve.

Quando si ritrovò l'amico di fronte si schiarì la voce, attirando la sua attenzione.

"Cos'hai bro?"

"Nulla, solo molto sonno. Troppo sonno."

"Non prendermi in giro, ti conosco."

"Zack... Ti devo parlare"

 

Faceva decisamente troppo caldo per il mese di novembre e certamente quel caldo non era dovuto a fattori esterni. O meglio, un fattore esterno c'era, ma non era climatico, bensì umano e le labbra di questo fattore erano incollate a quelle di Brian. Il ragazzo non aveva ben capito cosa fosse successo, il sonno gli annebbiava completamente i pensieri, sapeva soltanto che aveva provato a parlare a Zack e se l'era ritrovato addosso e aveva sentito la sua lingua cercare bramosa la propria.

E tutto questo gli piaceva. Gli piaceva da morire.

Tuttavia dentro si sentiva una sottospecie di delinquente, un teppistello che si pente di aver vuotato un flacone di colore acrilico verde sulla testa della propria professoressa di matematica. Cioè cazzo, era sposato, stava baciando un uomo, un uomo sposato, un componente della propria famiglia. Perché gli Avenged Sevenfold (e rispettivi collaboratori, mogli e, perché no, anche i fans) sono una famiglia. Poi qualcuno avrebbe potuto entrare da un momento all'altro e vederli scambiarsi effusioni poco caste e del tutto fuori luogo mettendo entrambi nei guai. Era agitato come non mai. Questa emozione però scomparve quando le mani di Zee si infilarono sotto la maglietta di Brian e la sfilarono, provocandogli i brividi ad ogni minimo tocco.

Quel chitarrista inutile aveva sempre le mani fredde, anche quando fuori c'erano quaranta gradi.

 

"Zee?"

"Uhm?"

"Niente, lascia stare."

Brian si inginocchiò sul pavimento gelido del bagno di quel locale – fortunatamente era pulito, a differenza di quasi tutti i bagni pubblici – mentre l'amico si slacciava la cintura, le mani gli tremavano, e si liberava dei jeans scuri e dei boxer, che ormai erano diventati eccessivamente stretti. Il moro fece un sorrisetto sghembo e prese tra le labbra l'erezione dell'altro, che emise un sospiro e lo lasciò fare, in silenzio; emise solo qualche gemito quando Haner prese a mordergli l'interno coscia e la zona dell'inguine. Gli sarebbero rimasti dei segni, ma non gli importava, sarebbe riuscito a trovare una giustificazione se Gena li avesse notati. Ora la sua mente era impegnata solo a seguire i movimenti della lingua del primo chitarrista che percorreva il suo membro in tutta la sua lunghezza. Quando si accorse che stava per venire fece alzare l'amico dal pavimento e lo fece mettere di spalle, con le mani appoggiate contro la parete, e iniziò a massaggiargli l'erezione con una mano, mentre con l'altra cercava di togliere di mezzo la cintura e i pantaloni. Brian strinse i denti e rimase lì, fermo, preparandosi mentalmente al dolore che stava per provare; esso però non arrivò: Vee inaspettatamente si infilò nello spazio tra il muro ed il corpo dell'amico e lo invitò a procedere. Brian non se lo fece ripetere due volte. Entrò con una spinta decisa e vigorosa che strappò non poche bestemmie all'amico e cominciò a muoversi dentro di lui lentamente, per poi aumentare in modo graduale la velocità. Quando finalmente l'amico venne, a Zacky sembrava che fosse passata un'eternità. Girò leggermente la testa per guardarlo in volto: occhi socchiusi, labbra appena increspate in un sorriso soddisfatto.

 

 

***

 

 

È svenuto cazzo”

Brian? Brian? Svegliati!”

Chiamo un'ambulanza?”

Coglione di un nano, è solo svenuto”

Scusa eh”

Brian si svegliò sentendosi prendere a schiaffi. Quando si riprese completamente, si rese conto di essere sul pavimento polveroso del backstage (era caduto col sedere sull'amata chitarra e con ogni probabilità aveva i segni delle corde su una chiappa e quello della paletta dietro una spalla) e di essersi immaginato quelle cose assurde. Riuscì ad alzarsi sorretto da un Matt e un Johnny dai volti seriamente preoccupati.

Perché mi guardate in quel modo?”

Ti sei praticamente afflosciato sul pavimento e ci chiedi pure perché ti guardiamo in quel modo?!” Vengeance aveva iniziato ad urlare, era molto nervoso.

Ehi ehi, così non migliori le cose... Brian, come ti senti?” Matt prese la parola assumendo un tono premuroso e cercando di evitare eventuali contrasti. Erano tutti stanchi e non era il momento adatto per mettersi a litigare.

Bene, ho solo bisogno di dormire, torniamo in albergo.”

Come vuoi, domani però ti trascino dal medico. O non mi chiamo più Matt Shadows.”

Ma tu non ti chiami davvero così!” lo interruppe il bassista.

Zitto, nano.”

 

 

 

 

 

 

Angolino dell'autrice (così definendosi insulta una marea di gente):

Buonsaaaaalve! * inizia a delirare a random*

Spero vi sia piaciuta questa...questa...questo cosa, va. È la mia prima Synacky e mi auguro non faccia troppo schifo. Se fa pietà, vi prego, vi scongiuro, ditemelo e la cestinerò subito per evitare di deturpare ulteriormente questa sezione ç_ç

Che altro dire...ah sì, il disclaimer.

Questa opera è frutto della mia fantasia e con essa non intendo in alcun modo dare una rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi, né offenderli in alcun modo.

Detto questo, mi dileguo. Ringrazio anticipatamente chi leggerà e/o recensirà *fa gli occhi dolci* (?)

Peace and love,

Katsura. *sparisce in una nuvola di fumo*

   
 
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