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Autore: Selhin    27/10/2012    4 recensioni
- Peeta com’è che non capisco mai quando tu hai un incubo? -
- Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te - confessa -E sto bene quando mi accorgo che ci sei.-
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Safe and Sound
 

 
 
 
 
 

[ - Peeta com’è che non capisco mai quando tu hai un incubo? -
- Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te - confessa
 
-E sto bene quando mi accorgo che ci sei.- ]
 
La Ragazza di Fuoco

 
 
 
 
 
 
 
 
Prima ancora di prendere coscienza avverte nelle narici un odore di erba bagnata e sente l’umido penetrargli nelle ossa fino a gelarlo. Lentamente apre gli occhi azzurri e mette a fuoco ciò che lo circonda. Si trova in una piccola grotta buia, dal cui soffitto cadono perpendicolarmente delle gocce di pioggia. Sente il temporale che incombe fuori, all’aria aperta e senza un motivo apparente avverte improvvisamente il suo stomaco brontolare per la fame. Si tira lentamente su poggiando i gomiti sulla fredda pietra grigia. E’ troppo buio per distinguere con precisione quello che lo circonda. Cerca di fare mente locale sull’ultima cosa che ricorda.
Il fiume. La ferita alla gamba. Katniss...
Poi improvvisamente ricorda la voce di Claudius che annunciava il festino alla Cornucopia. Ricorda la piccola discussione avuta con la ragazza e ricorda che lei era riuscita a fargli ingerire dello sciroppo, quello per dormire.
Dunque era andata al festino a causa sua, ma adesso era notte, perché non era ancora tornata?
Cosa le era successo?
Prima di rendersene conto si alza e cerca la via d’uscita da quella grotta. Deve uscire, andare a salvarla, deve far presto...
Poi si rende conto che il terribile dolore alla gamba è svanito, così come i sintomi della febbre alta. Inciampa in qualcosa di scivoloso e denso ed è così che incontra il corpo della ragazza. Freddo, esanime.
E’ così dannatamente buio ma scommetterebbe, se potesse, che quello è sangue.
La prende fra le braccia. - Katniss. - la chiama più volte, ma lei non reagisce.
Quando sta quasi per perdere la speranza ecco che avverte il suo respiro flebile, il battito lento del cuore.
E’ viva!
Con cautela, per paura di farle male - come fosse fatta di cristallo - trova delle bende e, dopo aver disinfettato la ferita trovata a tastoni nell’oscurità, le fascia la fronte. Poi, senza lasciarla un secondo, si assopisce stanco dalla malattia, dalla ferita, dall’arena...
Quando si sveglia è mattina inoltrata, finalmente filtra un po’ di luce all’interno della grotta e può vedere il suo viso. Sulle guance è comparso del colore e questo lo tranquillizza.
Lei non riprende conoscenza che a pomeriggio inoltrato, aprendo gli occhi grigi allarmata dalla tranquillità che la circonda. Fuori continua a piovere ma nonostante sia arrabbiato perché gli ha mentito la tratta con dolcezza, come se non fosse successo niente. E’ viva. Sono vivi entrambi e sono l’ultima coppia rimasta in gara, gli unici che possono tornare a casa insieme.
Chiacchierano, si baciano, si scambiano i turni di guardia, dormono l’una tra le braccia dell’altro e Peeta è felice che abbiano solo un sacco a pelo da condividere.
Quando finalmente decidono di uscire dalla grotta, la pioggia ha lasciato il posto a un caldo sole, si preparano a una battuta di caccia. Hanno bisogno di cibo, dice lei, e anche se il ragazzo vivrebbe solo della sua essenza sa che la fame è un qualcosa che lei non riesce a tollerare così la segue.
Ma i suoi passi sono troppo pesanti, la gamba nonostante stia guarendo gli pesa incredibilmente e la trascina sull’erba. Sa di essere rumoroso senza che sia lei a farglielo notare, così si fa da parte e si mette a raccogliere delle bacche scure mentre Katniss è a pochi metri di distanza a cacciare con il suo arco.
E poi lo sente. Il cannone che annuncia la morte di un tributo.
Un colpo fin troppo vicino perché si tratti di Cato, o di Thresh.
Si alza di scatto e inizia a correre alla cieca, chiamandola per nome, fischiando il motivo che lei gli aveva insegnato nemmeno un’ora prima.  Nessuna risposta.
Quando, voltando dietro una grossa roccia, la vede a terra, stesa in una pozza di sangue, una spada conficcata nella schiena e Cato sopra di lei che ride, capisce.
Inizia a urlare, si lancia contro il ragazzo del Distretto 2 che è almeno due volte più grosso e più alto. Inizia a colpirlo con i pugni, dà sfogo a tutta la sua rabbia, perché lui gliel’ha portata via. Perché è morta e Cato stava ridendo.
E’ solo quando sente la lama fredda penetrargli nello stomaco che spalanca gli occhi e si sveglia, ritrovandosi nel suo letto.
Resta immobile per qualche istante, raggelato dal terrore. Poi si volta piano ed eccola lì. Profondamente addormentata al suo fianco, la testa appoggiata al suo petto, stretta nel suo abbraccio.
Avverte il suo calore, la sente respirare e lentamente, e con fatica, ritrova la calma.
Finché non è lei ad agitarsi per un incubo, ad urlare terrorizzata. Ma le braccia del ragazzo sono lì, pronte ad accoglierla e a calmarla come solo lui riesce a fare.
  - Grazie Peeta. - dice poco prima di riaddormentarsi.
Ed è lui che è grato al mondo che quello fosse solo l’ennesimo, terribile incubo.
 
 
 
 

 
Note Autrice:questa cosa mi è uscita adesso, in 20 minuti. E non so nemmeno se sia leggibile. Ad ogni modo mi sembrava doveroso rendervi partecipi della mia non nuova incapacità di scrivere!
Insomma... grazie a voi intrepidi che avete letto fino alla fine!
 
Selhin <3
   
 
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