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Autore: Morpheus Wings    28/10/2012    2 recensioni
Destiel. AU. Castiel partecipa ad un torneo per vincere una cosa molto importante per lui.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Autore: Morpheus_Destiel

Titolo: Re del Paradiso

Personaggi: Dean, Castiel, Michael

Pairing: Dean/Castiel

Raiting: PG-13

Genere: fluff, fluff, fluff, AU

Beta: Nemesis no tamashii

Warnings: attenzione nuoce gravemente al diabete!

Disclaimer: per quanto mi piacerebbe possedere Dean, Castiel e Michael, con sommo dolore, devo dire che no, non mi appartengono.



Doveva vincere. Si era allenato per quel momento, notte e giorno, e non avrebbe accettato una sconfitta. Il suo premio era lì, sugli spalti, così vicino eppur così lontano. Gli diede un'altra occhiata lunga, tra le fessure della visiera del suo elmo, una morsa gli strinse il petto. Cosa avrebbe fatto se avesse perso? No. NO. Non poteva pensare a certe cose, doveva concentrarsi e vincere! Non poteva permettersi di farselo sfuggire dalle mani, proprio ora che era a tanto così dalla vittoria.
Il suo paggio gli porse la spada e lo scudo, per poi ritirarsi ai bordi dell'arena. Di fronte a lui il suo avversario, l'unico, a parte lui stesso, uscito vincitore dalla giostra. Ed ora erano lì, faccia a faccia, pronti a sfidarsi per il duello finale. Si avvicinarono entrambi al centro dell'arena, in attesa che il re desse il via al duello.
"Re Castiel" lo chiamò il suo avversario.
"Re Michael" salutò.
"Non prometto che non vi sarà fatto del male, sir. Sono troppo determinato a vincere quella 'grazia'."
Castiel non rispose. Era per quello che tutti erano lì, per la 'grazia' e per il principe, l'unica persona che potesse toccarla. Tutti tranne lui, era per questo che doveva vincere!

Si dice che la 'grazia' abbia il dono di creare qualunque cosa il suo possessore desideri. Era ben noto che il suolo del regno dei Winchester fosse così fiorente solo per beneficio della 'grazia'. Sempre stando alle voci, pare sia stato un angelo a dare quel dono al principe ereditario.

Il principe arrivò alla balconata, che si affacciava sull'arena,e lasciò cadere il fazzoletto che indicava l'inizio dello scontro. Solo il vincitore lo avrebbe raccolto e riconsegnato al suo legittimo proprietario, ricevendo in cambio il premio designato.

Castiel si lanciò, agguerrito più che mai, verso Michael, ultimo ostacolo verso la realizzazione del suo sogno.



Si diresse verso il lato ovest del castello, dove lo attendeva il suo ambito premio. Il cuore gli batteva forte in gola, tanto da spezzargli il respiro e fargli tremare le gambe. Si fermò davanti la porta, che dava ai locali del principe, dove lo attendeva per un incontro privato. Da soli.

Al principe non era concesso allontanarsi dai suoi appartamenti, né tanto meno dalla grazia, perciò re John gli aveva messo a disposizione quella parte del castello, dove a nessuno era concesso l'accesso se non ai membri della famiglia reale e ai suoi fedeli collaboratori, non uno in più e non uno in meno. A Castiel fu consentito entrarvi perché, essendo il vincitore del torneo, ora era parte della famiglia, o almeno si accingeva ad esserlo.

Bussò, ma il suono era così flebile da temere che l'uomo all'interno non l'avesse udito, ma una voce, ovattata per via delle pareti, lo invitò ad entrare. Con mano tremante afferrò la maniglia e la girò, poi prese un lungo respiro, spalancò la porta, ed entrò.

Il principe era in piedi, di fronte alla finestra scrutando il panorama esterno, rapito da chissà cosa. Quando si voltò a guardarlo, i suoi occhi smeraldo si incatenarono a quelli dell'altro per un lungo momento. A Castiel parve che urlassero tristezza, poi distolse lo sguardo e il principe si diresse dall'altra parte della stanza. Si fermò dinanzi ad un mobile in legno, sul quale era poggiato uno scrigno fatto dello stesso materiale. Le sue dita scivolarono lungo la scatola, e con i pollici ne sollevò il coperchio. In un attimo la stanza si riempì di una strana luce azzurra, proveniente dallo scrigno stesso.

Ecco quello che tanto agognavate, sire. È vostra e per tanto lo sono anche io. Sono l'unico che può utilizzarla, perciò badate a quello che desiderate, perché non permetterò che tale potere sia utilizzato per scopi ignobili”.

Quel tono così rabbioso e scontroso lo rendeva ancora più affascinante, se possibile, e poi poteva finalmente ammirarlo da vicino, anziché da lontano, in una stanza piena di persone e per giunta una volta all'anno, senza contare il fatto che gli stava parlando. Quante volte lo aveva immaginato nei suoi sogni? Quante volte aveva solo sperato di potergli anche solo dare un semplice saluto. Quante volte aveva pregato che tra tutta quella folla, il suo sguardo si posasse su di lui, anche solo per un istante. Ed ora erano lì, gli uni di fronte agli altri, parlandosi e guardandosi, e presto si sarebbero anche sposati. Castiel non poteva che essere felice: ce l'aveva fatta.

Si avvicinò al principe e mise la sua mano su quella dell'altro, era così morbida e liscia, la mano di chi non ha mai conosciuto le fatiche, la mano di un recluso nel suo stesso castello. Non poté non tremare al tocco. Chiuse lo scrigno e la stanza tornò alla sua luce naturale, illuminata solo dalle fiamme delle candele e del camino.

Sbagliate mio principe” gli disse, guardandolo dritto negli occhi, a un passo dal suo viso “voi non sapete cosa io abbia così tanto agognato in questi ultimi anni. Non saprei che cosa farmene di tanto potere, visto che l'unica cosa che voglio con tutto me stesso, non può essere data dalla grazia di un angelo”.

E allora perché avete preso parte ai giochi? Cos'è che volete?”.

Voi, mio principe. Soltanto voi”.

Il principe rimase sconvolto da quella dichiarazione. Non era mai successo che qualcuno facesse così tanto per lui, mai. Il re gli afferrò la mano e la strinse tra le sue portandosela al petto e, avvicinandosi ancora di più, sussurrandogli confessò: “Per tanti anni ho aspettato questo giorno, mio principe. Vi osservavo dalla sala grande, mentre ogni anno svolgevate il rituale per fertilizzare i campi, in mezzo a tutta quella folla e ogni volta che accadeva speravo che voi mi notaste. Ma il mio era solo il sogno di uno sciocco. Come poteva una così bella creatura avere la minima considerazione per me, un uomo in mezzo a tanti altri? Ma ora sono qui ad offrirvi il mio immenso amore e la mia totale devozione, come il più fedele dei mariti e il più complice dei compagni. Vi prego, accettali, non vi chiederò altro. Ve lo giuro”.

Voi... voi avete vinto il torneo, sono già vostro e-”

No. No. Non dite così, ve ne prego. Così mi ferite. Non ho intenzione di sposarvi contro la vostra volontà. Voi potete scegliere se sposarmi oppure rifiutarmi, e io rispetterò la vostra scelta. Potete anche decidere di venire con me, anche senza amarmi, e io vi proteggerò dagli altri che vogliono solo abusare del vostro potere, e vi prometto che non avanzerò pretese su di voi. Ma in cambio vi chiedo solo una cosa, datemi una possibilità”.

Il principe si sentiva in fiamme. Non solo per la faccia che aveva assunto un colore scarlatto, accendendo di più le sue lentiggini, ma per l'improvviso calore che sentiva in petto. Nessuno gli aveva mai parlato con così tanto affetto, nemmeno suo padre e suo fratello. Lui credeva alle parole dell'uomo, ci credeva davvero, tutto l'amore di cui l'altro stava parlando lo si poteva sentire, era tangibile. E per un attimo ritornò a sperare, come quando era bambino, quando ancora credeva che suo padre gli avrebbe permesso di sposare la persona di sui si sarebbe innamorato, e sempre in quell'attimo, si ritrovò a pensare che forse il suo desiderio si era avverato, forse poteva davvero sposare qualcuno che amava. Perché se Castiel sarebbe rimasto sempre così, semplicemente perfetto, sapeva che sarebbe capitolato presto.

I-io ho sperato che vinceste voi il torneo” ammise, abbassando lo sguardo dall'imbarazzo.

Davvero, mio principe?” ripose l'altro con un sorriso abbagliante.

Chiamatemi Dean”

Dean” ripeté l'altro con voce bassa e calda “Dean. Oso troppo chiedervi un bacio?” domandò speranzoso.

Il principe tornò a guardarlo negli occhi, senza dire una parola.

Un solo bacio. Vi prego, nutrite questo povero cuore affamato”.

E Dean lo sentì. Sentì esattamente il momento in cui capitolò, l'istante in cui comprese che avrebbe sposato quell'uomo. Così, senza alcuna parola, accorciò la distanza tra di loro e poggiò le sue labbra su quelle del re. Fu un bacio intenso e appassionato, travolgente e rovente come il fuoco. Castiel non abbandonò mai la sua mano, anzi la strinse ancora più forte a sé, mentre con l'altra gli carezzava la guancia e il collo. Il bacio portò ad un altro e ad un altro ancora, fino a che i due non dovettero lasciarsi con la promessa di rivedersi il giorno dopo. Avrebbero avuto tutto il tempo per stare insieme ed amarsi, ma adesso era il momento di preparare le nozze e la partenza. Sì, avrebbero avuto tutto il tempo per stare insieme.



Re Castiel e re Dean, regnarono insieme sul reame di Haven per molti, molti anni, facendo da esempio alle future generazioni di regnanti. I due, ogni anno tornavano nel regno di Winchester per celebrare la cerimonia per la fioritura del grano, Castiel era sempre felice di assistere, questa volta non più come una qualunque persona in mezzo alla folla di partecipanti, ma come membro ufficiale della famiglia e come tale aveva un posto riservato, vicino al suo amato. Dean questa volta lo vedeva, sapeva che lui era lì e ogni volta che incrociava il suo sguardo, gli sorrideva ricordando le parole del marito: “adoro quella cerimonia. È grazie ad essa che mi sono innamorato di te”.

Castiel non aveva mentito quando gli disse che non aveva bisogno del potere della grazia. Il suo regno era fiorente, non c'erano problemi che non si potessero risolvere con un po' di cervello e tanto lavoro. Ma comunque infranse la sua promessa di non chiedere nulla alla grazia. In accordo con suo marito, chiese di poter avere un figlio, e quando Dean concepì il futuro erede al trono, tutti gridarono: “Miracolo!” e lo era per davvero. Per Dean e Castiel quello era il loro miracolo.



NdA

Allora, spieghiamo due cosucce solo per essere sicuri che sia tutto comprensibile.

Questa fic è ambientata nel Medioevo, con cavalieri, regni, re, regine ecc.. e tutto il pacchetto all-inclusive.

Castiel è re del suo reame chiamato Haven (e non ho dimenticato la “e”), mentre John è il re del suo regno, Winchester, e Sam e Dean sono i principi. Sì, Sam esiste, ma in questa fic non mi serviva particolarmente (lo so mi odiate!). Mentre il povero Michael (che mi perdoni!) è stato inserito perché vedere Castiel e Michael lottare per Dean è un mio kink segreto (ora non più).

Passiamo ai dettagli tecnici:

Il paggio è un ragazzino, che può essere sia di nobili origini sia un semplice cittadino, ed è colui che si prende cura delle armi, dell'armatura e del cavallo del cavaliere presso cui lavora.

La giostra invece è un tipo di combattimento a cavallo, dove due avversari si scontrano, impugnando una lancia e, cavalcando dalle direzioni opposte, tentano di disarcionarsi a vicenda. Vince chi resta sul cavallo.

Questo tipo di torneo era spesso organizzato dai re per concedere al cavaliere più valoroso, nonché facoltoso, la mano della sua figlia, la principessa. Tale principessa dava il via alle gare mediante il lancio di un fazzoletto, il vincitore lo raccoglieva e lo riporgeva alla dama. Non sono sicura se si facesse in tutte le gare o solo verso il duello finale.

Spesso i tornei terminavano con un duello con spade, dove i due finalisti si affrontavano in un corpo a corpo.

Credo di aver detto tutto. Fatemi sapere se qualcosa non torna.


PS

se qualcuno avesse intenzione di scrivere altro su questa fic, sarò ben lieta di acconsentire, perché il prompt mi piace molto, ma so già che non potrò continuare e per questo mi piange il cuore!


   
 
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