1.
Edo, 1700 circa...
In un nobile palazzo
aristocratico, nel centro della città, si stava celebrando un funerale.
Un’anziana sacerdotessa stava recitando il rito funebre e bruciando incenso per
l’anima del defunto, mentre un corteo di innumerevoli amici familiari si
susseguiva a fare le proprie condoglianze ai parenti del nobile Neikan, un tempo
il padrone del palazzo, morto in circostanze misteriose.
Shime ascoltava con
compassione mista a nervosismo le parole di circostanza rivolte con toni
dolorosi. La ragazza stava a lato della famiglia del defunto ed osservava la
cerimonia con aria interessata. Indossava un semplice haori nero, così come gli
hakama, in segno di lutto. La sua veste era in tutto e per tutto identica a
quella della vecchia che stava officiando il rito. Infatti, Shime era la sua
allieva, la sacerdotessa che presto avrebbe preso il suo posto nel tempio
scintoista di Edo.
Pur non partecipando attivamente, la giovane si rendeva
conto di ciò che stava accadendo attorno a lei. Conosceva a memoria
quell’orazione, l’aveva studiata poco tempo prima, e mentalmente la recitava
anche lei, augurandosi che l’anima di Neikan riuscisse ad arrivare sana e salva
al nirvana. Nel frattempo non riusciva a non pensare allo strano senso di
inquietudine che aleggiava su quel luogo. Era notte, una serena notte di luna
piena, e tutta quella gente ammassata all’entrata della casa sembrava provenire
dal nulla. Inoltre in quella cerimonia c’era un che di forzato: la famiglia del
defunto sembrava sopportare di malanimo le parole di conforto, come se quella
fosse tutta una farsa.
Pian piano l’orda di persone divenne meno fitta, e a
tarda notte le celebrazioni finirono. Shime si mosse volentieri dalla posizione
statica che aveva mantenuto per tutto il tempo, andando verso la sua
maestra.
"Venerabile Dokutsume... Vogliamo ringraziarvi per essere stata così
vicina a noi e al nostro dolore, e soprattutto per aver celebrato il funerale"
disse uno dei componenti della famiglia Neikan. Era un uomo piuttosto giovane,
di non più di trent’anni, vestito a lutto e coi capelli castani raccolti in una
specie di chignon alla base della nuca. L’anziana sacerdotessa si inchinò
leggermente. "Non dovete ringraziarmi, Hatsumoto-san. Per me è stato un onore
officiare le esequie in onore del vostro beneamato fratello" rispose. Shime
avvertiva un senso di costruito nella sua voce, come se quelle parole non
fossero spontanee. Il nobiluomo abbassò la testa, e la ragazza poteva giurare
che stava sorridendo. "Bene... Vedo che non vi siete dimenticata... Ad ogni modo
vi ringrazio dal profondo del cuore, anche a nome della mia famiglia" Aveva
pronunciato quelle frasi con un filo di voce, ma Shime riuscì a captarne una
buona metà. Di cosa non si era dimenticata? Alzò lo sguardo verso Dokutsume, che
non tradì alcuna emozione che potesse tradirla. "Che la pace celeste sia con
voi, Hatsumoto-san" ribatté la donna, battendo su una spalla a Shime. "Torniamo
al tempio" le disse. La ragazza fissò un attimo le persone davanti a lei, e le
sembrò che non fossero affatto addolorate come cercavano di ostentare. Anzi, la
loro espressione era più seccata che altro. Comunque fece un lieve inchino al
loro indirizzo e seguì la propria maestra lungo la strada davanti a loro.
Non appena furono uscite dal cancello del palazzo nobiliare, Shime chiese:
"Dokutsume-san... A cosa si stava riferendo quell’uomo?" "Niente che possa
interessarti, Shime-chan. Fidati" rispose lei, con noncuranza. "Scusatemi, è
solo che... mi sembrava che tutta quella gente fosse..." cercò di dire, ma la
donna la zittì con un gesto della mano. "Sono stanca, Shime. Non ho voglia di
stare a parlare con te. Qualunque cosa tu voglia dirmi, sono sicura che può
aspettare fino a domattina" La ragazza abbassò la testa, scusandosi con poche e
incerte parole.
=^=
La nottata fu terribilmente uggiosa. Shime
non riusciva a dormire, rannicchiata nel suo futon. Continuava a pensare che in
quel funerale ci fosse qualcosa di losco.
Come mai la salma non era stata
esposta? Perché quella gente aveva un’aria tanto annoiata e sembrava starsene in
panciolle invece di provare sincero dolore per la perdita di un loro parente?
Aveva un sacco di dubbi, e come se non bastasse Dokutsume si rifiutava di
rispondere alle sue domande.
Rinunciando a prendere sonno la ragazza si alzò
dal futon, uscendo nel piccolo terrazzo a cui poteva accedere dalla sua stanza.
Cercò di riuscire a vedere qualcosa, ma il silenzio e l’oscurità della notte
erano incorruttibili. In più faceva freddo. Shime fece per rientrare dentro,
cercando di scaldarsi con le braccia strette attorno al corpo.
Fu allora che
un rumore, una specie di remoto fruscio, ruppe l’incanto di quella notte
tranquilla. La ragazza si irrigidì, cercando di captare qualcosa che le potesse
indicare chi o cosa fosse a muoversi là fuori a quell’ora di notte.
Finalmente le udì. Erano delle voci.
"No...! Ti prego, fratello!" "Adesso
è troppo tardi per i ripensamenti, Akira"
Akira... Quel nome non era
sconosciuto a Shime...
Delle luci uscirono dal fogliame della foresta, e con
la loro debole luce illuminarono il volto impaurito di un uomo. Era anziano,
legato e sembrava volersi ribellare a qualcosa.
"Per favore... Farò tutto ciò
che vuoi, fratello! Ti darò ogni ricchezza, anche la più grande, persino il mio
palazzo, ma non portarmi là!" esclamò disperato. "Non urlare... non vorrei che
tu svegliassi qualcuno... Sai benissimo che non posso ascoltarti, Akira... E
poi, agli occhi della società..." La sagoma di un altro individuo, quello che
stava parlando, si fece avanti sul chiarore della luce. Shime trattenne il
fiato, portandosi una mano alla bocca per non gridare. Conosceva quella persona.
L’aveva vista poco prima.
"... Tu sei già morto, fratellino..." sibilò Neikan
Hatsumoto, senza un briciolo di pietà nella voce.
Per poco la ragazza non
cadde svenuta dalla sorpresa mentre osservava la coppia sparire fuori dalla sua
vista e sentiva i lamenti di protesta di Neikan Akira affievolirsi fino a
spegnersi. Aveva avuto ragione a dubitare della validità di quel funerale: il
‘defunto’ era in realtà vivo e vegeto, e il pretesto della cerimonia era stato
usato da suo fratello per poterlo uccidere senza destare sospetti. Ecco cosa
intendeva Hatsumoto quando aveva detto quelle parole a
Dokutsume...
‘Bene... Vedo che non vi siete dimenticata...’
Un
terribile dubbio irruppe nella mente di Shime: quindi la sua maestra, una
sacerdotessa di indicibile onore, era complice di quel tremendo e efferato
omicidio?
"Non può essere" disse tra sé, troppo sconvolta per poterci
credere. Dokutsume non avrebbe mai accettato di ordire un inganno per spegnere
la vita di un innocente, non lei che era così tanto devota al suo Dio.
In
una decisione estemporanea, la ragazza entrò dentro al tempio e si diresse verso
la stanza di Dokutsume. Non avrebbe atteso un attimo di più... Doveva sapere
cosa era successo veramente, e soprattutto voleva scoprire se aveva davvero
assecondato il piano per uccidere Neikan Akira.
Aprendo imperiosamente la
shoji, la ragazza irruppe dentro e svegliò la donna che dormiva nel futon in un
angolo.
"Dokutsume-san!" urlò, facendola sobbalzare. La sacerdotessa si
svegliò di soprassalto, fissando con occhi sbarrati la figura esile e aggraziata
della sua allieva. "Shime-chan! Cos’è successo?" "Oh, questo non devo dirlo io.
Perché non mi spiegate voi come mai avete aiutato Hatsumoto-san ad uccidere suo
fratello?"
Dokutsume assunse un’espressione stupita, poi si alzò a sedere sul
futon. "Quante volte devo ripeterti che Lord Neikan è morto?!" "Ah, sì? Beh,
allora devo aver appena visto il suo fantasma qua fuori" "Cosa...?" "Sapete,
Neikan Akira è appena passato da qui davanti. Suo fratello lo stava costringendo
ad andare da qualche parte, ma lui era contrario. Gli ha detto che per il resto
della società lui era già morto!"
La faccia di Dokutsume divenne sconvolta,
poi si fece colpevole. La donna abbassò la testa. "Visto che hai già scoperto
tutte queste cose, perché continuare a tenertelo nascosto?" chiese. "Tenermi
nascosto cosa?" Shime stava iniziando ad irritarsi. Con un sospiro, la
sacerdotessa iniziò a raccontare.
"Hai ragione... Il nobile Neikan non era
morto. E’ stato suo fratello a chiedermi di fare il falso funerale" "Ma perché?"
"Perché doveva essere portato al castello dello shogun..."
"E che scusa è
questa?" Shime non sapeva più cosa dire. "Fammi raccontare... Sapevi che
l’ultimo shogun è morto in guerra, vero?" "Certo" "Da allora suo figlio si è
rinchiuso nel castello e non esce più, non parla più con nessuno. Era un giovane
bello e gentile, ed ora è diventato un mostro senz’anima. Ha lasciato la nazione
in mano a dei nullafacenti e sta attuando uno sconclusionato piano di vendetta
contro chi ritiene sia stato l’uccisore di suo padre. Si è accanito contro il
consiglio di guerra, che aveva incitato lo shogun a dichiarare battaglia, e pian
piano sta mandando a chiamare singolarmente ognuno dei componenti" Dokutsume si
interruppe. "E allora? Se li manda a chiamare non riesco a capire cosa ci sia di
tanto terribile da celebrare un funerale fasullo!" esclamò la ragazza. Era
inviperita, non ci capiva più nulla e rimaneva della ferma ipotesi che la donna
stesse ancora difendendo Hatsumoto. "Ti ho già detto che è completamente
impazzito, mi pare... E lo dimostra nel modo più barbaramente crudele..."
Dokutsume sospirò.
"Tutti quelli che vengono chiamati dal principe non
tornano indietro a raccontare ciò che hanno visto. La più probabile delle
ipotesi è... che lui li uccida" terminò, fissando Shime dritta negli occhi.
La ragazza si raggelò, portandosi una mano tremante alla bocca, in preda
allo shock. Non avrebbe mai immaginato che l’erede al trono fosse matto sul
serio. "Dokutsume-san... E’... E’ orribile..." balbettò. "Già... La famiglia di
Neikan lo ritiene praticamente già morto..." "Ma suo fratello non poteva cercare
di salvarlo, invece di fargli il funerale e spingerlo a forza verso la morte?"
chiese Shime. "Tu sei troppo giovane per comprendere queste cose, Shime-chan...
Ma di fronte alla sopravvivenza, anche gli affetti più grandi diventano
marginali. Probabilmente Hatsumoto-san temeva che se avesse ingannato il
principe, dopo sarebbe toccato a lui fare la fine di suo fratello... e ha
cercato di salvarsi con l’unico mezzo che poteva" L’anziana sacerdotessa passò
una mano sulla testa di Shime con fare affettuoso. La giovane rimase con lo
sguardo fisso per qualche istante, poi si diresse verso la shoji, aprendola ed
uscendo fuori senza una parola.
Ma come poteva Dokutsume comprendere il
comportamento di Hatsumoto? Era semplicemente disumano buttare suo fratello
nelle fauci del nemico solo per salvarsi! E lei, che era una sacerdotessa,
nemmeno cercava di dissuaderlo! Lei aveva visto il modo brusco e quasi sadico
con cui Hatsumoto aveva condotto il fratello alla dipartita, aveva udito le
suppliche disperate di quella povera vittima; non poteva restarsene tranquilla
nel suo tempio sapendo che la vita del nobile Neikan poteva dipendere da
lei!
Shime andò nella sua stanza, si vestì e, facendo attenzione a non
destare l’attenzione di Dokutsume, andò alla porta del tempio. Con un gesto
deciso fece scorrere la shoji e uscì fuori, nell’aria fredda della notte,
mettendosi in cammino nella direzione in cui aveva visto sparire Neikan e
Hatsumoto.
Se nessuno voleva decidersi a fermare quella catena di delitti...
allora sarebbe toccato a lei. Dopotutto era un’apprendista sacerdotessa, aveva
abbastanza potere spirituale da riuscire a mandare a gambe all’aria quel piano
diabolico.
‘Ormai io... sono l’unica speranza per il nobile Neikan!’
pensò nervosamente.
The Warrior Within 1 – continua
Note: Agli assidui lettori di fanfiction sarà capitato di leggere questa storia in un altro sito, inserita nella categoria di Beyblade. Premetto che io e Creao90, il nome dell’autrice che lì compariva, siamo la stessa persona. Quello è un nickname che prima usavo sempre e ho poi sostituito. Comunque, ho cancellato la fanfiction dal summenzionato sito, perché avevo preso giusto alcuni personaggi di Bey e li avevo infilati in una storia che assolutamente non fa riferimento né al celebre manga di Takao Aoki, né all’anime. Ve la ripropongo, in versione restaurata, qui nella sezione Originali, ovviamente senza i nomi tratti da Beyblade.
Spero che apprezzerete il mio racconto!
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