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Autore: Ananke_ildestino    12/05/2007    13 recensioni
Non trova anche lei che in fondo la cucina non si altro che una piccola alchimia?
ROYAI 100 THEMES: #31 Home Cooking
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Through the Night Disclaimers: Roy e Riza li ha creati Arakawa Sensei, e non ho ancora capito se devo benedirla o maledirla XD
Ringraziamenti: Darky-Sister e Pucchy-sister, Aka-chan e Shatzy per il sostegno. GRAZIE!
Note: La fanfic + inconcludente della storia (è il sottotitolo ufficiale) XD Come ho notato pochissimi hanno la mia stessa idea quando leggono il theme 31, ma accontentatevi XD Magari a qualcuno piace.


RoyAi 100 themes: #31 Home Cooking



DELIZIA

«Ma perché, ben sapendo di essere praticamente inutile sotto la pioggia, il colonnello continua ad accettare questi incarichi?» Si stava domandando Hawkeye nel bel mezzo di un acquazzone, mentre copriva le spalle al suo superiore. Era autunno, pioveva da giorni. Si era alzata raffreddata, ma soprattutto si sentiva spossata e intontita. Ed era da tutto il giorno che, sotto l'acqua, cercavano di prendere un malvivente.
«Non sarebbe difficile per lui inventare una scusa per non uscire con questo tempo.».
Riza si rese conto che stava solo pensando a sterili lamentele. Nonostante l'impermeabile sentiva ogni goccia d'acqua nelle ossa, e i capelli ormai inzuppati dalla pioggia incessante, le pesavano sulla testa, peggiorando l'emicrania che la tormentava da ore.
Un secondo, e l'uomo che stavano braccando le sbucò di fronte, per scomparire subito in un vicolo. I riflessi, di solito prontissimi, questa volta non furono per nulla rapidi, prima che potesse alzare la pistola l'uomo aveva già girato l'angolo.
Roy gridò -Havoc, dalla tua parte!-
Conscia di aver perso l'attimo giusto, Riza corse verso la strada che stava tenendo sotto tiro il collega, pronta a bloccare la strada al delinquente se avesse cercato di tornare indietro. Ma non fece che pochi passi, il movimento brusco le provocò un forte giramento di testa, le gambe cedettero. La vista le si annebbiò, e non vide più nulla.

******


Profumo di brodo, non che ne andasse pazza, ma quell'odore le era sempre piaciuto molto. Poteva ancora sentire il battere della pioggia oltre i vetri della stanza. Si girò nel letto, per coprirsi meglio. Ma proprio in quel momento si rese conto della situazione: cosa ci faceva in un letto?! Doveva essere per le strade di Central City! Dove era?
Con impeto s'alzò a sedere. La testa tornò a girarle, e dovette nuovamente sdraiarsi.
-Tenente, non si sforzi- sentì la voce del colonnello che si stava avvicinando al letto.
-Dove sono, Colonnello?- cercò di dire, ma le uscì solo un flebile suono.
-A casa mia, nel mio letto.- rispose mentre si sedeva sulla sedia accanto a lei.
-Ma come...-
-È svenuta durante la caccia all'uomo di questo pomeriggio. Aveva un febbrone da cavallo, o meglio, ha ancora 40 di febbre.- e intanto le poggiò una mano sotto la frangia –Visto che casa mia era la più vicina l'abbiamo portata qui. Era tutta inzuppata, perciò abbiamo dovuto toglierle la giacchetta della divisa e i pantaloni, ma le assicuro che non è successo nulla.-
Lei non riusciva a pensare bene, ovviamente la febbre alta non le dava lucidità. Annuì a piano da sotto le coperte, che Roy le tirò per bene fin sotto il mento.
-Havoc, che mi ha aiutato a portarla sino a qui, è andato anche in farmacia a comprare qualcosa per farle scendere un po' la febbre. Di Black Hayate, invece, si occuperà Fuery. Per cui non si preoccupi di nulla e riposi.-
Non preoccuparsi di nulla, la faceva facile lui. Era malata, incapace anche di alzarsi, in casa altrui, e non doveva preoccuparsi?!
-Colonnello, mi scusi, ma io...- e cercò nuovamente di mettersi a sedere, ma l'uomo con una leggera spinta sulla spalla la rimise a letto.
-Tenete, le ho detto di non preoccuparsi, posso immaginare tutte le cose che le passano per la testa. La conosco, starà pensando che disturba, che è inutile, che mi è di peso, o cose simili. Ma se le dico che non è così si rassegni e ci creda. Preferisco saperla guarita al più presto, che rimandarla a casa e non sapere nemmeno se ci arriverà.-
Il tono di voce era diverso da quello che usava in ufficio, molto più disteso e tranquillo; riuscì quasi a convincere Riza che seriamente non fosse un problema averla lì.
Si alzò lentamente dalla sedia
-Le ho preparato un po' di brodo. Visto che si è svegliata giusto in tempo, è il caso che lo beva dopo aver preso la medicina. Qualcosa di caldo non potrà che farle bene.-
Lei lo guardava evidentemente poco cosciente, mentre spariva nella porta in fondo alla stanza. Tornò poco dopo, portando un piccolo vassoio, su cui era una scodella fumante ed un bicchiere d'acqua. L'appoggiò sul tavolo e prese da un sacchetto lì accanto ad una bianca pastiglia.
-Tenga tenente, in questo modo la febbre dovrebbe scenderle.- le disse mentre le passava anche il bicchiere.
Riza si tirò lentamente a sedere, mentre Roy le accomodava il cuscino poggiandolo alla testata del letto. Prese la medicina bevendo un breve sorso d'acqua. Solo in quel momento si accorse di quanto arida fosse la sua gola.
Doveva avere proprio una bella influenza, si sentiva stanchissima, sia fisicamente che mentalmente.
Roy avvicinò nuovamente la sedia al letto e prese in mano la ciotola con il brodo. Lentamente vi infilò il cucchiaio e cominciò ad imboccarla. Lei rispose automaticamente al gesto, le mani poggiate sulla coperta. Solo al secondo sorso si rese conto che si stava facendo imboccare come una bambina.
«Cosa sto facendo? Ma sono così stanca... e ormai non posso certo protestare... ».
Il cerchio alla testa si era attenuato, ma la debolezza aumentava di secondo in secondo: aveva così sonno.
Il colonnello notò che la sua sottoposta aveva gli occhi sempre più spenti.
-Tenete, vuole tornare a dormire?-
-Si, cioè, no si figuri...-
-Tenente- le sorrise dolcemente, anche da malata voleva assecondarlo –ormai ha finito praticamente tutto il brodo, ed è meglio che torni a dormire. Vedrà domani mattina andrà già meglio.-
Riza non resistette a quell'invito, il suo corpo e il suo cervello reclamavano riposo.
Lentamente tornò a sdraiarsi sotto le coperte. Mentre l'alchimista le porgeva nuovamente il cuscino, le balenò una domanda: -Colonnello, e quell'uomo?-
-Uomo?! Ah intende quello a cui davamo la caccia oggi?-
-Sì- bisbigliò, mentre già gli occhi le si chiudevano.
-Havoc l'ha azzoppato al primo colpo, è stato preso nel momento stesso in cui lei sveniva. Non si preoccupi, anche questa volta: missione compiuta.- Ma lei pareva non ascoltarlo più, il respiro stava già rallentando. Roy la fissò intenerito. Riza malata sembrava proprio una donna come le altre, forse anche più fragile.
Hawkeye, intanto, era scivolata dolcemente tra le braccia di Morfeo. L'ultima cosa che la sua mente percepì in lontananza fu il tenero movimento del colonnello per rimboccarle ancora una volta le coperte.

******


Riza si svegliò, ancora si sentiva rimbambita e le ossa continuavano ad infastidirla, ma comunque era più presente del giorno precedente. Si accorse che era mattina per la leggera luce che filtrava dalle finestre. Ma era tetra, segno che il maltempo continuava a Central City. Il caldo tepore delle coperte era una sensazione irrinunciabile, si girò appena per accovacciarsi ancor di più.
-Si è svegliata?-
La voce di Roy. Aveva quasi dimenticato che era a casa sua.
-Sì- rispose con la voce rauca di chi si è appena svegliato.
-Bene-
La ragazza si girò verso di lui. Mustang, già in divisa, stava nuovamente andando in quella che probabilmente era la cucina.
-Tra poco dovrò andare al lavoro. Penso che non avrà problemi per questa mattina a restare qui- le riferì parlando ad alta voce dall'altra stanza –tornerò comunque per mezzogiorno. Lei riposi, mi raccomando.- concluse tornando da lei con un bicchiere, questa volta riempito con del thé non troppo caldo.
Lei si mise a sedere.
-La ringrazio per quello che sta facendo per me- si sforzò di dire.
-Si figuri. Tenga, prenda la medicina.-
Mentre lei ingoiava la pastiglia mormorò: -Ha ancora gli occhi così lucidi...- e le poggiò una mano sulla fronte per sentire se la febbre era calata.
-Beh io ora vado - aggiunse con voce più sicura, mentre ritirava la mano e prendeva il soprabito poggiato sull'attaccapanni. -Lei riposi-
La guardò sino a che non si risistemò sotto le coperte. A quel punto s'infilò l'impermeabile nero per uscire.
-Buon lavoro, colonnello.- Sussurrò lei, mentre lui apriva la porta. Girandosi, il colonnello rispose con voce distesa: -Buon riposo, tenente-
Quella medicina doveva proprio essere un mezzo sonnifero, perché in pochi attimi Riza tornò a dormire.

******


Si svegliò molto tardi, al rumore della serratura che veniva aperta. Per quanto la spossatezza non l'avesse ancora abbandonata, poteva finalmente dire di sentirsi meglio.
Si appoggiò su un gomito per vedere il suo superiore che rientrava in casa, doveva essere già passato mezzogiorno da un pezzo.
Roy la salutò:
-Salve tenente, era già sveglia?-
-No, disse strofinandosi gli occhi, mi sono appena svegliata-
-Mi dispiace, ho fatto troppo rumore?-
-Si figuri, ormai saranno passate le 12 da un pezzo- rispose mentre cercava di mettersi a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto.
-Sembra che vada un po' meglio- sorrise il colonnello, che appoggiò le borse che portava a terra. Le si avvicinò e toccandole la fronte constatò: -Sì, pare che sia un po' calata, ma meglio affidarsi al termometro.-
Allungandosi appena sulla scrivania recuperò l'oggetto in vetro e mercurio, e lo passò alla ragazza.
Mentre lei misurava la temperatura, andò a recuperare le borse che aveva appoggiato poco prima. Ne prese una e la mise sul suo tavolo e l'altra la portò nella cucina.
Quando tornò nella stanza principale, si affrettò ad informarsi sullo stato di salute della sua sottoposta.
-Allora, tenente, quanto ha?-
-37.7 pare.- rispose lei guardando il termometro e poggiandolo poi sul comodino accanto al letto.
-Benissimo, allora sarà il caso di mangiare qualcosa di più sostanzioso ora.- ribatté distrattamente -Ma prima, devo darle una cosa. Non è il caso che stia ancora per molto solo in camicia. Per questo prima sono passato da una boutique del centro e mi sono fatto consigliare dalla commessa una camicia da notte per lei.-
Riza lo fissava confusa: una camicia da notte? Per lei?
-Ma colonnello...- cominciò a protestare.
-No no, vietata ogni lamentela.- la fermò, mentre estraeva dalla borsa una scatola di cartone.
-Ho pensato che lei non è certo un tipo da pizzi e merletti, per cui mi sono fatto consigliare qualcosa di abbastanza tranquillo e per nulla eccessivo.- continuò mentre le porgeva la confezione.
«Non sono nemmeno tipo da camicia da notte, se è per questo» si permise di pensare mentre, comunque incuriosita, apriva il pacco.
Ne estrasse un indumento color lilla chiaro, senza pizzi e merletti, ma con uno splendido ricamo lungo gli orli. Effettivamente non era molto sexy: Il collo non era per nulla scollato, e le spalline larghe. Ma, solo per il tessuto, doveva costare una cifra esagerata. Non era seta, ma una trama di quel tipo era notoriamente pregiatissima.
-Colonnello, le deve essere costata una fortuna. Non posso accettarla.- si affrettò a dire.
-Le piace?- domandò invece Mustang con un sorriso furbo.
-Ma non è questo il punt...-
-Le piace?- ripeté lui interrompendola
-Si, mi piace. Ma non posso proprio-
-Se le piace la tenga, l'ho comprata per lei, non per altri. E io non saprei proprio che farmene di una camicia da notte, non le pare? -
-Effettivamente- fu costretta ad ammettere lei.
-Spero solo che le vada bene.-
-Beh penso di si- disse mentre mentalmente valutava le dimensioni dell'indumento.
-Ah, e poi le ho preso anche della biancheria intima, anche per questa non sono certo di aver scelto le taglie giuste, valuti lei.- riprese velocemente Roy, mentre rovistava nella borsa e ne estraeva un pacchettino più piccolo che le porse.
-Ma...-
-Niente ma. Io vado a preparare qualcosa di pranzo, lei intanto si cambi. Se non si fida, può anche andare in bagno.-
Così dicendo si avviò verso la cucina, gettando la giacchetta della divisa sulla sedia.
Riza rimase un attimo bloccata con la piccola confezione tra le mani. Il suo superiore non avrebbe mai dovuto disturbarsi tanto per lei! Comprarle tutte quelle cose, in un negozio del centro poi! Si sentiva in colpa, ma allo stesso tempo nel profondo nascondeva la felicità per quell'inaspettato dono.
Lentamente si alzò, ancora debilitata dalla malattia. L'alchimista aveva già chiuso la porta della cucina, non aveva motivo per dubitare della sua buona fede. E poi, Roy Mustang non era certo il tipo da avere bisogno di spiare per vedere una donna spogliarsi.
Si cambiò senza fretta, mentre dall'altra stanza giungevano rumori di stoviglie. Effettivamente ne aveva proprio bisogno, indossare qualcosa di pulito la fece sentire ancora meglio. Prese le cose da lavare e le mise nella borsa vuota. Quindi si diresse dall'uomo che la ospitava, almeno un piccolo aiuto ora poteva darlo.
Bussò leggermente alla porta.
-Entri Tenente- rispose il colonnello, alzando appena gli occhi.
Lei aprì lentamente, come intimidita. Non si sentiva affatto a suo agio a mostrarsi al suo diretto superiore in camicia da notte.
-Mi va tutto benissimo, colonnello. La ringrazio.- cominciò tenendo gli occhi bassi.
-Veramente benissimo. Le sta d'incanto.- esclamò lui, che non si era reso conto che i toni dimessi della ragazza erano dovuti alla vergogna e non alla malattia. I ragionamenti di Roy erano bloccati, non avrebbe mai immaginato che un capo tanto semplice potesse rendere una donna così bella. Forse era solo perché non aveva mai visto il suo tenente in abiti diversi da quelli ufficiali; o forse perché il lilla le donava. Di sicuro ora la sua mente era completamente rivolta solo a quella visione inaspettata.
Un leggero rossore sfiorò le guance della donna. Non era abituata a complimenti di quel genere, e soprattutto non da un uomo come Mustang. Dopo un attimo si fece coraggio ed alzò gli occhi. Roy ancora la guardava, con un sorriso soddisfatto, ma la cosa che la colpì di più fu il nero grembiule che indossava con disinvoltura. Rimase a fissarlo colpita, sembrava quasi che fosse qualcosa che indossava normalmente, come fosse la divisa.
-Oh tenente- si riprese lui -ma avrà freddo con le spalle scoperte, aspetti che vado a prenderle qualcosa.-
Si asciugò le mani in grembo e a passi svelti la sorpassò. Riza si girò a piano, per vederlo che chinato a terra apriva un cassetto di un armadio. Dopo un attimo fu di nuovo da lei.
-Ecco- le disse mentre le mostrava un maglione di cotone bianchissimo.-Le starà un po' largo, visto che è mio, ma almeno non rischia di prendere freddo.-
Roy si sentiva stranamente agitato, come un ragazzino che invita per la prima volta a casa la sua migliore amica.
Il tenente prese di buon grado la maglia, a pensarci bene non era proprio caldissimo. Ma più che altro era preoccupata per i continui sorrisi del suo superiore.
-Venga, si sieda qui- le indicò una sedia a capotavola. -Mi dispiace che ancora non sia pronto nulla. Piuttosto ha qualche gusto particolare? O le va bene tutto? Perché in tal caso sono ancora in tempo a cambiare menù.-
«Quanto parla! Di solito liquida ogni discorso con poche frasi.»
-No, colonnello, non ho nessun problema.- rispose.
-Benissimo.- e prese in mano un grosso coltello, con cui cominciò, con perizia incredibile, a tagliare della verdura. -Visto che è il suo primo pasto dopo più di 24 ore, ho pensato di preparare solo un primo piatto, ma ben sostanzioso.-
Lei era rimasta a bocca aperta di fronte alle evidenti capacità dell'uomo, non se lo sarebbe mai aspettata. Lei riusciva a mala pena a prepararsi qualcosa di commestibile.
-Tenente?-
-Si, signore- scattò
-Non scatti così. Cosa c'è che non va?-
-No, nulla- si vergognò da morire per essere stata colta in una situazione del genere.
-Nulla?- Roy non era affatto convinto, ma non smetteva lo stesso di lavorare. Dopo aver finito con la verdura era passato alla carne, e nel frattempo aveva anche controllato una padella che cuoceva su di un fornello.
-È che non immaginavo fosse così bravo in cucina, io sono completamente incapace.- riprese lei. Proprio non riusciva ad evitare di rispondere ad una domanda del suo superiore.
-Mi piace cucinare, tutto qui.- rispose mentre accantonava anche la carne tritata e cominciava a tirare della pasta.
-Strano che ad un uomo piaccia cucinare, ad un militare soprattutto.-
-Mia madre è morta che avevo solo 4 anni. E mio padre lavorava tutto il giorno, senza soste. Ho imparato in fretta che se volevo mangiare dovevo arrangiarmi.-
-Mi scusi- «Veramente un'ottima compagnia, complimenti Riza» si disse da sola.
-Ma no, si figuri. E comunque, non trova anche lei che in fondo la cucina non si altro che una piccola alchimia?-
-Cucina e alchimia?- s'interrogò lei.
-Ma sì, in entrambi si combinano degli elementi, e li si trasforma in altro, in qualcosa di più utile, o nello specifico, di più buono. Non è d'accordo?-
-Beh se la mette su questo piano, direi di sì.- non lo seguiva molto, ma se metteva la cucina sullo stesso livello della sua inattaccabile alchimia, doveva proprio piacergli.
Roy cominciò a preparare delle piccole forme nella pasta, dopo aver acceso un piccolo forno a legna con uno schiocco di dita, inguantate per l'occasione.
-Colonnello, i fiammiferi non li usa proprio mai, a quanto pare.-
-Perché dovrei, sarebbe degradante per il Flame Alchemist dover usare uno strumento tanto banale.- disse tutto orgoglioso, mentre non smetteva di far andare le mani.
Riza si lasciò andare ad un sorriso. No, forse l'alchimia era ancora al primo posto nelle sue preferenze. Dopo un attimo si accorse che se ne stava con le mani in mano, guardando semplicemente lui che manovrava con pentole e coltelli. Voleva aiutare, ma non aveva la più pallida idea di cosa fare. Inoltre le sembrava come di interrompere qualcosa. Roy era tutto preso, concentrato e sicuro. Lei era ammaliata, così veloce e perfetto, sembrava veramente un cuoco professionista. Tra le sue mani il cibo passava e si trasformava, in un attimo, proprio come se stesse facendo delle piccole trasmutazioni.
Roy riprese a parlare:
-Spero di non sbagliare porzioni, è molto che non preparo più per due persone.-
«forse il silenzio lo infastidisce... » pensò Riza prima di rispondere: -Da molto? Cucinava per qualche sua ragazza particolare?-
Che ne sapesse lei nella vita del colonnello non c'era mai stata nessuna “ragazza particolare”, solo ragazze passeggere, che duravano giusto un mesetto e via.
-Ragazza? No no, si figuri. Non invito mai donne a casa mia.- e cominciò a buttare la pasta nella pentola.
«Non invita mai donne? Io sarei la prima?» Riza non si aspettava una confessione del genere. «O forse» pensò «Non mi considera una donna».
-L'ultima persona per cui ho cucinato è stato Maes.- continuò, bloccando un attimo il suo lavoro e facendosi scappare un sospiro di rammarico. La morte dell'amico gli bruciava il cuore da mesi, ma ancora non sembrava volersi spegnere.
-Molti mesi fa dunque- provò a riprendere il discorso lei. In tutta risposta lui prese una pentola e cominciò a far saltare gli ingredienti preparati in precedenza.
-Facciamo anche anni, non ho più avuto occasione di farlo da quando si è sposato. Però al tempo era una consuetudine tra noi, io cucinavo e lui intanto parlava e parlava. Ero talmente attento che non ricordo nemmeno cosa mi dicesse.- Rise, il ricordo era una consolazione.
-Dovevano comunque essere dei bei momenti- commentò la ragazza, pensando a quanto la sua vita da lupo solitario, invece, non le avesse mai regalato attimi da ricordare in quel modo.
-E lo erano- si girò verso di lei appoggiandosi ai fornelli -È stato qui in cucina che io e Maes siamo diventati come fratelli, credo.- Un sorriso triste gli sfiorava le labbra, ma era un gesto così naturale da renderlo ancora più bello.
L'alchimista, sentendosi un po' in imbarazzo per essersi lasciato andare a dichiarazioni tanto personali, si rigirò a maneggiare con pentole e coperchi.
Il tenente se ne accorse, non era la prima volta in realtà che lui le apriva il suo cuore, era accaduto anche altre volte in ufficio, e la reazione era sempre la stessa.
-Colonnello, posso sapere che cosa sta preparando o è una sorpresa?-
-Mmm?- come solito si era distratto a pensare al perché avesse detto quelle parole -Beh, ormai non può più essere un segreto, è quasi pronta.-
Nello stesso momento, sollevò la pentola e scolò la pasta.
-Ho preparato un primo piatto: pasta al radicchio e speck.- Lo disse con un tono da vero chef.
-Ah, Tenente, se la sente di preparare la tavola?- le chiese, mentre concludeva la cottura.
-Certo colonnello, dove trovo le cose?-
-La tovaglia è lì, nel cassetto sopra, le posate, e lì piatti e bicchieri.- rispose indicando distrattamente con l'unica mano libera, restando concentrato sul suo lavoro.
Riza s'alzò e prese dal mobile tutto ciò che lui le aveva indicato. In pochi minuti la tavola fu pronta, proprio mentre lui toglieva il tutto dal fuoco.
Dopo aver riempito i piatti, e fatto accomodare la ragazza, appoggiando distrattamente la padella sui fornelli, andò a prendere quel che aveva cotto nel piccolo forno. Portò in tavola due pagnotte fumanti.
-Colonnello? Ha fatto anche il pane?- si stupì lei. Nemmeno sua madre aveva mai fatto il pane in casa, era sempre andata dal fornaio a prenderlo.
-Si, stamattina quando ho preparato l'impasto per la pasta ho finito prima del previsto, allora ho deciso di preparare anche quello per il pane.- Rispose quasi distratto, mentre poggiato il guanto da forno, si sedeva di fronte a lei a tavola.
In quel momento lo sguardo di Riza fu attratto da un orologio, appeso alla parete di fronte a lei. Segnava le 13:45.
-Colonnello!- esclamò – È già in ritardo!-
-Si tranquillizzi tenente, per questo pomeriggio ho chiesto un permesso. Ho già sistemato tutti i documenti importanti questa mattina, il resto l'ho lasciato ai ragazzi.- la rassicurò lui mentre già infilzava il primo boccone.
Lei lo imitò, ma poco convinta. «Ha già sistemato i documenti importanti? Ma se di solito per fargli firmare anche solo un foglio bisogna puntargli la pistola alla tempia. E poi prendersi delle ferie per me, non dovrebbe!»
Non riuscendo a darsi pace dopo un attimo espresse i suoi pensieri ad alta voce.
-Colonnello, non doveva prendersi delle ore di permesso solo per me. Non merito tanta attenzione da parte sua. Men che meno posso “rubarle” delle ore di ferie.-
-Tenente, ma che dice? L'ho fatto con piacere.- le sorrise alzando gli occhi verso di lei. -Anzi, devo ammettere che ero anche un po' eccitato all'idea di poter ancora cucinare per qualcuno, e, soprattutto, perché quel qualcuno è la persona che più mi è stata vicina negli ultimi anni. In poche parole l'ho fatto per piacere personale, non deve sentirsi in nessun modo in colpa.-
Il tenente rimase a bocca aperta, aveva rigirato la frittata, ma la nuova versione non le dispiaceva affatto. Sapere che il colonnello era consapevole della sua vicinanza la riempiva di gioia.
-Tenente, allora come è?- Roy non si era per nulla accorto dei pensieri della sua sottoposta.
-Ottimo Colonnello, un piatto del genere non l'ho mai mangiato nemmeno al ristorante. Non che vada spesso a mangiare fuori, in realtà...- appena concluse la frase si ammonì mentalmente per aver aggiunto un particolare così inutile, che sembrava solo sminuire il complimento.
-La ringrazio- fece lui raggiante, non aveva proprio fatto bado all'ultima aggiunta. -sa, Maes diceva spesso che la mia cucina era deliziosa, usava quel termine solo per me, e sua figlia.- Si era di nuovo lasciato andare ai ricordi a ruota libera.
-Deliziosa? Sì– convenne lei –Effettivamente si può dire che questo piatto sia una delizia- E potrò uno degli ultimi bocconi alle labbra, con una delicatezza che solo una donna poteva avere.
Roy la fissò: gli occhi bassi, le labbra rosee, il viso perfetto, le ciocche di capelli che le cadevano sulle spalle, le braccia composte mentre faceva quel semplice gesto con tanta attenzione.
-Credo che “delizia” sia un aggettivo che si addice più a lei- rispose con un sorriso. Non era riuscito a trattenersi.
-Come?- rispose alzando gli occhi sull'uomo, che aveva già finito di mangiare e la guardava con il mento appoggiato sulle mani. Sorrideva, ma non in quel suo modo strafottente che usava spesso in ufficio, era più naturale, spontaneo, come se non se ne rendesse conto.
-Ma si- continuò ormai perso nei suoi pensieri –lei è proprio una bella donna, non solo fisicamente, anche per il resto, lo si vede dai suoi atteggiamenti. Nonostante il suo impegno ad apparire come un perfetto, rigido, militare nei suoi movimenti si scorge il suo essere più profondamente femminile. E I vedo-non vedo mi hanno sempre fatto impazzire.-
Era proprio partito per la tangente. Riza era mezza shockata, per quanto fosse riuscita a finire anche il suo pasto. Ora lo fissava ad occhi spalancati.
-Colonnello?- provò a risvegliarlo -cosa vuole intendere?-
Roy continuava a fissarla, con uno sguardo dolce, carezzevole. Inclinò leggermente la testa prima di rispondere, forse ripresosi notando l'espressione impressionata della donna.
-Non so cosa voglio dire. Ho detto solo quello che mi passava per la testa. Mi scusi.- Così dicendo si alzò e cominciò a sparecchiare.
-Però non posso mentire, lei è veramente deliziosa.- disse con voce appena udibile, mentre girato posava i piatti nel lavandino.
Questa volta Riza sorrise, per quanto strana, quella dichiarazione era la cosa più dolce che le fosse mai stata detta.
-Aspetti colonnello, l'aiuto- riprese alzandosi a sua volta.
-No, tenente, vada nel letto a dormire ancora un po', poi vedremo se ha ancora febbre.- ribatté l'alchimista in modo secco. Probabilmente si sentiva in imbarazzo per quanto aveva detto poco prima.
Non volendo essere fastidiosa lei lo accontentò. Ma non andò a dormire, si sedette semplicemente dentro il letto, ascoltando il rumore di stoviglie, mentre il suo superiore lavava.
Si sentiva molto meglio. La febbre era probabilmente passata del tutto, ma soprattutto le parole di Roy le si erano stampate a fuoco nel cuore. Quella stanza cominciava a piacerle, quel maglione, che profumava di appena lavato, la scaldava con tenerezza. Sentiva, notava, la presenza di Mustang in tutto quello che la circondava, ora che la sua mente era più presente.
-Tenente, le avevo detto di dormire, non di entrare semplicemente nel letto.- la redarguì lui entrando nella camera da letto.
-Mi scusi colonnello, ma proprio non avevo sonno- rispose con un raggiante sorriso, che nemmeno s'accorse d'avere.
Roy rimase ancora una volta ammaliato, ma questa volta si riprese più in fretta.
-Dovrebbe dormire invece, anche se non ha sonno. Deve recuperare le forze.-
Avvicinatosi, le prese il maglione e cominciò a sfilarglielo, come si faceva con le bambine.
-Su, si stenda e provi a dormire.- la invitò mentre prendeva una sedia e si metteva accanto a lei.
-Dormirò un po' anche io con lei.- Quindi si mise con la testa sul letto, appoggiato sulle braccia incrociate. Riza, che ora si era stesa, lo osservava da sotto le coperte: gli occhi chiusi, i capelli spettinati, la pelle chiara. Era bello, oggi più che mai. Chiuse anche lei gli occhi, dopo pochi minuti era già nel mondo dei sogni.

******


Si risvegliò a pomeriggio inoltrato. Roy ancora dormiva al suo fianco. Sul comodino era poggiato l'orologio d'argento, la ragazza lo prese per controllare l'ora: le 16:35. Era il momento d'alzarsi ormai.
-Colonnello?- chiamò piano, ma quello non diede nessun segno. Provò più forte, ma nulla.
Allora si alzò a sedere lentamente, quindi si chinò vicino a lui, con una mano gli accarezzò i capelli corvini, fini e lisci. Lentamente ripeté nuovamente: -Colonnello Mustang?-
Lui fece un mugugno, poi lentamente aprì gli occhi.
-Tenente, c'è qualche problema?- domandò con la voce stanca.
-No, colonnello, nessun problema, ma sono già le 16:35, pensavo che fosse tempo di svegliarsi.-
-Mmm sì– convenne lui mentre si stiracchiava. -è anche il caso di misurarle la febbre-
Si girò verso la scrivania dove trovò il termometro.
-Intanto che lei controlla, io vado a preparare un the caldo, va bene?-
-Si certo. La ringrazio.-
Dopo pochi minuti fu di ritorno, con due tazze fumanti e una zuccheriera su di un vassoio.
-Allora tenente, come va?- domandò mentre poggiava il tutto sul tavolo.
-37,2 ormai è quasi sparita.- rispose, mentre prendeva con cautela il the che Mustang le stava porgendo.
-Bene, sono contento che finalmente stia bene.- sorrise.
Bevvero in silenzio, mentre entrambi cercavano un modo per spezzare quell'imbarazzante mutismo.
Dopo qualche sorso fu Riza a prendere l'iniziativa.
-Colonnello, credo che ormai sia il caso che io torni a casa.- forse non era l'uscita più felice, ma doveva dirglielo prima o dopo. E visto che la cosa non le faceva per nulla piacere, prima l'avesse detto meglio era. Via il dente, via il dolore.
-È sicura? Ha ancora qualche linea di febbre. E fuori c'è ancora brutto tempo.- Lui stava cercando tutti i motivi possibili per trattenerla.
-Colonnello, non voglio disturbare oltre. Posso farcela ad arrivare sino al mio appartamento.- Era rimasta intenerita dai tentativi dell'uomo per tenerla ancora lì. Ma non voleva essere di peso al suo superiore, anche se le sarebbe piaciuto restare.
-Va bene- sbuffò lui, convinto dal sorriso dolce di Riza.
Con il viso un po' imbronciato finì il suo the. Alla ragazza quell'espressione sembrò piuttosto ridicola, come quella di un bambino a cui hanno tolto il giocattolino nuovo.
Dopo che anche lei ebbe finito di bere, lui l'aiutò ad uscire dal letto.
-Avevo già fatto lavare i suoi pantaloni, la giacchetta e i calzini, ma la camicia l'ha avuta addosso sino ad oggi. E non credo sia il caso di uscire in camicia da notte.-
-Non c'è problema, ho comunque il soprabito...- cominciò lei, ma subito venne interrotta.
-Non se ne parla nemmeno, il soprabito non le terrà abbastanza caldo. Si metterà questo maglione invece, per quanto leggero è meglio della giacchetta della divisa.- E le passò la maglia bianca che aveva usato in precedenza.
Riza la prese un po' stralunata. Ora forse stava esagerando con le attenzioni.
-Si, signore- rispose lentamente.
Dopo che Roy le ebbe passato anche il resto dei vestiti andò nel bagno a cambiarsi. Tolta la camicia da notte, restò un attimo a guardarla. Era veramente bella, e il colonnello l'aveva comprata apposta per lei. La strinse a se, come ad abbracciarla. Quindi finì di vestirsi.
Quando fu pronta uscì.
-Colonnello, la ringrazio moltissimo per quello che ha fatto per me, non riuscirò mai a sdebitarmi.-
-Sono io che non riesco mai a sdebitarmi per tutto quello che fa per me, tenente.- le rispose, appoggiato alla scrivania, braccia incrociate, mentre le lanciava uno dei sorrisi più dolci che gli avesse mai visto fare.
Un po' frastornata, prese il suo soprabito dall'attaccapanni e, con la borsa della biancheria in mano, si diresse alla porta. Il Flame Alchemist l'accompagnò.
-Mi raccomando Tenente, si tenga ben coperta, e appena arriva a casa si metta sotto le coperte. E guai a lei se domani verrà in ufficio, è in malattia almeno sino a dopodomani.- la redarguì mentre apriva la porta del suo appartamento.
-Si, signore, non si preoccupi che lo farò.- Lo guardò ancora un secondo, da vicino. La sua mano ebbe l'istinto d'alzarsi ad accarezzargli il volto, ma a mezz'aria si fermò. Non ne aveva il diritto, non era altri che il suo superiore, che si era preso cura della sua sottoposta, nient'altro. Di scatto abbassò il braccio.
-La saluto colonnello- disse con tono marziale e si avviò per le scale che portavano al portone principale del palazzo.
Non fece che metà degli scalini, che si sentì chiamare:
-Tenete!-
Roy era rimasto poggiato allo stipite della porta a guardarla mentre scendeva, con uno sguardo strano.
-Cerchi di ammalarsi altre volte. È stato un piacere poter cucinare per lei.-
Riza non poté che sorridere.
-Se per lei non è un problema potrei venire anche da sana a mangiare a casa sua-
Ci volle un attimo ad entrambi per metabolizzare la frase. Lei aveva parlato senza pensare, e si sentiva un po' in imbarazzo. Lui invece era rimasto spiazzato dalla proposta così esplicita.
-Sarà un vero piacere...mia delizia- rispose, mentre con un cenno della mano la salutava per una seconda volta, chiudendo a piano la porta.
Riza rimase immobile, incredula, poi scese le scale per tornare a casa sua, mentre nella testa le rimbalzavano quelle parole: “Mia delizia”.


FINE          

   
 
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