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Autore: becky    15/05/2007    0 recensioni
Ispirato al romanzo “Dominus”: Marco,giovane e ricco patrizio romano, vive la sua vita agiata e senza problemi all’insegna del divertimento e delle belle donne. Tutto ciò fino a quando non fa un incontro inaspettato:dopo dieci anni rivede per uno scherzo del destino lei, la sua piccola Rhea…e tra di loro si intrecceranno passione, amicizia, attrazione e forse anche molto altro… NON è NECESSARIO AVER LETTO IL ROMANZO!!!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: Di Nuovo Noi Tre Assieme

 

Il mattino arrivò presto. Marco passò la mattinata a vagare per la villa senza un scopo, come la mattina precedente. Ardach iniziava seriamente a preoccuparsi per la salute del fratello, e intuendo il suo stato d’animo durante il pranzo disse – Marco…pensavo che sarebbe una buona idea andare da Rhea oggi pomeriggio: non l’ho ancora vista e vorrei tanto salutarla-. Un sorriso enorme apparve sul viso abbronzato del giovane romano. –Benissimo!- esclamò euforico. Così poco dopo l’ora di pranzo si diressero alla villa della ragazza, in compagni di Lucio,  un altro dei loro amici di infanzia. Anche lui figlio di un patrizio e di una serva.

La nutrice li indirizzò nuovamente verso il giardino posteriore, e Marco fece strada agli altri due ragazzi. Si aspettava di trovarla nuovamente nel piccolo padiglione di marmo, ma lì non c’era nessuno. Marco si guardò preoccupato attorno, mentre un impaziente Ardach gli sussurrava – Allora? Sei sicuro che sia qui?-. Il moro stava per rispondergli di non allarmarsi quando intravide alle spalle del biondino la figura slanciata e candida della fanciulla. Le sorrise automaticamente e con un segno della mano la salutò allegramente –Rhea! Siamo qui!- le gridò entusiasta. La ragazza si accorse della presenza dei tre ragazzi e corse a loro incontro. Ardach si voltò in quel momento e rimase pietrificato. Si, Marco gli aveva accennato a quanto fosse diventa bella la piccola Rhea, ma non si aspettava fino a quel punto! Era veramente incantevole mentre gli correva incontro, con un semplice abitino bianco piuttosto corto, i capelli legati in una coda alta e un sorriso da sciogliere anche il ghiaccio. Il ragazzo si voltò allarmato verso il fratellastro che stata ghignando e balbettò – Maledetto…non pensavo che fosse…così…-. Marco gli strizzò un occhio mormorando – Ah…io te lo avevo detto che era bella!-. Il biondo tornò a posare gli occhi sulla fanciulla che si stava avvicinando – Si…ma non pensavo così tanto!-.

Intanto Rhea era arrivata al loro cospetto ed esclamò vivace  come sempre – Marco! Non ti aspettavo, ma che bello che sei venuto e…- puntò gli occhi smeraldini sul bellissimo biondino accanto al romano – e…per gli dei…Ardach!-. E così dicendo gli saltò al collo con affetto ed entusiasmo. Ardach la strinse forte al petto e disse al settimo cielo – Rhea! O Dei…sono così contento di vederti- la sciolse dal poderoso abbraccio –sei bellissima!Dimmi…come stai? Quanto ti fermi? Tuo fratello? E poi cosa...- ma venne interrotto da Marco che gli posò gentilmente una mano sulla spalla – Calma, calma…se continui a farle domanda non saprà come risponderti!-. Nel frattempo anche il giovane Lucio, alto, scuro con i ricci neri, si era avvicinato impacciatamente per dare il suo saluto all’amica di infanzia –Ciao Rhea…ti trovo molto bene! Mi sei mancata molto…- e anche lui l’abbracciò. Questa volta Marco sentì un nodo stringergli il petto. Cosa poteva essere? Gli dava fastidio vedere Lucio che abbracciava Rhea, e non capiva il motivo. Quando era stato Ardach non aveva sentito nulla, ma ora avrebbe preso a pugni il giovane moretto per aver solo sfiorato la pelle ambrata della ragazza. Forse perché inconsciamente sapeva che Ardach non le avrebbe mai fatto nulla, mentre Lucio…beh, Lucio non ci avrebbe impiegato molto prima di fare il brillante anche con lei.  Gli sorse un dubbio…che fosse…gelosia la sua? Ricacciò indietro l’assurdo pensiero quando il moro lasciò la prese su Rhea e la ragazza, più luminosa del solito, esordì dicendo –Oh ragazzi…che bello essere di nuovo tutti assieme! Ho sognato tanto questo momento! Dobbiamo festeggiare!- e così dicendo fece un cenno a uno degli schiavi semi nudi che si aggiravano lì attorno – Tu!- gli gridò con voce soave e gentile, ma comunque autorevole – Portaci qualcosa da bere! Subito!-.  Si accomodarono sui morbidi divanetti all’ombra e si godettero la frescura.
Il pomeriggio trascorse piacevolmente tra varie chiacchiere e risate. Con grande gioia di Marco Lucio se ne era andato presto. Ora rimanevano solo loro tre, come un tempo. Sempre e solo loro tre, Ardach, Rhea e lui, Marco.

Ardach era sempre stato un ragazzo intelligente. Sua madre si era prodigata per insegnargli la propria cultura fin dalla tenera età e il padre lo aveva educato quasi come il figlio legittimo. Per queste ragioni si poteva ritenere un ragazzo intelligente e sveglio, e soprattutto molto intuitivo. Quel pomeriggio non gli sfuggì affatto che tra Rhea e Marco c’era una profonda intesa, e un’attrazione che li portava a cercarsi con lo sguardo e con i gesti. Con un sospiro intuì subito che cosa doveva provare Marco in quel momento, e si decise e lasciargli campo libero. Iniziava a sentirsi di troppo tra quei due. Così, improvvisamente, saltò in piedi e trascinò il fratellastro dietro a un grande albero borbottando – Vieni…ti devo parlare!-. Lasciò la presa sulla sua tunica solo quando furono coperti dal tronco dell’albero. – ma che ti prende?- esclamò indispettito Marco guardando negli occhi il biondino di fronte a lui. Ardach mantenne il suo sguardo, come sempre, e gli disse – io me ne vado…mi sento di troppo tra voi due-. Il moro lo guardò di sbieco – Che cosa intendi dire?-. Il gallo scrollò le spalle  - Ti piace, vero?-. Marco non era preparato a quella domanda. Stava per rispondere un “no…è solo un’amica a cui tengo molto” ma si rese conto che suonava proprio come una bugia. E lui le bugie non le sapeva raccontare, non al suo migliore amico, soprattutto. Optò per la verità – Si, molto…e con questo?-. Ardach gli sorrise paterno e gli sussurrò – Beh…allora io qui non servo a nulla! Ci vediamo a casa!-. Marco rimase immobile per qualche secondo, osservando il fratello andarsene. Aveva ragione. Rhea gli piaceva moltissimo e aveva atteso tutto il pomeriggio il momento in cui sarebbero rimasti soli. Inaspettatamente però Ardach tornò sui suoi passi scrutando attentamente il giovane romano, ancora immobile. Gli era venuto uno strano timore, ed era meglio eliminare ogni equivoco fin dal principio. Perciò il biondo passò un braccio attorno alle spalle di Marco e gli sia avvicinò all’orecchio –Se però le fai qualcosa…- gli sussurrò serio – Qualcosa che lei non vuole, o che le vostre famiglie non approvano…e sai cosa intendo…- lo fissò duro – Io mando all’aria la nostra amicizia e ti uccido, capito?-. Si staccò da lui e gli sorrise naturalmente. Aggiunse – A parte gli scherzi…- e Marco pensò “ma che bello scherzo…mi ha fatto veramente paura!” – cerca di non fare niente di quello che vorresti fare veramente ! Se suo padre lo scoprisse ti ucciderebbe lui, lo sai vero?-  e dicendo questo lo lasciò ai suoi pensieri.

 

Dopo qualche secondo Marco tornò dalla ragazza, non appena Ardach se ne fu andato. Era distesa su un divanetto con la pancia in giù, nella sua posizione preferita. Marco si avvicinò lentamente e le si distese accanto, ma non abbastanza vicino da toccarla. L’avvertimento di Ardach lo aveva leggermente intimorito. Da quella posizione poteva osservare perfettamente il corpo rilassato della ragazza. Era una scultura bellissima, le curve sode e morbide avvolte in una candida veste bianca molto leggera.  La vicinanza col suo corpo e il suo profumo lo mandarono fuori controllo, e fece una gran fatica per trattenersi dall’abbracciarla. Entrambi stesi proni sul comodo lettino si fissarono a lungo negli occhi. Infine Marco disse – beh…siamo di nuovo soli!-. Una banalità assoluta, ma non gli veniva in mente altro. La ragazza sorrise e sussurrò – E già…perché non mi racconti qualcosa di te di più intimo?-. “Io di intimo con te farei ben altre cose, mia cara…” pensò istintivamente il ragazzo, ma appena se ne rese conto si insultò mentalmente. –Uhm…raccontarti qualcosa, dici? No, meglio di no! Fammi tu qualche domanda-. Rhea accettò immediatamente l’invito ed entusiasta disse  - bene! Allora…dato che praticamente non ci conosciamo affatto…qual è il tuo miglior pregio?-. Marco la guardò interrogativo, ma decise di rispondere ugualmente – Il mio miglior pregio? Non saprei …ne ho talmente tanti…-. La ragazza scoppiò in una breve risata, dicendo – Di sicuro non è la modestia!-. Il moro annuì concorde – Assolutamente! Penso invece che sia …la tenacia. Sono molto testardo, e ottengo sempre quello che voglio- e la sua mente disse “e adesso voglio te!” ma fortunatamente non lo pronunciò. – Perfetto!- dichiarò Rhea allegra – e dimmi…qual è il tuo peggiore difetto?-. Marco finse di accigliarsi – Come mai tutte queste domande?-. -Rispondi!- gli intimò lei, e allora disse – Semplice…io non ho difetti!- ma notando lo sguardo scettico della rossa si chiarì meglio – Oh…in effetti qualcosina…tipo la presunzione. Diciamo che tendo a sottovalutare gli altri!-. Ancora una volta Rhea rise e infine gli fece l’ultima domanda – Lo prenderò per vero! Ultima cosa…definisciti con tre aggettivi!-. Il bel moro ubbidì e rifletté qualche secondo. Infine disse – Allora…sono intelligente, coraggioso e …straordinariamente attraente!-. Questa volta la ragazza sorrise in modo diverso, quasi malizioso. Come era apparso quel piccolo ghigno scomparve per lasciare il posto a un’espressione di falsa offesa – Marco! Sei sempre il solito vanitoso!-. Il ragazzo sogghignò e la incalzò –Adesso tocca a te! Io ti ho detto qualcosa di me…ora dimmi qual è il tuo miglior pregio!-. la ragazza ci meditò un po’ su, assumendo una posizione involontariamente molto sensuale. Aveva alzato i piedi, che faceva oscillare dolcemente avanti e indietro, e aveva appoggiato l’indice al mento. Infine voltò nuovamente il viso verso Marco e sorridendo disse – Ecco…sono una persona molto allegra e solare… non credi?-. Marco annuì convinto, facendosi leggermente più vicino a lei –Assolutamente!-. In effetti la “nuova” Rhea lo aveva colpito proprio per la sua vivacità e voglia di vivere. –Eh…il tuo peggior difetto?- si affrettò a chiedere per non rimanere incantato troppo a lungo nel fissarle le meravigliose iridi smeraldine.  Immediatamente la ragazza disse – A beh…questa è facile! Ho tantissimi difetti!-. Subito Marco pensò “io non lo credo affatto…” ma rimase in ascolto – Vediamo…il peggiore dovrebbe essere il mio costante disordine. Sono disordinatissima! Se non ci fosse Amelia non troverei mai nulla!-. Dicendolo aveva fatto una faccia talmente buffa che Marco era scoppiato a ridere. Non solo era bella e sensuale, ma anche divertente e simpatica! Bene, il giovane romano non sapeva quanto avrebbe ancora resistito prima di saltarle letteralmente addosso. La vicinanza lo stava surriscaldando esageratamente e il suo famoso auto controllo stava cedendo. – e quali sarebbero i tuoi tre aggettivi per definirti?- le chiese attento alla risposta. Rhea lo guardò negli occhi scuri e rispose – Primo, sono comunicativa. Secondo sono ottimista e terzo…sono straordinariamente attraente!- concluse imitando l’affermazione precedente di Marco. Ma il ragazzo, già precedentemente provato dalla vicinanza e dal profumo di Rhea, udendo quelle parole che aveva lui stesso pensato varie volte, non riuscì più a connettere e per dare prova di quello che lei aveva appena detto si sporse verso di lei per baciarla. Aveva trionfato infine il suo istinto e le si era avvicinato per baciarla. Peccato solo che avesse mancato il bersaglio. Al posto delle sue labbra baciò solamente una guancia, in modo casto e senza doppi sensi. Si ritrasse appena se ne accorse, maledicendosi un po’ per aver ceduto all’istinto, e un po’ per non essere riuscito a baciarla sul serio.

Intanto Rhea era arrossita leggermente e aveva continuato a parlare come se nulla fosse – E basta…questi sono i miei tre aggettivi-. Il moro intanto non aveva smesso di fissarla nemmeno per un istante e improvvisamente gli venne un’idea. Questa volta si avvicinò al suo viso lentamente e arrivato accanto al suo orecchio le sussurrò con voce profonda e sensuale – Rhea… vorrei chiederti una cosa…-.

 

 

Ok… so benissimo che questo capitolo può sembrare apparentemente inutile al fine della storia, ma in verità serve poi per capire le parti successive. Inoltre è il penultimo capitolo di questa parte della storia…poi dovrò aumentare il rating…^_^

Spero che non ci siano problemi se inizio direttamente un’altra storia, che sarebbe il seguito di questa, solo con un livello un pochetto più alto!

Un bacio a chi legge e commenta!

 

Becky

 

 

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