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Autore: Julia_Fred Weasley    28/10/2012    17 recensioni
In questa storia vedremo cosa succederà dopo la morte di Fred però c'è un cambiamento nel senso che da come si capisce dal titolo Fred diventa un fantasma che solo Roxanne (figlia di George) può vedere, Fred ha un compito da portare a termine in questo nuovo mondo in cui si ritrova, ma quale sarà?
Genere: Comico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, Roxanne Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“..voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi; voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi..”
F.Guccini

 

                    A mio Nonno, ti voglio bene

 

Il Mio Miglior Amico è un Fantasma

 

Una bambina che da poco aveva compiuto un anno, si aggirava tra le stanze di casa sua a Diagon Alley. Una bella bambina di colore che scappava dalle grinfie del fratello maggiore, che la rincorreva per tutta la casa per aver preso qualcosa che non doveva, la sua bacchetta. Quando il ragazzino coi capelli rossi l’aveva quasi raggiunta in procinto di tirargli le ciocche color cioccolato, la bambina fece cadere la bacchetta contemporanemente al grido della madre.

- Fred smettila di rincorrere tua sorella! – i passi che salivano le scale rimbombarono nel corridoio a causa della moquet. La donna, di colore, infuriata si avvicinò al bambino muovendo già la mano in direzione della guancia di quest’ultimo. Ma guardandolo più attentamente, come faceva sempre, la donna notò quei suoi occhi verdi, quei capelli rossi, e quelle lentiggini spruzzate su tutto il viso e non poté non vedere in quell’esile figura il ragazzo che fu il suo primo amore. La mano che stava quasi a un millimetro dal volto del bambino, si abbassò debolmente per poi accarezzargli la guancia. Gli occhi della donna si inumidirono davanti ai bambini, costringendola ad abbassare la testa per far si che non la vedessero piangere. Una madre deve sempre potreggere i propri figli e non far credere loro di essere debole.

- Mamma… cos’hai? – domandò il bambino con una voce flebile.

- Niente, tesoro, niente… e solo che… gli assomigli tanto. – disse infine la donna, macchiando di nuovo la mocquet con quelle gocce salate che gli scorrevano sulle guance. – Vieni Roxanne andiamo in soffitta. – continuò asciugandosi il viso e prendendo la figlia in braccio.

- Assomiglio a chi? – domandò il bambino flebilmente. Anche se il piccolo Fred non l’avrebbe mai ammesso, vedere sua madre piangere era tristissimo, perché credeva che la causa del suo pianto fosse lui. – Mamma… - ma il bambino non ebbe nessuna risposta.

Due Maggio, millenovecentonovantotto, seconda Guerra Magica. Per George e Angelina, quel giorno era la tragedia allo stato puro. In cui persero un fratello e un amico. Angelina, voleva dimenticarsi ogni momento passato con lui, dei suoi primi baci, e della sua prima esperienza adolescenziale. Lui era stato l'unico ragazzo che l'aveva vista con occhi diversi, e non come una semplice ragazza isterica, fissata col Quidditch.
Ma ora, doveva solo dimenticare quei bei momenti, perché se n'erano andati via con lui. Non voleva ricordare, per lei era troppo estenuante. Tutte quelle emozioni che salivano a galla, senza farla respirare. E poi guardava suo fratello, ai suoi occhi, George, a volte le sembrava un povero ragazzo, triste ma coraggioso. Che si teneva tutto dentro.
Lei lo vedeva a volte con lo sguardo nel vuoto, a pensare e pensare, con gli occhi fissi al panorama fuori la finestra, al cielo, a pensare a lui. La sua metà, andata via, il suo miglior amico, suo fratello, la sua felicità, la sua vita. Angelina ancora non riusciva a capire, come poteva andare avanti. Quella notte, quando aveva visto quel ragazzo steso a terra, con quel sorriso a stampargli il viso in eterno, si sentì morire.
Ma George, pianse, si accasciò a terra, disperato, ponendo un punto interrogativo alla sua vita. Cosa avrebbe fatto senza di lui, adesso?. Ma Angelina, era lì, ferma, immobilizzata, e tutte quelle persone che correvano per il castello, con le bacchette alla mano, le sembrava tutta un'illusione, un sogno brutto, un incubo che non aveva fine.
Solo allora, quando la testa le girava fortemente, si accasciò a terra, non poco lontano da quello spettacolo macabro. Le sue mani che fortemente, cercavano di afferrare le mattonelle di pietra sotto di lei, piangeva così forte che forse avrebbe perso i sensi. E poteva solo lontanamente immaginare come veramente George si sentisse. Dentro di loro, sapevano che non sarebbero stati più gli stessi.
Non importava se Fred, non avrebbe voluto questo, o se voleva che fossero felici comunque. Quello che era accaduto aveva provocato un dolore che non si poteva descrivere. Troppo doloroso. Faceva troppo male, come un perenne urlo che ti aveva lacerato le corde vocali, la gola, il cuore, tutto quello che c'era dentro di te, e non c'era soluzione per questo.
Quando tutto ebbe fine, Angelina e George, andarono avanti, scoprirono di amarsi. Ma era stato proprio quel dolore a far sbocciare il loro amore, quindi in un certo senso, dovevano ringraziare Fred. Ma lui non avrebbe mai ascoltato le loro voci. Affittarono una appartamento, non lontano dal negozio, che ora George si ritrovò a gestire da solo.
È vero, c'era Ron, Bill, Charlie, anche Percy, a volte, ma non era la stessa cosa. C'era troppo vuoto in quel negozio, troppo vuoto dentro di lui, che non poteva essere colmato. Ma solo in parte, grazie ad Angelina e ai suoi figli. In quella casa però, non c'era niente che ricordava lui, tutte le foto che aveva col fratello, George le nascose in posti che non dovevano essere trovati dai loro figli. Loro non sapevano nulla, né di Fred né che loro padre avesse un fratello gemello. E per Roxanne e Fred jr. quel ragazzo così sfrontato, sicuro di sé, speciale, e importante per tutti i parenti che conoscevano, era inesistente.

Una volta che Angelina riuscì a portare la figlia in soffitta dove c’erano tutti i suoi giochi e una piccola porta per far si che non cadesse dalle scale, adagiò la piccola sul tappeto che cominciò a giocare con delle bacchette finte che si trasformavano in polli di gomma e in molto altro, la madre la guardò asciugandosi gli ultimi residui di lacrime finchè a rompere quell’idillio fu la puzza di bruciato che proveniva dalla cucina

- Oh! I biscotti! – esclamò Angelina correndo al piano di sotto, la bambina la rincorse con gli occhi per poi ritornare a giocare con le sue “bacchette”, ci fu un silenzio quasi sovraumano e le uniche cose che si sentivano erano le risate della bambina. Una leggera luce dorata gli andava a illuminargli il volto per poi diventare sempre più forte da abbagliarla, la bambina accorgendosi di tutta quella luce alzò lo sguardo ammirando la figura che gli si presentò davanti che proprio in quel momento parlò:

 - Wow! Ci sono ancora quelle bacchette?! Credevo che George le avesse tolte dal mercato visto che ne è passato di tempo! – Roxanne guardò la scena allibbita con un’espressione vuota sul volto.

 - Ah! Tu devi essere la figlia di Angelina… sei tale e quale a lei, beh… George ha fatto un bel lavoro con la mia ragazza. – disse Fred prendendola in braccio. – Hai i suoi stessi occhi, grandi e marroni. – la bambina non disse niente sembrava come in trans, ma non si sa perché cominciò a ridere e di gusto non fermandosi. Giocando con il viso del ragazzo che gli era apparso davanti a lei, la madre sentendo le risate e le urla di gioia della bambina accorse subito.

- Roxanne… Roxanne! – gridò scambiando quelle grida eccitate e euforiche per grida di terrore e paura.

 - Ah… quindi ti chiami Roxanne. – gli disse il ragazzo poggiandola a terra - Non è il nome che avrei scelto io ma… può andare. – Angelina entrò non accorgendosi minimamente della presenza del giovane Fred.

 - Angelina… sei tu?! Non sei cambiata affatto da quando ci vedevamo a Hogwarts! – ma il ragazzo sembrava parlare da solo, dato che Angelina non poteva né vederlo né sentirlo, questo cominciò a girarle intorno con espressione riflessiva. – Ma avete fatto solo una femmina?! Beh… si vede che mio fratello ti voleva proprio… ma una femmina?!

- Fred, cos’è successo? – gridò Angelina al figlio maggiore che era chiuso in camera sua. – Fred! – continuò a gridare la donna non ricevendo nessuna risposta. Fino a quando non si presentò lui stesso all'uscio della soffitta.

- Che vuoi? – gli domandò riluttante.

 - Che hai fatto a Roxanne?

 - Niente mamma!

 - Ma se stava gridando?!

- Forse non l’avrai mai fatto prima, ma si chiama ridere, Roxanne stava ridendo non gridando. – a quella affermazione il volto autoritario di Angelina si sciolse in un’espressione più dolce.

- Oh... un uomo in casa e con il mio stesso nome per giunta e per non parlare del suo fascino e della sua brillante ironia, chissà quante ragazzine avrà conquistato già così piccolo, si vede che seguirà le orme dello zio! – disse Fred

- Posso andare ora? – domadò il figlio strafottente.

- S… si. – disse la donna per poi guardarsi intorno e soffermarsi sulla piccola figura di sua figlia, che continuava a ridere seduta sul tappeto guardando in alto, proprio dove si trovava la finestra della soffitta. Però, Angelina non sapeva che davanti ad essa c’era la figura di Fred Weasley il ragazzo morto combattendo per lei, George e la sua famiglia.


Qualche anno dopo…

- Ragazzi a tavola! – gridò Angelina dal piano di sotto.

- Si arrivo! – gridò di rimando Roxanne che stava provando l’ultimo incantesimo in camera sua, così da sistemare la sua stanza senza che la madre lo sapesse. Perché lei non voleva che usassero la magia per ogni piccola cosa.

 - Muoviti o ti scannera! – rise Fred prendendo in giro la madre di una Roxanne ormai diciasettenne. Da quando aveva visto per la prima volta la figura di Fred in soffitta questo non se n’era mai andato, ormai era diventato come un’amico d’infanzia e non si erano mai separati, lui l’aiutò ad andare sulla scopa, il primo giorno che era andata a Hogwarts, aveva festeggiato tutti i suoi compleanni, l’aveva aiutata e dato alcuni cosigli su come difendersi dai bulli e soprattutto le aveva insegnato a ridere, a essere felice anche quando non si dovrebbe e a essere sicura di sé, ma credo che adesso sorgerà una domanda: nessuno ha mai notato Fred?
Beh… no, visto che lui era un fantasma, ma non si sa perché l’unica persona che potesse vederlo era Roxanne, per lei quel ragazzo sembrava una persona reale e non era minimamente trasparente come i fantasmi che aveva visto ad Hogwarts, ma era felice che potesse stare con lei, forse era la cosa più bizzarra della sua vita a parte la magia e il resto, ma essendo lei l’unica persona a vederlo questo era bizzarro eccome!.
Tutte le sere si sdraiavano sul suo letto uno vicino all’altro, con gambe e braccia incrociate toccandosi con la spalla. E si raccontavano di tutto, lei amava quando la faceva ridere, quelle lunghe risate che si facevano ogni sera non fermandosi mai, che poi venivano interrotte quando sua madre apriva la porta di slancio guardandola allibita. Chiedendole il perché stesse ridendo da sola. Questo da quando la madre l'aveva vista ridere sempre da sola in soffitta e la cosa per lei stava diventando abbastanza preoccupante. Una volta scesa in cucina, Roxanne salutò la madre con un bacio per poi sedersi a tavola gustando l’ottimo cibo che le aveva preparato.

- Ehi, che fai? Lo sai che dobbiamo aspettare tuo padre prima di mangiare. – le disse Angelina vedendo la figlia già con un boccone di pollo in bocca.

- E non dici niente a Fred? Ha già strafogato tutto il piatto! – disse Roxanne indicando con la testa il fratello seduto vicino a lei perché le mani troppo impegnate a mantenere il pollo. Il Fred spettro, guardava la scena divertito appoggiato con la schiena allo stitpite della porta, Roxanne gli lanciò una occhiata come per dire “E tu che hai da guardare?!”. Lui rise, abbandonò quella posizione andando incontro ad Angelina che ovviamente non poteva vederlo.

 - Vedo che ti diletti molto nell’arte culinaria, guai se Molly non vede uno dei suoi figli accasato con una donna che non sappia cucinare, dopo te la ritrovi in casa tutte le domeniche. – adorava prenderla in giro adesso che non era più la ragazza che giocava a Quidditch e soprattutto perché non poteva vederlo altrimenti Madama Chips sarebbe diventata la sua nuova migliore amica, Roxanne rise anche perché era vero, nonna Weasley la andava a trovare tutte le domeniche.

- Ed è verò! – disse Roxanne non badando che gli altri la sentissero.

- Ma con chi…? – domandò alzando un sopracciglio il fratello, ma non continuò la domanda perché era troppo stanco.

Davvero?! – rise Fred – Molly viene a trovarvi tutte le domeniche?! La mia era soltanto una battuta…  – rise fragorosamente, la ragazza annui con impeto confermando il fatto, aumentando così le sue risate.

- Fred, perché tuo padre deve ancora arrivare, eppure tu sei tornato prima da lavoro e lavori insieme a lui! – Angelina mentre stava speziando gli altri piatti, domandò al figlio maggiore quella stranezza ma l’unica risposta che ebbe, fu il tonfo della testa che andò a sbattere sul tavolo, sentendo poi il russare di Fred, la mamma alzò gli occhi al cielo.

- Oh, eccolo qui! – Angelina si voltò verso la porta che rivelò la figura di un vecchio George, appena lo vide l’amico di Roxanne che nessuno poteva vedere cominciò ad accasciarsi a terra per le risate.

 - Oddio George sei diventato davvero... vecchio, anzi decrepito! – si alzò girando intorno a lui, che adesso si era seduto a tavola vedendo il pranzo pronto. – Quanti anni puoi avere, ottanta?! E per non parlare che sei senza un orecchio il che ti rende ancora più brutto! Ma tanto sappiamo già, chi è il più bello fra noi, eh?! – Roxanne che, in quel momento stava bevendo un bicchiere, il liquido gli andò di traverso scatenando la paura dei genitori ma l’unica cosa che fece Roxanne dopo, fu ridere e George e Angelina cominciarono a preoccuparsi seriamente. Mentre Roxanne se la dava con le risate, a Fred scappò uno sguardo furtivo a suo fratello, quanto gli sarebbe piaciuto invecchiare con lui.

- Ma mi dici cosa ti prende?! – sbraitò la madre – Non fai altro che ridere e per cosa poi?! Se in camera tua non c’è mai nessuno, a meno che non fai entrare nessuno di nascosto!

- Angelina… - provò a fermarla George inutilmente.

- Ma cos’hai da ridere così tanto, ti diverte vedermi arrabbita!

- Angelina…

- Fila subito in camera tua! – finì la madre alzandosi da tavola puntando il dito verso la porta della cucina, Roxanne furiosa si alzò facendo cadere la sedia e oltrepassò con i pugni serrati ai fianchi la soglia della cucina, a volte sua madre sembrava non conoscerla minimamente. La maggior parte delle volte, provava un sollievo rinfrescante, nel non sentire Angelina e la sua voce. Il loro rapporto era così strano, non un normale rapporto madre-figlia. Ma solo strano. Roxanne, voleva anche passare del tempo con lei, quando gli amici non le occupavano tempo, ma lei metteva sempre il dito nella piaga. Parlando di studio, anche se andava bene, di migliorare in se stessa, di vestirsi meno da maschiaccio (quando lei era la prima, ricordiamoci che fece parte della squadra di Quidditch). Ma Roxanne queste cose non le sopportava proprio, e poi capitava la domanda top. Quando sua madre cercava di parlare di ragazzi! Neanche la figlia si sarebbe immaginata che una come lei, cadesse nelle braccia di suo padre. Ma si vede che i miracoli accadono a tutti allora. Ed è solo una diceria invece, che i miracoli sono così unici!

- Eh? – fu l’unico cenno di vita di Fred che si era addormentato poco prima a tavola e che adesso si era svegliato per le acute urla della madre, anche lui si alzò trascinandosi, seguendo la sorella sotto gli occhi critici della madre.

 

- Angelina… sei stata troppo dura con lei – disse George

- No, non è vero, se l’è meritato, non capisco cos’abbia da ridere, in questi giorni si comporta in modo strano, non so cosa le sia preso...

- Forse sta cambiando e in meglio, non c’è niente di preoccupante, cosa c’è di male nel farsi qualche risata, forse gli sarà venuto in mente qualche episodio divertente a scuola?! – la consolò il marito abbracciandola.

- E che mi ricorda tanto… - disse Angelina, accettando l'abbraccio ma non finì mai la frase che le lacrime bagnarono il maglione di George.

- Si… ho capito. – fu l’unica cosa che disse George attirando più a se Angelina il cui capo si bagnò di alcune goccioline salate.

 

 

- L’hai fatta davvero grossa stavolta! – si infuriò Roxanne dando un pugno sulla spalla a Fred.

 - Io non ho fatto un bel niente sei stata tu che ti sei messa a ridere all’improvviso! – rise Fred, mentre Roxanne gli sbatteva in faccia la porta della stanza che lui attraversò.

- Mi hai costretto tu a ridere! – lo rimproverò la ragazza sdraiandosi sul letto, Fred fece la stessa cosa sdraiandosi vicino a lei, come sempre. L’ira della ragazza cominciò man mano a sfumare, ci fu una breve pausa che Roxanne interruppe:

- Ma perché sei così in confidenza con mio padre? – disse tutto d’un fiato.

 - Cosa? – domandò Fred aggiustandosi il cuscino.

- Si… dai perché lo prendi continuamente in giro?

- Io prendo in giro tutti a parte tuo fratello, credo che saprai il perché. – disse allugando un sorriso, Roxanne alzò gli occhi al cielo. Solo perchè gli somigliava leggermente.

- Ma con lui, lo fai in modo diverso… è come se lo conoscessi da una vita! – ragionò.

- Questo non è assolutamente vero! – il ragazzo cominciò a preoccuparsi, si alzò velocemente dal letto schiarendosi la voce.

- Ma cos’hai? – chiese interdetta la ragazza.

- Niente… niente… io... – balbettò camminando avanti e indietro.

- Ti conosco troppo bene, dai… sputa il rospo! – lo convinse.

- Semmai lumache! – scherzò Fred ma si tappò subito la bocca, non doveva dirlo.

- Aspetta! Hai detto lumache, papà mi ha raccontato di quando zio Ron al secondo anno vomitò lumache, non ti starai mica riferendo a quello?! – la ragazza, purtroppo per Fred, era molto perspicace. Non si meravigliava, di certo, se prendeva sempre una "O" o se ricordava tutto quello che le dicevano, non tralasciando nessun dettaglio. Il che, pensò il ragazzo, era molto simile ad Hermione ma in fatto di ribellione e comportamento era una Weasley a tutti gli effetti. – Ma come fai a saperlo?!

- Io… - per la prima volta Fred Weasley si trovò a balbettare e a non saper come arrampicarsi sugli specchi.

- Ti ho detto di parlare! – disse Roxanne, alzandosi e impugnando la bacchetta che adesso era al collo del ragazzo.

- Ok… va bene, va bene! – si rassegnò, tenendo le mani alzate – Ma non puntarmi quella bacchetta, sai che non servirà sapendo che sono già morto. Io e tuo padre eravamo molto amici e abbiamo assistito alla scena dello zio Ron quando successe, tutto qui! – si infuriò.

- Sei un amico di papà? – domandò sorpresa – Allora perché sei apparso a me e non a lui?!

- Ah… non lo so, il mio è un mondo abbastanza strano.

- Come sei morto? – gli domandò a bruciapelo

- Ma la smetti di fare domande?! – Fred cominciò ad arrabbiarsi.

- Perché hai qualcosa da nascondere?

- Aaaaargggh! Ok d’accordo, vuoi sapere come sono morto, ti dirò come sono morto!

- Oh, bene, racconta! – disse la ragazza euforica sedendosi sul letto con un cuscino in mano, Fred gli rivolse uno sguardo spazientito per poi sedersi su una sedia e cominciare a raccontare. A raccontare della battaglia del 1998 in cui Voldemort, non si sarebbe fermato pur di ottenere ciò che voleva. L’anno in cui tutti erano uniti per proteggere la loro scuola e combattere in ciò per cui credevano, quell’anno in cui molti dei loro amici se ne andarono lasciandoli un vuoto dentro, e gli raccontò anche come riuscì a salvare sua madre e di quando suo zio Percy si riconciliò con la famiglia, mollando il lavoro al Ministero. E fu lì che avvenne, un dannatissimo masso lo colpì in pieno facendolo sorridere per l’ultima volta, facendo soffrire tutti mentre lui era disteso su quella dannatissima barella, il suo sorriso, quell’ultimo sorriso che ospitava tutte le lacrime che versavano i suoi parenti e amici senza neanche avere la possibilità di salutarli per l’ultima volta. A raccontarlo, Fred sembrò infuriarsi ancora di più, Roxanne notò che sulla sua gamba teneva il pugno serrato da fargli sbiancare le nocche. Il che la preoccupò, smettendo così di fare domande e cambiando argomento per non farlo arrabbiare ancora di più:

- Fra un po’ finiranno le vacanze di Natale! – cercò di sdrammatizzare.

- Si... – disse, ma l’umore di Fred ormai era più triste e arrabbiato che mai. – Senti… non ho voglia di parlare adesso, ci vediamo domani ok?

- Si, ok, va bene… scusa non dovevo insistere. – si colpevolizzò Roxanne. – Scommetto che non posso dire niente a nessuno.

- Esattemente, guai a te se ci provi! – l’ira cominciò a risalire – Ciao. – la salutò atono per poi sparire in una nebbiolina azzurra.

Finite le vacanze di Natale tutto tornò alla normalità, Roxanne prima di andar via salutò i suoi genitori che anche loro a mani alzate porgevano i saluti ai loro bambini sul binario 93/4 . Anche quel piccolo incidente che era successo a Fred e Roxsnne si era risolto, certo… non avevano parlato per una settimana ma sappiamo come è fatta Roxanne! Mentre camminava nel piccolo corridoio del treno incontrò un ragazzo di cui aveva una cotta da percchio tempo, Tim Jordan, un ragazzo alto e di colore che era della sua stessa casa.

- Ciao Tim! – lo salutò timidamente, forse quel ragazzo era l’unico che potesse far uscire dal viso di Roxanne un’espressione timida e imbarazzata.

- Ehi, ciao Weasley! – gli rivolse con un sorriso anche lui stranamente imbarazzato ma amichevole. – Ti va se stasera a cena ci sediamo vicini?

- Ehi amico vacci piano! Soltanto perché sei il figlio di Lee non vuol dire che Roxanne diventi automaticamente la tua ragazza! – si arrabbiò Fred.

- Sta zitto! – rimproverò Roxanne alla porta dello scompartimento.

- Ah, ok, credevo… - cominciò Tim.

- Non sto parlando con te, scusa. – disse imbarazzata la ragazza - Si, ok, certo! – Roxanne cominciò a riprendersi da quella domanda – Beh… allora a dopo?

- Ok, a dopo. – la salutò, entrando nel suo vagone. Quando Tim non fu più alla vista cominciò a saltare e a fare dei gridolini di gioia peccato che in quel momento c’erano dei ragazzini del primo anno che la guardavano allibiti attravero il vetro del vagone. Lei se ne accorse e imbarazzata e allibita anche lei cominciò a fare dei passi indietro.

- Non ci fate caso, è mia cugina… è fatta così, dopotutto la famiglia non si sceglie. – disse la piccola Lily Potter che era seduta insieme agli altri suoi amici pronta per il suo primo anno a Hogwarts.

- Ciao Lily! – disse Roxanne agitando le dita imbarazzata per poi andarsene. Finalmente raggiunto il suo vagone, Roxanne si diresse dai suoi amici e cugini.

- Ehi Roxanne dai su, entra, sono tutti occupati ormai. – disse Albus aprendogli la porta dello scompartimento.

- Ciao Albus, James, Rose… che avete fatto in questi giorni?

- Niente le solite cose ed è strano per essere i figli di Harry Potter, tu invece?

- Idem ed è strano per essere figlia del proprietario del più grande negozio di scherzi di Diagon Alley! – cominciarono a ridere tutti. Quando finirono gli schiamazzi, Roxanne disse una cosa all’orecchio di Rose che all’improvviso escalmò:

- Sul serio?! – seguito poi da un grido di felicità e emozione che i ragazzi scambiarono per isteria.

- Ok, cose da ragazze... – disse James – Di nuovo, vieni Albus andiamo a coprare delle Cioccorane.

Arrivati a Hogwarts, Roxanne vide che non era cambiata affatto in quelle poche settimane ma neanche dopo tutti quegli anni in cui i loro genitori la frequentavano. Come previsto, all’ora di cena, fece un occhiolino a Rose e andò a sedersi vicino a Tim, che gli rivolse uno sguardo pieno di gioia e allegria che era pronto a condividere con lei. Finita quella serata, per lei fantastica, tutti i ragazzi si diressero ai propri dormitori pronti per la lunga notte. Tranne per due ragazze che parlavano e ridevano nella loro stanza.

- Allora come è andata? – disse maliziosa Rose.

- Bene, benissimo direi, Tim è un ragazzo così divertente e anche così carino.

- Ti prego, mi fai vomitare. – rise Fred seduto sul baule vicino al suo letto.

- Ma devi stare anche qui, perché non vai a fare le tue cose da fantasma da un’altra parte! – si infuriò Roxanne.

- Non posso andarmene, ti devo proteggere!

- Ma da cosa?!

- Dove dovrei andare?! Questa è la mia camera e poi cosa… cosa?! – disse dubbiosa Rose.

- No, non dicevo a te, scusa Rose.

- Wow, sedersi vicino a Tim ti ha reso strana, beh… comunque buonanotte.

- Buonanotte Rose. – la ragazza di colore spense la luce.


Un anno dopo, sempre a Natale…

Quel giorno di Natale vennero tutti a casa di George Weasley per festeggiarlo, ma proprio tutti: i Potter, Ron e Hermione, Bill e Fleur con i loro figli, Charlie l’unico a non essersi sposato in famiglia e anche Percy con sua moglie e bambini, l’unico a mancare in quell’immensa famiglia unita e speciale era Fred che adesso era in camera con Roxanne come al solito, sdraiati sul suo letto a guardare il soffito.

 - Perché non sei con gli altri al piano di sotto? Manchi solo tu. – gli fece notare Fred

 - No, ho voglia di stare da sola adesso.

- Perché cos’è successo? – si preoccupò

- Niente… e solo che…

- Che cosa? È stato quel Tim? Perché se è stato quel Tim giuro che…

- Beh… si, riguarda lui! – ammise timidamente Roxanne.

- Che ti ha fatto?! – sbraitò il ragazzo

- Niente, sono io che voglio fare qualcosa. – finalmente Roxanne si tolse quel peso.

- E che cosa? – domandò Fred.

- Ma la smetti di fare domande? – Roxanne si alzò dal letto infuriata.

- Ma quando sei tu a farle io devo rispondere, non è cosi?! – Anche Fred si alzò dal letto infuriato andandole incontro.

- Voglio baciarlo ok? Sei contento! – gridò Roxanne.

- Beh… allora qual è il problema, tutti l’abbiamo fatto alla tua età! Basta che non andate oltre…

- Io non ho mai baciato nessuno! – si imbarazzò Roxanne – Quindi pensavo di baciare prima… te.

- Che cosa?! – disse allibito Fred

- Dai, ti prego, sei l’unico amico di cui mi fidi!

- No no no, non se ne parla! Come vedi io sono una fantasma! – si indicò Fred.

- Sì, ma la cosa strana è che tu non sei come i fantasmi che ci sono a Hogwarts, io ti posso toccare, sei reale!

- Ti ho detto di no Roxanne, non puoi!

- Ma perché?! – Fred non seppe come rispondere a quella domanda, cominciò ad arretrare perché Roxanne cominciò ad avvicinarsi, doveva dirglielo, assolutamente, forse aveva già aspettato abbastanza.

- Io non sono Fred Harris! – ammise finalmente dopo tutti questi anni, che si fece chiamare Harris per non rivelare il suo vero cognome alla ragzza.

- Che cos… ? – disse dubbiosa.

- Io sono Fred Weasley e sono il fratello di tuo padre.

- Che?! – gli occhi della ragazza si spalancarono – No, non ci credo!

- Invece credici, io sono tuo zio, nipotina! – la ragazza comicniò a vedere con attenzione il volto del ragazzo che nonostante l’età ormai adulta di suo padre vide che era molto simile a lui.

- Perché me l’hai detto adesso?! Io stavo per baciarti cavolo! – disse, adesso schifata.

- Beh… se io non fossi morto e tuo zio, sicuramente avrei accettato di bacirti, alla faccia di quel Tim! – rise, ma si accorse che non era una cosa così appropriata da dire, perciò sul suo volto apparve una briciola di imbarazzo. Ma alla quale Roxanne non fece caso, perchè troppo occupata a richiamare con lo sguardo la deficienza di Fred.

- Non so cosa sia più strano: la scoperta di avere uno zio fantasma o che questo vorrebbe baciarmi?! Beh comunque perché sei qui? Non per proteggermi vero?

 - No, io sono diventato un fantasma perché non ho portato a termine un compito.

- E quale sarebbe? – domandò Roxanne a braccia conserte.

- Credo che il mio compito è quello di salutare la famiglia cosa che non ho fatto in passato.

- Ma perché non hai la stessa età di mio padre?

- I fantasmi non invecchiano visto che sono già morti, rimangono con lo stesso aspetto di quando hanno lasciato la vita terrena, genio!

- Ma perché solo io ti posso vedere? - Roxanne andò avanti al pensiero di Fred di aver fatto una domanda stupida, e continuò con le domande.

- Hai mai pensato di fare la detective?! – scherzò Fred – Non lo so, te l'ho già detto!

- E poi tutta la storia di quando sei morto e tutto il resto. Mi hai mentito anche su quello?

- No, è tutto vero, l’unica cosa che non ti ho detto è di essere tuo zio.

- Beh… allora te ne andrai? – delle lacrime cominciarono a salire.

- Perché? – domandò dubbioso Fred.

- Beh… ci sono tutti al piano di sotto, quando hai intenzione di salutarli? Credo che questo sia il momento giusto. – ammise Roxanne in lacrime, non voleva dire addio al suo amico di avventure, era l’unico di cui si fidava, non aveva mai riso così tanto, solo con lui. Era stato lui a insegnarle come andare sulla scopa, era stato lui che l’aiutava nelle difficoltà e anche in qualche scherzo innocente, Fred la strinse a se abbracciandola e consolandola. Dopo lei, sarebbe rimasta sola. Lui era il suo unico, vero amico! Non sapeva se c'è l'avrebbe fatta.

- Ok... sei pronto? – gli domandò infine, amaramente. Ma lei stessa sapeva che era una cosa da fare. Per il bene della sua famiglia, e di Fred.

- Sì, tu?

- Sì. - sospirò amaramente.

Quando Roxanne uscì dalla sua stanza e scese al piano di sotto tutti la guardarono accogliendola allegramente. Ma non sapevano che a seguirla c’era un ragazzo con capelli rossi e vestiti malandati, quelli che indossava alla battaglia, in quel momeno il sorriso di tutti gli invitati scemò in un volto peoccupato e spaventato vedendo la somiglianza di quel ragazzo con Fred Weasley.

- Roxanne chi è lui? – domandò Molly.

- È Fred Weasley nonna, tuo figlio.

- No, non è possibile lui è… - delle lacrime cominciarono a scendere sul volto di Molly Weasley. Scossa da quella nuova immagine.

- Sì, mamma sono io... – intervenne lui – Lo so che non potete crederci ma sono io, ti ricordi di quando io e George volevamo far pronunciare il voto infrangibile a Ron e che tu avevi chiamato papà per farci dare una lezione? – Molly si avvicinò al Fred che adesso tutti potevano vedere, gli accarezzò una guancia guardandolo bene in viso, la donna fece un’esclamazione sorpresa per poi versare più lacrime.

- Oh figlio mio! – disse abbracciandolo per poi seguire una catena di parenti che non facevano altro che piangere e abbracciarlo soprattutto Ginny che non lo mollò un secondo, l’ultimo a salutarlo fu George.

- Ehi Freddie... – disse lievemente.

- Georgie...

- Mi manchi, non dovevi andartene! – anche George cominciò a piangere, ma per Fred quello sembrava quasi un rimproverò. Quel tono di voce, e quel viso così simile al suo, gli fece versare alcune lacrime che con fallimenti tentativi, cercava di celare.

- Perché tu credi che io volessi morire?! Anche se questo mi rende più figo... - sdrammatizzò, mentre tirava sul col naso.

- Sei sempre il solito! – George accennò un sorriso tra le lacrime, che non volevano saperne di smettere. I gemelli si guardarono ancora, quando alla fine, non ce la fecero più a tenere così a lungo la distanza tra loro. Di slancio si abbracciarono, e altre lacrime bagnarono una la spalla dell'altro. George, lo afferrò a sé, come se al posto delle unghie avesse degli artigli. Mentre Fred gli si aggrappò a lui dalle spalle, quanto aveva desiderato quel contatto concreto con suo fratello. Da quando il suo ultimo sguardo prima di morire fu rivolto a lui. Nella sua mente aveva così tante cose da dirgli, ma adesso era tutto inutile, era tra le sue braccia. E questo bastava. Fred neanche si immaginava di singhiozzare così tanto, così disperatamente. Non era da lui, ma se ne fregò completamente. Suo fratello era lì, e lui lo stava toccando, sentiva il suo odore, e lo sentiva su di sè! La cosa più bella al mondo dopo la morte, che Fred potesse mai immaginare. Ti preogo, fammi stare con lui, ti prego! mormorava, Fred neanche sapeva a chi, con certezza, stava rivolgendo quella litania, ma sapeva che c'era qualcuno che lo stava chiamando, che voleva la sua anima, lassù. TI PREGO!  

- Mi hai fatto stare male, Freddie! - mormorò, come se fosse un bambino a cui avevano tolto la cosa più preziosa che aveva.

- Perdonami... - Fred stesso si sorprese di quante lacrime un essere umano potesse versare, e di quanto potesse far male tutto quello. In quel momento ripensò, se non era meglio non aver salutato nessuno. Un dolore così, neanche pensava che potesse esistere. E si trovava lì, tra le braccia di suo fratello, e lui che invece racchiudeva lui nelle sue. Quanto tempo aveva agognato quel contatto, quanto tempo aveva desiderato incontrarlo di nuovo, ma non andarsene. Ma con lui, la vita era stata ingiusta! E la vita, era a volte una nemica con la quale non potevi vincere.

- Addio Georgie...  - bisbigliò, mentre gli altri familiari guardavano la scena, come l'ultima volta che avevano visto lui... disteso su una barella. Logorati dal dolore. I nuovi arrivati della famiglia, non avevano idea di quello che stesse accadendo a parte Roxanne. Tutti gli altri, erano quasi spaventati da quella scena, perché faceva apparire i loro genitori così vulnerabili, che i figli erano sorpresi nel vederli così. George, a malincuore, lasciò il fratello. Sembrava quasi dolorante nel farlo.

- Non lasciarmi ancora, Fred! - stava quasi imprecando. E Angelina, si ritrovò distrutta come l'ultima volta. Si resse, con forza al tavolo. Suo figlio, Fred jr, la vide e mosse i suoi occhi da Fred a sua madre, per poi passare a suo padre e poi rifare tutto il giro. Fred, si accorse, di tutto questo e cominciò da uno a uno.

 - Angelina...  - la donna tremò. - Non prendertela troppo con i tuoi figli, alla fine qualche risata non fa male a nessuno! Stanno solo prendendo le orme dallo zio e da suo padre! - sbuffò, cercando di far dimenticare alla mente quello che stava accadendo, che non avrebbe fatto parte della loro famiglia per sempre. Poi al fianco della madre c'era Fred jr.
Ormai un ragazzo fatto e finito, poteva avere quasi vent'anni. E Fred si strabiliò di quanto somigliasse a lui. Gli andò incontro, e Fred (jr) non si mosse, affrontando quello strano fenomeno. - Ehi ciao! Come avrai capito sono tuo zio! Ma abbiamo lo stesso fascino quindi penso che te ne sarai accorto!  - questo provocò un paio di risate da parte di George e Bill, mentre la Granger fu l'unica ad alzare un sopracciglio un po' contrariato, come quando era prefetto. -  Lo so che tua madre può essere una palla certe volte, ma purtroppo è fatta così! Sapessi cosa mi ha fatto passare ad Hogwarts! - il ragazzo trovò il coraggio di alzare un angolo delle labbra - Ma sappi che indossa solo una maschera... prenditi cura di lei, ok? Perché sappiamo che prima o poi il tuo caro padre... non avrà tutte le forze!  - Fred, spazzolò i capelli con la mano al giovane Fred, e George, ascoltandolo, gli diede una spintonata al gomito come ai vecchi tempi, e questo provocò un sibilo distrutto dalle labbra della madre.
Dato che al nostro caro Fred, non manca di certo lo sguardo furtivo. Notò con una celata punta di ostilità, riguardante i vecchi tempi, passati a scappare e a battibeccare con la Prefetto, l'alzata di sopracciglio che rivolse con disappunto al suo fascino. - Dai, Granger... non essere così superiore, sappiamo entrambi che avevi una cotta per me al primo anno! - l'ormai adulta, Hermione, tra le lacrime trovò uno spunto per sorridere, senza dargli in cambio una spintonata o un pesante insulto, come in quei vecchi anni di felicità e gioventù a Hogwarts. Il ragazzo, sotto lo sguardo di Ron un po' stranito, le rivolse un'alzata di labbra, un po' amareggiato, per non condividere fino alla fine tutto quello. Poi andò al centro della cucina, parlando a tutti quanti.

 - Non potrò stare con voi per molto, sono solo venuto per salutarvi dato che non potevo farlo quando è successo, anche voi mi mancate e molto, mi mancano soparattutto quei momenti con te George, i nostri scherzi a Gazza e alla Umbridge, il nostro negozio… Non li dimenticherò mai!

- Dove andrai adesso? – domandò Geroge grave.

- Non lo so, spero in un bel posto, almeno.

- Spero che incontrerai gli altri nel posto in cui andrai Fred. – intervenne Molly, ed era come se stesse sforzando di far uscire le parole. – E se sarà così, salutami James e Lily e digli che ho avuto cura e amato Harry come se fosse figlio mio.

- Sono certo che lei farà lo stesso con me, se avrà il messaggio.– disse il ragazzo abbracciando di nuovo la madre, infine Roxanne lo salutò di nuovo saltandogli al collo dicendogli qualcosa all’orecchio.

 - Ti prego non andare!

- Ma non posso stare in questo mondo a lungo, non ho mai avuto il coraggio di salutare la mia famiglia in tutti questi anni che sono stato in questo mondo ma grazie a te c’è l’ho fatta e ho portato a termine la mia missione perciò devo dirti grazie, grazie di tutto! – le lacrime di Roxanne bagnarono la spalla di Fred inzuppandola, più di quanto non lo era prima. - Bene dovrò portarmi anche il tuo moccio nell’aldilà.– risero entrambi.

- Ti voglio bene... zio. – moromorò Roxanne al suo orecchio.

- Anch’io... nipote. – si lasciarono dall’abraccio, poi Fred si rivolse a tutti salutandoli per l’ultima volta per poi sparire in una nebbiolina azzura che illuminò tutta la stanza accecando tutti, nessuno dimenticò quella vigilia di Natale questo è sicuro.
 

Qualche settimana dopo Roxanne era fuori, nel giardino della Tana, quella domenica erano andati a fare visita ai nonni, quello che era successo all’ultimo Natale l’aveva cambiata, certo… gli mancava da impazzire il suo “migliore amico” ma grazie a lui adesso era più sicura di sé e camminava semre a testa alta e non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi nel suo cammino.

- Roxanne, dice la nonna che è pronto a tavola e dice anche che non dovresti essere fuori a meno che non ti vuoi prendere un raffreddore! – comunicò suo fratello.

- Grazie Fred, adesso arrivo. – gli disse sfregandosi le mani, si alzò dal masso su cui si era seduta per dirigersi alla porta quando una palla di neve la colpì in piena schiena, lei si girò cercando di vedere chi poteva essere. Ma non c’era nessuno quindi lasciò perdere continuando a dirigersi verso la porta finchè una risata non gli riempì le orecchie, si girò di nuovo, a meno che non fosse ceca dietro di lei non c’era proprio nessuno, ebbe una strana intuizione che le fece aprire la porta di casa con un sorriso lunghissimo.

  
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