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Autore: Luna95    28/10/2012    5 recensioni
Phil si sentiva fiero di Barton e Romanoff, che finalmente erano riusciti ad accettare ciò che a lui sin da subito era risultato evidente, cioè che tra loro intercorreva un legame indissolubile, di Banner, che aveva finalmente trovato un posto adatto a Hulk, e di Stark, che aveva finalmente messo da parte il suo ego per riuscire a lavorare in una vera squadra. [...]
Fury l’aveva da giorni dichiarato morto, eppure lui non si era mai sentito così vivo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Fury sarebbe sicuramente stato fiero di com’era andato a finire il progetto Avengers; un successo assoluto, questa era l’unica definizione possibile. Un successo sotto ogni aspetto.

 

Phil si sentiva fiero di Barton e Romanoff, che finalmente erano riusciti ad accettare ciò che a lui sin da subito era risultato evidente, cioè che tra loro intercorreva un legame indissolubile, di Banner, che aveva finalmente trovato un posto adatto a Hulk, e di Stark, che aveva finalmente messo da parte il suo ego per riuscire a lavorare in una vera squadra.

 

E infine il vero eroe, il suo eroe… Captain America non l’aveva deluso: mentre lo guardava dare indicazioni e combattere contro un esercito alieno, l’ammirazione nei suoi confronti - che, doveva ammetterlo, forse talvolta aveva raggiunto in lui livelli quasi patologici - l’avevano riempito di una tiepida vitalità, di un orgoglio infantile che aveva l’odore di figurine vintage.

 

Fury l’aveva da giorni dichiarato morto, eppure lui non si era mai sentito così vivo.

 

**

 

“E poi, insomma, avresti dovuto sentire la Hill. Quella là crede di poter comandare a destra e a manca e di fare le veci di Fury, dimenticandosi ogni volta che, diamine, noi abbiamo salvato il mondo!” borbottava Clint, imbronciato “Invece Stark se lo ricorda bene, forse troppo: dovresti fare qualcosa, Coulson, e magari dirgli di ciarlare un po’ meno: sono sicuro che a te darebbe ascolto.”

 

Clint era scomodo da morire appollaiato su quella panchina all’aperto, ma quello era l’unico posto dove poteva parlare con Phil; e in qualche modo, era sicuro che lui lo stava ascoltando.

 

“Nemmeno Natasha riesce a farlo stare zitto: quando non c’è Pepper stare lì alla Stark Tower diventa un incubo, soprattutto se c’è Cap nei dintorni. Un incubo, non sto esagerando!”

 

Se c’è anche Steve Rogers non può essere un incubo, replicava pacatamente lui a ogni lamentela di Clint, ma era come se lui non lo sentisse, perché continuava a parlottare senza quasi prendere fiato.

 

“Banner, invece… be’, semplicemente è come se non ci fosse: si chiude per giorni nel suo laboratorio e a quanto pare, solo una certa Betty riesce ad attirare la sua attenzione più dei raggi gamma. Pazzesco, vero?”.

 

Neanche tanto, Barton. È tutto scritto nel suo fascicolo.

Non che l’arciere l’avesse letto, chiaramente: Phil sapeva bene che Clint era un uomo d’azione e non amava perdere tempo su “inutili scartoffie”, come solitamente le definiva.

 

“Bah, davvero non ti capisco, Phil… parli tanto di giustizia, di equità e di bene comune - e, insomma, non mi sarei aspettato nulla di diverso da un super-fan di Captain America, il paladino della giustizia! - quindi perché non torni? Abbiamo bisogno di te allo SHIELD. Quel posto è una gabbia di matti.”

 

Ci sei anche tu in quella gabbia di matti. Gli ricordò pazientemente Phil, quasi sospirando.

 

“E sì, lo so che ci sono anch’io in quella gabbia di matti, ma almeno tu portavi un po’ di logica e sanità mentale - Fury sta dando di matto di nuovo, te l’ho detto? - senza di te non è lo stesso. E devo essere un po’ matto anch’io, visto che…”

 

… vengo qui tutti i giorni a dire le stesse cose, completò silenziosamente la frase Phil.

“… vengo qui tutti i giorni a dire le stesse cose. Forse dovrei smetterla, Natasha non fa che ripetermelo. Sono passati giorni, eppure fa male a tutti. Persino a Fury.”

Clint abbozzò un ghigno, ma ne uscì solo la metà triste di un sorriso: “E parlare a una lapide non è il massimo, me ne rendo conto, soprattutto perché non risponde, dannazione… non sei mai stato così silenzioso, Coulson.”

 

Phil avrebbe voluto fargli notare, magari con tono calmo ma pungente, che solo una lapide avrebbe potuto reggere i suoi sconclusionati monologhi, ma l’arciere si alzò di scatto e volse gli occhi lontano, all’orizzonte.

 “È il tramonto, Natasha si arrabbierà di nuovo con me.”
I suoi occhi si fecero tristi “È ora di salutarci… anzi, è ora che io ti saluti: tu sei muto come una tomba, a quando pare.”

 

Phil, se solo avesse potuto, gli avrebbe tirato un pugno per la pessima battuta.
La sua incorporeità era piuttosto seccante, talvolta.

Clint se ne andò così, camminando lentamente e senza voltarsi mai.

 

Phil sapeva che sarebbe tornato, così come sapeva che Stark avrebbe rinnovato i fiori vicino alla sua foto ogni settimana e che Natasha sarebbe passata per un saluto all’alba e, senza aprire bocca, se ne sarebbe andata dopo pochi minuti.

 

La sua lapide proclamava la sua morte nobile, eroica, il suo sacrificio per una giusta causa.
Si sbagliava di grosso: Phil Coulson non era affatto morto, non ancora, non per sempre.
E finché Clint avrebbe continuato a parlare con lui, finché Fury avrebbe continuato a scrivere il suo nome nella lista degli agenti per poi cancellarlo con un gesto distratto, finché Steve avrebbe continuato a rigirarsi tra le mani le figurine che lo ritraevano con un misto di nostalgia e sensi di colpa, Phil Coulson non sarebbe mai morto.

 

“Finché gli Avengers esisteranno, anche Phil Coulson continuerà ad esistere”.

Fury aveva detto questo al suo funerale, e Phil avrebbe tanto voluto che non fossero solo parole d’addio: forse un giorno o l’altro avrebbe potuto chiedere a Barton di sostituire l’epitaffio attuale con quella semplice frase.

Sapeva che prima o poi l’avrebbe fatto.

Note 

Spenderò solo qualche parola per spiegare meglio questa one-shot per presentarmi, dato che è la mia prima pubblicazione all'interno del fandom: questa shot non vuole essere Coulson/Barton, non credo ci sia romance ma solo una bella amicizia; chiaramente, ciascuno di voi può vedervi quello che vuole, i sottointesi sono sempre, d'altronde, a discrezione del lettore (tuttavia la mia preferenza indiscutibile per la Clintasha mi spinge a sottolineare questo punto xD).
Phil Coulson è morto, e secondo me non ci sono macchinazioni, finte morti o diavolerie del genere: è morto da eroe per una causa in cui credeva, e solo questo gli consente di non essere morto davvero.
Insomma, è un personaggio splendido e mi ero ripromessa di scrivere qualcosa su di lui: questa shot mi ha letteralmente fulminata, l'ho scritta senza seguire un'ispirazione precisa o un'idea; semplicemente ho visto questa scena nella mia testa, Clint che parla alla lapide di Coulson come se fosse vivo, e lui che, pur non essendo un "fantasma", in qualche modo lo sente, gli risponde, non lascia mai davvero gli Avengers, e l'ho scritta di getto (sperando di non aver rovinato, come al solito, i personaggi xD).
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui ma soprattutto la carissima Alichimista, che ha tanto insistito perché pubblicassi questa piccola one-shot: è qui, come promesso, e indegnamente te la dedico con tutto il cuore.
Alla prossima!
Luna.
   
 
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