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Autore: Columbrina    27/10/2012    1 recensioni
{Il rapporto ambiguo di Cook e Naomi, declinato secondo ambigue sfumature.
-Partecipante alla "Staffetta in piscina" indetta su LiveJournal.
"Sei un buon amico, Cook..."
"Questo significa che me la dai?"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Cook, Naomi Campbell
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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That’s what friends are for…
 

 
“Campbell!” esordì lui, con una voce che non lasciava nulla a conti fatti.
James…” esordì lei, lasciando che il suo disappunto scandisse ogni singola sillaba fino a inculcare il concetto nel punto nevralgico della carne, mentre manteneva aperta la porta di casa, insolitamente pacifica.
Lui faceva quello che sapeva fare meglio: farla impazzire con uno dei suoi soliti silenzi machiavellici. E non nel modo in cui pensava lui.
Visto che non parlava, toccava a lei prendere in mano le redini… Di una situazione che andava avanti da settimane e non aveva intenzione di fermarsi, nemmeno dinanzi a una drastica battuta d’arresto: allo scoccare delle quattro James Cook fischiettava dinanzi alla porta di Naomi Campbell e gongolava senza neanche sapere il motivo.
Assurdo.
“Perché sei venuto oggi?”
Con incidenza quasi marziale, Cook sgattaiolò in casa Campbell sperando di coglierne uno stimolo da cui trarne ispirazione per una futura sega; Naomi sbuffò e chiuse la porta.
“Allora?” incalzò lei, con le braccia conserte e gli occhi scrutinatori.
Cook impiantò il suo sorriso disarmante, a forma di folle mezzaluna che inturgidiva le guance e rimpiccioliva gli occhi, che sembravano porcini e pronti a scatenare una rivoluzione se solo si fossero messi d’impegno: la svogliatezza di Cook era il suo miglior difetto e il suo peggior pregio.
“Sono qui per suggellare il patto che ho stipulato con la tua virtù”
Naomi elargì una smorfia sghemba, così assorta che avrebbe potuto tranquillamente mandarlo a quel paese. Ma anche lei era svogliata.
“Che mi tocca sentire …”
“La pura verità che sgorga dal mio puro verbo… Andiamo piccola… Lo so che lo vuoi. O devo lucidarti la mente?”
“Non commetteresti peccato in effetti …”
L’espressione di Cook cambiò radicalmente e rapidamente, al punto che Naomi non si accorse nemmeno che stava cercando di denudare ogni sua aspettativa, per portare alla luce quel poco che lui non sapeva e che avrebbe soppresso solo per gustare fino in fondo la resa, che si prospettava allettante come un buon piatto servito a piccole razioni, con contorno di preservativi e sudore. La lentezza con cui bruciava le distanze era disarmante.
“Ma come… Non ricordi la nostra piccola scommessa?”
A Naomi le solleticò l’orecchio, come se una fiamma stesse lentamente divampando e bruciando ogni sua concezione del giusto e del pacifico. Cook rise perché non aveva altro da fare.
Lei capì, rispettando fedelmente la prassi.
“Oh …” riuscì a dire, prima di sprofondare.
Letteralmente.
 

 
 
 
“Cook …”
Naomi aveva gli occhi chiusi, la camicetta che faceva intravedere più del necessario e nessun fremito che potesse scuotere i mugolii deliziati del compagno, ma che probabilmente erano solo frutto di tanti anni di esperienza nel mentire.
“Cook!” incalzò lei, come la prima e ultima volta che i loro corpi avevano avuto quel sentore di dejà – vu che stava imperversando la stanza dimessa e sfatta dalla resa. Purtroppo avrebbero continuato a patire insieme delle pene di cui non avevano nessuna colpa, accidentalmente.
Vedendo che lui continuava a stare dietro a un piacere apparente, Naomi si scrollò di dosso il peso del suo corpo opprimente, che non combaciava per niente con il suo e si sedette sul bordo del letto, bofonchiando con il fiato pesante.
Non poteva vederlo, ma sapeva che stava sorridendo: in un modo o nell’altro lo faceva sempre, anche mentre si rimetteva la maglietta.
“Sei proprio testarda tu…”
Il respiro di Cook le scivolò sul collo, ma lei lo trovò così confortante che si limitò a rivolgergli un semplice sorriso di sufficienza, come se si fosse già arresa a un’idea fissa che portavano entrambi a mo’ di croce.
Si sedette accanto a lei: un po’ per affrontare la situazione, un po’ per spiare la sporgenza del capezzolo dal reggiseno un po’ stretto. Avrebbe voluto tanto dire: “Tette niente male, Campbell”.
E infatti lo fece. Lei richiuse un bottone della camicetta, con slancio istintivo e riprese ad ammonirlo con lo sguardo.
“E’ la seconda volta che succede e ancora non ti sei arreso. O hai tendenze masochiste o sei davvero schioppato”
Cook sbadigliò e nel farlo le diede un buffetto sulla guancia. Naomi sorrise.
“Non sono abituato a seguire dottrine che non rientrano nel mio codice morale …”
“James Cook ha un codice morale?”
“No… E’ un espediente che uso per adescare le lesbiche e riportarle sulla retta via”
Naomi, a capo chino, fece finta di non digerire per niente la confortante lascivia di Cook; ma era quasi come un toccasana in momenti come quelli.
“Con me non ci riuscirai …”
“Già, me ne sono accorto. Sebbene io ti piaccia … Non riesci a non piegarti ai tuoi istinti”
“Da che pulpito …”
Cook elargì un sorriso mesto, soffiando via tutti gli ansimi che aveva represso fino a soffocarsi.
“Con Effy è un caso chiuso”
“Vuoi dire che ti sei arreso? Mi cadi qui …”
“Io non mi sono arreso, va bene!” tirò fuori, con cognizione dei fatti. Ma Naomi, a differenza sua, sapeva leggere le sottigliezze che si celavano dietro la sua apparente fermezza: aveva sguazzato per troppo tempo in una piscina confusionaria, che l’aveva reso una banderuola, una mina vagante, pronta a innescare una rivoluzione.
Ripeto, se solo quel sorriso non fosse stato truccato dalla mestizia.
“Non sono la persona giusta per giudicarti. Io sono come te, Cook”
“Dovresti sentirti onorata”
Stavolta fu lei a dargli un buffetto, senza che lui reagisse perché lo stare seduti sul bordo di quel letto sfatto e dimesso dalla resa non lo riempiva degli stimoli adatti per crearsi un nuovo universo. E addio sega.
“Per questo abbiamo fatto quella scommessa… Per punirci” disse di nuovo lei, come per autocommiserarsi. Cook sorrise.
“Il sesso come medicina è come un contraccettivo: non serve a un cazzo”
Risero insieme stavolta, in un connubio di pensieri che sopraffaceva di gran lunga quelli che attanagliavano le loro insicurezze reciproche. Era in questi momenti in cui si chiedeva perché il corpo di Cook non combaciasse mai con il suo.
“Perfettamente d’accordo”
Poi ci fu un silenzio che servì per prendere coscienza dei propri equilibri: Cook ci aveva fatto il callo, ma rimase stupito quando Naomi lo cinse in un abbraccio di pensieri, di parole non dette, mentre la mano premeva sulla sua spalla per portarsi più vicina. Come se non servisse nulla di fatto.
“Guarda come ci siamo ridotti … Siamo patetici”
“A me piace essere patetico allora …”
“Idiota …” soffiò Naomi, senza sciogliersi da lui. In ogni caso, sortiva il suo effetto.
“Non ti piace essere uguale a me?”
“Per niente …”
Cook elargì un altro sorriso, cercando di sfogliarle gli occhi, ma sapeva che avrebbe comunque fatto una buona azione. Lui ne faceva tante, ma lei era l’unica ad apprezzarle. Quindi, non gli sarebbe costato nulla, a parte una sega.
“Allora non ti arrendere. Dovresti andare da lei, scusarti e sforbiciare fino allo sfinimento. Tanto i preliminari già li hai fatti …”
Con le spalle esili che le facevano da baluardo, Naomi non poté fare a meno di sentirsi coinvolta dal momento e quindi gli diede l’ennesimo buffetto, che le fece capire una volta per tutte che cosa combaciasse con Cook.
“Sei un buon amico, Cook …”
“Questo significa che me la dai?”
 
 
Non erano i loro corpi, tantomeno i loro pensieri.
Erano le loro anime a guardarsi insistentemente e trovarvi ristoro.
Combaciavano perfettamente.  
 
   
 
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