Love is
troublesome
Pioggia sottile.
Se ne stava seduta tra i cespugli
ormai da un’ora.
I vestiti erano umidi e le braccia
scoperte reclamavano calore, intirizzite.
Lei sembrava non farci caso. Tra
le foglie scrutava qualcosa più in là, con aria assorta.
La ciocca bionda le copriva in
parte il viso, lasciando cadere dolcemente alcune gocce
insistenti.
Sorrise. Ora era il
momento.
“Via
libera.”
Si alzò e per poco non cadde. Le
gambe, a furia di stare nella stessa posizione, le si erano addormentate. Si
morse un labbro.
“Accidenti.”
Riacquistò l’equilibrio, senza
fare il minimo rumore.
Già. Per un
pelo.
Scostò le foglie di fronte a sé,
facendo poi un passo avanti.
Il contatto con l’erba fresca le
solleticò il piede, provando un improvviso refrigerio.
Era scalza. Come sempre, quando si
trovava lì.
Quella sensazione familiare
reclamava, forse, che questa era una delle tante volte.
Continuò ad avanzare nel piccolo
prato, in punta di piedi.
Ssh.
Piano.
Quasi rise. Sembrava tutto un
gioco. Ma no, era qualcosa di più.
Ancora qualche passo e gli fu
vicino.
Eccolo lì, sdraiato sull’erba,
immobile. Perfettamente calmo.
Inclinò la testa da un lato.
“Chissà a cosa pensa.”
L’ espressione distesa sul viso
sottolineava la sua condizione di placidità. Il solito broncio disegnato sulla
fronte e sulle labbra sottili. Pareva dormisse.
Si inginocchiò di fronte al suo
volto. Sorrise, mentre con lo sguardo catturava ogni piccolo dettaglio dei suoi
lineamenti. Si, sembrava sognasse.
Chissà
se…
Allungò una mano verso le sue
guance chiare.
Poi, avvenne. Silenzioso, rapido,
inaspettato. Dannatamente inaspettato.
Dilatò le
pupille.
“Maledizione.”
Il suo cuore perse un colpo,
incominciando a sudare freddo.
Una mano era stretta intorno al
suo esile polso. Così ferma, ma gentile.
Deglutì. Avrebbe voluto
scappare.
Gli occhi di lui erano ancora
chiusi. Che fosse solo un riflesso condizionato?
«Ino.».
Un sussurro caldo sfiorò la sua pelle. Lei rabbrividì di
piacere.
Il
respiro di lei si fece affannato. Decisamente, avrebbe voluto
sparire.
Sorrise
beffardo, sentendola fremere. «Ino...» Ripeté, forse un po’
incerto.
«S-sì?» Riuscì a sussurrare soltanto, balbettando vistosamente.
Shikamaru
aprì gli occhi, rivolgendoli al cielo, adesso quieto.
La
presa ancora salda e sempre assurdamente delicata. Anche, soprattutto
ora.
Il
sorriso dalle sue labbra scomparve. Lo sguardo si fece assorto, rivolto, ora, ad
un’ombra trasparente posatasi sulla mano di lei. Pioggia?
Ino
stava impazzendo. “Accidenti, accidenti a te, Shikamaru!”.
A
che pensi?
Gli
occhi di lui seguivano il lento avanzare d’una nuvola.
E
poi, solo allora, la guardò. Forse, davvero per la prima volta.
Raggelò.
Chi? Forse,
entrambi.
Improvvisamente,
un altro sussurro, se possibile ancora più caldo di prima, le accarezzò la pelle
fredda.
Lei sussultò,
di nuovo, senza vergognarsene. La sua voce era una sensazione
incredibilmente dolce su di sé.
«Perché
non ti siedi accanto a me?»
***
«Ino?».
«Che c’è?»
Voltò il
capo.
«Lascia perdere.»
I suoi occhi, ora, era rivolti da
tutt’altra parte.
«Ma mi hai chiamata. Quindi volevi
qualcosa.» Obiettò.
Il solito broncio si delineò
nell’espressione di lui. «Come sei fastidiosa.»
Gli occhi di lei si
assottigliarono, visibilmente. «Sai dire solo questo,
vero?»
Lo sentì sbuffare, forse era solo
rassegnazione. «Basta, Ino. Dacci un
taglio.»
«Mpf. Fai sempre così.» Il tono amaro, di chi è stanco
che tutto sia dannatamente uguale.
Le braccia dietro la nuca,
lo sguardo assente più del solito. “Parla dannazione! Dì
qualcosa…”,
“…anche una.” La evitava. Perché
guardarla, avrebbe voluto dire risponderle.
«Non hai neanche il coraggio di
guardarmi negli occhi.» Volutamente
acida.
Gli stava dando del vigliacco, ma
non importava. Meglio mentire.
Un fragoroso sbattere di porta, ma
sordo alle sue orecchie.
Se ne era andata. La messa in
scena era finita.
Sempre quella sciocca abituale
bugia.
La stessa che si ripeteva da
giorni.
Vero Shikamaru?
Pa-te-ti-co.
Un profumo orami
lontano.
Già ne aveva
nostalgia.
Mancava
terribilmente.
Sì, fin troppo. Stupido.
Come, prego? Tsk. Sei…
Cosa? Solo uno st-
“Ah. Ecco.”
Sospirò.
«Scusa,
...Ino.»
***
Arricciò il naso, con aria
contrariata.
Quell’odore…
Socchiuse gli occhi, fino a poco
fa, dormienti.
Un qualcosa di indistinto e
vagamente dorato attirò la sua attenzione.
Incrociò gli occhi, scrutando
curioso un sottile filo, che dondolava incerto sulla punta del suo
naso.
Con l’ estremità dell’indice e del
pollice, l’afferrò delicatamente.
L’osservò poi da vicino, con
sguardo interrogativo.
Un sopracciglio s’inclinò in un’
espressione di muto interesse ed incomprensione.
Ma quasi subito parve mutare. Ora,
pareva perplesso.
All’improvviso, un velo di
malinconia colse i suoi occhi, quasi sempre annoiati.
Si girò su un fianco. L’attenzione
rivolta sempre a quel dannatissimo filo.
Forse, sarebbe meglio dire
capello. Quel capello, per essere
precisi.
Intanto, le nuvole passavano e,
con sé, la brezza mattutina. L’odore della pioggia sembrava
lontano.
Se lo rigirò nelle dita, pensoso.
Già, Shikamaru, a che
pensi?
Si grattò la nuca. Quello, sempre nella sua mano
sinistra.
Sbuffò. “ Oh,
accidenti...”
Tornò a scrutare il cielo,
trovando tutto insolitamente fastidioso. E noioso. E
problematico.
Perché quella ragazza? Perché
proprio i suoi sogni? I suoi
sogni…
Va bene, allora. A
Chi pensi, Shikamaru?
Un profumo, portato da chissà
dove, punse il suo ricordo. Assaporò quella sensazione di benessere, come ogni
volta.
Le sue labbra seguirono una dolce
curva.
Sì, l’odore della pioggia, ora,
era davvero lontano.
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Note
dell’autrice:
Allora, questa breve one-shot
ovviamente è dedicata alla MiaCompagnaDiPostoPreferita,
alias,
Daidouji.
Lo so. E’ banale, scontata, quasi
una non-sense.
Però ci ho provato e, poiché adoro
questa coppia, spero che sia un risultato decente.
Non solo per voi lettori, ma anche
per soddisfazione personale^^.
Tornando a te, MCDPP, con l’identità ormai non più mascherata, mi auguro che queste poche pagine ti siano piaciute, perché sono per te. Considerala tua.
[Anche se ti fa orrore. Bada, non puoi rifiutare].
No, dai, scherzo.
Ok, chiudo. ‘Notte a tutti,
KiSsEs,
Anle