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Autore: Phoebus    29/10/2012    0 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“do…dove sono?” – aprì a malapena gli occhi, ritrovandosi in una stanza quasi del tutto spoglia, circondata da alcuni suoi soldati e tre ragazzi che a prima vista non riconobbe.
 
Era mattina; il cielo non era limpido e faceva già freddo.
 
“Comandante siete viva! Sia lodato il cielo!” – Sert fu felicissimo di vedere che Julia stava bene e lentamente riprendeva conoscenza! Credevano tutti che stesse per morire, ma appena la sentirono parlare si risollevarono sospirando.
 
“Sert…-chiuse gli occhi come per fermare il forte bruciore che sentiva nel fianco-…sei sempre il solito…ti…ti ho chiesto dove sono.”
 
Il giovane soldato stava per rispondere al suo Comandante rinvenuto quando, di corsa, Lena lo superò sedendosi accanto a Julia, che giaceva a letto ben coperta fino al petto e…istintivamente le prese la mano.
 
 
 
 
 
Lena: “Julia…come ti senti? Che sollievo vedere che ti sei ripresa…comunque…-la guardava felice negli occhi, come se ci fossero solo loro, come se il resto fosse scomparso-…sei nella mia stanza, questa è casa mia e di mia madre…ho voluto portarti qui ed è stata proprio mia madre a medicarti la ferita con delle erbe…”
 
Appena sentì la parola “erbe” gli occhi della mora si aggrottarono in un’espressione non proprio gioconda.
 
Julia: “erbe??? Ma è vietato!!”
 
Lena: “sì, ma sono sicure e ti hanno aiutato…” – la rossa cercava di rassicurarla e di farle capire quello che era successo, ma come sempre se Julia si intestardiva diventava impossibile anche parlarle.
 
Julia: “non avreste dovuto toccarmi con quelle cose.”
 
Lena: “avresti preferito morire forse? Era l’unico modo per disinfettarti!”
 
Julia: “non dovevi farlo e basta! È stregoneria questa! –una fitta la travolse-…accidenti…”
 
Lena: “stregoneria o meno ti ha salvato…e potresti dimostrare anche un briciolo di gratitudine a volte…ma certo…dimenticavo che tu vieni dalla nobiltà, non ti è permesso ringraziare o comprendere chi è sotto di te…e io che mi ero quasi illusa di…”
 
La mora la guardò curiosa e tenebrosa allo stesso tempo, restando sempre seria e fredda.
 
Julia: “di…?!”
 
Lena: “lascia stare. – e si alzò, dirigendosi verso la cucina-…appena starai meglio potrai andartene tranquillamente e se hai fame non hai che da chiedere. Ti lascio con i tuoi soldati…”
 
Salutò quei militari così ubbidienti e gentili e se ne andò infuriata dalla stanza; non riusciva proprio a capirla a volte. Non si spiegava come ragionasse, né tanto meno “se” ragionasse! Anna e Giacomo la seguirono silenziosi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sert: “ehm…Comandate…non credete di aver esagerato un po’? Del resto quella giovane vi ha curata…”
 
In tutta risposta Julia lo guardò così male che egli abbassò lo sguardo spaventato e si sentì proprio misero.
 
Julia: “non vedo perché avrei esagerato! E poi spiegatemi una cosa voi tre! – si rivolse anche agli altri due soldati che erano con Sert -…cosa ci faccio qui?! Perché non mi avete portata a palazzo? Come ci sono giunta qui?!”
 
Uno dei due prese la parola, rispondendo al superiore leggermente adirata.
 
Soldato: “vedete Comandante…quando siete svenuta per il dolore, quella giovane con i capelli rossi vi ha vista ed è corsa da voi…abbiamo cercato di persuaderla a lasciarvi stare, tanto vi avremo riportata a palazzo e lì vi avrebbero curata, ma nulla…non ha voluto sentire ragioni e così insieme e quei due suoi amici, vi ha portata qui e vi ha curato la ferita…”
 
Sert: “ora dovete aspettare che cicatrizzi, non ci vorrà molto ma era un bel colpo…e se non fosse stato per la madre di quella giovane non so se ce l’avremmo fatta noi…”
 
Julia non rispose stavolta.
 
Non aveva immaginato che Lena potesse essersi preoccupata così tanto per lei; si conoscevano appena e anzi, avevano solo litigato prima di allora. E ballato…
 
Sì, il sorriso di quella ragazza era il ricordo più dolce che aveva della sera prima. Il più prezioso.
 
Ora capiva e…pur non volendolo ammettere, si sentiva un po’ in colpa verso quella giovane che aveva avuto solo la colpa di preoccuparsi per lei.
 
Aveva sbagliato tutto…non avrebbe dovuto reagire a quel modo solo per delle stupide erbe, come faceva ad essere sempre così meschina e irascibile…
 
Se lo chiedeva anche lei.
 
 
 
Soldato: “Comandante noi ora dobbiamo tornare a palazzo; vostro padre sarà in pensiero per voi…cosa dobbiamo riferirgli?”
 
Julia: “ditegli che tornerò presto per discutere di quel piano di cui mi parlava…e dite agli altri che sto bene, non c’è bisogno che si preoccupino.”
 
Soldato: “agli ordini! Riposate e riprendete le forze…abbiamo bisogno di voi…”
 
Julia: “Sert!” –lo chiamò energicamente.
 
Sert: “dite Comandante!”
 
Julia: “dì a mia sorella Ester che non è colpa sua per quello che mi è successo e che la prossima festa la passeremo insieme tutta la sera…” – sapeva che Ester si sarebbe incolpata per quello che le era successo, ma non ne aveva nessuna colpa.
 
Sert: “sarà fatto.” –e, salutandola uscirono dalla stanza e dalla casa per incamminarsi verso il palazzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Intanto nella stanza accanto a quella dove giaceva debole Julia, una discussione molto accesa di animava sempre di più…
 
 
 
Ferdinand: “adesso le metto le mani addosso! Una volta per tutte! Così vede con chi ha a che fare! Quella bastarda signorile del cavolo!” –era arrivato da poco, dopo aver saputo dell’ospite a casa di Lena.
 
Anna: “ma cosa stai dicendo? Sei forse impazzito? Julia è stata ferita, lasciala perdere…”
 
Ferdinand: “Julia?!?! Julia!!! Cos’è adesso anche tu Anna stai prendendo confidenza con quell’arrogante presuntuosa?” –naturalmente era una frecciata per qualcun'altra. Qualcuna che in effetti…era diventata molto confidenziale con Julia.
 
E lo capirono bene…
 
Lena non voleva immischiarsi, stava ancora pensando alle risposte superbe e poco delicate della mora, c’era rimasta male…
 
Ferdinand: “tu non hai niente da dire? – si avvicinò alla rossa e la costrinse a guardarlo. -…come fai Lena…tu…proprio tu…ad avere a che fare con certa gente? Non ricordi come tratta il nostro popolo? Non ricordi come ci umilia tutti i santi giorni??”
 
Julia: “ah si?” – sbalorditi si voltarono tutti alla porta all’udire quella voce. La mora si era alzata dal letto, appena sentì che stavano parlando rumorosamente di lei, e non troppo bene.
 
Ora era lì, poggiata al muro e con sguardo fiero scrutava quel gruppo; aveva rimesso la camicia ancora rossastra della sera prima, sporca del suo stesso sangue e, con una mano, si teneva la ferita medicata da poco.
 
Lena provò ancora quella stessa emozione serrarle la gola; Julia se ne accorse e anche a lei si riempì il cuore.
 
Ferdinand: “ah eccola l’impavida paladina della giustizia! Qual buon vento vi ha portato a difendere la vostra gente ieri sera? Non sarete mica impazzita? O forse l’amore vi ha dato alla testa…Voi che non badate ad altro che a voi stessa…alle vostre ambizioni, ai vostri soldi, al vostro potere…”
 
Julia: “basta una mia parola e tu finisci nelle prigioni di quel palazzo che a gran voce vai maledicendo. E ti assicuro che starci da prigioniero non è proprio piacevole, quindi sta zitto.”
 
Il ragazzo non ci vide più dalla rabbia e sferrò un pugno potentissimo al volto della giovane, che cadde a terra, ma che subito dopo si ridestò, anche se a gran fatica.
 
Giacomo: “tu vieni con me Ferdinand! – prese l’amico per il braccio -…Anna accompagnami per favore…Lena ci vediamo presto, credo di dover parlare un po’ con il tuo spasimante. Forza andiamo spavaldo!” –e così dicendo se ne andarono, tra le mille imprecazioni di Ferdinand.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rimasero sole. Per la prima volta completamente sole.
 
Julia si rialzò e si mise a sedere sulla prima sedia che trovò, reggendosi sempre il fianco. La camicia in quel punto stava diventando sempre più impregnata di sangue.
 
“vado a chiamare mia madre, non vorrei che si fosse riaperta la ferita, lei sa cosa fare…”
 
“aspetta…Lena perdonami per prima io…io non volevo trattarti in quel modo…ti chiedo scusa…”
 
 
 
Il silenzio le avvolse come un manto.
 
Fuori aveva iniziato a nevicare, si potevano vedere dalla finestra i fiocchi leggeri che scendevano dal cielo scuro e pieno di nubi…
 
 
 
“tieni…ti ci vuole qualcosa di caldo…” – Lena le porse una tisana per riscaldarla, faceva davvero molto freddo e il camino era spento, perché non avevano legna.
 
Poi si sedette accanto alla mora, che intanto aveva iniziato ad assaggiare quell’infuso…
 
“grazie…per tutto…” – e poggiando la tisana sul tavolo prese senza timore le mani della rossa, portandosele sul cuore.
 
 
 
“Julia…perché…perché mi sento morire quando…quando mi sei così vicina…perché…” –erano sempre più attratte…le labbra si sfioravano ripetutamente ad ogni parola, il cuore sembrava voler uscire , squarciando il petto.
 
“perchè io voglio darti quello che ho di più prezioso…la mia anima…-e si avvicinò ancora, facendo poggiare le mani di Lena sul suo petto, e lei le prese il viso accarezzandolo piano…-…prendimela…sradicamela da dentro…e io sarò felice…”
 
Non resistettero oltre e si baciarono…per secondi interminabili.
 
Lena si stava abbandonando a quel bacio, a quell’euforia di sensi e di cuore che sentiva…era come morire e rinascere…come toccare il cielo e sentirne l’immensa vertigine…volare e distaccarsi dal mondo…
 
In un bacio c’era tutta una vita…una vita che fino ad allora non era valsa la pena di vivere.
 
Julia affondò le mani in quei bellissimi capelli ramati mentre continuava a baciarla e perdersi, in lei.
 
Quando si distaccarono, continuarono a guardarsi negli occhi…senza troppe parole.
 
I respiri erano affannati e labili…fu Lena a tranquillizzare l’altra stavolta con un altro piccolo bacio. Piccolo e dolce…
 
“se solo potessi mostrarti il caos che ho dentro adesso…” – e sorrise, mentre non riusciva a staccarsi da quell’abbraccio.
 
“sapessi quello che ho io!” – stavolta scoppiarono a ridere!
 
Erano diverse, eppure così uguali…lontane nel modo di vivere, di comportarsi…eppure legate da quell’immensità…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Passarono la mattina coccolandosi e conoscendosi sempre di più ad ogni nuovo bacio, ad ogni sorriso.
 
Finché la madre di Lena rientrò per pranzare con la figlia e con quell’ospite inaspettata, ma gradita.
 
Teresa: “ben rivista Duchessa, come state?” – accennò un inchino, ma le riuscì male non essendo abituata a farne.
 
Julia: “alzatevi vi prego! Non dovete certo inchinarvi a me…sono io che devo abbassarmi e ringraziarvi per quello che avete fatto per me. Mi avete salvato la vita, non lo dimenticherò. Vi sarò debitrice a vita.”
 
La madre della rossa sorrise e avvicinandosi a quella singolare ragazza, la guardò piacevolmente e maternamente la accarezzò in viso, rincuorandola.
 
Si misero poi a tavola e mangiarono insieme, tutte e tre. Julia aveva davvero fame! E divorava qualsiasi cosa! Era un’inguaribile mangiona! Lena rideva guardandola così, e anche la Tersa non si tratteneva!
 
Teresa: “Duchessa…perdonate la nostra povertà e se…questo semplice piatto non si addice ad una persona come voi…” – era realmente dispiaciuta di non avere di meglio di offrire all’ospite.
 
Julia: “non dovete nemmeno pensarla una cosa simile! È tutto delizioso! E un ambiente accogliente e caloroso, come la vostra  famiglia rende tutto ancora più buono…”- mangiò un altro boccone.
 
Teresa: “vi ringrazio Duchessa…”
 
Poi la giovane mora si fermò a pensare un attimo, a quell’appellativo…a quanto non le appartenesse in realtà.
 
Julia: “sapete, siete l’unica che…mi chiama con quel titolo…io non lo sento nemmeno mio…”
 
La compagna, seduta al suo fianco, sentì il leggero dolore che provava e le prese la mano.
 
Lena: “ma ti spetta di diritto…e poi sei la primogenita no? Insomma la futura governante!” – sorrise spontanea.
 
Julia: “non governerò niente. Andrà tutto a mio fratello, io e mia sorella Ester non avremo nulla. Ma non è questo che mi preoccupa. Io ho il mio arco e il mio carattere forte, lei…lei non so cosa avrà nel futuro e poi…Spoleto deve…deve essere protetta…”
 
 
 
La rossa capì che c’era un pensiero che l’affliggeva, ma non le chiese quale fosse…sapeva che non gliel’avrebbe rivelato. Forse era ancora presto per chiederle della sua vita, di quello che sarebbe stato di loro…forse Julia non voleva porsi ora certe domande.
 
Avrebbe aspettato…l’importante era poterle stare accanto…
 
L’importante era poterle appartenere, sfiorarla e vedere che stava bene…
 
 
 
  
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