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Autore: nana101    27/10/2012    3 recensioni
Una corsa contro il tempo per salvare Neal.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao,
questa è la prima fanfiction che scrivo quindi siate buoni, recensite così magari riuscirò a migliorare. Grazie e buona lettura :)



LOSER LIKE ME


Shhh….era questo che gli stava dicendo, l’unica cosa che sentiva mentre una mano gli tappava violentemente la bocca, “Tranquillo Caffrey andrà tutto bene” Neal cercava inutilmente di liberarsi dalla morsa, lottava ma era tutto inutile. Pochi secondi dopo aveva perso i sensi, il suo rapitore l’aveva caricato su un furgone nero e portato chissà dove senza che nessuno lo sapesse. Cavigliera disattivata, cellulare distrutto e l’orologio GPS…ah…l’aveva lasciato nell’ufficio di Peter. Lo odiava.
 
Driiin…la mano dell’agente Burke spense immediatamente la sveglia che segnava ormai le 6.30a.m. si alzò delicatamente per non svegliare sua moglie che quel giorno sarebbe rimasta finalmente a casa, scese al piano di sotto per fare colazione e come tutti i giorni sarebbe passato a prendere il giovane consulente da casa.
"Buongiorno June, Neal è pronto?"
"Ma come…?Non è con te? Stanotte non è tornato a casa. Credevo fosse rimasto con te ed Elisabeth come fa quando beve troppo"
Dopo quelle parole Peter salì immediatamente in auto lasciando la donna in ansia sulla soglia di casa: era successo qualcosa a Neal e doveva scoprire dove si trovasse. Odiava essere all’oscuro dei fatti, soprattutto quando riguardavano la sua famiglia.
 
"Dove sono?" il suo rapitore gli lanciò una rapida occhiata ma niente. Era legato ad una sedia e stava già escogitando un piano di fuga. Si era già trovato in una situazione del genere, ma c’era qualcosa di strano: non sapeva perché quell’uomo l’avesse rapito, non sapeva chi fosse e soprattutto nessuno sapeva che fosse stato sequestrato.
"Allora Caffrey hai riposato bene?"disse con tono sarcastico l’uomo, "Chi sei? Cosa vuoi da me?" Neal voleva risposte e le avrebbe ottenute in un modo o nell’altro. L’uomo scattò verso di lui afferrandolo dal collo e ritrovandosi faccia a faccia con quegli enormi occhi blu che per la prima volta erano davvero spaventati.
"Primo il mio nome è Joshua e secondo -fece lasciando la presa sul collo di Neal- le domande le faccio io". Silenzio, un silenzio troppo pesante, un silenzio insopportabile che venne seguito dal rumore di una valigetta che si apriva. "Che vuoi fare con quello?" indicò con gli occhi il grande coltello che Joshua aveva tra le mani "Sta tranquillo Neal…non farà male"
 
"Jones!" urlò Peter non appena arrivato alla “White Collar” "Localizza Caffrey!".
"Trovato, è tra la 23th e la 22nd strada" ,
"Che succede capo?" intervenne Dayana 
"Caffrey non è tornato a casa stanotte e qui non c’è, da quando è lì?",
"Da ieri sera, non si è spostato"
"Perché l’allarme non  è suonato?"
"Peter la cavigliera non è stata tagliata; secondo il computer anche Neal è lì"
"Dobbiamo andare, forza. Jones, Dayana con me!"

***

"Dov’è? Dov’è Caffrey?!"
"Peter" si girò e vide Jones con la cavigliera e il telefono ormai distrutto di Neal.
"Che diavolo è successo qui? Jones  prendi i nastri di sorveglianza di questi negozi. Dobbiamo capire cos’è successo, presto!"
 
Joshua si avvicinava sempre di più a Neal che cercava in qualche modo di scappare: era come se volesse svanire nella sedia.
"Ehi, ehi tranquillo. Cos’è il grande Neal Caffrey ha paura di un coltello?" dicendo questo faceva scorrere l’arma dal viso all’addome di Neal. "Io non so cosa vuoi da me ma ti assicuro che i federali ti troveranno e quando lo faranno ti sbatteranno dentro per un bel po’, caro il mio Joshua".
In quel preciso istante Joshua fece forza con il coltello provocando un taglio sul collo di Neal che in quel momento gemette.
"Oh…Caffrey, ti assicuro che per il loro arrivo tu sarai già bello che andato". Mentre il suo rapitore continuava a torturarlo Neal non faceva altro che pensare che quella volta forse sarebbe stata davvero dura uscire da quella situazione, con o senza l’aiuto dell’ FBI.

Il video era partito per 3, 5 e 6 volte. Niente non riuscivano a trovare niente. Chi era quell’uomo? Cosa voleva da Neal? Era arrivato persino Moz  che tanto odiava quel posto per aiutare il suo amico ma niente, non riusciva a capire chi fosse.
 Oramai fuori era calata la notte e Hughes aveva ordinato a tutti di tornare a casa. Peter portò i video con se; come avrebbe fatto a dirlo ad El, come avrebbe fatto a dirle che non avevano niente in mano, neanche un indizio, niente di niente?
 
Era svenuto da un paio d’ore quando Joshua lo svegliò con un pugno ben piazzato al centro dello stomaco: gli mancò l’aria per qualche secondo ma riuscì comunque a riprendersi e a guardarlo negli occhi come per dire "Non mi fai paura".
"Io vado a fare rifornimento, non muoverti da qui torno tra un paio di minuti" detto questo gli diede un buffetto non di certo amichevole e uscì dalla porta.
Ok…devo uscire da qui…forza…andiamo Neal, l’hai già fatto prima, perché! Perché non ci riesco?! -click- Fantastico! Si era liberato, era riuscito ad aprire le manette. Ora doveva solo evitare di farsi vedere.
 
Era arrivato a casa e El lo stava aspettando sulla soglia.
 Era triste anche se sorrideva: era uno di quei sorrisi che si usano per tranquillizzare le persone che si amano, un sorriso che Peter vedeva di rado. Si avvicinò a lei e l’abbraccio, non voleva vederla così ma non riusciva a calmarla: il ragazzo che consideravano ormai come un figlio era chissà dove con un pazzo, ma sapevano entrambi che l’avrebbero trovato e riportato a casa con loro.
"Voglio vederlo"
"Cosa?"
"Il video…voglio vedere come sta"
"El…"
"Fammelo vedere!"
"D’accordo".
Erano andati a letto da poco, finalmente avevano preso sonno, avrebbero aiutato meglio Neal a mente fresca.
 
Ok…ok Neal andrà tutto bene; devi solo evitare di farti vedere. Sei nel centro di Manatthan, troverai qualcuno in ufficio e sarà tutto finito…si tutto finito. Si era ripetuto queste parole un centinaio di volte non aveva calcolato che Joshua potesse averlo visto. Sentì dei passi: era dietro di lui. Iniziò a correre, credeva di averlo seminato ma niente, era sempre lì. L’avrebbe preso e riportato in quel magazzino, ma non sarebbe stato semplice: avrebbe combattuto con tutte le sue forze.
Arrivato, aprì la porta la porta della White Collar e si diresse verso l’ufficio di Peter.
Perché? Perché proprio oggi non c’è nessuno…perché?! Entrato nell’ufficio di Peter alzò la cornetta e digitò un numero: quello di Peter. Niente, nessuna risposta. Lasciò dei messaggi ma niente. Si sentì mancare; era nel posto che riteneva più sicuro al mondo, ma niente, stava chiamando l’unica persona che sarebbe riuscita a trovarlo ma niente…il mondo gli stava crollando addosso.
Joshua era arrivato: era lì davanti a lui.
"Neal, neal, neal: cosa ti avevo detto? Di restare al tuo posto, e invece sei venuto qui. Non avresti dovuto farlo" Joshua estrasse il coltello e si avvicinò a lui, Neal fece per afferrare la maniglia ma Joshua lo afferrò sbattendolo contro la scrivania di Peter  l’orologio , Neal aveva davanti a sé la sua unica speranza, tirò un calcio a Joshua che indietreggiò appena, Neal si era liberato e aveva anche l’orologio GPS con sé, poteva farcela…"Adesso hai capito che devi stare fermo?"…
 Neal si tocco l’addome c’era del sangue, era il suo sangue, Joshua l’aveva pugnalato, le forze lo stavano abbandonando e l’unica cosa che vedeva era quel pazzo che gli si avvicinava.
 
Erano le 3.00 del mattino quando Peter e sua moglie vennero svegliati dai latrati di Satchmo, El scese per calmarlo, stava abbaiando alla segreteria.
 El prese la cornetta per ascoltare i messaggi "Peter! Peter", Peter scese subito per raggiungere la moglie "Che succede El?"
"Peter è Neal, Neal ha chiamato, ha chiamato dall’ufficio!".
"Peter…Peter sono Neal, sono in ufficio, rispondi ti prego, ti prego rispondi. Sta arrivando, il suo nome è Joshua non so cosa vuole. Peter!"
"El vado in ufficio potrebbe essere ancora lì" 
"Dimmi come sta", Peter uscì immediatamente di casa e si diresse verso la White Collar.

***

"Peter"
"Cos’è successo qui?"
"Mi dispiace, le chiamate vengono dal tuo ufficio…"
"C’è troppo sangue qui, deve essere successo qualcosa a Neal, ci sono dei segni di trascinamento se l’ha portato con se vuol dire che era…che è ancora vivo. Ci sono delle telecamere nel mio ufficio prendetele dobbiamo esaminarle: qualunque cosa vediate ditemelo…presto Caffrey ha bisogno di noi!"
 
"Joshua…mi serve un medico"
"Shh …sta zitto, guarda cosa mi hai fatto fare"
"Mi serve un medico non sto bene"
"Sta zitto farò venire un mio amico e starai meglio"
"Posso sapere chi sei, cosa vuoi da me?"
"Io da te non voglio niente, ti ho solo visto solo visto per strada un giorno e ho pensato che tu avevi tutto quello che io non avrei mai potuto avere: hai amici, una bella casa, un lavoro e persino una ragazza fantastica e tu sei solo un truffatore!" Neal lo guardò negli occhi "Tu puoi ancora avere tutto questo, devi solo lasciarmi andare, io ti prometto che non dirò niente a nessuno te lo prometto".
"Cos’è? Cos’è questo?" Joshua si avvicinò a Neal aprendo la giacca, aveva visto l’orologio.
"Sai Neal mi avevi quasi convinto –gli stava stringendo il polso così forte che Neal emise un leggero urlo a denti serrati- ti avrei lasciato andare ma ora no, tu…tu mi hai tradito e ora ne pagherai le conseguenze o si che pagherai" Joshua uscì dal magazzino, "Joshua! Torna qui Joshua!" era andato l’aveva lasciato lì, era da solo, doveva scappare.
 
"Peter guarda!"
"Cos’hai visto Jones?"
"Ha preso l’orologio, si sta muovendo"
"Dov’è?"
"E’ qui vicino, a 4 isolati" 
"Andiamo!"

***

"Dannazione! Ci ha fregato, ha lasciato l’orologio e se l’è data a gambe, deve essere ancora nei paraggi. Dividiamoci!"
 Non sapevano dove fosse, Peter stava correndo senza sosta per il quartiere non gli importava di essere da solo. Stava pensando a Neal, stava pensando che avrebbe dovuto accompagnarlo a casa, si era accorto che c’era qualcosa che non andava ma non ci aveva dato peso e ora Neal era scomparso ed era ferito.
Un rumore lo smosse dai suoi pensieri, si voltò di scatto: era il rumore di uno sparo. Si diresse verso la fonte di quel rumore, proveniva da un magazzino poco lontano da lì, le scene peggiori stavano scorrendo nella sua mente sperava davvero che Neal non fosse in quel magazzino. "FBI, aprite la porta e mettete giù le armi!!!"
 
"Joshua mi dispiace per quello che è successo davvero mi dispiace, posso aiutarti, noi possiamo aiutarti…" 
"Noi? Noi chi? Tu e i tuoi amici? Appena ti troveranno mi arresteranno e mi butteranno in gabbia come un animale, io non ho nessuno che possa aiutarmi" Joshua si fermò per qualche istante, Neal aveva notato qualcosa di strano nei suoi occhi: c’era tristezza e un senso di abbandono, uno sguardo che Neal conosceva fin troppo bene. Aveva il suo stesso sguardo di quando Peter non gli dava fiducia o di quando Sara si arrabbiava, c’era qualcosa di più, Joshua non gli aveva detto tutta la verità.
 "Siamo simili…" Joshua si voltò di scatto e guardò Neal con aria interrogativa, "Siamo simili per questo sono qui, tu vedi in me il tuo fallimento quello che tu non sei riuscito a fare e che io invece ho fatto raggiungendo il mio scopo" 
"Tu non sai niente di me" 
"Allora fammi capire! Hai detto che per il loro arrivo io sarò morto –dopo questa affermazione Neal fece un grande sospiro- allora cosa ti preoccupa? Non dirò niente a nessuno. I morti non parlano."
 L’aveva convinto, Joshua stava per cedere "Sai Neal, tu vivevi nel mio stesso quartiere, io ti ammiravo. Dio volevo essere te: eri bello con una famiglia premurosa, degli amici, tutti ti volevano bene. Poi, poi bhè c’ero io, io il ragazzo un po’ strano che non aveva nessuno, il mio patrigno mi odiava e mia madre non era mai a casa, non sospettava niente e quando provavo a dirglielo lei sai cosa mi rispondeva? Vedi troppi film Josh, non mi credeva" gli occhi di Joshua erano pieni di lacrime non voleva piangere, si stava trattenendo "Cosa c’entro io?"
"A tu, tu c’entri –Joshua estrasse la pistola e si avvicinò a Neal che si irrigidì non appena la canna della pistola venne a contatto con la sua testa- tu c’entri eccome, eravamo a scuola e dei bulli se la stavano prendendo con me, tu ti avvicinasti a loro dando un cazzotto al loro “capo” e se ne andarono, poi mi porgesti la mano e sorridendo mi chiedesti se stavo bene, tutta la scuola, tutta la dannatissima scuola stava ridendo di me" 
"Mi dispiace, mi dispiace mi dispiace –la ferita aveva fatto infezione e ogni parola, ogni singolo respiro significava una fitta di dolore- mi dispiace, non volevo, ora mi ricordo non sei più venuto a scuola mi ero chiesto dove fosse finito quel ragazzo, non volevo che finisse così davvero" 
"Sta zitto, tu non puoi capire cosa si prova!".
Era riuscito a prendere tempo, ora aveva le mani libere, Joshua doveva solo allontanarsi da lui e avrebbe provato a disarmarlo, non sarebbe stato facile ma ci avrebbe provato.
 "Poi ho scoperto per caso, leggendo il giornale, che lavoravi per l’FBI. Ti ho seguito, ho scoperto dove abitavi, ho seguito i tuoi movimenti ed eccoti qui ad implorare, sei diventato come me: un perdente. Il grande Neal Caffrey legato come un salame ad una sedia" Joshua stava ridendo così forte da piegarsi in due, era la sua occasione: Neal scattò in piedi dando un calcio sul ginocchio a Joshua che cadde a terra per pochi istanti ma riuscì comunque a raggiungere Neal che era quasi arrivato alla porta, lo buttò a terra procurandogli altre fitte alla ferita un coltello c’era un coltello a terra vicino a lui preso fece cadere Joshua con uno sgambetto, si rialzò subito buttandosi su Neal che giaceva ancora a terra.
"Sai, i tuoi amici sono in piazza, Peter ti vedrà morire peccato che non potrò godermi la scena"
"Aiuto! Aiuto! Pet…" Joshua gli stava tappando la bocca con il gomito mentre con l’altra mano toglieva la sicura alla pistola, Neal aveva gli occhi lucidi non voleva, non voleva davvero usare quel coltello ma non aveva altra scelta.
 Neal e Joshua sferrarono il colpo in contemporanea…
"FBI, aprite la porta e mettete giù le armi!!!"
Non riusciva a respirare Joshua era ancora sopra di lui e poggiava l’arma sulla ferita appena fatta.
 "Peter…sono qui…".
Erano arrivati. Jones sfondò la porta e Peter si diresse subito verso Neal spostando il corpo ormai senza vita di Joshua "Grazie, grazie Peter"
"Neal sta tranquillo, chiamate un ambulanza presto!"
"Mi dispiace avrei dovuto dirtelo…"
"Neal! Neal! No, no, no Neal resta con me dov’è l’ambulanza?!"
Erano passate due ore, i medici erano ancora in sala e non davano notizie, "Peter dov’è Neal?"
"Moz, è ancora dentro, non mi hanno detto niente" le porte della sala operatoria si stavano aprendo, un medico con l’aria distrutta si avvicinò a loro "Come sta?"
"E’ fuori pericolo" i due fecero un respiro di sollievo ma notarono che c’era dell’altro "Ma il colpo d’arma da fuoco ha perforato un polmone senza contare che la ferita del pugnale ha fatto infezione. Dovrà stare a riposo per un bel po’ ma la sua resistenza è da premiare un altro po’ e non ce l’avrebbe fatta"
"Grazie, grazie di tutto"
Sara ed Elisabeth erano appena state aggiornate da Peter, Moz era affacciato alla vetrata che dava sulla stanza di Neal "Non l’ho mai visto così"
"Stai tranquillo ora sta meglio"
"Andate resto io qui se succede qualcosa vi chiamo" non si fecero ripetere due volte quella proposta che Peter rimase da solo in due minuti.
Era entrato nella stanza e si era seduto accanto al letto di Neal, si stava per addormentare…
"Ehi…"
"Mmm…Neal buongiorno – Neal voleva mettersi seduto ma gli si dipinse in volto una smorfia di dolore- sta buono o ti si apriranno i punti"
"Mi dispiace…dovevo stare più attento e tutto questo non sarebbe successo"
"Ehi, ehi, ehi tu non devi dispiacerti, non hai colpe di quello che è successo e non ne avrai mai d’accordo?"
"Peter ma è colpa mia se Joshua è diventato quello che è!"
"Neal devi capire che una piccola cosa non trasforma una persona in un pazzo non è colpa tua e non lo sarà mai"
"Ok…Peter?"
"Cosa c’è?"
"Come sta Joshua?"
"E’ morto" Neal abbassò la testa e tirò un sospiro che andava tra il sollievo e il senso di colpa, ma a Peter non importava era normale che si sentisse così.
Peter si stava avviando verso la porta ma Neal lo fermò "Grazie"
"Grazie a te per aver resistito ora dormi domani avrai visite".
 
Neal al suono di quelle parole sorrise, lui non era solo, c’erano persone che tenevano a lui, lui non era come Joshua, lui era andato avanti nonostante le difficolta.

LUI CE L’AVEVA

FATTA.

  
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