Verrà
la morte e avrà
i tuoi occhi
I
suoi occhi verde intenso erano fissati in quelli di lei, impedendole di guardare
dove metteva i piedi. Quegli occhi così vivi, eppure così tragicamente vuoti…
pieni di espressione, eppure come morti. Non avrebbe mai detto che, un giorno,
quegli occhi che l’avevano stregata al primo incrociarsi dei loro sguardi,
l’avrebbero portata a quel punto.
-Dobbiamo
proprio andare, Ville?- domandò Georgia con la voce che tradiva per la prima
volta inquietudine. Il darkman annuì silenzioso, continuando a guardarla e a
condurla con sé.
-E
così non posso evitarlo…- sussurrò più a se stessa, continuando a seguire l’uomo
che la conduceva per mano lungo quel sentiero oscuro che non le era consentito
di conoscere. Ville non avrebbe mai risposto alle sue parole, ormai l’aveva
capito. Nel silenzio di quella passeggiata tetra, i pensieri di Georgia vagarono
nel passato più recente, risalendo all’incontro con lui.
Lo
vedeva appollaiato su una sedia vicino al suo letto all’ospedale, l’unica visita
che riceveva dopo tanto tempo: gli altri avevano ormai rinunciato a confortarla
nel suo dolore. Non lo conosceva direttamente, soltanto attraverso i numerosi
giornali che parlavano di lui. Ville Valo, il cantante del gruppo finlandese
degli HIM, la osservava mentre riapriva gli occhi dopo una lunga notte mal
trascorsa.
Come
tutte le altre notti.
Nonostante
lei lo guardasse decisamente confusa, Ville non smise un attimo di concentrare i
suoi occhi in quelli neri di lei. Quel verde intenso… gli occhi più belli che
avesse mai visto, decisamente più magnetici e ammalianti delle loro copie su
carta patinata. Ne era rimasta stregata, incapace di distogliere l’attenzione da
quelle iridi così…
Non
era mai riuscita a trovare un aggettivo adatto a descrivere tutte le sensazioni
che riceveva da quegli occhi. Erano un insieme di emozioni, desideri, angosce,
vizi repressi, paure nascoste o dimenticate… L’unica cosa che sentiva
chiaramente guardandoli era un immenso desiderio di urlare. Non un urlo di
paura, né di rabbia, ma un semplice urlo liberatorio, che le concedesse la
libertà da tutto quel dolore lasciandola leggera e serena.
Sollevata.
Ville
era rimasto appollaiato sulla sedia per mesi interi, standole sempre affianco,
confortandola con lo sguardo. La cosa strana era che lui non le aveva mai
rivolto la parola. Non aveva mai aperto bocca, l’unica interazione che avevano
avuto era stato il continuo scambio di sguardi. Ma quella mattina era cambiato
tutto.
Ville
aveva deciso che era giunto il momento di andare oltre e aveva afferrato la mano
di Georgia, invitandola ad alzarsi da letto dell’ospedale. La ragazza aveva
accettato intimorita dalla presenza dell’uomo, ma più lui la guidava fuori da
quella stanza malata, più lei si sentiva a suo agio, confortata, serena.
Leggera.
La
condusse in bagno dove le fece trovare un vestito particolare: di raso nero con
striature verdi, lungo fino ai piedi, allacciato elegantemente dietro al collo.
Dopo averlo indossato, Georgia si guardò allo specchio e spalancò la bocca per
la sorpresa: i suoi capelli erano tornati, lunghi e corvini come un tempo,
raccolti in un’acconciatura antica, molto elegante. Si sentiva bellissima, come
se l’avessero preparata per un’occasione speciale. Un sorriso le increspò le
labbra, e allora Georgia vide. Non era più un sorriso normale, non giungeva agli
occhi lasciandoli spenti e vacui, come ciechi. Erano gli occhi di Ville, con
l’unica differenza che quelli del darkman avevano ancora una scintilla che li
rendeva magnetici. I suoi erano semplicemente morti.
Lei era morta. E Ville era colui che era venuto
a prenderla per portarla via.
Quella
consapevolezza le piombò addosso con tutto il suo peso. Lei non esisteva più,
era finito tutto, tutto il dolore era cessato, le occhiaie violacee se n’erano
andate, i capelli caduti dopo l’inizio della chemioterapia erano ricomparsi,
l’angoscia era sparita lasciando il posto alla tranquillità… eppure sentiva che
non era ancora finito, che lei non era ancora veramente pronta a
ciò.
-Tu
sei la Morte, Ville?- domandò ancora cercando di colmare il silenzio che
l’affliggeva. Anche questa volta dalla bocca del cantante non uscì una sola
parola, semplicemente annuì nuovamente sempre impedendole di staccare i suoi
occhi dalle iridi verdi.
-Allora
sono felice che sia tu. Avevo paura di come sarebbe stato.- disse infine
Georgia, abbandonandosi completamente a quel magnetismo e lasciando che Ville la
condusse oltre. Sempre più giù, sempre più giù.
Finalmente
la pace.
Verrà
la morte e avrà
i tuoi occhi
Verrà
la morte e avrà
i tuoi occhi-
questa morte che ci
accompagna
dal mattino alla sera,
insonne,
sorda, come un vecchio
rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi
occhi
saranno una vana
parola,
un grido taciuto, un
silenzio.
Così
li vedi ogni mattina
quando su te sola ti
pieghi
nello specchio. O cara
speranza,
quel giorno sapremo anche
noi
che sei la vita e sei il
nulla
Per tutti la morte ha uno
sguardo.
Verrà
la morte e avrà
i tuoi occhi.
Sarà
come smettere un vizio,
come vedere nello
specchio
riemergere un viso
morto,
come ascoltare un labbro
chiuso.
Scenderemo nel gorgo
muti.
Pavese C.
QUESTA FANFICTION NON VUOLE ASSOLUTAMENTE INSULTARE I PERSONAGGI REALMENTE ESISTENTI CITATI AL SUO INTERNO. IL MIO INTENTO E' QUELLO DI OMAGGIARLI, NON DI CALUNNIARLI.
ecco a voi una piccolissima one-shot che mi è venuta in mente durante la performance di un attore bravissimo a un'assemblea d'istituto della mia scuola qualche mese fa. mentre recitava la (bellissima) poesia di Pavese, non riuscivo a togliermi di testa gli occhi (stupendi) di Ville Valo, e così ho continuato a immaginare per tutta la durata della poesia lui che conduceva una ragazza all'aldilà. spero che la ff vi piaccia, anche se è veramente molto breve, intanto ne approfitto per fareun omaggio a questo grandioso poeta che è riuscito come pochi a smuovermi dentro. enjoy me! JULIA
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