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Autore: SilentWings    28/10/2012    2 recensioni
Sapeva che un giorno o l’altro sarebbe successo, ma non pensava che sarebbe accaduto così presto. Il Mad Hatter lo aveva privato della vista.
-Emily? Tu…ci vedi?
-Certo che ci vedo, sciocco, altrimenti come farei a commentare quel che succede attorno a me?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La luce tiepida dell’alba aveva appena cominciato a filtrare nella stanza, facendo luccicare una galassia di piccole particelle di pulviscolo che volteggiavano come impazzite nell’aria.

Gli animali si stavano risvegliando: nel giardino di casa Rainsworth, un leprotto aveva alzato il musino dalla tana, muovendo le orecchie per captare eventuali pericoli, e, rassicurato, aveva preso a zampettare tranquillo tra l’erba tenera e umida di rugiada.

Anche gli uccelli stavano uscendo dai nidi, compiendo piccoli voli in cerca di insetti.

Con l’arrivo del sole, le creature si stavano a poco a poco destando.

Tutte tranne una.

Dentro la casa, un uomo dall’età indefinibile se ne stava immobile sul letto in posizione supina, i capelli bianchi sparsi disordinatamente sul cuscino. Sistemata sul comodino, giaceva mollemente una bambola dalla pelle blu, che l’occupante della stanza era solito portare sulla spalla sinistra.

Ormai da diversi giorni, il suo proprietario era sprofondato in uno stato di coma, troppo esaurito dal chain con cui aveva stretto un contratto per svegliarsi.

Ebbene sì, il Mad Hatter risucchiava man mano l’energia da Xerxes Break, fino a quando un giorno quel contratto non avrebbe lasciato all’albino neppure la forza di respirare.

Da quando il suo servitore aveva perso i sensi, Sharon Rainsworth, duchessa del casato, non era riuscita a darsi pace. Aveva passato le notti in bianco al suo fianco, si era allontanata il minimo indispensabile, solo quando era strettamente necessario. La sera prima, la ragazza, stravolta dalla stanchezza, aveva accettato il consiglio di alcuni servitori di riposare decentemente, e si era ritirata nelle sue stanze per beneficiare di qualche ora di sonno, abbandonando temporaneamente il corpo inerte del suo servo.

Ora, ristorata, sedeva nella veranda appena fuori alla stanza di Break, rosicchiando senza convinzione un biscotto. Guardava con aria depressa il fondo della sua tazza di tè, come se meditasse di affogarci dentro.

Ad un certo punto, un rumore sordo proveniente dalla casa la riscosse dai suoi pensieri.

Thump.

Il rumore di qualcosa di pesante che cadeva sul pavimento.

Allarmata, Sharon entrò nella stanza, scoprendo il letto vuoto. Corse all’altro lato del materasso, e scorse il suo servo, accoccolato sul pavimento, con la coperta tirata sopra la testa.

Break alzò il viso e le sorrise.

“Vi ho fatta preoccupare, Ojou-sama.”

La duchessa non disse nulla. Solo lo abbracciò, scoppiando a piangere dalla felicità.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

 

Più tardi, Sharon picchiò leggermente alla porta, reggendo un vassoio con sopra diverse cose ricoperte da svariati strati di zucchero, proprio come piaceva al suo servo.

“Break? Ho pensato che potrebbe farti piacere mangiare qualcosa di dolce, ti ho portato dei pasticcini.”

L’albino, seduto contro la spalliera del letto, le sorrise. “Lasciate pure il vassoio sul comodino, Ojou-sama, mangerò più tardi. Ora sono…uhm…stanco.”

“Come desideri… ti lascio riposare allora.” Con un sorriso gentile, la ragazza abbandonò la stanza.

Il profumo fragrante dei dolci aveva risvegliato l’appetito di Break, che sentiva lo stomaco gorgogliare e contorcersi dolorosamente dalla fame.

Si sedette, lasciando penzolare i piedi, e allungò una mano verso il comodino. Le sue dita afferrarono il vuoto. Una volta. Due. Tre. Poi percepì coi polpastrelli il bordo del mobiletto, e risalì fino a trovare il vassoio, tastandolo e finendo per affondare le dita nella tazza di tè bollente. Ritirò la mano di scatto, cercando di non imprecare, soffiando sulle dita ustionate per lenire il dolore.

Sospirò.

Sapeva che un giorno o l’altro sarebbe successo, ma non pensava che sarebbe accaduto così presto. Il Mad Hatter lo aveva privato della vista.

Scorgeva solo delle forme indistinte e scure al posto degli oggetti, simili a fantasmi inquietanti, immersi nell’altrettanto pesante oscurità dell’ambiente circostante, in realtà ben illuminato.

Riprovò a raggiungere la sua colazione, sempre più affamato, ma stavolta i suoi polpastrelli si infilarono dritti dritti nella chioma di Emily, ancora abbandonata sul comodino. Xerxes la prese in mano, accarezzandola com’era solito fare. Stavolta però, i suoi movimenti erano titubanti, come se, nell’oscurità della sua visione, avesse paura di farle del male senza accorgersene.

Infatti, dopo un tocco leggermente più brusco, la bambola protestò con una vocina querula e lamentosa –Ahi, mi hai messo un dito nell’occhio. Stai attento!

-Oh, perdonami Emily.- si affrettò a scusarsi Break.

Il suo occhio “fissava” nel vuoto, vacuo, e la pupilla tremolava appena. Le dita accarezzavano ancora i capelli di lana della sua piccola amica, lentamente, come se il servo di casa Rainsworth stesse pensando a qualcosa. Ad un tratto diede un breve gemito, folgorato.

-Emily? Tu…ci vedi?

-Certo che ci vedo, sciocco, altrimenti come farei a commentare quel che succede attorno a me?

Xerxes sorrise alla risposta petulante della bambola.

-Allora tu mi aiuterai. Non me la sento ancora di dire alla signorina Sharon che il suo servo non è più nel pieno possesso dei suoi organi di senso. Tu dovrai sussurrarmi i movimenti da fare all’orecchio, il più sommessamente possibile. Ci stai?

La bambolina stette in silenzio per un attimo –Dopotutto ti prendi cura di me e la richiesta è legittima. Accetto.

Break sorrise.

-Grazie, Emily.

 

*°*°***°*°*°*°**°*°*°*°**°*°*°

 

Tre quarti d’ora dopo, vestito di tutto punto grazie ai suggerimenti della bambola, Xerxes raggiunse la sua padroncina in salotto, salutandola con uno smagliante sorriso.

-Scusate se mi presento con questo terribile ritardo, Ojou-sama, spero mi perdonerete.

Sharon fece un gesto spazientito.

-Non devi scusarti, Break. Siediti.

-Vai leggermente a sinistra, incurva un po’ la schiena fino a toccare il bracciolo e poi siediti girando verso destra.

Il cappellaio si adagiò elegantemente sulla poltroncina, intrattenendosi poi a lungo con la sua padrona.

Dopo un’ora buona, la duchessa del casato Rainsworth gli diede il permesso di andare.

Xerxes si inchinò discretamente, augurandole un buon pomeriggio, prima di uscire dalla stanza con sicurezza, sotto indicazioni di Emily.

Una volta raggiunta la sua stanza e chiusosi la porta alle spalle, si rivolse alla bambola con espressione ansiosa.

-Come siamo andati?

-Bene, l’abbiamo imbrogliata alla grande!

Break portò le dita alle labbra, ghignando soddisfatto. –Lo dici come se fosse una cosa bella da fare.

Ci pensò su. Non voleva vedere Sharon piangere. Non ancora.

Xerxes se n’era accorto, la duchessa non era più la bambina sorridente e giocosa che aveva conosciuto, era diventata una splendida donna, matura, responsabile e coraggiosa.

Il momento in cui le avrebbe detto la verità sarebbe stato senz’altro doloroso per entrambi, ma Break ne era sicuro, la lady avrebbe compreso. Almeno per il momento, però, voleva ancora saperla felice e sorridente.

Il cappellaio si risistemò la bambola sulla spalla e si preparò, sospirando, ad affrontare quel nuovo mondo senza luce e senza colori.

 



Saaaalve ^W^ Grazie per essere arrivati fin qui, lettori del minuscolerrimo fandom di Pandora :D Gli eventi descritti, come avrete capito, si collocano alla fine della settimana di coma di Break dopo aver abusato dei poteri del Mad Hatter dopo gli eventi di Isla Yura.
Dato che non è ancora chiaro se Emily parli di sua volontà o tramite il ventriloquismo di Break, ho deciso che sarebbe stato più carino se Emily avesse il dono della parola. Non uccidetemi per questo >///< *fugge*
SilentWings
  
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