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Autore: selychan    11/05/2007    0 recensioni
[SOSHITE HIBI KOISHITEKU] Si può dire che sia una specie di prequel.. il primo incontro fra Nagaru e Fujimoto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partendo dal presupposto che questo manga è cortissimo (è composto da un solo capitolo =__=), capirete che non è che ci siano date chissà che informazioni relative al carattere dei personaggi. Il carattere di Nagaru è quindi frutto della mia (fervida XD) immaginazione. Da quel poco che ho letto, dovrebbe essere un ragazzo dolce e allegro.. Ma si sa, troppo alcool rende irritabile anche la persona più dolce del mondo ^^
Il personaggio di Sakurai è inventato da me (ed è abbastanza inutile XD).
Ho trovato il manga molto carino, per cui ho deciso di scriverci su una schifezzina su come Nagaru e Fujimoto si sono incontrati (partendo dall'episodio che racconta Nagaru)..
Beh che dire.. Se avete letto Soshite Hibi Koishiteru, spero che apprezziate (e magari commentiate!). Credo che questa sia una delle rare (se non l'unica O.O) fanfics dedicate all'opera di Sumomo Yumeka.

oOoOoOo

"Ogasawara! Smettila con quella roba, finirai per vomitare!"
Nagaru ingoiò l'ultimo sorso della bevanda alcolica, guardando di sbieco la ragazza in piedi accanto a lui.
Staccò le labbra dalla bottiglia sospirando e fece un gesto con la mano come per scacciarla.
"Ehi Sakurai" biascicò, con la voce impastata dall'alcool "Non rompere"
La ragazza ringhiò, portandosi le mani sui fianchi.
"Sei davvero un idiota!" sentenziò, prima che un'altra studentessa dall'aria poco sobria l'afferrasse per il braccio e la trascinasse in mezzo al casino della festa.
Nagaru sbuffò, lasciandosi cadere all'indietro e ritrovandosi sdraiato sulla scomoda panca di legno.
Tutte le volte la stessa storia. Odiava le feste, lo deprimevano terribilmente.
Finiva sempre con l'imbottirsi di alcolici fino a star male.
Non lo sapeva nemmeno lui che ci faceva lì, lui non ci voleva neanche andare a quello stupido party. Era stata Sakurai a trascinarcelo, perchè ultimamente se ne stava tutto il giorno sui libri e non usciva mai di casa. Beh, almeno che poi non venisse a lamentarsi degli effetti di quella geniale trovata..
"Nhhh" si lamentò, portandosi una mano sugli occhi "Fermate il soffitto"
Le voci, le risate, la musica.. Sembravano così lontani..
Ci risiamo, pensò. Siamo vicini al punto di non ritorno. Il che, nel suo caso, significava che arrivati a quei livelli avrebbe vomitato in mezzo al locale, scatenando l'immediata reazione di Sakurai, che insieme a qualche altra compagna di classe l'avrebbe soccorso trascinandolo di peso a casa e continuandogli a urlare nelle orecchie che era un povero demente e altre cose di cui la mattina dopo non avrebbe ricordato mezza sillaba, con l'unico risultato di far aumentare a dismisura la sua emicrania.
Ormai, data la sua ampia esperienza, poteva tranquillamente affermare che quel momento era vicino. Anzi, vicinissimo.
Nagaru si portò una mano allo stomaco, gemendo per il bruciore provocatogli dai litri di birra che aveva trangugiato quella sera.
A quel punto sarebbe stato meglio rimettere tutto in quell'istante, e fare finire quella stupida serata al più presto.
E invece no.
Continuava a starsene lì sulla panca, agonizzante, mentre il suo corpo pareva non avere la minima intenzione di accontentare la sua richiesta.
"Splendido, davvero splendido" bofonchiò.
Si sforzò di aprire gli occhi ormai ridotti a due fessure, e cominciò a studiare le luci colorate del locale che si proiettavano sulla pista da ballo.
Allungò le gambe e si sistemò meglio sulla panca, quando il suo piede colpì qualcosa.
"Ehi" lo ammonì una voce "Stai un po' attento"
Nagaru si sollevò leggermente su un gomito, per quanto le sue ossa doloranti glielo permettessero, e fissò confuso il ragazzo moro seduto poco distante da lui.
"Non hai un'aria molto sveglia" commentò ironicamente lo sconosciuto.
Nagaru sbuffò lasciandosi ricadere all'indietro e serrando gli occhi mentre il mal di testa andava aumentando.
Stava già abbastanza male, senza mettersi a discutere con il primo tizio che passava di lì.
Riaprì le palpebre quando sentì la panca traballare e un improvviso calore al fianco sinistro.
"Che.." cercò di formulare una frase, ma riuscì a malapena a rendersi conto che il ragazzo si era alzato e si era seduto accanto a lui.
Avrebbe voluto fargli notare che quella panca era già abbastanza stretta per una persona, ma tutto sommato quel calore era piuttosto piacevole.
Le palpebre si socchiusero nuovamente, ma non abbastanza da impedire a Nagaru di studiare i lineamenti perfetti dello sconosciuto, le ciocche lucenti che ricadevano scompostamente sulla sua fronte.
"Come ti chiami?" chiese, sistemandosi gli occhiali.
"Ogasawara Nagaru" rispose lui, fissando gli occhi neri e profondi che si nascondevano dietro le lenti.
Mi piacciono un sacco, pensò.
"Perchè te ne stai qui da solo?"
"Non credo di essere in grado di reggermi in piedi" spiegò, con tono lamentoso.
Il moro trattenne a stento una risata e Nagaru lo punì con una leggera spinta.
"E tu?" chiese poi, fingendosi imbronciato.
"A me non piace il casino" si limitò a dire, tornando serio.
I due rimasero in silenzio per alcuni minuti, dopodichè il moro riprese a parlare.
"Come ti senti? Ti passa un po'?"
"Ti chiami Fujimoto vero?" chiese l'altro, ignorando la domanda "Ti ho già visto, siamo nello stesso corso"
"Mh" fu la sua riposta.
Nagaru tornò a studiarlo con attenzione. Il suo sguardo distaccato osservava svogliatamente un gruppo di ragazzi che parlavano vicino al bancone.
Era strano, pensò. Solo, silenzioso. Anche in classe, non legava mai con nessuno. Era una di quelle classiche persone che sembrano non provare alcun interesse per tutto quello che gli succede intorno.
E adesso, invece, se ne stava lì a preoccuparsi per un perfetto sconosciuto. Che diavolo gli passava per la testa?
"Odio le feste" sentenziò con uno sbuffo, chiudendo definitivamente gli occhi.
La sbronza aveva avuto il sopravvento, e ormai non aveva nemmeno più la forza di chiedersi che cosa ci fosse di logico in tutta quella situazione.
Per un attimo gli parve di sentire la mano di Fujimoto scivolare sulla sua fronte, e le sue dita infilarsi fra i suoi capelli sottili.
Era grande, e calda. Come la mano di un padre. Come la mano che avrebbe sempre voluto avere.
Riaprì leggermente gli occhi, incontrando quelli scuri del ragazzo.
Il cuore accelerò i suoi battiti, e le sue guance si fecero bollenti.
Ne era sicuro. Non avrebbe mai dimenticato quella sensazione.
Gli parve quasi che le labbra di Fujimoto si piegassero in un sorriso dolce, prima che il nero avvolgesse tutto intorno a lui.
Ma forse, pensò, era stato semplicemente l'alcool.
  
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