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Autore: BellFlower    29/10/2012    3 recensioni
Non so bene cosa fossi prima. Credo di essere stato un essere umano, tanto tempo fa.
Vivo insieme ai miei fratelli, sorelle, amici. Viviamo nella Grande Foresta, protetti dal Grande Spirito, e la notte i nostri canti risuonano tra le foglie rigogliose.
Una piccola storia raccontata da un piccolo spiritello.
P.S: leggete ascoltando un brano della colonna sonora ^^
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho idea di chi fossi prima, o se sono sempre stato così. Forse ero un essere umano, tempo fa.
So solo che da secoli vivo qui, nella Grande Foresta, sempre in compagnia dei miei fratelli, delle mie sorelle, dei miei amici. Siamo felici qui, tra le fronde rigogliose ricche di colori splendenti, protetti dal Grande Spirito, il nostro Dio. Lui non vuole essere visto in un termine così superiore, ma è la verità. 
Il cervo magico, il più forte degli spiriti: è lui che protegge la nostra casa. E' per lui che innalziamo canti la notte, quando si trasfigura nel suo Essere, scuotendo le nostre teste facendole tintinnare.

Gli esseri umani ci temono. Forse è proprio per questo che, giorno dopo giorno, distruggono le nostre case.....
Quando qualcuno ci vede, urla che portiamo sventura, che siamo demoni. Una volta uno di loro mi ha gridato tutto questo e mi voleva anche uccidere, cercando disperatamente di colpirmi con l'ascia; ad un tratto è caduto giù nel fiume e non l'ho più visto. Poverino, io lo volevo solo aiutare a ritornare a casa sua, fuori dalla Foresta.
Poco tempo fa, però, ho incontrato un piccolo essere umano diverso. 
Era grondante di acqua e stava trascinando un altro uomo sulla terra, salvandolo. Io mi sono seduto sulla creatura che lo accompagnava e che assomigliava molto al Grande spirito, guardandolo in silenzio. Quello che aveva appena aiutato, appena mi ha visto, ha cominciato a sbraitare e a tremare.
"Aaaaaaahhh!!! E' uno di loro!!! E' uno spirito!!! Ci ucciderà tutti......" , la sua voce si spense in un mugolio, interrotto da singhiozzi. Incrociai le gambe.
Il piccolo essere umano mi stava guardando con interesse, e intravidi nei suoi occhi color delle nostre corteccie la meraviglia e lo stupore.
"E' un kodama!!" esclamò, felice.
A mio modo gli sorrisi. Quell'uomo non sembrava detestarmi. 
Poi arrivarono alcuni miei fratelli, incuriositi. L'uomo dagli occhi castani ci guardava senza timore, anzi con riverenza. Quell'altro, alla vista di così tanti di noi, tremò ancora di più. "Sono venuti per mangiarci!!! Dobbiamo fuggire!!!"
Il ragazzo lo guardò benevolo, e con calma gli disse: "Stai tranquillo, loro sono amici. Sono Kodama, gli spiriti che albergano in tutti gli alberi. si dice che se ne vedi uno ti porterà fortuna....
Si voltò di nuovo verso di me.
"Potreste indicarci la via per uscire da qui?"
Nei suoi occhi vidi la sua anima. Un'anima generosa, buona, pura. Timidamente mi voltai verso dall'altra parte e girai la testa. Non c'era bisogno che me lo richiedesse.
Mi incamminai con i miei fratelli tra le radici degli alberi, guidando il primo essere umano che, dopo tanti secoli, mi rendeva così immensamente felice.




I miei fratelli stanno piangendo,altri stanno morendo. Gli esseri umani volevano uccidere il Dio della Foresta e ora Lui, cercando una parte di sè, sta uccidendo noi, i suoi figli.
Stanotte non c'è vento, non c'è il fruscio che ci fa tintinnare. Sotto la mia casa, il ragazzo dagli occhi degli alberi e la ragazza lupo corrono, cercando di recuperare la testa di nostro Padre.
Le nostre speranze sono riposte in quelle due creature, alla loro bontà che può far ragionare quegli stolti che pensano solo a sè stessi.
La terra trema. Ho paura. Sento il dolore della Foresta rieccheggiarmi nel mio minuscolo corpo. Poi una chiazza nera che sta distruggendo le nostre case si avvicina a me.
Insieme a quei pochi fratelli che sono con me comincio a cantare, unendo il mio tintinnio ai loro. 
Un ultimo canto per il Grande Spirito, per Ashitaka, per San, per gli uomini.
Poi, come una  foglia in autunno cado da ciò che resta della mia casa.
  
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