Ultimo regalo di una notte di libertà
Aria correva come se da quello dipendesse la sua vita,
respirando a pieni polmoni mentre l’aria gelida le si infrangeva quasi addosso
colpendola con piccoli aghi ghiacciati.
L’adrenalina nel suo sangue la spingeva
ad accelerare sempre più la sua andatura, a spingersi più avanti di quanto
poteva, sbilanciando il suo esile corpo di donna senza che lei quasi se ne
accorgesse. Non si rese conto neanche di utilizzare le mani per scansare i rami
del sottobosco che le intralciavano la fuga in quella notte di luna piena.
Il
paesaggio notturno, reso quasi luminescente dal riflesso della luna sulla
candida distesa di neve, le scorreva accanto, nel suo ovattato splendore, ma
Aria non vi badava. Pensava solo a correre, a raggiungere la sua meta.
In
realtà non sapeva dove stava andando, ma sentiva che quella era la giusta
direzione. Lì, dove il suo istinto la stava guidando, avrebbe finalmente
trovato quello cui anelava da ormai troppo tempo.
Quella notte, dopo lunghi
mesi di punizioni, di privazioni e di illusoria libertà in un mondo che non
sentiva suo, Aria aveva scelto la libertà. La sua natura ribelle e capricciosa
aveva ancora una volta preso il sopravvento, e quell’idea a lungo vagheggiata,
che fino a quel momento non aveva osato mettere in pratica per paura delle
conseguenze che ne sarebbero derivate, aveva preso corpo.
Seduta sull’altalena
costruita tra i rami di quell’antico albero, il bosco innevato aveva
echeggiato un richiamo irresistibile, e senza avere il tempo di pensare, si era
ritrovata a mettere insieme i passi, uno dietro l’altro; dapprima lentamente,
poi, via via, sempre più veloci, sempre più lontani da quel posto che tutti
intorno a lei chiamavano la sua casa.
Quell’istinto primordiale che la guidava si fece in lei
sempre più forte, sempre più insistente, e fu solo quando giunse sulla riva di
un piccolo lago che lo vide. Lì, in cima alle rocce che facevano da sponda alla
riva opposta, c’era un lupo.
I suoi occhi scuri come la notte si poggiarono su
di lei e Aria si bloccò, incerta. Tra lei e il lupo solo il lieve sciabordio
delle acque spinte dal vento sulle sponde.
Con balzi leggeri e silenziosi il
lupo nero scese di roccia in roccia fino a spingersi vicino all’argentea
superficie lacustre, illuminata dalla bianca e limpida luna. Aria si mosse
cauta, aguzzando i sensi per riuscire a cogliere anche il minimo insignificante
rumore. Il lupo era là immobile, gli occhi di forma allungata fissi su di lei.
La stava aspettando, anticipando con lo sguardo ogni suo gesto.
Con il cuore
che le batteva all’impazzata, accaldata dalla lunga corsa, Aria sentiva che era
lì per lei. Un lieve mugolio riecheggiò nell’aria, attutito dalla neve che
ricopriva il mondo intorno a loro, e Aria sobbalzò spaventata che qualcun
altro, oltre lei, avesse sentito quel sommesso richiamo.
Solo allora,
finalmente decisa, si mosse anche lei, avvicinandosi a quell’animale possente, e quando gli fu vicina, il velo
tremolante delle lacrime le impedì per un istante di vederlo nitidamente. Sentì
solo il calore del suo fiato avvicinarsi, e la lingua del lupo raccogliere il
liquido salato.
Nel silenzio della notte solo pensieri frenetici riempivano il
loro universo, mentre Aria respirava a pieni polmoni il suo odore, quasi per
tenerlo con sé più a lungo quando si sarebbero separati. Sapeva che la felicità
di quel momento era di breve durata, e temeva che quanto più avesse ottenuto da
quella splendida notte tanto più difficile sarebbe stato tornare alla realtà.
Lentamente si volse per tornare al luogo cui apparteneva, che li univa nella
stessa maledetta natura ma che per uno scherzo del destino li aveva separati. Poggiò
per l’ultima volta la testa sul collo del suo compagno, e il riflesso della
luna sul lago le fece l’ultimo regalo di quella notte: l’immagine di un lupo
nero intrecciata alla sua, un piccolo, splendido lupo bianco.