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Autore: Red Nika    28/10/2012    1 recensioni
So here I go again
Chasing you down again
Why do I do this?
Over and over, over and over
I fall for you
Over and over, over and over
I try not to
It feels like everyday stays the same
It's dragging me down and I can't pull away
Potrò mai essere libera da questa catena invisibile?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note d'Autrice:
 
Con le mani congelate, il cuore a pezzi, le lacrime asciutte sulle guancie eccomi qui a scrivere. Strano eh? Rendo meglio quando cado a pezzi e sto male. L'ispirazione è una carogna viene nei momenti peggiori ed è sempre la migliore. Comunque... Dovevo scriverlo e basta.
 
 
 
Eravamo lì in cucina, uno di fronte all'altra. Una ciocca della frangia mi ricadeva ribelle davanti agli occhi, lui parlava di come avrei dovuto affrontare la nostra separazione, in realtà io non lo stavo ascoltando, coglievo solo pezzi di ciò che diceva, la sua voce calda e ipnotica come sempre. Camminava su e giù intono all'angolo del tavolo, lo vedevo davanti a me eppure lo sentivo così distante. Non credo di aver mai percepito il baratro che si era aperto tra noi, faceva male avvertirlo come se fossi sul margine e guardassi giù.
Continuavo a torturarmi una punta dei capelli, troppo persa dal battito del mio cuore per poterlo guardare veramente in faccia. Sorrisi tristemente mentre di sottecchi lo osservavo per la prima volta, i miei amici avevano ragione, era dimagrito parecchio diventando un bellissimo ragazzo. Con stizza mi resi conto che del cambiamento ne aveva risentito anche il suo carattere, ora sembrava risplendere di luce propria, uno spasmo al cuore.
Credo di essere masochista, sapevo che mi avrebbe fatto male rivederlo eppure non ho saputo resistere, la voglia di poter provare di nuovo quel calore dato dall'affetto sincero, troppo alta per essere accantonata, o comunque per poterla accantonare dopo essermi sentita sola per più di sei mesi. La mano destra che, contraendosi spasmodicamente stringeva il polsino della felpa, e invano tentava di raggiungere la sua. Altro spasmo al cuore.
Mi morsi il labbro, poco prima aveva detto che se avessi tentato qualsiasi cosa mi avrebbe dovuto respingere, avrebbe fatto male se avessi tentato di abbracciarlo? Volevo averlo vicino, più vicino di come lo avevo avuto in quei lunghi tre anni insieme.
Lo guardai sorridendo divertita, per quanto la situazione permettesse. Stava parlando di come non potessi fare nulla se continuavo ad alimentare i miei blocchi mentali, annuì, aveva ragione e non potevo continuare a comportarmi come prima, intestardendomi per fargli avere torto.
Ecco che la vista mi si appannò, vidi le mattonelle bianche e verdi del pavimento farsi sfocate e senti due lacrime solitarie sfuggire alle ciglia, sbattei le palpebre tornando a seguire le parole che aleggiavano nella stanza, riecco la vista appannata, non credevo di farcela ancora per molto a trattenermi. Mi sentii dire che doveva stare attento alla coda del gatto, piccola distrazione per trattenere le lacrime.
Non so come, non so da dove arrivò il coraggio, sembrò una scena di tanto tempo fa. Lo guardai, sorrisi timidamente e con un filo di voce dissi: "Vieni qui..." la mano che si muoveva piano per seguire le mie parole, e lui, senza esitazione, che si avvicinava a me. Eravamo a un passo di distanza quando aprì le braccia per chiedermi silenziosamente se volessi un abbraccio e io, frastornata, mossi la testa in segno di assenso, aggrappandomi a lui quando finalmente fui tra le sue braccia.
Cedetti, i singhiozzi vennero da soli così come le lacrime, potevo sentirne la clavicola, il profumo, il calore, mentre gli inzuppavo la maglia. La sua mano tra i capelli era la cosa più bella del mondo, avevo dimenticato come ci si sentisse ad essere abbracciati. Quelle dolci carezze che hanno quel gusto agrodolce e che vorresti non finissero mai. Gli chiesi scusa, mi sembrava giusto, stavo crollando proprio davanti a lui, mi sentii patetica, volentieri mi sarei fatta inghiottire dal pavimento. Altro spasmo al cuore.
Potevo veramente restare così per l'eternità? No, mi staccai con fatica e dolore, ma mi staccai. Lo lasciai allontanarsi e rimasi appoggiata al mobile. Non saprei dire se mi guardò o meno mentre si infilava la giacca, prendeva il tabacco e si dirigeva verso la porta. Lo seguii, in fin dei conti sono la padrona di casa, dovevo salutarlo. Aprii la porta sperando che si bloccasse e ci confinasse in casa senza aprirsi mai. La luce bianca del pianerottolo ci investì, lo abbracciai di nuovo, risi quando disse: "La giacca no!" mi allontanai, riluttante, quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, se avessi seguito l'istinto lo avrei baciato, era come se fossimo tornati ai giorni in cui io e lui eravamo ancora una cosa sola, ma la mia parte razionale mi bloccò. Gli diedi le spalle per un attimo sbattendo il piede a terra come una bambina capricciosa, dopo tutto era come se stessi scacciando un capriccio molto forte, ma pur sempre un capriccio. Avrei voluto apparire più matura ai suoi occhi, so che non ci sono riuscita. Lo salutai con la mano mente imboccava le scale per andarsene, fissai per qualche istante il punto in cui era scomparso e chiusi la porta. Mi ci appoggiai e scivolai seduta a terra, ricominciando a singhiozzare.
Mi chiesi perché quell'abbraccio fosse stato così dannatamente perfetto, nel momento perfetto. Perché mi era dovuto sembrare ancora così familiare? Perché non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione di quelle braccia forti che mi stringevano come fossi di porcellana?
Ci misi qualche minuto ad alzarmi. La camera buia era l'unica cosa di cui avevo bisogno oltre alla musica, prima di scivolare nell'incoscienza di un sonno senza sogni, la sola cosa a cui potessi pensare era perché non gli avessi detto che mi mancava, che lo amavo ancora, che non volevo che andasse via.
 
Forse ora, a distanza di qualche giorno, potrei rispondere a questa domanda, ma fa ancora male. Fa più male di prima, è una sensazione ancora impressa sulla mia pelle, il suo profumo ancora sui miei vestiti, la sua voce ancora nelle mie orecchie, non è più solo un ricordo lontano.
Desidero ancora dirti che mi manchi e che ti amo, ma più di questo bramo dirti un'altra cosa. Ma è un pensiero troppo profondo, troppo radicato anche sui ricordi per poterlo dire ad alta voce, spero solo che possa raggiungerti ovunque tu sia.
 
   
 
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