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Autore: 7919    29/10/2012    1 recensioni
Dal prologo:
Questa routine va avanti ancora per giorni finché, in quello stesso parco, finalmente succede qualcosa.
Incontra un suo vecchio compagno di studi in medicina, Mike Stamford.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Londra.
La sveglia sta suonando già da 5 minuti e l’uomo che l’ha impostata non sembra, o non vuole, sentirla.
John Hamish Watson, chirurgo militare del battaglione d’India, 5° Reggimento dei Fucilieri di Northumberland ,  tornato dall’Afghanistan da 2 mesi congedato con onore. Con il segno di una ferita alla spalla e una zoppia, di natura psicosomatica secondo la sua analista.
Ogni notte gli incubi lo riportano in quell’inferno e ogni mattino lo trova ansioso e spaventato, incapace di alzarsi e affrontare anche solo la noiosa monotonia di Londra.
Si rigira nel letto creando un groviglio di lenzuola che ritroverà relegate nell’angolo più lontano, almeno finché  non troverà quel minimo di autoconservazione che tutte le mattine gli permette di alzarsi dal letto, riordinarlo perfettamente,  bere una tazza di tea, vestirsi e uscire a cercare una soluzione per il suo alloggio. Non può più permettersi neanche quel monolocale con la sua misera pensione da soldato.
Estenuante.
Una ricerca estenuante che non gli sta portando risultati. E’ da una settimana che  trascina la sua gamba sinistra in giro per Londra e in tutte le agenzie immobiliari, ma non ha trovato nulla di accessibile per le sue tasche.
Chiedere aiuto? Nei momenti peggiori ha vagliato anche questa ipotesi, ma a chi?
La realtà della guerra l’ha portato per troppo tempo lontano dalle sue amicizie e, come succede spesso, gli ha lasciato un malcelato cinismo nei confronti degli “ altri “ e di quello che possono essere capaci di fare.
In Afghanistan ha sperimentato sulla sua pelle quanto possa essere semplice per un uomo ucciderne altri, basandosi solo sul credere che “ è giusto “. Lui è stato un soldato, e ha dovuto uccidere per difendersi, ma è stato anche il medico che doveva far i conti sulle reali conseguenze di quelle azioni ricucendo le ferite, spesso incurabili, dei suoi compagni o peggio registrandone il decesso.
Oltre alle sue vecchie conoscenze, resta soltanto sua sorella. Ma per quanto la sua situazione sia delicata non vuole chiedere aiuto a lei. Si sarebbe preoccupata, l’avrebbe aiutato volentieri, ma sarebbe stato un altro problema da aggiungere a quelli che già ha di suo.
Tutte le mattine le passa così, cercando appartamenti , stancando la gamba, e sconfortandosi con quei pensieri. 
Arrivata l’ora di pranzo il dottore si ferma sempre in una tavola calda scoperta qualche giorno prima. Non si mangia granché però è economica e, cosa fondamentale per lui, confina con un parco.
La gamba gli fa sempre male, ma starsene immerso nel verde gli ha sempre dato un senso di pace.
Anche solo stare seduto su una  panchina  lo aiuta ad arrivare fino a sera leggermente più felice.
Questa routine va avanti ancora per giorni finché,  in quello stesso parco, finalmente succede qualcosa. Incontra un suo vecchio compagno di studi in medicina, Mike Stamford.
  


Londra.
Dalle finestre dell’appartamento 221B di Backer Street entrano le prime luci dell’alba mentre il telefono sul tavolo della cucina non smette di vibrare. Il padrone è troppo intento a osservare e analizzare le reazioni chimiche che sta sperimentando da qualche giorno per rispondere a suo fratello. Mycroft Holmes. Non sono mai andati troppo d’accordo ma, da quando si è trasferito in quell’appartamento non smette di chiamarlo ad orari insoliti. Si preoccupa che ora, essendo praticamente da solo, possa sciupare del tutto la sua vita e, più importante, il suo genio.
Sì, perché Sherlock Holmes è un sociopatico arrogante e ingestibile, ma comunque un genio.
 Una persona che, fin da bambino, con un semplice sguardo può sapere chi sei, cosa fai e anche il perché, anche se tu non ne sei a conoscenza.
 Mycroft si preoccupa per lui.
Sa che sarebbe potuto diventare uno scienziato o qualsiasi altra cosa avesse voluto. Avrebbe potuto.
 Invece Sherlock Ha scelto di fare il “ consulting detective “  e di trasferirsi al 221B, da solo.
 Ha raccomandato a Mrs. Hudson, la padrona di quell’appartamento, di provvedere a suo fratello.
La sua indole lo porta a non dormire, non mangiare e dissociarsi dalla realtà per ore, anche giorni, e quando ha qualche relazione con gli altri riesce a farlo sempre nel modo peggiore. Quante volte, anche nelle cene in famiglia, ha assistito alle reazioni offese di estranei, o parenti, che lo cacciavano via in malo modo. E’ preoccupato, ed ha ragione di esserlo. Per questo chiama Sherlock anche all’alba se sa che lo troverà sveglio. E lo sa perché ci sono delle guardie fuori all’appartamento che gli comunicano tutti i suoi movimenti. Drastico, megalomane, probabile. Ma è il suo modo di dimostrare affetto.
 E così continua a chiamarlo, finché non riceve la tanto agognata risposta.
- Cosa vuoi?
Il tono scocciato e scortese di Sherlock avrebbe fatto tornare sui suoi passi qualsiasi interlocutore dall’altra parte della cornetta. Ma non lui.
- Accertarmi che tu non sia morto sul tavolo della cucina, per cominciare.
Nessun cerimoniale, sono abituati ad essere diretti e a non far capire all’altro se è una cosa a cui tengono o meno.
- Ti ho risposto. Buona giornata.
Semplice, conciso e diretto. Appunto
- Sherlock, vorrei assicurarmi che tu abbia evitato di rispondere alle mie chiamate solo per pigrizia o eccesso di zelo nel tuo lavoro, e non perché svenuto a causa di qualche strano esperimento.
Sa che non avrà una risposta esaustiva, ma solo sarcasmo, pungente, ma non può far a meno di chiederlo.
- Chiedilo ai tuoi uomini. Oppure da fuori non riescono a vedermi bene, forse dovrei invitarli a salire per una tazza di tea, che dici?
 Parole che trasudano superiorità e sarcasmo. Ma da cui Mycroft può trovare un appiglio. Perfetto.
 - Stai bene, ho capito. Ma potrebbe non essere sempre così, Sherlock. Ne abbiamo già parlato, ma visto che non vuoi uno dei miei uomini, perché non ti trovi tu un coinquilino?
Non gli serve immaginare, può vedere benissimo il sorriso ironico comparso sul volto del fratello. Ma deve riuscire a convincerlo. O impazzirà aspettando che da un momento all’altro i suoi uomini lo informino di un incidente che ha coinvolto suo fratello al 221B. Non sa preservarsi quindi deve pensarci lui.
- E chi mai accetterebbe di venire ad abitare con me?
Come dargli torto. Risulta ostico aver a che fare con lui anche alla sua famiglia. Ma non importa.
- Resteresti stupito di quanta gente potrebbe essere disposta a condividere un appartamento. Anche con te. Prova ad uscire da quella tana e vedrai che sarà semplice.
Ovviamente sta mentendo, ma ormai ha imparato che per ottenere il suo scopo sono concesse anche le bugie.
- Rallegrati, oggi avevo intenzione di uscire da questa “ tana “ .
Sorpresa.
-Oh …
Ma non fa in tempo a sperare, con Sherlock è inutile sperare.
- Vado nell’obitorio del St’ Barths per degli esperimenti. Molly mi permette di monitorare la formazione di ematomi sulla pelle dei cadaveri.
In un obitorio. Solo Sherlock può pensare che andare in un obitorio equivalga ad uscire.
- Sherlock, non troverai un coinquilino tra i cadaveri. Ti servono persone vive. E per quanto la signorina Hooper possa soddisfare almeno questa qualità, non credo vada bene per i tuoi progetti. Ti serve una persona viva e con una vita sociale, almeno più movimentata della tua.      
Silenzio, probabilmente ha smesso di sentirlo dalla seconda frase e ora è riperso tra le sue provette. Sarebbe utopico sperare di continuare questa conversazione e Mycroft lo sa.
- Buona giornata, Sherlock.
L’unica risposta che riceve è il segnale che l’altro interlocutore ha staccato la chiamata.
Tarda mattinata. Il “ quando “.
L’obitorio del St’Barths. Il “dove”.
Un esperimento. Il “cosa”.
 Un cadavere. Il “chi”.
Un frustino. Il “ come “
Sherlock è votato alla scienza da sempre, sapere, analizzare, dedurre.
La vita è questo, tutto il resto è noia.
Le informazioni non utili ad un fine più alto vanno recepite ed eliminate nello stesso momento.
Gli ematomi sul cadavere e il tempo che impiegano a formarsi sono informazioni utili per risolvere un omicidio.
La dottoressa che compare e scompare con una tazza di tea ed un rossetto nuovo, non porta a soluzioni. Quindi è irrilevante.
Così com’è irrilevante l’uomo che dopo un po’ compare insieme a lei.
Grasso, postura sciatta. Giacca logora intorno alle maniche, camicia macchiata e pantaloni non stirati. Tutto di qualità non eccellente. Occhiali, probabilmente ha sforzato troppo la vista leggendo: Vita sedentaria e non troppo agiata.
Si guarda intorno con nostalgia: Studente di medicina? Probabilmente ha finito gli studi, ma non esercita direttamente, almeno non più.
 Il suo lavoro non lo soddisfa:  Ora insegna.
Nel complesso noioso e irrilevante, può tornare al suo cadavere.
Fa solo uno sbaglio.
Quando alza lo sguardo per prendere la tazza che Molly gli sta offrendo lui ne approfitta per presentarsi.
- Mike Stamford, e lei?
 




  
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