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Autore: Belle_R    29/10/2012    3 recensioni
"Mi sarebbe piaciuto rimanere lì, vederti ancora, e non averti detto un arrivederci così forzato, che ti ha trascinato in una cosa forse più grande di te.
Non di me, ma di te."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Caro Tu destinatario della lettera.
 

E quest'autunno sembra troppo freddo anche per me

se neanche col pensiero posso starti accanto.

– Quello che vorrei, Francesca Michielin

Nessuna frase più di questa è riuscita a farmi emozionare in questi giorni. Eppure di canzoni deprimenti, romantiche e strappa lacrime ne sento parecchie, e a ripetizione, per giunta: se mi capita su YouTube di sentire una melodia dolce e straziante, questa finisce irrimediabilmente nell’I- Pod, come gesto automatico, come se ormai la mia routine fosse caratterizzata dal “ascoltare, prendere, rinchiudere in un posto che solo io posso accedere”.

È proprio vero, comunque. L’autunno è già freddo di suo, ma se non posso nemmeno emozionarmi e provare un briciolo di serenità nell'ascoltare la tua voce, che senso ha tenerti nella mia memoria? Potrei anche gettare via quelle quarantotto ore, cancellare il tuo nome, toglierti da qualsiasi mezzo che possa ricordarmi te. Potrei farlo, certamente.

Solo che non posso.

Non posso perché mi piace in un certo senso star male per te, e questa è una forma di masochismo superiore a mio parere. Soffro perché non posso averti, soffro perché tu sei lontano, ma al contempo sono felice che sia riuscita a guadagnarmi un posto nella tua bella memoria o nel tuo bel cuore che non potrà mai ospitarmi cortesemente. E’ frustrante vederti lì e non trovar la forza di rivolgerti la parola, o di chiederti “Ciao, come stai?”; non lo faccio perché non lo voglio fare, perché in un certo senso so che se in questo momento digitassi queste parole tu te ne fregheresti, risponderesti superficialmente. E non è nemmeno giusto che io stia qua a far finta che vada tutto bene, a fingere di star tranquilla quando vedo che lentamente la mia vita sta andando a rotoli.

Non è solo questione di scuola, in cui mi sento frustrata e non apprezzata; non è solo questione che mi sento nervosa per la mia famiglia che mi porta ad istinti violenti; è più che altro vedere le uniche persone che amo vivere lontane da me e saper che dovrò aspettare un certo periodo di tempo prima di rivederle. E non parlo solo di migliori amici che so che stanno bene anche senza di me, parlo soprattutto di te, perché questa cosa è nata solo per te: nella speranza che tu non la legga, che tu non apra questa pagina, e la certezza che tu la ignorerai, considerandola solo un ennesimo tentativo per farmi notare ai tuoi occhi. Non voglio che tu legga quanto non sia brava a scrivere, e non voglio nemmeno che tu veda quanto sia debole e quanto non sia capace a mentirti. Ho perfino paura a scrivere, se devo essere sincera. Ho paura di venir giudicata agli occhi altrui, o dai tuoi di occhi.

Perché un po’ i tuoi occhi mi piacciono: sono carini, sono grandi e quando li guardavo mi sentivo felice, soprattutto quando li posavi su di me. Magari lo facevi anche per prendermi in giro, ma erano comunque una fonte d’allegria che mi colpiva in pieno stomaco. E ora, sono già passati un mese e un giorno dal nostro speciale arrivederci: è da circa trentun giorni che non li vedo, i tuoi occhi. Così come il tuo viso, o il tuo corpo in generale. E se posso rallegrarmi guardando qua e là le tue foto ogni tanto, non è comunque la stessa cosa, sai? Mi sarebbe piaciuto rimanere lì, vederti ancora, e non averti detto un arrivederci così forzato, che ti ha trascinato in una cosa forse più grande di te.

Non di me, ma di te.

Insomma, siamo davvero sicuri che tu volessi una cosa del genere? Ti prego, o tu che stai leggendo, o Tu, destinatario della lettera, non rispondere subito. La risposta la so solo io ed è prevedibile. Ma non sarò di certo io a dirla. Voglio che Tu rifletta un momento, e prima che tu possa dare la tua risposta definitiva, legga questo pezzettino di vita, una cosuccia che ho fatto e di cui non mi pentirò mai. La cosa in cui l'ho trascinato contro la sua voglia.

Eravamo sul treno, io so di per certo che stavo per scendere... stavo per dirgli addio sul treno. O un arrivederci, dipendeva comunque da tante cose. So solo che mi son detta che una cosa così bella, vissuta in due miseri giorni…. non poteva finire come se nulla fosse. Io mi sono girata, sono corsa verso di lui e gli ho dato un bacio sull'angolo della bocca; "Ciao" gli ho detto. Poi senza pensarci gli ho messo le mani sulle guance e gli ho stampato un bacio. Persone dicono che ha sgranato gli occhi. Io gli ho chiusi. Non volevo vedere la sua espressione imbarazzata, arrabbiata, non volevo vederlo, tutto qui. Non volevo vederlo mentre in quel momento lo stavo trascinando in quell’affetto che era nato per caso. L’avevo obbligato, e me ne dispiaceva. Quando mi sono staccata e l'ho riguardato avrei voluto piangere e restare lì, ma poi ho seguito il buon senso e sono scesa. Dal finestrino gli ho mandato un bacio volante buttando fuori la mia maschera più bella: ho fatto finta che non fosse successo nulla, un po’ come nei film. Se vi dicessi che avrei voluto correre dietro al suo treno -con magari nella testa una canzone strappa lacrime-, o restarmene ferma, o risalire sul treno avrebbe avuto importanza? No. Perché è ovvio che avrei fatto comunque qualcosa. E in effetti qualcosa di strano, l’avevo proprio fatto. Gli avevo mandato un bacio volante, un gesto carino, piccolo e amorevole. Ma tanto carino nella mia testa non era. Se gli altri lo avevano interpretato con un “Che teneri!” nella mia testa era un “Mi dispiace di averlo fatto, avrei solo voluto non essermi infatuata di te in questi due giorni."
E sai quel è la cosa peggiore, o Tu destinatario della lettera? E’ che tu non l’avevi e non l'hai ancora capito. Sebbene tu me l’hai ricambiato quel bacio, o entrambi i baci, non ci hai dato la giusta importanza. A nessuno dei due che ti ho dato nell’arco di cinque minuti. O forse ce l’hai data, l’importanza. Ma da quel che ho potuto constatare, non è che te ne sia fregato più di tento, caro Tu destinatario della lettera. Perché io quella scena la rivivo tutti i giorni, ogni volta che ho le cuffie nelle orecchie, ogni volta che m’imbatto nel tuo nome che mi sta per davvero perseguitando. Ma tu… no.

Se hai detto che, Tu che stai leggendo, il destinatario di questa lettera non era pronto ad una cosa del genere, hai la mia stessa testa. E non dovresti nemmeno andarne fiero, o Tu che leggi. Tu, invece, destinatario della lettera non ti sei neanche posto il problema, vero? O forse sì. Chi lo sa. So solo che in questo preciso momento mi sento smorta, mi sento come se mi avessero portato via una cosa di fondamentale importanza.

La dignità.

Mi sento proprio una persona senza dignità, che per te farebbe qualsiasi cosa e che non si rispetta. Farei di tutto per rivedere i Tuoi di occhi; farei di tutto per risalire su quel treno e rivivere quel momento per sempre. Caro Tu, Caro Amore mio, o Caro Tu che ti dimenticherai presto di me sappi solo che mi dispiace di averti trascinato in qualcosa più grande di te. E la cosa che più lascia dispiaciuta sai qual è? Che sebbene io abbia sbagliato, sebbene io abbia preteso le tue labbra, il tuo cuore o che altro c’è di Tuo di bello in questo mondo…

Lo rifarei. Mille volte, io lo rifarei. Sempre e comunque. Non cancellerei quel bell’errore, sai Caro Tu destinatario della lettera?

Forse ti dimenticherai del mio nome, del mio volto, di tutte le cose belle che abbiamo fatto in quei due giorni.

Ma non potrai cancellarle. Come io non potrò cancellare il tuo nome, il tuo volto, o tutte le cose belle che abbiamo fatto in quei due giorni.

Mi dispiace averti fatto del male baciandoti.

La colpa non è mia, ma di tutte quelle canzoni romantiche, deprimenti e strappa lacrime che sento, che mi fanno fare i viaggi mentali.

Forse non lo sai, Caro Tu destinatario della lettera, ma sono una ragazza romantica.

   
 
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