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Autore: Annabell Lee    29/10/2012    0 recensioni
Sarah e Cassandra vivono in un piccolo paesino dove niente è privato, dove tutti sanno e nessuno parla, dove tutto ciò che fai viene criticato e valutato. Sono due ragazze che si considerano come sorelle, diverse sia per aspetto, carattere, classe sociale e situazione familiare, ma nel loro mondo riescono a trovare un equilibrio. La storia si svolge su due piani temporali: sei anni prima della loro "fuga" e sei anni dopo. Un evento le ha fatte partire di nascosto e , contro ogni aspettativa, un evento le ha fatte tornare. Ma cosa è cambiato durante la loro assenza? Cosa è successo a Max e a Tommaso, i rispettivi ragazzi delle due ragazze? Come prenderanno il ritorno di Cassandra e Sarah? E le ragazze decideranno di rimanere o se ne andranno nuovamente?
Alla mia Cassandra.
Le cose tra noi non sono andate, purtroppo,
come per le due protagoniste.
Nonostante questo, nonostante tutto quello
che è successo, continuo a volerti bene,
e continuerò per sempre, credo.
Questo scritto è l'ultima cosa che ti devo,
poi guarderò sempre e solo in avanti.
Sei stata l'unica persona che io abbia considerato
come una sorella.
Ti auguro ogni bene.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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6 anni prima

Il sole era sorto da un po', quando Sarah aveva accostato la Punto bianca al marciapiede, di fronte al palazzo di Cassandra. Erano le 5. Le aveva detto che sarebbe partita alle 5 e 10. Cassandra aveva dieci minuti per decidere se andare con lei oppure no, poi avrebbe messo in moto e non sarebbe più tornata.

Sarah si posizionò gli occhiali da sole sopra la testa e si guardò intorno. Il paesino in cui aveva abitato per tutta la vita stava ancora dormendo. Tempo mezz'ora e si sarebbe sentito il profumo del pane appena fatto in tutte le vie e Sergio avrebbe aperto il bar per incominciare a preparare i suoi buonissimi cornetti con l'aiuto di sua moglie, Marianna. A quel pensiero Sarah sorrise. Forse quei due vecchietti sarebbero stati gli unici a mancarle. Loro e Alice, la sua dolce sorellina dodicenne. Era stato uno strazio doverla lasciare, ma non ce la faceva più. Non riusciva più a vivere in casa sua, sotto le continue critiche di sua madre e la lente di ingrandimento di sua padre. Anche il paese era diventato opprimente. Non riusciva più a respirare. Alice però aveva capito. Forse era l'unica che riusciva a capirla sul serio. L'aveva aiutata a preparare la borsa con lo stretto necessario e le aveva preparato dei panini per il viaggio. Poi, prima che Sarah uscisse dalla finestra, l'aveva abbracciata e le aveva sussurrato nell'orecchio che le voleva bene e che non si sarebbe dovuta dimenticare assolutamente della sua sorellina. Solo il cielo sa quello che Alice avrebbe dovuto affrontare dopo che i loro genitori si fossero accorti della scomparsa della “parassita inutile che non aveva mai fatto nulla di buono da quando era al mondo”.

Sarah si guardò nello specchietto. Aveva raccolto i suoi capelli castano chiaro in una coda frettolosa. Aveva la fronte contratta e gli occhi blu cerchiati da profonde occhiaie e le guance arrossate e irritate per il suo inutile tentativo di asciugare le lacrime che erano sgorgate tutta la notte con la manica del pigiama. Spostò l'attenzione sul suo orologio. Un minuto. Sessanta secondi e poi sarebbe partita. Passato anche quell'ultimo minuto, Sarah stava per mettere in moto, quando la portiera dal lato del passeggero si aprì ed entrò in tutta fretta Cassandra con un borsone, che gettò immediatamente sui sedili posteriori.

<< Peggio di un orologio svizzero.>>, esclamò lei, girandosi verso Sarah, << E lasciatelo dire: hai un aspetto orribile.>>

Sarah la guardò sorridendo. Indossava il suo immancabile giubbotto di pelle nera e gli anfibi neri ormai consumati. I capelli ondulati di colore corvino le ricadevano scomposti sul viso e gli occhi scuri erano cerchiati di nero.

<< Anche tu non sei da meno.>>, la rimbeccò Sarah, << Sembra che tu abbia fatto a botte con qualcuno.>>

Cassandra sorrise in modo ironico.

<< Pensavo non saresti venuta.>>, aggiunse poi Sarah.

Cassandra appoggiò i piedi sul cruscotto, incrociandoli.

<< E lasciare la mia migliore amica gironzolare per tutta Europa da sola? In balia di tutti i pericoli che si nascondono dietro l'angolo? Mai. La principessa Sarah ha bisogno di una guardia del corpo.>>

Sarah sorrise e porto gli occhiali da sole al suo posto.

<< Come hai...?>>, chiese riferendosi al modo in cui la sua amica aveva lasciato casa.

<< Ho lasciato un post it sul frigorifero.>>, rispose Cassandra con noncuranza, << Non cercarmi, addio. Più eloquente di così. Spero solo che mia madre lo legga prima che il troglodita lo scambi per qualcosa con cui pulirsi la sua faccia da culo.>>

Lasciare casa per Cassandra, nonostante le apparenze, era stato più duro. Lei voleva molto bene a sua madre. Le era sempre stata accanto da quando suo padre aveva deciso di ingravidare un'altra, divorziare e rifarsi una vita dimenticandosi della sua famiglia. Filava tutto liscio, a parte qualche ritardo per l'affitto a causa delle spese per la scuola di ricconi, il liceo classico del paese, fino a quando sua madre non aveva portato in casa quel troglodita parassita del suo nuovo compagno. Il suo unico obbiettivo nella vita era quello di bere birra davanti alla televisione. Di lavoro non se ne parlava minimamente. La sera prima Cassandra aveva messo all'angolo sua madre e le aveva imposto di rinunciare a uno dei due: o lei o quell'ammasso di grasso informe. Non aveva ricevuto nessuna risposta se non il silenzio. Delusa e arrabbiata, quella mattina aveva preparato in tutta fretta una borsa con le sue poche cose e ora eccola lì, nell'auto della sua migliore amica.

<< Tu, invece?>>, chiese Cassandra a Sarah.

<< Io ho scritto qualcosa in più.>>, rispose,<< Non cercatemi. Vi ridarò fino all'ultimo centesimo che avete speso per me. Addio. Vi auguro di andare all'inferno. Firmato: la parassita.>>

Cassandra alzò le sopracciglia, sorpresa.

<< Che linguaggio scurrile, signorina Sarah.>>, la canzonò, << Da un futuro avvocato, o medico, non me lo sarei mai aspettata.>>

<< E' la tua compagnia che mi ha portato sulla cattiva strada.>>

Le due ragazze risero.

<< A soldi come stiamo?>>, chiese poi Cassie, tornando seria, << Io ho solo 450 euro.>>

<< Io circa 700.>>, disse Sarah.

<< Hai ripulito il vecchio.>>

<< Stai scherzando? Se lo avessi veramente ripulito ci potremmo permettere una macchina migliore di questa Punto.>>

<< A proposito, come l'hai avuta la macchina.>>

<< Mi ha aiutato Max.>>, rispose Sarah, cercando di nascondere la tristezza e il nodo che si era formato in gola e minacciava di strozzarla.

Cassandra le posò una mano sulla spalla.

<< Partiamo?>>

Sarah annuì.

<< Non sei curiosa di sapere come è andata la maturità?>>, chiese poi mentre la sua amica metteva in moto e si posizionava sulla strada.

<< Servirebbe a qualcosa?>>

<< No, hai ragione.>>

Si fermarono a un incrocio.

<< Allora, da che parte andiamo?>>, chiese poi Sarah.

<< Verso sud?>>, propose Cassandra.

Sarah assentì.

<< Sono pienamente d'accordo.>>

Le due ragazze trattennero il respiro fino a quando la Punto non superò il segnale bianco con la barra rossa.

Solo allora ricominciarono a respirare.

  
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