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Autore: Caffelatte    28/10/2012    3 recensioni
[MinaKura]
“Ah.” Fu il commento dell’altro, che però non perse quel dannato sorriso malizioso che lo caratterizzava. Se ne andò soltanto, lasciandolo solo nel bar accanto alla scuola, in quella mattina di Marzo. Kurama lì per lì credette che l’altro avesse rinunciato a fargli quel genere di richieste almeno fino alla fine dell’anno.
Come prova del fatto che le speranze di Kurama Nohirito erano del tutto vane, Minamisawa fece al turchese la stessa domanda, un mese dopo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: For now. Only for this moment.
Genere: Sentimentale, Fluff (?), Slice of life.
Avvertimenti: Shonen-ai, One Shot, OOC
Pairing: Minamisawa Atsushi/Kurama Nohirito (InaIre Go)
Note: all’inizio era una HiroMasa. Poi è diventata una MinaKura. Ma non chiedetemi perché, vi prego.
Note2: la canzone all’inizio è “Tappeto di fragole”, dei Modà. Li odio, li detesto con tutto il cuore, ma il testo di questa canzone mi piace. (?)

 
 

***

 
 
 

Resto fermo tra le onde, mentre penso a te
Fuoco rosso luce e rondine
Tra le foglie soffia un vento molto debole
Nel frattempo un fiore sta per nascere
Eccoci qua, a guardare le nuvole,
sul tappeto di fragole.


 
For now. Only for this moment.


 
Nohirito~chan~, ti va di venire in un posto con me?”
Quando Minamisawa li aveva posto quella domanda, allungando ogni santa sillaba, Kurama aveva quasi rischiato di strozzarsi con il succo d’arancia che stava bevendo.
“Scordatelo, Mina-maniaco.” sibilò, per poi finire il contenuto del bicchiere che teneva in mano “Non verrò in nessun posto con te. Mai.” Precisò, consapevole del fatto che probabilmente Atsushi gli avrebbe posto nuovamente quella domanda, magari a una settimana di distanza.
E la seconda volta si sarebbe davvero strozzato con il succo, ne era certo.
“Ah.” Fu il commento dell’altro, che però non perse quel dannato sorriso malizioso che lo caratterizzava. Se ne andò soltanto, lasciandolo solo nel bar accanto alla scuola, in quella mattina di Marzo. Kurama lì per lì credette che l’altro avesse rinunciato a fargli quel genere di richieste almeno fino alla fine dell’anno.
 
Come prova del fatto che le speranze di Kurama Nohirito erano del tutto vane, Minamisawa fece al turchese la stessa domanda, un mese dopo.
Era un sabato, più precisamente il ventuno Marzo, ovvero primavera.
Nohirito~chan~, ti va di venire in un posto con me?”
“Per la seconda volta: no. E adesso sparisci.” Borbottò, mettendosi le auricolari nelle orecchie, senza però accendere la musica.
“Eddai Nohirito~chan~, la prossima domenica. E’ l’unico giorno completamente libero che ho …” dopo di che si abbassò alla sua altezza e lo fissò intensamente per alcuni secondi, e Kurama –indipendentemente dalla sua volontà- annuì.
Quando realizzò il motivo del sorriso del ragazzo davanti a lui, capì la grandissima cazzata –oh, sì, il termine era proprio quello giusto- che aveva fatto.
Un pomeriggio con Minamisawa Atsushi significava … un pomeriggio con Minamisawa Atsushi.
Kurama lì per lì non trovò un paragone sufficientemente nauseante per rendere l’idea.
 
L’inferno. Un pomeriggio solo con Atsushi era paragonabile ad un girone dell’inferno dantesco, un pomeriggio passato a leggere “Guerra e Pace”, oppure a una mosca, o a una vecchia soap americana mal riuscita.
Questo era ciò a qui stava pensando, mentre osservava distratto il panorama fuori dal finestrino del treno.
Minamisawa non gli aveva detto la loro destinazione, e sinceramente a lui non importava più di tanto. Si era alzato di malavoglia quella mattina, e il solo pensiero di dover passare la giornata con lui gli aveva fatto pentire per alcuni istanti di essere nato.
Non che lo odiasse.
Insomma, gli diceva spesso che sì, lo detestava più di ogni altra cosa, ma non lo pensava davvero.
A dire la verità, nemmeno lui sapeva ciò che provava nei confronti del ragazzo seduto in quel momento accanto a lui. A volta sentiva davvero di non sopportarlo, forse per il suo essere così –spesso e volentieri- egocentrico, sarcastico e anche un po’ menefreghista.
E poi era un Don Giovanni. Attirava le ragazze come il miele con le api, e tutte abboccavano giulive, convinte che a lui importasse davvero qualcosa di loro.
Povere illuse. A Minamisawa Atsushi importava solo e soltanto di Minamisawa Atsushi, era una verità inconfutabile, come è vero che il sole sorge e tramonta ogni giorno. Nel pensarlo, sentì una strana sensazione stringergli lo stomaco, e si strinse nella sua felpa rossa –nonostante fosse Marzo, l’aria era tutt’altro che tiepida.
Il problema poi era anche un altro. Quando stava con Minamisawa si sentiva a disagio. Il motivo principale era –sempre e comunque- il comportamento del più grande.
Akane, durante una delle sue chiacchierate con Aoi e Midori, aveva detto che quando si ama qualcuno, si prova una strana sensazione nel petto, ogni volta che lo si guarda o gli si parla … Anche Kurama sentiva qualcosa all’altezza del petto, ogni volta che rivolgeva la parola ad Atsushi, ma cercava costantemente di convincersi che quello non era ciò di cui sentiva tanto blaterare.
Il treno si fermò, e alcune persone si alzarono, compreso Minamisawa, che gli prese la mano e disse “Siamo arrivati ~” con il sorriso stampato in faccia.
A Nohirito venne voglia di prenderlo ripetutamente a schiaffi, se solo non ci fossero stati quei cinquanta centimetri a separarli …
 
Camminarono per svariati minuti tra la folla. Kurama ogni tanto sentiva le ragazze che incrociavano bisbigliare frasi sconnesse su Minamisawa, e la cosa lo infastidiva incredibilmente.
Atsushi gli riprese la mano, e si chinò leggermente verso di lui.
“Che c’è, Nohirito~chan~, sei geloso? ♥” chiese sorridendo malizioso.
Kurama gli fece la linguaccia. “Scordatelo, idiota.” Borbottò, e sciolse le loro mani intrecciate, facendo parecchi passi avanti.
L’altro rimase a guardarlo, un metro più indietro, con lo sguardo assente. Lo sentiva sempre distante.
Non gli piaceva granché il fatto di essere quasi costantemente insultato, ma aveva quasi la necessità di vederlo geloso, con le guancie arrossate ogni volta che toccava certi argomenti. Ne aveva bisogno, perché così in qualche modo capiva che, in un posto sperduto del cuore del turchese a pochi passi da sé, lui valeva qualcosa, lui era quasi … importante.

Dopo un tempo che a Kurama parve interminabile, arrivarono su una collinetta a nord della città.
“Come mai qui?” domandò Nohirito, fissando il panorama. I palazzi della città sotto di loro parevano minuscoli. Insignificanti punti colorati circondati da un mare verde. In lontananza si notavano i treni passare per la campagna, e poco più in là, se si aguzzava la vista, c’era il mare.
“Ci venivo da piccolo. Mi portavano i miei, spesso. Prima c’era un negozio di giocattoli, un po’ più avanti.” Rispose il più grande, voltandosi a osservare tra le foglie degli alberi. “Era divertente venire fino a qui.”
Nohirito lo guardò. “Non ci sei più tornato?”
“Dopo il divorzio dei miei genitori no.” Rispose, atono.
Il turchese si morse la lingua.
Si era dimenticato che il padre e la madre di Atsushi erano separati da quando il figlio aveva otto anni.
Vide Minamisawa che si sdraiava sull’erba, e allora lo imitò. Rimasero stranamente in silenzio per alcuni minuti. Nonostante di solito al maggiore pareva essere facile trovare un motivo per iniziare una conversazione –che di solito sfociava con un litigio-.
Kurama iniziò a giocare con un filo del maglione, e finì per legarselo al mignolo. Imprecò mentalmente, alzando l’altra mano per slegare  il nodo, ma Atsushi lo anticipò.
“Ti sei impigliato.” Ridacchiò. “Sei proprio imbranato, Nohirito.” E sorrise. Era un sorriso sereno. Sembrava sinceramente felice, non pareva volerlo prendere in giro, e la cosa lo fece arrossire il turchese.
Dopo qualche istante, vide però che anche l’amico aveva fatto la sua stessa fine. Guardava infatti palesemente infastidito il suo mignolo sinistro impigliato come quello di Kurama.
“Visto, Mina-maniaco, non sono l’unico imbranato.” Disse, e si aspettava una risposta a tono, ma quella non arrivò. Minamisawa lo ignorò, ignorò anche il filo del maglione rosso e puntò di nuovo gli occhi al cielo, mentre sul suo volto era tornato quello strano sorriso.
"Sai, qui in Giappone si dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Seguendo questo filo, si può trovare la persona che ne porta l'altra estremità legata al proprio mignolo.”
Kurama lo guardò confuso, cercando di ricordare se quella storia l’aveva già sentita. Atsushi continuò.
“Quella è la persona cui siamo destinati, il nostro unico e vero amore, la nostra anima gemella. Le due persone prima o poi saranno destinate ad incontrarsi, e non importa il tempo che dovrà trascorrere, o la distanza che le separa, e nessun evento o azione potrà impedire loro di ritrovarsi, conoscersi, … innamorarsi.” Terminò, e si voltò verso il turchese, che stava immagazzinando tutte quelle parole, fino ad arrivare a capire.
“N-Non ci pensare n-nemmeno, Mina-maniaco …” borbottò, diventando paonazzo.
Atsushi si avvicinò un po’ di più, e appoggiò la fronte a quella dell’altro.
“Proprio non ti piaccio, eh, Nohirito.” Sussurrò, e Kurama fu certo di vedere tristezza, nei suoi occhi.
Arrossì di più, e brontolò qualche insulto sconnesso, nemmeno troppo convinto.
Atsushi si avvicinò di più, e i loro nasi si sfiorarono. Il turchese cercò di dimenarsi, anche se qualcosa in lui gli impediva di farlo come voleva.
Sentì il respiro di Minamisawa sulla pelle, e quest’ultimo parlò. “Solo per ora.” Mormorò.
Kurama non rispose, e le loro labbra si incontrarono.
Sapeva di fragole, pensò il turchese, e aprendo poco gli occhi, notò che il filo del maglione non si era ancora spezzato.
 
La storia non centra nulla. É solo tessuto resistente, Nohirito, continua a ripetertelo.




 
***


 
/NdA/
 
MinaKura
Fa un po’ schifo come MinaKura, però non avevo nulla di meglio da fare. Finalmente hanno finito con le verifiche ♥ -si fa per dire, entro l’11 hanno detto che ricominciano …
Vabbè.
La storiella del filo rosso mi è sempre piaciuta un sacco. Avevo calcolato di scrivere una HiroMasa, ma di fatto non sapevo come mandarla avanti ad un certo punto. Dovevo farli baciare alla fine –sì, era indispensabile che accadesse (?)- e immaginarmi Hiroto che bacia Masaki … ecco … diciamo che non ce li vedevo.
Quindi boh, Hiroto è rimasto a fare tante cose belle con Ryuuji (?) e Masaki è rimasto in giro per la città a cercare una macchina fotografica per Akane (wtf).
Non biasimatemi troppo, è davvero da tanto che non scrivo più su Inazuma Eleven, e ricominciare si sta rivelando più complicato del previsto, per la mia testolina (?).
Forse uno di questi giorni sbuco fuori con una fic a rating rosso, non so, ne ho una in testa e aghdfjkg, prima o poi la scrivo, ma pubblicarla non so, mi vergogno (?).
Signori e signore, sperando che questa fic vi sia piaciuta almeno un po’, vi saluto.
Ringrazio ovviamente tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno (se ci sono errori avvisatemi), e ringrazio anche coloro che hanno recensito la mia scorsa shot “Those things that don’t need a why ”.
Grazie di cuore davvero
A presto,
Mya .

  
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