Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Luna Crescente    27/10/2012    0 recensioni
Non sapevo chi era, non sapevo dove quel treno lo portava ogni singolo giorno, ma non mi importava.
Vederlo mi metteva di buon umore, bello e malinconico come pochi [...]
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il ragazzo del finestrino
 
E come tutti i giorni era li.
Con le cuffiette alle orecchie intento a guardare il mondo che scorreva fuori dal treno; e come sempre, da circa tre anni, c’ero anch’io.
Lo ammiravo dal sedile nel corridoio opposto, lo guardavo e lo studiavo in ogni suo piccolo particolare.
Stesso posto, stessa musica, sempre da solo con aria malinconica a guardare il finestrino.
Non sapevo chi era, non sapevo dove quel treno lo portava ogni singolo giorno, ma non mi importava.
Vederlo mi metteva di buon umore, bello e malinconico come pochi.
 
 
Avevo 16 anni quando qualcosa nella mia via cambiò;  frequentavo il liceo scientifico a Lugo, era un freddo sabato di febbraio ed ero stranamente stanca.
Salii sul treno e i nostri sguardi si incrociarono. Arrossii.
Mi sedetti nel mio solito posto, mi misi le cuffiette nelle orecchie e mi specchiai in lontananza nel suo finestrino.
Pian piano i mie occhi si chiusero e senza neanche accorge mene mi addormentai.
All’improvviso mi svegliai, lentamente aprii gli occhi e vedetti che c’era il controllore del treno che cercava di svegliarmi, dopo qualche secondo di confusione capii cos’era successo e senza controllo iniziai a imprecare per poi tapparmi la bocca con la mano.
Con più calma ed educazione che in quel momento era in mio possesso chiesi al controllore dov’ero per poi restare a bocca aperta. Bologna.
Avevo dormito per 45 minuti ed ero arrivata al termine della corsa del treno.
Mi sgranchii per poi scendere dal treno un po’ scocciata, il prossimo treno per Solarolo c’era alle 15.00 ed era solo l’una.
 
Mi misi la cartella sulle spalle, uscii dalla stazione ed entrai in un “ristorante” a pochi metri di distanza.
Avevo appena varcato la soglia del “ristorante” quando per poco non crollai per terra svenuta.
Era lì, il ragazzo del finestrino era lì.
Mi sedetti nel tavolo accanto al suo e notai che nel vedermi fece una faccia spaventata, chissà cosa pensava, erano tre anni che lo fissavo.
Si alzò ed uscì. Era la prima volta che lo vedevo fuori dal treno. Era ancora più bello.
Aveva circa 17 anni, capelli mori ed occhi verdi, il viso leggermente squadrato ma comunque armonioso, si vestiva sempre con t-short e jeans a vita bassa e quando, raramente sorrideva, il suo viso si illuminava e il mio pure.
 
Fino a un mese dopo il  nostro “incontro”  a Bologna, tutto era come sempre: il solito posto, la solita musica,[…] ma poi successe un cosa, una cosa che mi raggelò il sangue.
Salì sul treno come sempre, mi voltai, per ammirare il ragazzo. I miei occhi si riempirono di lacrime e per poco non svenivo.
Non era lì, per la prima volta dopo 3 anni lui non c’era.
Subito mi alzai di scatto e guardai fuori dal finestrino per vedere se era in ritardo. Niente. Non c’era.
Nella testa mille pensieri, perché non c’era?
Ormai era un mio punto di riferimento, era diventato parte della mia routine, della mia vita. Dov’era?
Quel girono cambiò tutto, da quel giorno non l’ho più rivisto, da quel girono la mia vita cambio in peggio, da quel girono il mio cuore si riempì di lacrime e domande.
 
Era passata circa una o due settimane da quel giorno, quando una signora si sedette al SUO posto, ancora nessuno si era seduto lì.
Quella signora sembrava disperata, distrutta, per tutto il viaggio non fece altro che accarezzare il sedile in cui era seduta, in cui il ragazzo del finestrino si sedeva.
Al ritorno, notai che aveva una grande borsa piena di libri e quaderni. Subito pensai fosse una professoressa, anche se in me sapevo che non era così.
Era una sofferenza per me vedere tutti i gironi questa signora che si sedeva al SUO posto; e se sarebbe tornato?
Un giorno mi decisi, mi alzai e mi avvicinai a quella signora e le dissi che quel posto era occupata da un mio amico e che era meglio che si spostasse. Scoppiò a piangere. Non capii.
Pianse per tutto il tragitto e mi lascio di stucco, non capito cosa avevo detto di male.
 
I giorni passavano e la cosa si ripeteva, un giorno però la sinora si avvicinò a me, mi abbraccio e mi spiegò tutte le cose strane che  mi stavano tormentando l’anima.
Il ragazzo del finestrino era suo figlio, il treno lo portava all’ospedale di Bologna.
Era un malato terminale di cancro, il suo termine era arrivato due settimane fa.
Il mio cuore si spezzo e le lacrime iniziarono a sgorgare senza freno, per tre anni l’ho guardato, lo sognato e per tre anni ho sempre rimandato il momento in cui mi sarei presentata.
 
 
Non ho mai scoperto il suo nome. Ma non mi interessava.
Volevo solo dimenticarlo, dimenticare quel ragazzo che ho amato pur non conoscendolo, quel ragazzo che avrei potuto rendere felice, quel ragazzo che ascoltava musica e che aveva il dolore negli occhi, quel ragazzo che mi ha cambiato la vita, quel ragazzo che non sono mai riuscita a dimenticare, quel ragazzo a cui era stata portata via la vita. Quel ragazzo, il ragazzo del finestrino.
 
  

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Luna Crescente