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Autore: BlondeAngel    29/10/2012    1 recensioni
Era strano essere a Capitol City nonostante tutti i fatti accaduti nella guerra di tanti anni prima.
Non riuscivo a credere che mia madre l'avrebbe permesso, non riuscivo a credere di essere in quella grande stana come tanti anni prima lei...
Era inquietante pensare che nonostante tutto cioè che il passato ci aveva dimostrato fossimo lì
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ormai tanti anni da quando le arene furono distrutte, o perlomeno cosi tutti credevamo.
Il graffiare delle unghie di Ranuncolo sulla finestra mi fece svegliare, senza nemmeno aprire gli occhi gli tirai un cuscino per farlo stare zitto ma nulla. Venne ad accoccolarsi accanto a me ed io in risposta iniziai ad accarezzarlo come ogni mattina facevo.
Non avevo voglia di scendere dal letto, ma la sua voce mi costrinse ad alzarmi dal letto,
-Su Ranuncolo andiamo, mamma chiama.
Con un balzo scese aspettandomi sulla soglia della porta del bagno. Vi entrai e mi feci una veloce doccia, legando in seguito i capelli in una larga treccia, come li teneva sempre mia madre. Di fronte a me un'enorme specchio mi mostrava la mia immagine. Ero una comune ragazza di 14 anni, anche se tutti mi dicevano che ero bellissima io non ci credevo. L'unica cosa che notavo era una ragazzina con i capelli scuri e gli occhi azzurri.
Mi voltai in fretta verso la porta ed andai in camera mia a vestirmi. Ranuncolo come sempre mi aspettava tranquillo sull'uscio, era come se volesse proteggermi..
Una volta pronta scesi le scale della grande casa dove vivevamo nel distretto 12, era nel villaggio dei vincitori, l'unica cosa che mi avevano raccontato era che all'inizio in quela casa ci vivevano solo mia madre, la nonna, e zia Prim, dalla quale avevo preso il nome.
In famiglia nessuno parlava molto di lei, mia madre mi raccontava di come era stata coraggiosa in vita, ma puntualmente ogni volta scoppiava in lacrime, e le braccia di mio padre in un solo istante la avvolgevano per farla calmare.
Una volta in cucina li vidi tutti seduti a tavola intenti a cominciare la colazione
-Prim tesoro, finalmente! Aspettavamo solo te per iniziare a mangiare- Disse mia madre sorridendomi dolcemente.
-Scusatemi mi sono fatta una doccia prima di scendere.
Loro annuirono un secondo e poi tornarono a sorridere. Iniziammo a mangiare mentre io contemplavo in silenzio la mia famiglia.
Katniss Eveerden, mia madre, ancora bellissima come una volta. Il tempo per lei sembrava non essere passato. Lei, cosi bella e dolce, eppure cosi fragile. Si, fragile... Fragile tanto da svegliarsi urlando tutte le notti tormentata da continui incubi.
Peeta Mellark, mio padre, seduto di fronte a mia madre, dall'altra mia parte. Mentre lo guardavo i suoi occhi per qualche istante incrociarono i miei e mi passo un pasticcino glassato, erano buonissimi, come del resto tutto quello che cucinava papà. La mamma a volte lo chiamava ancora il ragazzo del pane per il suo lavoro passato. Presi la pagnotta con un respiro tranquillo, i suoi occhi, specchio dei miei, tradivano l'apparente calma.
Perché apparente? Perché mancava meno di un mese alla vigilia degli Hunger Games e ogni anno tutti i 13 distretti e Capitol City ogni dieci anni organizavano una commemorazione delle vittime. 
Quest'anno era diverso però, c'era un nuovo presidente e nessuno sapeva cos'aveva in mente per la commemorazione.
Spostai gli occhi di fronte a me. Sedut vi trovai mio fratello, Finnick Mellark. Era cosi strano, nonostante fossi io la più grande dei due nessuno riusciva a notarlo. Era alto quasi quanto me, se non poco di più. Biondo e con dei mansueti occhi grigi. Mio fratello era sempre stato un tipo calmo, come me d'altronde.
Ad un tratto lo vidi avampare in una risatina e non riuscii a capire quale fosse il problema finché la mano di mamma non mi scosse leggernebte
-Prim è mezz'ora che ti dico di alzarti- Mormorò preoccupata.
-Mamma che succede? 
-Nulla tesoro mio... E' solo Haymitch che viene a farci visita.- Era una bugia, una lacrima le scendeva lungo la guancia ma cerco subito di mascherarla dicendo a papà di portarci via.
Io incredula lo seguii senza dire nulla stringendo la mano di Finnick.
Lo sguardo incoraggiante di mio fratello era una delle poche cose che riuscivano a rassicurmi. Era l'unico di cui davvero mi fidassi, oltre i nosti genitori naturalmente.
Mi ritorno improvvisamente alla mente anche il ricordo del suo nome. Finnick. L'avevo studiato a scuola, era uno dei vincitori degli Hunger Games ed insieme a mamma e papà era stato uno dei tributi della 75° edizione. Morì durante la guerra, un'altra persona di cui  nostri genitori non volevano parlare.
Primrose, Finnick, Cinna, Rue, Mags...
Tutti quei nomi facevano capolino nel mio cervello mentre ricordavo i miei recenti studi. Inizio a prendermi il panico e il mio battito di colpo accelerò. L'unica cosa ch mi faceva stare calma era usare il metodo della mamma. Riprendere i punti base della mia vita ed elencarli. 
E fu cosi che l'elenco si presento da solo nella mia mente:
Il mio nome è Primrose Mellark, ho 14 anni, mia madre è Katniss Everdeen , mio padre è Peeta Mellark, ho un fratello minore Finnick, voglio un bene dell'anima a tutti loro, non conosco mia nonna, si è sempre rifiutata di vedermi, gli Hunger Games non esistono più, tutte le arene sono state distrutte.
Apri di scatto gli occhi, un orribile pensiero si fece largo nella mia mente. Le arene erano state davvero tutte distrutte? Come facevamo ad esserne sicuri? 
Non feci in tempo a finire di farmi altre domande che zio Haymitch entrò nella stanza dicendo che dovevamo scendere di sotto.
Con passo lento tornammo dalla mamma, era in lacrime, papà si avviinò subito a lei stringendola forte a sè mentre le chiedeva cosa fosse successo. Lei si volto verso me e mio fratello con lo sguardo distrutto e inizio ad urlare e lamentarsi.
Ne io e nemmeno Finnick riuscivamo a capire, non era da lei. Per quanto i gichi e la guerra l'avevano distrutta, non l'avevo mai vista comportarsi cosi di fronte a noi.
Mi avvicinai piano a lei 
-Mamma?
Il mio era solo un sussurro mentre le lacrime cominciavano a farsi largo anche sul mio volto. 
-Prim!- Chiamo Finnick -PRIM- Disse più forte, 
Mi voltai a guardarlo sena capire, ma lui non guardava me, sembrava fissare un punto alle mie spalle, seguii il suo sguardo fino a vedere un'uomo in piedi di fronte a noi.
-Salve ragazzi- Esclamò rivolto a noi due.
Ranuncolo corse davanti a me e inizio a soffiare, era il nostro nuovo presidente. 
Il mio respiro si gelò, non potevo avere ragione, quello che pensavo non poteva esserevero. Eppure i miei peggiori incubi erano divenuti realtà
  
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