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Autore: Stecullen94    26/10/2012    1 recensioni
Il sole era tramontato da un po’ ormai, fuori solo il buio, e per la prima volta mi sentì bene nel vederlo tramontare, perché dopo ore e ore di viaggio stavo tornando a casa, stavo tornando dalla mia amata famiglia, quella famiglia che non ho più visto per ben sei anni.
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Attraversammo tutti insieme, quasi a passo di marcia, le porte del Gate e poi fummo accolti da numerosi applausi, grida e flash di fotocamere, mentre avanzavamo, ognuno in cerca dei propri parenti, non riuscivo a non notare le facce felici, piene di lacrime, e esultanti di tutte quelle persone che erano venute ad accoglierci, c’erano pure le famiglie delle vittime, logicamente ancora addolorate per le recenti perdite.
Mi fermai a guardare tutte le persone che continuavano ad applaudire, mi fermai a guardare emozionato i miei compagni che stavano per riabbracciare i parenti, mi fermai cercando di trovare la mia famiglia al più presto, ma non riuscivo a vedere nessuno di loro, anche i miei cognati si fermarono, sorpresi del non vederli da quelle parti …
“Papàààà!!” ....
Genere: Fluff, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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                                                                       Ritorno alla vita


 
(Pov Edward)

Il sole era tramontato da un po’ ormai, fuori solo il buio, e per la prima volta mi sentì bene nel vederlo tramontare, perché dopo ore e ore di viaggio stavo tornando a casa, stavo tornando dalla mia amata famiglia, quella famiglia che non ho più visto per ben sei anni.

Intorno a me i miei compagni sorridono allegri per il ritorno, un ritorno tanto sperato in questi anni, un ritorno che nessuno di noi riusciva a vedere nel proprio futuro, un ritorno che, purtroppo, la maggior parte di noi non potrà vedere, perché morti esattamente una settimana fa, colpa di uno dei tanti agguati fatali che ci erano capitati

“Ehy capo, su il morale, stiamo tornando a casa” grida Emmet, mio cognato, guardandomi con un sorriso grandissimo sulle labbra … be tutti stanno sorridendo, tutti, tranne me
Non riesco a sorridere, mi manca la mia famiglia, moltissimo direi, però non riesco a sopportare l’idea di essermi lasciato dietro milioni e milioni di vite, e so che nel mio cuore resteranno per sempre le cicatrici di questi lunghissimi anni pieni di terrore

“Non avrei mai pensato di ritornare a casa vivo” sospira Mike, abbiamo tutti la stessa età, compresa tra i venti e i trent’anni, non per niente abbiamo fatto parte della squadra americana più giovane

“Non vedo l’ora di riabbracciare Alice” esulta Jasper, l’altro mio cognato, ha la mia stessa età, eppure in confronto a me sembra un po’ più giovane, quando siamo partiti lui si era sposato solo da pochissime settimane con la mia adorata sorellina

“Avvisiamo i passeggeri che tra pochi minuti atterreremo a New York” la voce del comandante ci fa fremere tutti dall’agitazione, ora non sorride più nessuno, forse perché hanno paura dei numerosi cambiamenti che ci potrebbero essere stati in nostra assenza, forse qualcuno non riuscirà a reggere l’emozione nel rivedere le proprie famiglie oppure qualcun altro sta cercando di non pensarci….

Eppure quando vedo le luci della città e della pista d’atterraggio, sotto di noi, non riesco a non sentirmi felice di essere tornato, so che l’orrore mi resterà impresso ma , non vedo l’ora di rivedere mia madre, mio padre, mia sorella e soprattutto le mie due amatissime donne ….
Isabella, mia moglie, la mia dolcissima metà, l’unica ragione della mia esistenza, non so come ho fatto a restare così tanto a lungo senza di lei, non so come ho fatto a non impazzire ogni volta che leggevo le sue lettere, lettere a cui non potevo rispondere, lettere che ho conservato con cura e che sicuramente ho bagnato di lacrime in tutti quest’anni , ogni mese mi ha sempre mandato delle lettere dove mi raccontava della casa, di nostra figlia, dei miei genitori o dove semplicemente mi ordinava di stare attento e mi diceva che gli mancavo e che mancavo anche alla piccola Kristen;
Kristen, invece, la mia principessa, aveva solo due anni quando mi hanno chiamato in guerra, e ho sempre avuto paura che non si ricordasse più di me, ma sapevo che Bella, vivo o morto che fossi, gli avrebbe raccontato del suo papà, ho perso tutte le fasi della sua vita fino ad adesso, ma da domani voglio essere un padre e un marito sempre presente.
Mi risvegliai dai miei pensieri solo quando sentì l’aereo atterrare completamente, subito iniziammo a sistemarci scarponi e divise, ancora pieni di polvere e con qualche macchia di sangue ben visibile, mettemmo i nostri berretti verdi sulle nostre teste, da dove poi sarebbe comparso solo qualche ciuffo di capelli , sempre se non erano rasati a zero, e quando si aprirono le porte i miei compagni iniziarono a scendere impazienti, io fui l’ultimo a scendere perché ingombrato dal bastone su cui mi sorreggevo, da dopo aver rischiato di perdere la gamba destra nell’ultimo agguato fatale a cui ho partecipato …

“Rieccoci qui, America” gridò Emmet, ancora non riesco a capire come fa ad avere tutta questa allegria, ma solo quando esco dall’aereo iniziai a capirlo, a sentire un odore conosciuto, vecchio, nostalgico, nuovo, che mi entrò in tutto il corpo e mi fece rabbrividire, mi risentì me stesso finalmente …

Così dopo tanti anni io, Edward Cullen, sergente dello squadrone A51Y che all’inizio comprendeva 25 militari, solo all’inizio perché adesso siamo rimasti in dieci, sono tornato, certo molto ammaccato, ma sono vivo e non vedo l’ora di uscire da questo aeroporto.

“Ragazzi forza tutti a prendere i borsoni” dissi a tutti e poi ci dirigemmo verso l’arrivo bagagli, guardavo tutti gli altri mentre mi precedevano e li guardai contento che almeno qualcuno si era salvato, non riesco ancora a credere a quello che è successo la scorsa settimana, non riesco a pensare a come non sia riuscito a salvare tutti i miei compagni, era mio dovere portarli alla salvezza e invece… invece la maggior parte di loro non ce l’ha fatta!!!

“Direi di salutarci qui, prima di essere rapiti dalle nostre famiglie” dice a tutti Ben dopo aver preso il suo borsone, e solo dopo aver aspettato che lo prendessimo pure noi

“Dici bene. Ragazzi, pure se le circostanze non sono state piacevoli, per me è stato un onore combattere al vostro fianco” dice Taylor e confermiamo tutti quello che ha detto, pure se sono stati anni orribili non li potrò mai dimenticare, sono stati come una seconda famiglia e devo ammettere che mi dispiace separarmi da loro

“Ragazzi, siamo stati l’unica squadra ad avere avuto il congedo permanente, non verremo più richiamati a combattere, se non in casi speciali o catastrofici, ma sappiate che non vi dimenticherò mai, per me è stato un onore far parte di questa squadra speciale, siete stati come dei fratelli e tutti quest’anni non potranno mai essere dimenticati. E poi vorrei ringraziarvi di aver sempre creduto in quello che dicevo e di avermi sia seguito, che protetto, abbiamo fatto il nostro meglio, siamo stati una delle squadre più forti e sono sicuro che sia noi, sia i nostri compagni deceduti, verremo ricordati in ogni modo possibile” dissi io, questo è il mio ultimo discorso, sia da sergente che da militare, tutti mi guardarono adoranti

“Vediamo di non perderci, sentiamoci qualche volta” dice a tutti Mike dopo un po’ di commozione

“Sicuramente” afferma Jasper, e noi tutti annuiamo

“La finiamo con questi sentimentalismi, vedete di muovervi, ci stanno aspettando tutti” ci rimproverò Emmet e ridendo ci salutammo un’ultima volta per poi dirigerci verso l’uscita del Gate

“Ed vuoi che ti porti io il borsone?” mi chiede Jasper vedendomi traballare, in teoria non dovrei neanche muovermi tanto per almeno altre due settimane, così mi avevano consigliato i medici militari, ma non sarei riuscito a rimanere altre due settimane lontano da casa mentre il resto del mio gruppo tornava e lasciando mia moglie spaventata dal non vedermi fra tutti

“No tranquillo, sia gamba che costole reggono alla grande momentaneamente” lo rassicuro e lui annuisce facendomi segno che lo stesso si poteva dire della sua mano, tutti siamo tornati stanchi, affamati e soprattutto feriti, chi ha qualche osso rotto, come me, chi, invece, ha avuto danni leggeri o danni non evidenti.

Attraversammo tutti insieme, quasi a passo di marcia, le porte del Gate e poi fummo accolti da numerosi applausi, grida e flash di fotocamere, mentre avanzavamo, ognuno in cerca dei propri parenti, non riuscivo a non notare le facce felici, piene di lacrime, e esultanti di tutte quelle persone che erano venute ad accoglierci, c’erano pure le famiglie delle vittime, logicamente ancora addolorate per le recenti perdite. Mi fermai a guardare tutte le persone che continuavano ad applaudire, mi fermai a guardare emozionato i miei compagni che stavano per riabbracciare i parenti, mi fermai cercando di trovare la mia famiglia al più presto, ma non riuscivo a vedere nessuno di loro, anche i miei cognati si fermarono, sorpresi del non vederli da quelle parti …

“Papàààà!!” è in quel momento una voce dolce, e tenera, mi chiamò così che, quando girai subito lo sguardo, davanti a me vidi una bambina corrermi incontro, i capelli ramati ondeggiavano durante la corsa, e lasciai che il borsone mi cadesse dalle mani mentre mi preparavo a prendere la mia principessa tra le braccia

“Tesoro mio” sussurrai quando la strinsi al petto, le foto che avevo visto non mostravano la sua vera bellezza, è pensare che quando sono partito lei aveva appena iniziato a dire

“papà”

“Mi sei mancato moltissimo … ho avuto così tanta paura di non rivederti” singhiozza sulla mia spalla mentre continua stringermi forte, con una mano le feci alzare il mento e mi scontrai con i suoi occhi marroni, rossi dal pianto

“Non ti lascerò mai, sono qui piccola” le dico dandogli un bacio sul nasino e dopo aver ricambiato il bacio, nascose un’altra volta il suo viso nell’incavo del mio collo, e in quel momento vidi anche Lei ….

Stava camminando velocemente verso di noi, indossava un vestito bianco con le spalline e i capelli, neri, raccolti in una lunga coda di cavallo, il suo viso era rosso è continuava ad essere rigato dalle lacrime, lacrime che non riuscivano a fermarsi e che facevano sembrare i suoi occhi cioccolatosi ancora più scuri, ma si capiva che era felice dal bellissimo sorriso che gli faceva risplendere il volto
Quando fu solo a pochi passi da me allungai la mano verso di lei che, dopo averla presa, si buttò, come la figlia, tra le mie braccia e poi mi guardò, facendomi perdere nel suo sguardo mentre, dopo tanti anni, le nostre labbra si riunirono “Mi sei mancato, finalmente sei di nuovo qui” mi sussurrò

“Anche tu mi sei mancata” le risposi e con la mano le scacciavo le poche lacrime che stavano ancora scendendo, per poi stringere anche lei con l’altro braccio, solo che, in quel momento, si stava facendo strada un piccolo problemino: stavo sentendo le mie ossa cedere, e farmi ancora più male, sotto il peso di mia figlia.

“Kristen, piccola, scendi dalle braccia di papà così possiamo raggiungere i nonni” dice Bella, che molto probabilmente si è accorta della mia espressione dolorante e pure se riluttante la bambina ascoltò la madre, per poi afferrare subito la mia mano

“Tranquilla, resto qui con voi” la rassicurai ancora mentre con l’altra mano prendevo il mio borsone, ricordandomi solo in quel momento del bastone, scaraventato, anche lui, a terra

“Dammi te lo porto io” mi disse Bella provando a prendere la borsa ma negai subito

“No, però mi faresti un favore se mi portassi il bastone” le dico e felice annuisce mentre lo prende, pure se poi mi guarda curiosa pensando al motivo reale per cui mi serviva e gli faccio segno che gli avrei spiegato dopo

“Andiamo, andiamo” ci dice Kris tirandomi leggermente, e insieme ci muoviamo verso il punto dove inizio a intravedere il resto della mia famiglia

Appena mi vedono sia mia madre, che Alice, mi vengono ad abbracciare anche loro in lacrime, poi è il turno di mio padre, emozionato anche lui, che dopo un abbraccio mi strappa il borsone dalle mani e infine salutai anche i miei suoceri e Rosalie, la moglie di Emmet.

“Direi di andare a casa a festeggiare il vostro ritorno” trilla Alice ma tutti la guardiamo dubbiosi, per conto mio vorrei passare una serata con loro, ma sono davvero molto stanco e poi vorrei stare solo con mia moglie e mia figlia, e poi non credo di essere l’unico a pensarla in questo modo ….

“Be io per la verità vorrei andare a casa a dormire” ci dice Jasper e Aly lo guarda delusa

“Si anch’io, mi dispiace ma voglio godermi solo mia moglie stasera” afferma Emmet dando corda a Jasper, mentre vedo Alice sempre più delusa e in quel momento penso al fatto che, molto probabilmente, è da tanto che aspetta questo momento

“Casomai potremmo andare in una pizzeria, o ristorante, qui vicino, tanto per cenare insieme e poi tutti a casa propria” dico invece io e riesco di nuovo a far salire l’umore a mia sorella

“Ottimissima idea. Mamma, papà, Renee, Charlie voi che ne dite?” chiede iniziando a saltellare sul posto, tutti sorridono felici, mentre io guardo Bella che mi stringe a se e Kristen che mi stringe la mano per riavere la mia attenzione, attenzione che poi riceve subito

“Per noi può andare tranquillamente” risponde Charlie e Renee annuisce

“Va bene anche per noi, sempre se voi ragazzi vi sentite” dice invece mio padre guardandoci, so che anche a loro farebbe piacere se cenassimo tutt’insieme ma sanno anche che il viaggio è stato lungo e che noi non stiamo tornando da una vacanza

“Si può fare, però poi subito a casa” dice Emmet rimettendosi il borsone in spalla pronto a muoversi

“Per me va bene , però Ed tu dovresti andare a casa a riposare, e non dovresti fare sforzi” mi dice Jasper e tutti mi guardano confusi…. Uffa gli avevo detto che non doveva dire niente di questa faccenda!!

“Jaz sto bene, solo per stare un po’ insieme e poi ti prometto che starò a letto per almeno due giorni. Anzi andiamo così poi ci sbrighiamo subito” gli rispondo prendendo anche Bella dalla mano, dato che il borsone ce l’aveva mio padre e il bastone momentaneamente riesce a non servirmi

“Perché, che è successo?” chiede mamma preoccupata e cerco di tranquillizzarla subito

“Non preoccuparti poi vi racconteremo tutto” gli rispondo e alla fine iniziamo ad avviarci tutti verso l’uscita dell’aeroporto, finalmente oserei dire, mi stavo stancando di stare qua dentro.

Mentre stavamo uscendo vidi tre persone, due anziani e una ragazza giovane, piangere vicino all’altra entrata e pure se ero lontano, riuscì a capire chi fossero, quelli erano i familiari di Nicolas, i due anziani erano sicuramente i genitori, mentre la ragazza era la sorella, l’unica sorella che aveva; Nicolas Camel era il più giovane tra tutti, era entrato solo due anni fa in squadra a soli diciannove anni, l’avevo preso in custodia come se fosse un fratellino e poi mi stava pure molto simpatico, sfortunatamente lui è proprio uno di quelli che non ho potuto salvare.

“Papi dove vai?” mi chiede subito mia figlia appena lascio la mano sia a lei, che alla madre, e le guardo rassicurante, gli altri erano già usciti e non si sono resi conto che siamo ancora dentro

“Andate dagli altri, vi raggiungo subito” esclamo e poi mi allontano e vado verso quelle persone, credo che sia giusto fargli le condoglianze di persona, insomma io ero il capo della squadra

“Signori Camel?” chiesi per sicurezza una volta che mi fui avvicinato, l’uomo alzò lo sguardo su di me

“Si?” chiese lui e gli porsi la mano

“Salve sono Edward Cullen,il sergente della squadra di cui faceva parte suo figlio. Vorrei esprimervi le mie più sentite condoglianze per quello che è accaduto a vostro figlio” dico e l’uomo mi stringe la mano facendo una smorfia, sicuramente una forma di sorriso, di ringraziamento

“Grazie. Ci dispiace anche per gli altri membri della sua squadra, quando abbiamo saputo, sapevamo che molto probabilmente Nick poteva essere tra i morti, pure se abbiamo sempre sperato il contrario” mi dice rassegnato

“Posso capire, io stesso speravo che nessuno di loro morisse. Comunque volevo dirle che ,di qualsiasi cosa abbiate bisogno, sarò disponibile ad aiutarvi” dico sincero

“L’ho terremo presente grazie” mi rispose la donna e sorrisi

“Bene, allora arrivederci” salutai e poi mi allontanai, in questi giorni contatterò tutte le famiglie dei miei compagni deceduti, per far loro le condoglianze, so che le parole possono essere inutili, ma almeno potrò far capire che davvero m’interessava della loro vita.

“Tutto bene?” mi chiese Bella quando raggiunsi di nuovo l’entrata

“Non sei uscita?” gli chiedo confuso, pensavo avesse raggiunto gli altri, invece vedevo solo la piccola con i nonni

“No, mi sei mancato troppo e non voglio perderti di vista neanche per un singolo istante” mi risponde e la bacio prima di uscire insieme

“Non vedevo l’ora di riabbracciarti dopo tanto tempo” le sussurro e mi sorride

“Senti ma di che parlava Jasper prima? Che ti è successo? È colpa dell’ultimo agguato, dove hanno perso la vita dei membri della tua squadra, se usi anche un bastone?” mi chiede all’improvviso mentre iniziamo ad avvicinarci alle macchine, e rido della sua curiosità, da che mi ricordo io, ha sempre fatto domande

“L’ultimo agguato è stato quasi fatale per tutti, noi dieci siamo stati fortunati a salvarci e a rimetterci solo qualche osso rotto e qualche taglio” le spiego e mi guarda preoccupata, mentre in quello stesso momento una fitta dolorosa mi attraversa tutto il petto e mi blocco dolorante

“Stai bene?” mi chiede subito Bella e faccio cenno con la testa, mentre un’altra fitta mi pervade e cado in ginocchio sul marciapiede, mia moglie intanto mi tiene ancora dal braccio

“Si tutto bene” le dico per non farla preoccupare, pure se per la verità, in questo momento, mi sembra di dover svenire da un momento all’altro, ma è solo un dato di parte

“Vuoi che chiamo tuo padre?” mi richiede e nego con la testa pure se sento dei passi avvicinarsi

“Papà stai male?” riesco a vedere Kristen, è la prima che mi raggiunge, e mi prende la mano

“Che succede?” sento chiedere mio padre e poi vengo raggiunto pure da altre voci

“Tutto a posto?” “L’avevamo detto che ti dovevi riposare”

“Il solito testone” è questa fu l’ultima frase che sentì prima di perdere i sensi …
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“Edward, svegliati cavolo, è da due giorni che dormi senza sosta, muoviti a svegliarti” Mi sentì agitare, qualcuno mi stava scrollando e gridando al tempo stesso, sentivo l’odore del sangue, della polvere da sparo, delle medicine e di cadaveri, sentivo rumori di spari e di urla spaventate, pianti e sospiri, ma soprattutto sentivo una voce vicino a me che mi gridava di svegliarmi Tutto il corpo mi fa male, come se qualcosa mi avesse trapassato milioni di volte, sono sicuro di non essere morto, perché provo molto dolore, ma se non sono morto allora so benissimo dove sono finito, conosco davvero la voce che mi chiama e so che mi devo svegliare, anche perché ora ricordo tutto quello che è successo..

“Emmet non gridare” lo ammonisco quando apro gli occhi, e lui sospira visibilmente felice

“Per fortuna sei ancora vivo, temevo di dover dare una brutta notizia a mia sorella” dice sorridendo felice mentre io mi guardo intorno

“Gli altri stanno bene?” gli chiedo subito e nello stesso tempo provo a mettermi seduto mentre la sua espressione cambia totalmente

“No, abbiamo perso la maggior parte dei nostri compagni. Siamo rimasti solo in dieci, feriti ma vivi almeno” mi dice e in quel momento rimango sconvolto, non era servito a niente il provare a sacrificarmi per loro

“Eh Jasper?” gli chiedo di scatto sperando che non sia morto, non potrei dare una notizia del genere a mia sorella

“Lui è fra i vivi, ha solo riportato qualche leggera ferita. Al contrario tuo che hai rischiato di finirci davvero secco e rotto in mille pezzi” dice minaccioso e lo guardo curioso

“Perché? Che mi sono fatto?” chiedo curioso

“Mettiamola così: hai una gamba rotta e lo stesso si può dire per un paio di costole, un fianco ce l’hai maciullato e per il resto sei pieno di tagli e lividi” mi spiega facendomi l’inventario, ecco perché mi sentivo tutto rotto

“Raggiungiamo subito gli altri” dico risoluto cercando di alzarmi dal letto, ma appena lo faccio sia mio cognato, che il dolore, mi fanno distendere un’altra volta

“Fermo qui, non vorrai peggiorare le tue condizioni vero? È comunque ieri è arrivato, da parte dello Stato, il congedo permanente per la nostra squadra. La prossima settimana si tornerà a casa” mi avvisa …..
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Mi risvegliai nel buio completo, non vedevo niente, non c’era neanche una singola luce a illuminare quando, a un certo punto, un movimento vicinissimo mi fece sobbalzare dallo spavento e senza pensarci mi fiondai sul pavimento in una posizione di difesa, in quello stesso momento risvegliai anche il dolore dentro di me

“Amore?” mi chiamò Bella e , mentre lei stava accendendo la lampadina del comodino, mi ricordai di dove realmente fossi e con chi ero

“Edward tranquillo, sei a casa” mi dice e si avvicina lentamente per poi prendermi dalla mano e trascinarmi sul letto

“Sono a casa” sospirai riconoscendo la mia camera da letto

“Si, sei al sicuro, non sei più in pericolo” cerca di tranquillizzarmi, che reazione stupida che ho avuto, dovevo ricordarmi di mio che sono di nuovo a casa

“Scusa, è che dovrò farci l’abitudine” le sorrido timido e mi bacia

“Lo so, e ti aiuterò a riabituarti. Sai quando ti abbiamo portato qui, Emmet e Jasper mi hanno raccontato di tutto quello che è successo dopo l’agguato. Mi hanno raccontato dei tuoi incubi, dei tuoi crolli momentanei e del tuo dolore per aver perso i tuoi compagni, ma non mi hanno accennato molto riguardo a quel giorno” mi spiega guardandomi e prendendo un bel sospiro decido di raccontargli, subito, quello che era accaduto

“Quel giorno la nostra squadra doveva fare il giro di perlustrazione delle zone vicine, sperando non ci fossero nemici nascosti da qualche parte. A un certo punto fummo attaccati e così decidemmo di rifugiarci dietro le mura di un paese, che ormai era distrutto, però c’era bisogno di un diversivo per permetterci di attaccare, e, pure se andavo contro il volere degli altri, decisi di fare da esca ,prendendo l’unica Jeep che ci era stata concessa per il giro andai verso le mura dove si erano nascosti i nemici. Riuscì a fare da esca pure se dei colpi di fucile bucarono le gomme della macchina e mi mandarono a sbattere contro un muro, il quale mi crollò quasi tutto addosso ; In quel momento non riuscivo più a muovermi e vedevo, anche, qualche soldato avvicinarsi per spararmi, i miei compagni però mi raggiunsero subito e mi fecero uscire quasi del tutto dalla macchina, riuscendo ad uccidere subito qualche soldato vicino, ci saremmo pure potuti salvare se solo non fosse stato per delle bombe a mano …… I soldati che si sono salvati sono stati quelli più veloci nel nascondersi dietro a qualcosa di resistente, o quelli che ci coprivano le spalle da lontano, io dovevo essere tra i morti, ma sono riuscito a salvarmi per puro miracolo. Emmet dice che, la prima bomba a mano che è esplosa, mi ha scaraventato per almeno venti metri e sono precipitato proprio nel punto dove lui e Jasper si erano messi al riparo, alla fine è per merito loro se sono qui vivo” e mi blocco mentre ripenso a tutto, intanto lei mi stringe al suo petto

“Ricordarmi di ringraziarli allora” cerca di scherzare e sorrido per almeno pochi secondi

“D’allora ogni sera faccio quasi sempre lo stesso sogno, sogno quel giorno e tutto quello che è successo agli altri, e poi si uniscono anche le immagini di molti uomini morti che ho visto, che ho ucciso, durante i numerosi attacchi” finisco di raccontargli

“Non è colpa tua, sapevi a cosa andavi in contro accettando di andare a combattere. E per i tuoi uomini non devi sentirti in colpa, tu hai cercato di salvarli mettendo a rischio la tua vita, non ci sei riuscito, vero, ma il tuo gesto, non è di certo un gesto che farebbero tutti, non tutti mettono la vita degli altri prima della propria” cerca di consolarmi, e in quel momento sentiamo la porta aprirsi

“Kristen? Che ci fai alzata?” chiede mia moglie, mentre mia figlia compare sulla porta assonnata, tenendo stretto tra le braccia un bambolotto , intanto vicino a lei compariva anche la testa del nostro dalmata, di nome Zack, l’avevamo comprato io e Bella l’anno dopo che ci siamo sposati, e un mese prima che mia moglie rimanesse incinta

“Voglio dormire con voi” ci risponde chiaramente

“Tesoro sei un po’ grandicella per dormire con mamma e papà” le dice Bella, mentre io le guardo felice

“Ma mamma, ho solo otto anni, e poi voglio dormire con voi” ribatte la piccola e mi metto a ridere

“Va bene vieni, ma solo per questa volta” le dico invece io, e sorridendo raggiante si butta sul letto, alla fine ci corichiamo anche io e Bella, mentre Zack si corica ai piedi del letto

“Papà, domani sera però mi devi raccontare una favola” mi dice mentre si stringe di più a me

“Va bene, ma ora dormi” le dico baciandola, con una mano raggiungo quella di mia moglie

“Dormi anche tu, ci vediamo quando ti svegli, non andrò più via” ribadisco anche a lei

“Non ti lasceremo più andare via” sottolinea sorridendo e dopo un bacio raggiunge anche lei il mondo dei sogni. Sorrido mentre le guardo, ero di nuovo con loro finalmente, l’indomani sarei riuscito a costringerle a passare una giornata fuori e poi saremmo andati a mangiare dalle nostre famiglie, saremmo ritornati ad essere di nuovo tutti felici.

È pure se le cicatrici di questi orribili anni continueranno a tormentarmi, cercherò di non fermarmi, di non versare più nessuna lacrima per tutte le vite perse o uccise, cercherò di non essere sempre quell’uomo freddo e razionale che ho dovuto essere…..
Finalmente sono a casa, finalmente le mie speranze si sono avverate, finalmente potrò ritornare a vivere felicemente con la mia famiglia.
  
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