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Autore: Artemis Black    28/10/2012    1 recensioni
"Io sono figlia del ghiaccio: pelle candida, capelli corvini e occhi di ghiaccio.
Il mio tocco può congelare la vita, preservarla o ucciderla.
Era un giorno qualsiasi della mia vita, quando tutto cambiò. Quando tutto si fece freddo e azzurro. [...]
Dicono che la vendetta non serve a niente. Si sbagliano, o almeno chi lo dice non ha mai passato un inferno come il mio. Non sanno che quando ti viene portato via tutto, la rabbia dentro di te cresce fino ad esplodere. Non sanno che quando si vede la paura, che si ha provato, riflettere negli occhi del vostro aguzzino, un brivido di euforia percorre il tuo corpo e ne nutre l’anima, lacerandola.
La vendetta serve a far capire chi ha vinto veramente."
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Figlia del ghiaccio.

And I still wonder
Why our heaven has died
The skies are all falling
I’m breathing but why?
In silence I hold on

Ghiaccio
Io sono figlia del ghiaccio: pelle candida, capelli corvini e occhi di ghiaccio.

Il mio tocco può congelare la vita, preservarla o ucciderla.
Era un giorno qualsiasi della mia vita, quando tutto cambiò. Quando tutto si fece freddo e azzurro.
Io non dovevo trovarmi lì, io dovevo andare a casa di mia nonna per accudirla. No, non dovevo seguire James in una delle sue solite rapine… Non avrei dovuto aiutarlo nuovamente, avevo chiuso con quella vita sregolata. Eppure non ero riuscita a trovare lavoro, i soldi scarseggiavano e James si era presentato in un momento di debolezza.
La rapina era azzardata, la più importante di tutta la sua carriera: colpo grosso al cavò di un magnate tedesco, ex scienziato in pensione che si godeva i soldi investiti in gioventù.
Il piano era semplice: passare per i condotti fognari, abbattere un muro con la dinamite, svuotare il cavò e scappare.
Ma non avevamo valutato l’astuzia del vecchio.
Quando il muro fu abbattuto, il cavò si mostrò a noi… circondato da decine di trappole. Come ce ne accorgemmo?
Jessica provò ad aprire a forza una cassetta di sicurezza e un lanciafiamme le si parò davanti, bruciandogli il viso. Le sue grida echeggiano ancora nei miei sogni.
Poi fu la volta di Rick: una freccia in mezzo agli occhi. John invece, fu fatto fuori con una colata di acido: la puzza di carne bruciata mi fece venire il voltastomaco.
Tentai di scappare, ma era impossibile. Cercai rifugio in quella specie di trappola mortale, invece trovai soltanto una prigione.
Le sbarre apparvero dal nulla, vetri spessi calarono dal soffitto e mi chiusero in un quadrato del cavò. Dal soffitto cominciò a fuori uscire aria gelida, cosi fredda che i vetri intorno a me cominciarono ad annebbiarsi. Improvvisamente la mia gola si seccò, le mie labbra si spaccarono per il freddo e non riuscii più a sentire le mie mani. Il vecchio mi si parò davanti, con una ragazza in intimo di Victoria Secret's.
Mi disse che se volevo vivere e non volevo essere arrestata dalla polizia, avrei dovuto collaborare. All'inizio pensai che dovessi fare la coniglietta di playboy per il vecchio, invece mi disse di bere uno strano liquido azzurro.
Non mi spiegò cos'era, ma accettai comunque: non potevo deludere mia nonna e provocargli altra sofferenza facendomi scoprire ladra.
Bevvi tutto d'un sorso.
L'aria mi manco. Pensavo di soffocare, poi i miei polmoni si riempirono di aria gelida e il dolore si tramutò in piacere.
Mi sentivo diversa, nuova... Pura come il ghiaccio.
Rimasi seduta a terra per qualche minuto, per riacquistare completamente tutti i sensi. Quando appoggiai la mano al vetro, quello esplose in mille pezzi e il vecchio con la sua barbie ne furono investiti.
Passai accanto ai loro corpi sanguinanti e corsi via. Fuggii lontano, dove nessuno poteva riconoscermi.
Quando appresi ciò che ero diventata, tornai da mia nonna. Le dissi che non l'avrei mai più lasciata e cominciai a vivere con lei. Un giorno lessi su un giornale che il ricco scienziato tedesco era entrato in coma vegetativo irreversibile.
Era tempo di vendetta.
Aveva ucciso i miei amici: il mio migliore amico John e la cara Jessica che era oltretutto incinta di Rick. Stavano progettando anche loro di togliersi da quella vita spericolata, di mettere su famiglia e cominciare a vivere una vita nella norma. Ma non ce l’hanno fatta.
Per non parlare di come avesse reso la mia vita un inferno di ghiaccio.
I miei occhi bruciavano alla sola idea che quel bastardo fosse ancora in vita.
La sera stessa, in cui appresi la notizia, mi recai nella sua villa.
Agile e flessuosa, scavalcai le inferiate e mi arrampicai fino alla finestra della sua camera. Con lui c’era una donna mora sulla cinquantina. Aspettai che uscisse dalla camera.
Quando la donna uscì per andare in bagno, feci la mia mossa.
Entrai dalla finestra, scostai le tende e ad ogni passo che mi divideva da quell’essere immondo l’adrenalina saliva. Dalla mia mano cominciò a formarsi una stalattite di ghiaccio tagliente.
Quando i miei piedi si fermarono al capezzale di quell’uomo, sentii il viso avvamparmi.
I suoi occhi si mossero impercettibilmente verso di me: riuscivo a scorgere la paura che li logorava.
Mi gustai quel momento, poi avvicinai le mie labbra al suo orecchio.
“Questo è per la morte dei miei amici e per la mia vita, che tu hai reso un inferno, stronzo.” Dissi.
E quando le mie labbra si richiusero, un taglio netto alla gola lo fece spirare.
Dicono che la vendetta non serve a niente. Si sbagliano, o almeno chi lo dice non ha mai passato un inferno come il mio.
Non sanno che quando ti viene portato via tutto, la rabbia dentro di te cresce fino ad esplodere. Non sanno che quando si vede la paura, che si ha provato, riflettere  negli occhi del vostro aguzzino, un brivido di euforia percorre il tuo corpo e ne nutre l’anima, lacerandola.
La vendetta serve a far capire chi ha vinto veramente.
Quando mi allontanai dalla villa, qualcuno urlò e tutte le luci dell’abitazione cominciarono ad accendersi. Dopo pochi minuti due pattuglie della polizia si accostarono all’entrata.
Ma io ero già lontano kilometri, a bordo della mia moto: direzione casa.
Mentre mi corrodevo all’interno: perché io non ero come il mio aguzzino, freddo e distaccato, io ero diversa. Avevo ucciso un uomo e la mia anima non si dava pace.
Io ero diversa, ma non migliore.
“Tesoro, sei tu?” chiese mia nonna appena rientrai a casa.
“Si, tranquilla.” Le risposi lanciando le chiavi sul mobile dell’ingresso.
“Che è successo, gioia? La tua voce trema.” Mi rispose.
Mi avvicinai al divano dove era seduta e lasciai che lei mi accarezzasse il volto per ricordarsi dei miei lineamenti. Una lacrima beffarda rigò il mio viso.
“Ho messo fine ad una parte della mia vita e ne sto intraprendendo un’altra…” dissi.
“E’ doloroso Evelyn, lo so. Ma è necessario per andare avanti.” Mi rispose cullando la mia testa tra le sue braccia.
Quella sera la mia vita era totalmente cambiata.
Quella sera io, Evelyn Smith, per la prima volta mentii a mia nonna, la persona a me più cara.

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Salve a tutti :)
Grazie per aver letto il primo capitolo di questa mia nuova storia. Non è la prima storia che scrivo sui supereroi (Iron Woman e Each Word get lost in the echo), ma è la prima in cui tratto i Fantastici Quattro. Farò riferimento ai fumetti e non ai film, poichè questa storia è ambientata dopo I Fantastici 4 e Silver Surfer. La citazione sopra è tratta dalla canzone Fire and Ice dei Within Temptation :)
Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito, fatemi sapere e recensite!
See you soon,
Artemis Black

  
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