Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Daniel Nowak    26/10/2012    0 recensioni
Un'ora è quel che basta.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono volte in cui casa tua non è il posto migliore in cui cercare riparo dalla pioggia. E non hai altro posto dove andare. Allora ti rassegni al sangue di Dio che cade dal cielo, e ti formicolano le gambe perchè hai soltanto voglia di correre e capisci che, forse, è da tempo che non lo fai. Chiudi l'ombrello e cominci a correre sperando di passare inosservato. 

Chiusi l'ombrello e mi misi a sgambettare in mezzo alle automobili frettolose. Raggiunsi l'altalena al di là della strada, poco più avanti dell'autoconcessionaria. Non sentivo fame nonostante fosse già passata da un pezzo l'ora di cena. Mi sedetti sul bagnato e mi strinsi nei miei brividi di freddo. L'acqua mi bagnava le lenti spesse degli occhiali. Mi abituai a vedere nel buio e mi girai per controllare che nessuno fosse alle mie spalle. Non che avessi paura. Avevo avuto paura altre volte, ma in quel momento sentivo soltanto freddo e il salato della mia rovinosa sconfitta. Mi accesi una sigaretta: un ottimo sapore, il sapore della catarsi. 
Passò di lì un ragazzo con due amici e un Rottweiler. Mi si avvicinò. Mi irrigidii. 
«Scusa, hai una paglia?»
«Ho il tabacco. Sai fartele su?»
«Come?»
«Sai rollarti una paglia?»
«Sì, sì».
Gli passai tabacco, cartine e filtri. Lo squadrai: mi squadrò.
«Sono terrorizzata», gli dissi.
«Da me?», chiese ridendo.
«No, sai com'è...»
«Ti proteggerà il mio cane»
«Mi terrorizza più di tutti»
«Guarda, ho finito, così ti rilassi un po'! Grazie per la paglia»
«Di nulla».
Piansi; i brividi di freddo non erano nulla in confronto ai brividi della solitudine. 
Un uomo dalla pelle scura passò accanto alla mia altalena, mi fissò per qualche istante, poi mi disse: «Ciao!».
Raccolsi la mia borsa da terra e mi misi a correre lontano da lì, veloce, veloce, veloce, piangendo, veloce, nemmeno mi accorsi, fra le lacrime che mi annebbiavano la vista, che ero già arrivata in strada e che su di essa le automobili sfrecciavano impazienti quanto prima.

Sono la mia creazione, mia e di nessun altro.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Daniel Nowak