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Autore: Dayne    27/10/2012    1 recensioni
La mia flashfic è ispirata ad Ernie Urto, l'autista del Nottetempo. Partecipa al Concorso "Il dono della sintesi" indetto dal sito HPQuiz.
Siccome io il dono della sintesi non ce l'ho, dovete aver pazienza e non essere troppo severi. Avrei voluto caratterizzare meglio il personaggio, anche perché, nei libri di Harry Potter, non ci sono molte notizie su di lui. Anzi, non parla nemmeno, si limita a fare "Mmm". Ora io, da quel "Mmm", ho dovuto tirar fuori una storia.
Cosa ne è uscito? Non so, giudicate voi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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IL FIGLIO CHE NON AVEVA AVUTO
 
Ernie Urto attraversò furibondo la strada.
Quegli idioti del Ministero dei Trasporti Magici!
L’avevano convocato solo per dirgli che doveva prendersi un altro bigliettaio.
“Un accidente!” aveva risposto lui al noioso impiegato che voleva sottoporgli curricoli di candidati. Lui non voleva un altro bigliettaio, doveva solo aspettare che riapparisse Stan. Il ragazzo faceva spesso così. Ogni tanto spariva, ma poi tornava  da lui. Riprendeva il lavoro, sempre premuroso con i clienti, sempre allegro.
E come riempiva il Nottetempo di chiacchiere!
Lui, Ernie, si limitava a rispondergli con un “Mmmm”. Faceva parte del loro gioco: da un lato l’anziano autista brontolone, dall’altro il giovane bigliettaio gioioso.
E, quegli incompetenti  del Ministero, volevano che lui prendesse un sostituto!
L’impiegato l’aveva guardato sbalordito per la sua reazione, ma lui non si lasciava certo intimidire.
Stan Picchetto era molto di più che il suo bigliettaio. Per lui era come un figlio, quel figlio che, non essendosi sposato, non aveva mai avuto.
Poi, nell’ufficio, era entrata “lei”.
Una piccoletta ridicola, tutta tonda e vestita di rosa confetto, con una specie di fiocchetto nero in testa.
Ernie stava per mettersi a ridere.
Ma  “lei” l’aveva guardato, con quei suoi occhi tondi e sporgenti, da rana. Aveva picchiettato ritmicamente la bacchetta sul palmo della mano e con una vocetta leziosa, quasi da bambina, gli aveva detto:
“ Non credo che il signor Picchetto tornerà tanto presto. Le conviene dare un’occhiata a quei curricoli.”
Era stato il tono a mettergli i brividi, il tono e lo sguardo gelido.
Ernie si era limitato a borbottare “Ci penserò”. Poi era uscito precipitosamente dal Ministero, come se gli mancasse l’aria.
Quella Megera! Chissà cosa diavolo voleva …
Un gufo gli stava tirando nervosamente la manica. Ernie sbuffò, si frugò tra le tasche, tirò fuori una monetina e prese, con rabbia, La Gazzetta del Profeta.
La notizia in prima pagina lo paralizzò sul marciapiede.
“PRESI ALCUNI PERICOLOSI MANGIAMORTE”
Tra volti sconosciuti, Ernie vide quello di Stan, che gli rimandava uno sguardo terrorizzato. Sulla pelle pallidissima i brufoli risaltavano più del solito.
Preso da un attacco di panico, Ernie fece a pezzi il giornale e lo gettò in un cestino babbano.
Poi, rapidamente, salì sul Nottetempo.
Bang! Un attimo dopo il pullman sfrecciava su una stradina polverosa di una landa desolata.
Ernie pigiò furiosamente il freno, come se, appiccicato sopra, ci fosse il volto della megera in rosa.
Madame Palude salì faticosamente i gradini, carica di borse, brontolando perché nessuno la stava aiutando.
Ernie diede una pedata all’acceleratore. Bang!
Mentre Madame Palude rotolava sul pavimento del Nottetempo, l’autista sentì una lacrima scivolargli lentamente sulla guancia sinistra.
 
  
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