Un’altra ora di noiose visite attendeva House, e una noia quasi tale era quella che invadeva l’animo di George M. ormai in attesa del dottore da più di mezz’ora. Questo muro di noia si interruppe però, alle parole di George “il mio subconscio mi tormenta”: tanto poco basto ad House per far riaffiorare ricordi tanto confusi quanto sgradevoli che riportavano alla sua memoria una sola cosa: vicodin! Quasi in trance House chiese al paziente di quale droghe facesse uso, ma quello replicò bruscamente che mai nella sua vita aveva fatto uso di stupefacenti ma che il suo subconscio lo tormentava ugualmente poiché da qualche tempo gli capitava di fare ogni notte lo stesso medesimo sogno: nei panni di un pianista di alto livello dopo ogni esibizione la giovane Addison, che sedeva accanto a lui, faceva per baciarlo, ma proprio nel momento in cui le labbra arrivavano a sfiorarsi, gli occhi di George invece che chiudersi, si spalancavano in un gelido risveglio. –ENDORFINE-, esclamò House convinto, - la chiamano la droga dell’amore: il tuo cuoricino ops…il tuo cervello di giovane innamorato inizia a liberarle in tutto il corpo e tu  non capisci più nulla: non hai bisogno di alcuna diagnosi, il tuo subconscio è un IDIOTA!!!-