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Autore: Haunter Lady    27/10/2012    3 recensioni
Dal testo:
Era una mattina fredda di fine ottobre, dalle vetrate chiare penetrava una luce debole, che illuminava candidamente i mobili raffinati che ornavano la sala, compreso il grande pianoforte che Roderich soleva suonare per riempire di musica le pareti alte e vuote della spaziosa sala.
Come di consueto Austria si sedette davanti al maestoso strumento musicale, posando le dita chiare sui tasti, girò la pagina dello spartito che gli avevano consegnato (che avrebbe dovuto imparare in fretta essendosi offerto come musicista ad una cerimonia) e lanciando un'ultima occhiata fugace alle note segnate sul pentagramma, incominciò a premere i tasti accorgendosi che non emettevano alcuna melodia.
In collaborazione con Phantom Lady
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Tanti auguri a noi! A me e ad Austria che ieri era il nostro compleanno!
Buona lettura! ^_^
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina fredda di fine ottobre, dalle vetrate chiare penetrava una luce debole, che illuminava candidamente i mobili raffinati che ornavano la sala, compreso il grande pianoforte che Roderich soleva suonare per riempire di musica le pareti alte e vuote della spaziosa sala.
Come di consueto Austria si sedette davanti al maestoso strumento musicale, posando le dita chiare sui tasti, girò la pagina dello spartito che gli avevano consegnato (che avrebbe dovuto imparare in fretta essendosi offerto come musicista ad una cerimonia) e lanciando un'ultima occhiata fugace alle note segnate sul pentagramma, incominciò a premere i tasti accorgendosi che non emettevano alcuna melodia. Alzò un sopracciglio preoccupato, scosse la testa, cercando di convincersi che si fosse sbagliato e ancora una volta provò a suonare le note, senza alcun risultato. Lo fece addirittura per una terza volta, preoccupato per il suo pianoforte, che aveva accompagnato anche i momenti più cupi della sua vita.
Oramai si era affezionato al suo vecchio pianoforte e non solo perché di inestimabile valore.
Ungheria spuntò dalla porta semiaperta della sala, con in mano un piccolo vassoio d'argento che teneva una tazza di tè, accompagnata dai biscotti al farro, che soleva preparare ad Austria ogni volta che, preso dal suo amore per la musica e dagli impegni, dimenticava di fare colazione. Bussò delicatamente alla porta con la mano libera e Roderich distolse lo sguardo stranito dallo spartito per posarlo qualche secondo sulla ragazza, che intanto si stava avvicinando. Appoggiò lentamente il vassoio sulla cassa del pianoforte e rimproverò Austria, ricordandogli che una colazione sana era la base fondamentale per avere le forze necessarie per continuare la giornata senza eccessivi sacrifici fisici.
Roderich la ringraziò con un sorriso un po' forzato: - Grazie, ma davvero, non ho fame, sono troppo impegnato ora. Lascia qui il tè, magari lo prendo dopo.
Ungheria fece un piccolo inchino: - Va bene, ma lo prenda!
- Grazie, ma non ti preoccupare, lo bevo dopo - la rassicurò Austria, provando a suonare nuovamente, con lo stesso risultato.
- Ah, Elizaveta - riprese, cercando di capire come mai non funzionasse il pianoforte - Ieri, passando per il corridoio ho visto moltissimi quadri storti. Sai, è un vero peccato lasciarli così. Perché non li rimetti apposto? - le chiese, premendo un tasto sempre più preoccupato.
La ragazza si pulì le mani sul grembiule bianco, sporche delle briciole dei biscotti, e annuì con la testa accennando un sì a fior di labbra.
- Ah, ho anche notato che non hai pulito bene il cassettone in camera mia, ti dispiace mettere a posto anche il resto della camera? - le domandò un po' sovrappensiero, schiacciando un pedale del pianoforte e suonando al contempo una nota lunga, senza ottenere risultati.
Ungheria annuì leggermente contraddetta - odiava che qualcuno dubitasse del suo lavoro -  e accennò un sorriso forzato sulle labbra, seguito da un sì un po’ mellifluo. Fece per andarsene, quando Austria la fermò chiamandola: - Ah, senti, mi pare che il pianoforte non funzioni. Ieri sera ti ho vista mentre provavi a suonare. Per caso ne sai qualcosa? Dopo che hai finito con le altre mansioni vieni ad aiutarmi - le ordinò con gentilezza, mentre continuava ad osservare il suo strumento musicale e a provare diversi tasti, per vedere se era solo una nota a non funzionare o l'intera tastiera.
- Ma io non ho provato a suonare ieri sera... - negò Ungheria abbassando lo sguardo - E non posso fare tante cose contemporaneamente... Poi, sono cose che riguardano lei, dovrebbe farle da solo le pulizie di casa! Mi ha preso per una serva? - gridò irritata - Dovremmo essere alleati e allora perché lei mi tratta come se fossi la sua cameriera? Mi sono stancata di dover svolgere tutti i compiti che mi dà senza il suo aiuto! - gli rinfacciò, sfilandosi di dosso il grembiule e gettandolo a terra ai piedi del pianoforte difettoso. - Austria, io ho provato ad adattarmi ad una vita così tranquilla, ma non mi è così facile se lei non chiede mai neanche la mia opinione! - replicò, uscendo dalla stanza offesa.
- A-aspetta Elizaveta, scusami, credo di aver esagera... - si alzò per fermare la ragazza ma Ungheria sbatté violentemente la porta e sentì i suoi passi concitati lasciare il corridoio, per poi perdersi nel silenzio della villa.
Austria sospirò risiedendosi sulla poltroncina nella sala: - Accidenti, credo di aver esagerato... - mormorò, posando lo sguardo sul grembiule bianco che Ungheria aveva gettato a terra quasi con disprezzo. Si alzò per  andarlo a raccogliere e lo adagiò sul bracciolo del grande divano accanto al pianoforte un po' mesto.
Guardò la porta chiusa e cominciò a pensare che Ungheria non era fatta per vivere nei privilegi della civiltà, aveva sempre avuto, al contrario di sé, una aura selvaggia, che emergeva soprattutto in presenza di Prussia e Romania, che adorava inseguire agitando una padella in aria. In effetti doveva essere un grande sacrificio per lei dover reprimere i suoi istinti solamente per sembrare all'altezza di una società di alto rango. Probabilmente non era fatta per indossare grembiulini ridicoli o portare sontuosi e ampollosi vestiti, accompagnati da  cappelli pesanti e costosissimi, come le piccole borsette che tenevano nascoste, o ancora indossare corsetti stretti e portare grossi fiocchi sulle gonne larghe. Sicuramente, soprattutto grazie al suo passato, il suo comportamento aveva quasi rifiutato quel modello di vita agiato e ipocrita, fatto di risate e consumazione di tè. Anzi, bisognava ammirare la sua forza di volontà di essere riuscita a trattenersi fino a quel punto.
Con lentezza, immerso nei suoi pensieri, si sedette davanti al pianoforte, posando le dita sui tasti, quasi avvolto da un'incredibile ispirazione musicale, ricordandosi solo dopo dei problemi dello strumento. Sorrise e si rialzò in piedi. Aveva provato davvero di tutto, ma doveva ancora controllare la cassa. Bevve rapidamente il tè che si era freddato (e per questo non aveva lo stesso sapore inebriante di quello caldo) e posò i biscotti sul tavolino di vetro, avvolti in un fazzolettino di stoffa. Posò una mano sul legno della cassa per aprirla, quando sentì dei piccoli rumorini all'interno, come di qualcosa che si scuote. Indietreggiò in fretta preso dallo spavento e con un fazzoletto ricamato che teneva sempre in tasca si asciugò la fronte.
Roderich ripose il fazzoletto nella tasca, si avvicinò alla cassa e con cautela iniziò ad alzarla. I rumori aumentarono, divennero sempre più fragorosi.
- Buon Compleanno, Austria! - urlarono i ragazzi che ad un tratto spuntarono fuori dalla cassa, facendo sobbalzare di paura Roderich.
Quest'ultimo si portò una mano al cuore tentando far rallentare il battito cardiaco.
Veneziano svuotò un intero pacco di coriandoli in testa a Roderich, lanciandoglielo a manciate tra i capelli mentre rideva come se gli avessero raccontato una barzelletta esilarante. Romano, Prussia e Germania - c'era da chiedersi come tutti erano riusciti ad entrare nella cassa di un pianoforte - si scambiarono un'occhiata di intesa, mentre Feliciano continuava a lanciare coriandoli e stelle filanti sia sui compagni che sul festeggiato, accompagnando il classico brano Tanti Auguri con dei più personalizzati “Veeh”, che si sentivano a malapena nascosti dalla voce poderosa del tedesco. Austria prese a togliersi i pezzetti di carta dai capelli e a raggrupparli a terra. Accennò un sorriso sulle labbra contento che i compagni si fossero ricordati del suo compleanno, quella data che solitamente passava inosservata, perché normalmente le Nazioni non si dovrebbero perdere in queste sciocchezze da comuni mortali, ma forse proprio fare qualcosa di così normale lo fece sentire più apprezzato e contento, perché l'affetto degli amici è una di quelle poche cose che danno soddisfazione, soprattutto quando hai appena litigato e hai bisogno di qualcuno che ti tiri su di morale.


Note d'autrice
Tanti auguri a noi, Roddy! Ieri è stato il nostro compleanno!
Rod: Mi sento vecchio... -_-
Io sono diventata maggiorenne! Mi sento anche più vecchia di te! ^_^
Bene, questa storia è stata fatta in collaborazione con Phantom Lady (Romania, smetti di puntarmi la pistola in testa... -_-)
Senza di lei non sarei mai riuscita a fare un gioiellino del genere! *Luccichìo degli occhi*
A presto!
Freezy, la festeggiata insieme all'altro.... (Roderich)

 
  
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