Sooo (dato che ormai è la mia parola). Ho trovato una lista di 100 prompt in inglese vagando su internet. Come ho ricordato precedentemente, coerenza non è esattamente il mio secondo nome, ma voglio dimostrare a me stessa che posso portare a termine un lavoro, possibilmente prima di giugno, perché da allora abbandonerò  la lingua italiana per parecchio tempo (che bello fare i misteriosi). Comunque. Il tema sarà –ovviamente- lo Sherlock-verse, ma potrei scrivere di tutto, dalla parent!lock alla Mystrade (ozzeus).  La lista dei prompt la trovate qui (http://100-prompts.livejournal.com/692.html), spero veramente di riuscire a farcela. Secondo voi dovrei seguire l’ordine? Non mi va di esaurire immediatamente quelli che mi vanno più a genio. Se avete suggerimenti fatevi avanti, perché non ho mai fatto una cosa del genere. Basta, vi lascio alla ‘storia’. Il primo prompt è crash.

 -Seriamente, Sherlock? Un’altra volta? –sospirò Mycroft, osservando estenuato l’intero sistema di controllo del suo computer mandato in crisi in pochi secondi dalla curiosità del fratello.

-Non è colpa mia, sei tu che insisti a proteggere quello stupido aggeggio con una password! La data di nascita di Lestrade non è quella che si potrebbe definire una soluzione geniale per evitare che qualcuno acceda a documenti di rilevanza nazionale –replicò sarcastico il fratello minore, mentre continuava imperterrito a fissare il computer portatile che troneggiava sulla scrivania di mogano, cercando di capire dove avesse sbagliato.

-Internazionale, prego- corresse l’altro; senza fare una piega, si avvicinò alla maestosa poltrona di pelle su cui si era arrampicato Sherlock e prendendolo con decisione per un orecchio, lo costrinse ad uscire dal suo studio. Il fratello era sempre stato attirato dall’indescrivibile quantità di libri che esibiva quella stanza. In più, ficcare il naso negli affari di Mycroft era senza dubbio una delle cose più divertenti da fare a Villa Holmes, da quando sua madre gli aveva impedito ogni genere di esperimento in seguito alla più che sospetta implosione del forno a microonde. La puzza di bruciato era rimasta per settimane e quella patina scura sui mobili della cucina non aveva alcuna intenzione di andarsene.

-Oggi non ho visto John–proseguì mentre trascinava a letto uno Sherlock scalciante- Di solito, quando è in giro non combini troppi guai.

-Non voglio andare a letto, lasciami- rispose quello continuando a divincolarsi- E comunque, oggi Jawn non poteva venire, aveva uno stupido allenamento di calcio con i suoi amichetti idioti.

-Sherlock, cosa abbiamo detto a proposito dell’uso del turpiloquio? –sospirò Mycroft, lasciando per un attimo la presa sul fratello per infilargli un pigiama a righe. Il ragazzino sbuffò prima di rispondere.

-Denota le scarse proprietà di linguaggio di chi lo utilizza –cantilenò, scivolando controvoglia sotto le coperte.

-Bene –fece Mycroft con tono di approvazione, allontanando dalle piccole mani del fratello un saggio sulle tecniche di omicidio in voga durante la seconda guerra mondiale- E, per l’ultima volta, si pronuncia John. Prova tu. Jo-ohn.

-Jawn.

-No. JOHN.

-Jawn –ripetè imperterrito Sherlock.

-Mi arrendo. Buonanotte –disse il maggiore mentre spegneva la luce nella camera da letto, prima di socchiudere la porta.

-Jawn –sussurrò nel buio Sherlock prima di addormentarsi.

F.