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Autore: detoxIretox    29/10/2012    6 recensioni
Ecco cosa succede quando Luka alza un po' il gomito durante una serata al pub, e il povero Len con la sua sfortuna orribile diventa vittima del suo stalking selvaggio.
[...]
«Adesso basta! Passiamo alle cose serie» strepitò Rin. «Non vorrei farmi gli affari vostri, ma pare che tu ti sia data da fare con mio fratello.»
«Ripetimelo con un tono di voce più basso e forse farò finta di aver sentito.»
«Oh, eccome se hai sentito» ammiccò la bionda, applaudendo deliziata. «Ci avete dato dentro, ieri sera, eh? Coraggio, voglio i dettagli truculenti. Non me ne andrò di qui finché non mi avrai raccontato ogni particolare.»
Luka, per tutta risposta, indicò la porta con calma glaciale. «Fuori.»
«Ahimè, Luka è tornata» commentò Miku con un’alzata di spalle sportiva.

Attenzione: l'idea originale non è mia. Troverete il link del video al quale mi sono ispirata alla fine della OS.
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Len Kagamine, Luka Megurine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This is what happens when Luka gets a little bit “tipsy” after a night in a pub,
and poor Len with his horrible luck runs into her crazy stalking.

 

La porta si spalancò all’improvviso, permettendo al freddo invernale di contaminare il calduccio del salotto. Len si tirò la coperta fin sul naso per proteggersi dal gelo improvviso. Il vento pungente soffiò con violenza.
«Luka, chiudi la maledetta porta!» sbraitò il ragazzo.
Ma Luka non obbedì, o almeno non subito. Ancor prima della sua voce giunse una puzza di alcol degna di un ubriacone incallito di ritorno dall’osteria, cosa tanto inusuale in quella casa che spiazzò Len ancora di più di quanto non fecero le parole: «Oh, Lenny! Non essere cattivo con Luka-sama. Non ordinare le cose a Luka-sama. È Luka-sama che ordina le cose.»
«Se non sapessi che sei astemia direi che hai alzato il gomito un tantino troppo»azzardò Len.
Luka entrò subito nella sua visuale, mettendosi davanti allo schermo della TV come se avesse calcolato al centimetro i passi da fare. «Non so perché fossi astemia. L’alcol è buooono!» fece, con voce infantile. «Luka-sama ti ordina di spostarti e farla sdraiare sotto le coperte calde vicino a Lenny.»
Quasi contemporaneamente una ventata di alcol densa come nebbia investì Len, stordendolo. «Ah, non pensarci nemmeno. Adesso Luka-sama va in bagno a vomitare e poi si fa una bella dormita. Domani chiameremo Meiko e le chiederemo come smaltire i postumi della sbornia, va bene? Buonanotte» concluse con secchezza.
Luka arricciò le labbra. «Lenny non si sposta» osservò, con serietà imperturbabile. Così, senza né una parola né tantomeno avvertimento, si gettò sul divano con la delicatezza di un rinoceronte imbizzarrito, e gattonò in direzione di Len.
Sorpreso, lui fece un balzo indietro, permettendole di conseguenza di raggomitolarsi di fianco al suo corpo e sfregare le mani fredde sul suo petto per scaldarsi.
«Mmmh. È tutto così morbido e caldo qui sotto. È molto, molto caldo. Fuori faceva molto freddo» miagolò la donna, con una vocina da bambina che, da quando convivevano, Len non le aveva mai sentito fare nemmeno per scherzo. Anche perché Luka non aveva mai dato segno di conoscere alcuna parola che si relazionasse con il termine “scherzo”.
«Già, immagino» si limitò a rispondere.
Fu solo dopo qualche secondo di silenzio che Luka si rese conto di un rumore fastidioso che le faceva girare la testa. Si voltò nella direzione in cui proveniva, e il suo sguardo incontrò lo schermo della TV. Fece tanto d’occhi, come se non ne avesse mai vista una in vita sua.
«Che programma guardi, Lenny?»
«Oh, non è un programma. È un film che, non avendo niente di meglio da fare, mi sono messo a guardare. Non so nemmeno di che parli.»
«E sei qui tutto solo soletto?» cinguettò Luka.
«Be’, praticamente sì, ma non tecnicamente» rispose Len, affilando improvvisamente lo sguardo. «Io e Rin avevamo in programma di annoiarci insieme, stasera, e invece è in camera di Miku a riordinare la sua oscena collezione di peluche.»
«Ti va di fare sesso?» chiese Luka.
«E dire che annoiarsi da soli è così noios- aspetta, che?»
Luka gli si addossò con più energia, facendolo balzare su come un salmone. Ma lei gli mise le mani sulle spalle e lo sbatté contro i cuscini. Fu in quel momento che Len realizzò che i palmi della coinquilina aderivano alla maglietta del suo pigiama con le banane, e si maledisse mentalmente per esserselo messo addosso proprio quella sera. Come se la posizione e l’alcol non bastassero per dare a Luka cattive idee... «A me andrebbe tanto di fare sesso» disse lei, mordendosi il labbro. «Tu sei sempre stato tanto carino. Un po’ giovane, ma chissenefrega.»
«No, Luka, no, da brava.» Len cercò di alzarsi, ma Luka lo sovrastava. Il suo sghignazzare birichino gli fece rizzare i capelli sulla nuca. «Stai giù, non... ehi! Oddio. Quanto pesi... Luka... mi stai schiacciando lo sterno!»
La risata le si spense sul volto. Luka assunse un’espressione strana, quasi famelica, e lo guardò fisso. «Dio, è così eccitante» mormorò.
«Cosa!?» Len divenne di tutti i colori dell’arcobaleno. «No! Non volevo essere eccitante! Oddio... RIN...!»
Al suono di quel nome, Luka sbuffò, crollando sul petto di Len e mozzandogli il fiato in gola. Quando compiva gesti di quel genere non era molto positivo il fatto che il suo seno fosse - come lo definiva Miku, comparandolo tristemente al proprio - tanto generoso. «Uffa. E ora perché chiami Rin? Vuoi sempre Rin, stai sempre con Rin, vuoi tanto bene a Rin... è per colpa di quella bionda impertinente che non ti sei mai accorto del mio amore!»
«Oh, Luka, non so cosa provi per me quando sei sobria, ma qualunque cosa sia non si avvicina nemmeno lontanamente all’amore.»
«Sssh. Non parlare.» Gli mise l’indice sulle labbra. «Lascia fare a Luka-sama.»
«Cavolo, mi stai tentando» commentò Len, cercando di sottrarsi alla sua presa, «ma facciamo che ora chiamo Rin e Miku e ti faccio portare via di forza, eh? RIN! MIKU!» chiamò. Il suo tono si stava facendo disperato. «Ma dove diavolo siete quando servite?... Qualcuno! Chiunque! Aiuto...»
Luka scoppiò a ridere. «Come gira la stanza!» esclamò.
«Prego?»
«Ho sempre voluto fare sesso su un letto a dondolo. È una figata...»
E con un tonfo sordo la sua testa cedette contro la cassa toracica di Len.
«Luka? Lu... Luka?» la chiamò lui, scuotendola leggermente. A fatica le alzò il mento con una mano, per vedere le palpebre abbassate e il volto angelicamente composto nella più chiara dimostrazione di sonno degli innocenti che il mondo avesse da offrire. «Addio, si è addormentata» commentò, sollevato. «Ok. Adesso pian pianino togliamo Luka-sama dal petto di Lenny così lui non muore soffocato...»
Prese Luka sotto le ascelle e la sollevò con malagrazia, ribaltandola. Nella delicata operazione di salvataggio, però, perse l’equilibrio e le cadde addosso.
Quando alzò la testa di rese conto di essere nella situazione opposta di poco prima - Luka giaceva supina e lui le stava sopra. Si attardò in quella posizione un po’ troppo a lungo, pensando che metà popolazione giapponese avrebbe pagato per trovarsi al suo posto, e quando si rese conto di aver contemplato quell’immagine un po’ più del dovuto era già troppo tardi.
«Oh mio Dio.» Len si guardò intorno, perché la voce non era quella di Luka. Davanti a loro, a due passi dal divano, c’era Rin, e li guardava con gli occhi allucinati e brillanti di chi ha assunto una dose massiccia di droga. Il ragazzo non fece in tempo a dire niente che lei era partita come una scheggia in direzione delle camere da letto gridando: «Miku, prendi la videocamera! La VIDEOCAMERA!!»
«No! Rin! Non è come sembra!» urlò Len, catapultandosi giù dal divano. «E’ lei... è ubriaca... Rin!...»
Gettò un’ultima occhiata a Luka che, ignara, dormiva serenamente sul divano, e pensò a quanto facesse schifo la vita.
 
Ormai erano le due di notte. Luka dormiva come un angioletto sul divano del salotto. Sembrava essere entrata in un coma profondo, che tuttavia consentiva a Len un attimo di tregua. Chi l’avrebbe mai detto che da ubriaca si sarebbe trasformata in una stalker folle? E lui che pensava che da sobria fosse già sufficientemente spaventosa...
Era quasi riuscito a prendere sonno, quando qualcuno bussò alla porta con ferocia. Len schizzò in piedi come attraversato da una scarica elettrica. Gli sembrò quasi di sentire quei violini inquietanti che, nei film dell’orrore, precedono l’arrivo del pazzo psicopatico che ti taglia le braccia e le pianta in giardino.
«Leeeen! Mi sono svegliata e tu non c’eriiii!» trillò Luka. Il tono suggeriva che le sue emozioni fossero uno strano miscuglio di felicità, tristezza e schizofrenia.
Len indietreggiò, pensando con orrore che la porta non era chiusa a chiave. «Ma non stavi dormendo?»
«Mi mancavi.»
«Vattene a letto!» le ordinò Len.
La maniglia scattò e la porta iniziò ad aprirsi con una lentezza snervante, mostrando una Luka con sguardo vacuo e sognante. «Ci vado a letto, se Lenny viene con me.»
«Lenny non viene!» Il ragazzo marciò nella sua direzione e la prese per le spalle, facendola voltare, trascinandola a forza verso la sua camera. «Domani, quando sarai lucida, faremo un bel discorsino sull’assunzione di alcolici, ti va?»
Tutto ciò che ottenne in risposta fu una risata sciocca e bambinesca. «Che dolce! Lenny è preoccupato per me! Sei così dolce, Len. Allora non ti interessa solo tua sorella!»
«Mi interesserebbe se perseguitasse un altro povero innocente come me» masticò Len tra i denti. Quando fu davanti alla porta della camera da letto di Luka, la aprì e ce la spinse dentro.
«Perché continui a rifiutarmi?» chiese lei, sbattendo i piedi sul posto a mo’ di bambina capricciosa. «Tu mi piaci tanto! Ti voglio!»
Len sospirò, esasperato. «Lascia che ti spieghi come stanno le cose quando sei lucida, ok? Nella realtà, tu non mi sopporti. Perché io metto sempre la casa a soqquadro, sporco i pavimenti che hai appena lavato... e tu, quando mi becchi, mi usi come strofinaccio per ripulire tutto.»
«Ma come potrei? Sarebbe crudele.»
«Lo so. È per questo che lo fai. Perché sei la personificazione del Male. E ora buonanotte. Di nuovo.»
E le chiuse la porta in faccia.
 
Ma liberarsi di lei, quella notte, si rivelò un’ardua impresa. Dopo che Len l’aveva abbandonata nella sua camera da letto, sperando che subisse un altro collasso e svenisse sulla moquette, la vide spalancare la porta e gettarsi sul suo letto. Soffocando un’imprecazione Len aveva deciso che la sua stanza non era più un posto sicuro e l’aveva lasciata definitivamente. Non ebbe il cuore di chiuderci dentro Luka a chiave. Ma la cosa risultò un errore madornale.
Nessun posto in quella casa era sicuro, ormai. Luka lo inseguiva ovunque, senza dare segni di spossatezza. Al contrario, Len era si sentiva stanco morto, e non desiderava altro che un posto in cui farsi cogliere dal sonno e far passare quell’incubo. Aveva persino cercato di chiedere asilo nella camera di Miku - nella quale anche Rin dormiva come un ghiro - ma lei non lo aveva neppure fatto finire.
«Luka è la cosa più pericolosa al mondo, quando si mette in testa qualcosa» disse a mo’ di scusa, la voce che passava attraverso lo stretto spiraglio della porta socchiusa. «Non oso immaginare quanto lo sia una Luka ubriaca. Buona fortuna.»
Così Len si era trascinato in ogni stanza, angolo, pertugio, sgabuzzino della villa per cercare un posto salvo in cui passare quelle ultime ore prima dell’alba. Ma Luka gli stava alle calcagna, e lo trovava ovunque si nascondesse.
«È impossibile! Ma che razza di energia inesauribile hai?» esclamò quando Luka lo sorprese nella vasca del bagno in mansarda, sull’orlo di una crisi nevrotica.
«Si chiama “amore”, Lenny. È la forza dell’amore!»
«Si chiama “sconsigliabile miscuglio di alcol e caffeina”» corresse Len. «Adesso basta giocare al gatto e il topo, Luka, sto morendo di sonno. Abbi pietà di me e lasciami dormire in pace.»
Luka fece una faccia comprensiva. «Ma certo che sì, certo che sì. Fai spazio a Luka-sama.»
Senza più la forza psicologica e fisica per reagire, Len non poté fare altro che lasciarla entrare nella vasca vicino a lui. «Ti lascio stare con me solo se dormiamo, ok?»
«Ogni tuo desiderio è un ordine» pigolò Luka, circondandogli la vita con le braccia. «Lenny?»
«Cosa c’è?»
«Ti amo.»
«Ma che bella notizia. Grazie.»
Il silenzio divenne padrone del bagno. Se soltanto si fosse protratto per una manciata di secondi in più, Len avrebbe fatto in tempo ad addormentarsi come un sasso, e nemmeno Godzilla a quel punto sarebbe riuscito a svegliarlo. Ma il destino volle per lui qualcosa di diverso, perché Luka, improvvisamente e senza apparente ragione, iniziò a piangere.
«La vita è una continua delusione...» gemette. «Non ottieni mai ciò che vuoi anche se ti impegni... perché siamo al mondo? Solo per soffrire e farci del male?»
«Oh no, la sbornia triste no!» mugugnò Len, gli occhi impastati di sonno. «Ci mancavano solo le domande filosofiche alle quattro di notte...»
Luka gli si aggrappò al collo, scuotendolo con forza e piangendo più rumorosamente di prima. «Che cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo?»
«Me lo sto chiedendo anch’io.»
Luka si asciugò la guancia con il dorso della mano, guaendo come un cucciolo ferito. «No, non voglio che anche tu soffra, non lo sopporterei. Ti amo e allevierò il tuo dolore.»
E fu a quel punto che si sporse e cercò le labbra di Len. Lui, stanco com’era, nemmeno fece in tempo ad opporsi. Luka lo spiaccicò contro la parete della vasca e lo baciò appassionatamente, con quello stile di bacio che in molti amano chiamare “alla francese”.
Sul serio. Luka Megurine baciò Len Kagamine alla francese.
Quando il contatto terminò, Luka gli strinse la maglia del pigiama con le banane tra le mani, piangendoci sopra disperatamente. Non si sapeva se fosse un pianto di conquista per essere finalmente riuscito a baciarlo o uno di tristezza per la consapevolezza di quanto la vita fosse ingiusta.
«Mi è piaciuto questo bacio. A te no?» chiese in un mormorio basso, quando si fu calmata.
Ma non vi fu abbastanza tempo per una risposta. Perché finalmente, nell’istante subito successivo, accadde ciò che sarebbe dovuto succedere da un pezzo e che avrebbe evitato un sacco di problemi. Luka gettò la testa all’indietro, inspirò profondamente, e vomitò. Per poi accartocciarsi su se stessa, priva di sensi.
Len fu costretto a riscuotersi con una smorfia. «Santo cielo, Luka...» bisbigliò. «Molto affascinante. Un ottimo metodo per conquistare i ragazzi che ti piacciono. Come no.»
Facendo appello alle poche forze che gli restavano la prese in braccio e la portò a fatica fino in camera sua, dove la adagiò a letto. Strascicò i piedi per i dedali di corridoi della villa fino ad arrivare in cucina, dove riempì un bicchiere d’acqua fresca che sarebbe servita a Luka per la riabilitazione. Fece appena in tempo ad appoggiarlo sul comò che le membra cedettero, il cervello smise di funzionare, e la stanchezza prese il sopravvento. Len si addormentò beatamente sul tappeto.
 
A trovarli il mattino successivo, lui steso sul pavimento con il pigiama tutto sporco e lei debole e smunta che ronfava come una mietitrice, fu Rin. Dapprima si fece certe risate che se le sarebbe ricordate per il resto della vita. Poi le venne in mente la bella idea di sfottere l’amica e il fratello, chiamando Miku e girando un video che di sicuro su NND avrebbe spopolato.
Fu solo dopo un paio d’ore che il lato umano delle due tornò a farsi vivo, e le costrinse a svegliare i poveri ragazzi.
Non appena si era dato un’occhiata allo specchio, Len era corso come un razzo in bagno per lavarsi, chiedendosi come avesse fatto a passare la notte intera in quelle condizioni antigeniche. Luka si era limitata ad alzare la testa e a rimetterla sul cuscino, come se Rin e Miku fossero frutto della sua immaginazione.
«Non pensavo che ti piacesse bere, Luka» fece Miku, porgendole il bicchiere d’acqua che Len le aveva preparato. «Prendi, ti sentirai meglio.»
«Non mi piace bere, infatti.» Luka accettò di buon grado, ingoiando l’acqua con avidità. Per la gola secca e il forte mal di testa fu un balsamo. «Ieri sera facevamo un gioco, o almeno credo. Chi perdeva doveva bere. E io ero, a quanto pare, ero una frana.»
«Adesso basta! Passiamo alle cose serie» strepitò Rin. «Non vorrei farmi gli affari vostri, ma pare che tu ti sia data da fare con mio fratello.»
«Ripetimelo con un tono di voce più basso e forse farò finta di aver sentito.»
«Oh, eccome se hai sentito» ammiccò la bionda, applaudendo deliziata. «Ci avete dato dentro, ieri sera, eh? Coraggio, voglio i dettagli truculenti. Non me ne andrò di qui finché non mi avrai raccontato ogni particolare.»
Luka, per tutta risposta, indicò la porta con calma glaciale. «Fuori.»
«Ahimè, Luka è tornata» commentò Miku con un’alzata di spalle sportiva. Afferrò Rin per un lembo del fiocco. «Andiamo, dai. Ha bisogno di riposo.»
«Va bene, vorrà dire che mi farò dire tutto da Len! Quando è innamorato, quel ragazzo, ha una memoria di ferro!» furono le ultime parole minatorie della giovane bionda, prima che venisse trascinata fuori a forza lasciando Luka sola con il suo martellante mal di testa.
Qualcun altro entrò subito dopo. Luka si era quasi addormentata di nuovo, ma lo sbattere della porta le rimbombò nelle orecchie tanto da farle provare un vero e proprio desiderio assassino alla bocca dello stomaco. Si costrinse ad alzare la testa molto lentamente, e l’immagine della faccia pallida di Len si compose davanti ai suoi occhi.
«Sveglia, bella addormentata. Come ti senti?»
«Come se un tir mi avesse travolto per almeno mille volte» grugnì Luka. «A giudicare dal tuo aspetto direi che la cosa vale anche per te.»
«Ammiro il tuo essere crudele e meschina anche in situazioni del genere.»
«Non adularmi.» Luka si massaggiò la testa, ribaltandosi su un lato. «Posso sapere cosa stava blaterando prima Rin?»
«A proposito di che?»
«A proposito di me che mi do da fare con te.»
Len si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare fino a toccare terra. «Ah, è una storia buffa. Ti farà ridere di sicuro. Ieri sera, dopo essere tornata a casa, mi ha stalkerizzato per l’intera notte. Alla fine mi hai trovato nel bagno della mansarda, mi hai baciato e poi mi hai vomitato addosso.»
«...Non sto ridendo» gli fece notare Luka.
«In effetti non è stato buffo, è stato solo molto... molto... umiliante. E imbarazzante. Ma eri ubriaca, quindi eri scusata» concesse lui, accennando una timida risata. Luka non rispose. Così Len trasse un profondo sospiro e disse, cambiando tono di voce: «Senti, ehm. Dovrei proprio parlarti di una cosa, prima di andarmene. Giuro che poi dimenticheremo la faccenda, è soltanto per chiarire...»
«Annodati la lingua e fai parlare me prima.» Forse Luka si rese conto del tono fin troppo brusco che aveva usato, perché poi gli rivolse uno sguardo di scusa. «Ho un mal di testa atroce e il grande bacile della mia sanità mentale minaccia di traboccare, abbi pazienza.»
«Che devi dirmi?»
«Ascolta» esordì. «Lo so che sei una ragazzo giovane e ti fai certi viaggi mentali, e io sono una bella donna e quelli della tua età hanno l’ossessione di stare con ragazze più mature di loro perché fa figo. Però, anche se magari ho dato l’impressione che tu mi interessassi... la verità è che tra noi non potrà mai funzionare.»
Len credé di aver sentito male, al punto da scuotere la testa come se le orecchie fossero intasate. Luka aveva forse appena implicato, in quelle parole, che fosse stato lui quello interessato? «Aspetta, credo che tu abbia frainteso...»
«No, non complicare le cose, Len.» Luka gli prese le mani. «Stanotte ti sarai anche approfittato del fatto che ero ubriaca, ma ora che sono completamente sobria so quel che è successo. Mi dispiace dirtelo, ma non ha significato niente per me.»
«Scherzi, vero?»
Luka non sembrò cogliere la nota sarcastica nella sua voce. Gli strinse le mani e gliele scrollò con una forza che non ti aspetti da un’astemia reduce da una sbornia cosmica, come se lo stesse spronando a reagire. «Ok, lo so che la prima delusione d’amore è difficile da superare, specialmente se a lasciarti è una come me, ma davvero non c’è alternativa! Se anche tu mi ami, io no. Tutto quello che possiamo fare è essere solo amici, chiaro? È tempo di salutarci. Solo amici.»
«Ma...»
Lei nemmeno lo fece inziare. «Però... non trovi che queste parole suonerebbero bene in una canzone?» fece, gli occhi che brillavano persi sul soffitto. Ma il momento di intuizione fulminante si esaurì così com’era arrivato. «Nah, un pezzo tanto sdolcinato non farebbe mai successo.»
Len batté le palpebre e, rassegnato, concluse con un atono: «Vado di là.»
E così fece.
Rin lo aspettava in corridoio, saltellando con ansietà. Quando vide il gemello arrivare nella sua direzione gli corse incontro, e senza perdere tempo iniziò a sotterrarlo di domande. «Allora? Che è successo? Vi siete baciati? Avete fatto sesso di nuovo? Vi siete messi insieme ufficialmente, quindi? Ora siete una coppia della quale parleranno i tabloid? Potrò farvi da testimone al matrimonio? Darai il mio nome alla vostra prima figlia, vero? In fondo sono la persona più importante della tua vita. Lo farai anche se è un maschio, vero? Rin è un nome bisex...»
Approfittando della pausa che la ragazza fu costretta a fare per prendere fiato, Len la interruppe. «Sei stata tu a mettere in testa a Luka che ero innamorato di lei?»
«Be’, mi sembra ovvio. Avete passato insieme la notte intera. E la stagione degli accoppiamenti si avvicina! Il vostro amore sboccerà come un fiorellino di campo che si piega sotto le intemperie, ma che non si spezzerà mai!»
«Buono a sapersi» fece Len, con un sorriso tirato. «Me lo faresti un favore?»
«Ma certo, mio piccolo fratellino ammogliato!» ridacchiò Rin.
Lui la prese per le spalle e la trascinò fino  alla fine del corridoio. «Stai ferma qui» ordinò.
«Perché?»
«Perché quel punto aveva proprio bisogno di un bel tappeto.»
«E che bisogno c’è che io stia qui?»
«Richiedimelo una volta che ti avrò spiaccicata sulla moquette con il road-roller.»

 


NDA.

1) E fu così che nacque JBF. trollface
2) Il titolo fa schifo, lo so, ok? Non avevo altre idee.
3) Domani è il mio sedicesimo compleanno!! Non so cosa c’entri esattamente.
4) Salve a tutti quanti! Datemi un caloroso bentornato! *passa cartello con su scritto cheers* Lo so che sono mancata per tipo un mese dal sito (e che questo è stato probabilmente il mese più bello della vostra vita), ma per vostra sfortuna ho un sacco di ispirazione ultimamente, e ricomincerete a vedere il mio nome in giro.
Perché torno con una cosa tanto demenziale? Bene bene bene, diciamo che avevo voglia di ilarità, visto che la mia ultima opera sul tema Vocaloid (ancora al sicuro nella mia cartella dei documenti) finisce con un duplice suicidio. 8D
E poi ho scoperto BanzaiPro, ovviamente. Il mio gruppo cosplay preferito, il cui video “Pink & Yellow Forever” mi è servito di ispirazione per questa OS. Non per niente la frase nell’introduzione è una traduzione della descrizione del loro video (?). Vi sarà tutto molto più chiaro adesso:
http://www.youtube.com/watch?v=BK2h9kSobN8&feature=plcp
Un’ultima cosa... chi vuole una fetta di torta e un biscotto? :3
(non sto cercando di corrompervi per convincervi a recensire, nono)
NEWS DELL'ULTIMISSIMO MINUTO! (o almeno, che IO ho scoperto un minuto fa, ma che c'è in giro già da una settimana) SYCHRONICITY 3 - REQUIEM OF THE SPINNING WORLD sta per uscire!!!! Farà parte del nuovo CD di Hito & Yama "EndlessroLL" (su Zerochan potete trovare la cover disegnata da Suzunosuke <3) che uscità il 19 Dicembre!!! Questo sarà il miglior regalo di Natale/compleanno/epifania/anno nuovo/chi-più-ne-ha-più-ne-metta del mondo!!! E poi la data di uscita del CD è strategica. Almeno riusciremo a scoprire come finisce quella dannata saga prima della fine del mondo :,D giuro che morirei felice, è da due anni che aspettiamo :,D
  
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