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Autore: Atemlos    30/10/2012    0 recensioni
Omaggio a due dei miei personaggi preferiti in Supernatural: Anna e Lucifero.
Dal testo:
«Pochi passi, e giunsi nell'inoltranza piú nascosta della selva; il luogo era vincolato da una perfetto ellisse, dipinto con l'aiuto di giovane sangue umano. Al centro di esso vi ereggeva un tronco dalla liscia superficie, sulla quale vi accasciava un ambrato corpo di donna. La chioma rossastra le ricopriva il volto, evidentemente privo di coscienza.»
Genere: Dark, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Lucifero
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: Atemlos.
Titolo: Lifeless.
Fandom: Supernatural.
Ambientazione: Vaga, probabilmente nella quinta.
Personaggi: Anna - Lucifero - Aamon (un suo servitore) . 
Rating: Giallo
Desclaimer: I personaggi appartengono agli aventi diritto.
Angolo Autore: Avevo voglia di scrivere su Lucifero, essendo un personaggio che amo, e l'ho fatto. Non so come sia uscita fuori questa cosa, anche perché potrebbe avere poco senso. Diciamo che ascoltando a ripetizione Seven Devils dei Florence & The Machine è probabile che vengano fuori one-shot di questo tipo, vi ho avvisati.




Penzolante, incastonata fra l'indice ed il medio, una sigaretta attenuante era cautamente retta dalle due dita; il cedevole polso fece leva all'intero arto, dandogli uno scatto arcuato verso l'alto, destinando la sua direzione incontro a due labbra leggermente schiuse. Soffici e rosee, accolsero bramosamente l'oggetto tra le umide carni, avvolgendolo con il loro calore perverso. Le dita, una volta libere, si accasciarono rudemente appresso la ruvida stoffa di un pantalone colore del basalto più acceso. Un riflesso di luce lunare apparve sul labbro inferiore di quel viso pallido, i quali lineamenti sfociavano in un ritratto pittoresco, dai tratti delicati e magistrali. Occhi del mare più puro vigilavano il luogo circostante, aizzando l'udito ad ogni singolo movimento o rumore che catturasse la loro attenzione; la punta della mia lingua sfiorò la base interna della sigaretta, assaporandone il temporaneo gusto insapore. La pianta dei piedi cavalcava con astuzia il suolo irregolare, le membra esili e fluide si destreggiavano in una danse macabre lungo tutto un tragitto ben preciso, situato nel bel mezzo di un bosco arboreo ed illuminato dalla più splendente Luna piena che la Terra avesse mai visto.
I miei polmoni azionarono le loro funzioni, aspirando ossigeno puro dalle cavità tracheali. All'improvvisa corrente d'aria, la punta esterna dell'oggetto catturato tra le mie labbra ricevette una scintilla di calore, dando il via ad una nuvola mefesta di fumo; parte di essa venne inglobata insieme all'infinita risorsa d'aria, creandone così un miscuglio dannoso e al contempo rigeneratore.
La mente memorizzava ogni singola immagine, rinchiudendole in un forziere al quale non vi sarebbe stato accesso ad alcuno. Parti di esse mi fecero allargare le labbra in un sorriso tenue, carico di desiderio e di assoluto piacere. Le due dita ripresero possesso dell'oggetto prediletto, permettendomi così di espellere la nicotina dal mio corpo.
Pochi passi, e giunsi nell'inoltranza piú nascosta della selva; il luogo era vincolato da una perfetto ellisse, dipinto con l'aiuto di giovane sangue umano. Al centro di esso vi ereggeva un tronco dalla liscia superficie, sulla quale vi accasciava un ambrato corpo di donna. La chioma rossastra le ricopriva il volto, evidentemente privo di coscienza...
«Prega per te che non sia morta, Aamon.»
Pronunciai le parole con un tuono improvviso, attimi antecedenti di entrar a far parte di quel sigillo. Il diretto interessato, invece, sostava al di fuori di esso, come da ordini comandato; squadrai attentamente il suo tramite, da capo a piedi, apprezzando in pieno il suo gusto in tali affari.
«É solo svenuta, Lord. Ha opposto resistenza.»
Distolsi lo sguardo dal demone, posandolo su quello della donna ancora inconscia. Notai varie fuoriuscite di sangue, ferite profonde, ossa slancite; mossi un passo in direzione del mio aiutante, liberando la sigaretta dalla morsa delle labbra .
«Ti ha visto qualcuno?»
«Quel qualcuno è tra le braccia della Morte.»
Un sorriso irruento e fastidiato apparve sul suo volto, seguito dal mio, ironico.
«Lasciaci soli.»
Voltandomi, lo sentii dileguarsi.
Tornai al mio oggetto proibito, incastonandolo al suo posto; aspirai avidamente, accomodato su di un trono al centro del cerchio, in attesa che la donna di fronte si svegliasse.
Candidi gemiti fuoriscirono dalla sue labbra, accompagnati da rudi movimenti della braccia, le quali le furono precedentemente legate dietro la schiena. Non lasciai scappare un attimo, sfoggiando così un raggiante sorriso agli occhi di colei che, d'un tratto, puntó lo sguardo nel mio; pochi istanti di smarrimento da parte sua, seguiti da un sospiro piú potente degli altri, probabilmente dovuto al torace leso del suo tramite; nel mentre riuscí a sollevare il capo fino ad appoggiarlo sulla superficie del palo, così da poter mettere a fuoco la mia persona.
Con estrema fluiditá, abbandonai la mia postazione, ereggendomi dinnanzi a lei, l'artefatto ancorato alle dita. Sormontai la luce nelle sue iridi, avvicinandomi lentamente al corpo paralizzato dalla mia inaspettata presenza. Come ogni volta, il focolare di quel bianco irritó le mie vene, assopendo il mio sorriso, il quale si tramutò lentamente in un sadico ghigno. Anni addietro mi promisi di soffocarlo, di reprimerlo, ed un giorno trasformarlo nella tenebra piú oscura. E quella promessa, per me, era sacra tanto quanto il sangue ed il suo rosso colore; l'avrei mantenuta, in un modo o nell'altro. Perfino se avessi dovuto radere al suolo la sua anima ed immergerla negli oceani dei miei occhi.
«Lucifero...»
Ogni singola lettera fu scandita, lentamente, dalle due labbra piene ad ormai pochi centimetri di distanza. Nonostante la quiete in quelle note, la sua voce scemava a poco a poco, il terrore le pervadeva ogni vena non ancora rimarginata, rendendole spazientite, scorrevoli, esplosive di sangue
La nicotina nel sigaro bruciava al di fuori della mia bocca, il fumo si stava intromettendo tra i nostri visi, tracciando un confine opaco e spregevole.
«Anna.»
Esordii con enfasi, facendo sussultare la donna un'ennesima volta di puro terrore, nonostante lei stessa stesse sviando un modo per controllare quello scempio che si stava riversando al suo interno, al suo vero interno.
Ritirai due passi, posando il mio corpo sul podio al cospetto di una mia lontana, non che familiare, compagna. Abbandonai il capo alla parte superiore, poggiando le braccia lungo i suo contorni, per poi infine accavallare la gamba destra a dispetto della sua gemella. Aspirai un nuovo colpo dalla sigaretta, abbandonandomi alla sublime sensazione, nel mentre osservavo lo sguardo perduto di Anna, ancora intenta a realizzare l'accaduto.
«Ti sconsiglierei l'abbandono di quel corpo, ma chérie. Aamon ti ha gentilmente sigillata in questo luogo, insieme a me.»
Parole austere, le mie, con tonalità imperiosa e terribilmente calma.
I muscoli di quel corpo si rilassarono all'improvviso, arresi all'idea che anche l'ultima via di fuga si fosse infine dissolta negli abissi della perdizione.
Le labbra dell'una continuavano imperterrite alla ricerca di una parola, di una frase da poter scagliare contro le mie, indaffarate nell'inalare l'ultima piacevole brama.
«Perdona i mezzi rudi del mio consigliere... è un poco irruento, nel momento in cui lo si fa inalberare.»
Le liberai il braccio sinistro, le mie membra ora poggiate pericolosamente sul suo corpo palpitante, sussurrandole quelle parole con dannata sensualità. Sottrassi pochi centimetri alla nostra vicinanza, il palmo catturato nel mio ed un sorriso tenace ad offuscare quello di lei, oramai severo e fin troppo calmo, all'apparenza.
«Da quanto tempo, mh?»
Un sigillo tribale le contornava la mano, disegno appartenente alle Grandi Legioni dell'Eden. Poggiai con nonchalance il rimanente della sigarette su di esso, provocando un ansito di dolore ad espellersi dalla gola della donna, il quale braccio, invece, non azzardó un minimo spostamento. Lasciai ricadere il filtro al suolo, il mio sguardo ancora poggiato su quel marchio bruciante.
«A quanto pare, non abbastanza...»
Soggiunse con un filo di voce, ancora strozzato dal mio tocco effimero.
«Che cosa vuoi, Lucifero?»
«Giusto, mia cara... giungiamo al dunque di questo belligerante incontro.»
Lasciai scorrere le dita sul suo braccio, raggiungendo la spalla ed infine il collo, dove tocchi di puro Inferno avrebbero surriscaldato quel corpo ibernato dal dolore, e dal terrore. Le iridi di lei seguirono la mia mano, fremendo ad ogni assaggio di quello che le avrei proposto di lì a poco.
«Unisciti a me, Anna...»
Solide macchie rosse si formarono nei punti dove le mie dita si erano posate, dove da esse il liquido del desio piú puro sgorgava con purezza, dipindendomi mani e bocca di color cremisi. I miei occhi carichi di oscurità, i suoi carichi di consapevolezza e tormento. Una sublime visione, per il mio animo oscuro ed esigente.
«Sperimentiamo il potere assoluto, chérie... come un tempo. Oppure dovrei dedurre tu non rimembra le nostre battaglie, le nostre guerre senza uno scopo alcuno? Il puro divertimento nei nostri animi, nonostante nostro Padre ci domandasse l'obbedienza?»
Distolse lo sguardo per pochi istanti, posandolo su di un punto indefinito dietro le mie spalle, il respiro affannato; per il terrore ancora presente, per il dolore provocato dalle mie astute mani, per la forte provocazione delle mie parole bisbigliatele sulle labbra instrise di rosso. S'immerse nell'oceano, farfugliando con trascico ed affanno.
«Il passato, Lucifero.»
Il passato... e le cose sono cambiate. Le tue azioni hanno dato una lezione a tutti noi, e nessun Angelo sarebbe tanto... incosciente, da ribellarsi ai comandi di Dio. Lui vuole il bene supremo, ed è così anche per ognuno di noi esseri celesti.»
Scoppiai una fragorosa risata astrusa, roca, carica di sadismo e luce esilarante. Anna credeva fermamente in quello che affermava, lo si notava dalle iridi dilatate e verdi come l'ambiente circostante. A tal colore vi si miscelava un rosso, quello delle mie labbra macchiate del suo stesso sangue. I miei polpastrelli continuavano imperterriti a percorrere quella pelle, marchiandola delle Leggi Infernali.
«Il Bene Supremo è una soggezione, chérie. Una ragione d'esistenza che Lui ha imposto a tutti voi, non avendola nemmeno richiesta.
... Siete dei burattini nelle sue fauci, e non sarò di certo io a farvi venir meno ai vostri "doveri" verso di esso.»
Percorsi nuovamente il suo collo, il suo respiro affannato ed attento alle mie parole che non ammettevano repliche di alcun tipo. Una leggera raffica di vento percosse i nostri corpi, i quali si sfioravano dolorosamente. Il fruscio degli alberi nei dintorni, le fughe continue di animali in cerca di un riparo, il suo sguardo inconscio posato sulle mie labbra arcuate in un ghigno onnipresente.
«Unisciti a me...»
Un leggero sussurro ad ormai distanza annullata dalla sua bocca, quattro semplici note che ne bramavano una, unicamente una sola.
«No...»
Il palmo della mano si estese sul lato destro del suo viso, macchiandone sempre più la superficie. Le mie iridi a ridosso delle sue, dilatate e cariche di elettricità, di timore per quello che sarebbe avvenuto negli istanti successivi; le mie braccia circondarono il corpo esile dell'essere alato, sciolsero i nodi che la incatenavano all'asta e lasciarono che tutto il peso venisse sostenuto dalle mie sole forze.
Nuovamente diedi spazio al mio sadico sorriso, respirando ardore sul viso di lei... A quanto parve, il suo era un rifiuto definitivo; e no, il Diavolo non pregava le persone, tanto meno i membri di una famiglia ormai sfasciata ed inesistente. Le ginocchia le tremavano, gli occhi imperterriti ad osservare il mio volto, le braccia in cerca di una nulla via di fuga ed i miei, di arti, che stritolavano a poco a poco quel corpo ricolmo e straripante di sangue.
«Riferisci alla Morte il mio nome...
Avvertila... perché presto, più di quanto si creda, domerò anche lei.»
Pungenti bisbiglii, seguiti da un chiassoso scontrarsi di labbra; m'impossesai totalmente di quella bocca, longevi arrovellamenti delle interiora, delle lingue appartenenti a due esseri opposti della stessa bilancia. Blasfemia, quel gesto tanto spinto e maligno. Le sue membra ,addossate alle mie, iniziarono un feroce processo di sfregamento, d'insopportabile calore ed oscurità; senza alcuna possibilità d'interrompere quell'unione di natura masochista, il verde degli occhi si spense con lenta agonia, per scemare in un totale canale demoniaco. L'Angelo incanalato in quel corpo umano prese il totale sopravvento, emanando di lì a poco un'abbietta luce folgorante trasportata da due imponenti ali, le quali si estesero lungo tutto il territorio circostante. Aumentai l'urgenza dei miei tocchi sul corpo, le macchie ed i lembi di pelle lesi s'inarcarono in agghiaccianti urla di dolore, le labbra costituite di puro fuoco Infernale spinsero quel corpo a bruciare, a divenire sostanza aeriforme. Cupo divenne il cielo, e tuoni assordanti invasero la foresta, quasi offuscando il rimbombo che, in quel momento, condusse l'Essere del Paradiso a spegnersi sotto la mefesta onnipotenza del Male.
Il mio sguardo posato su quello ne fu rimasto di un'antica conoscenza: un corpo martoriato ed esanime, contornato dal poetico disegno di un paio d'ali sul suolo. Voltai le spalle a quello scempio, avviandomi dunque ad evadere da quel sigillo che, infine, non era servito ad altro se non ad un poco di sano divertimento. Mi portai le dita alle labbra, saggiando il dolce sapore di sangue sovrumano; le vesta madide di quel liquido non erano un buon segno, macchiarsi durante un rituale m'irritava, e non poco. Presi possesso di una nuova sigaretta, anch'ella in parte intrisa di rosso; la portai alle labbra, incendiadola con il solo calore delle labbra ancora accaldate dall'evento di pochi attimi precedenti. 
«Sbarazzati del suo corpo, e coprine le tracce. Nessuno verrà a conoscenza di questo... omicidio, come lo chiamano in questo mondo di stolti.»
«Nessun problema, Lord.»
Aamon mi apparve di fronte, squadrandomi con malcelato stupore; neppure lui, il mio più millenario fidato compagno, mi aveva mai visto in quello stato, quasi ''vergognoso'' per il Signore degli Inferi. Lo fulminai con gli occhi, invitandolo a non starsene impalato e lasciarmi proseguire nel mio cammino. 
«Dimenticavo, preparami un bagno bollente prima che giunga nella dimora, vi giungerò a piedi quest'oggi.»
Un nuovo ordine, prima di scomparire nell'infinita distesa erbacea.

   
 
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