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Autore: minajj    30/10/2012    2 recensioni
Carlotta è una semplice 14enne. La sua vita è normale, o meglio era normale. Dal suo incontro con Mattew, un ragazzo molto, molto speciale, lei scopre essere una mezzosangue. Così comincia la sua ricerca di chi sia il suo genitore divino. Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 La maledizione di mio padre.
 

Ciao, io sono Carlotta.
Ho una vita
strana, confusa.
Vengo attaccata da strane cose.
Non so cosa sono.
Ho paura
di molte cose.
Una di queste è la verità.
Ho paura del buio
e di volare.
Ho paura dei fulmini.
Ho paura della morte.
Ho paure di non essere mai abbastanza,
di non essere all'altezza
degli altri.
Ho paura di non essere
me stessa.


 




Non ne combino una giusta, su questo non ci piove. Punto primo: la mia vita è uno schifo. Sono senza padre, ed ho una madre alquanto strana; odio dirlo, ma mi vergogno di lei certe volte. Punto due: non ho amici. Vado male a scuola, nello sport, in tutto. Sono un fallimento. Mia madre mi dice sempre di non arrendermi, ma come faccio? Non ho nessuno che mi stia vicino. Cambio scuola ogni anno, se non di meno. In questi pochi mesi le poche amicizie che stringo finiscono, proprio come dice la parola friEND.
Tutto però cominciò quella maledetta mattina di Gennaio, il 7 Gennaio. Il mio compleanno. Un anno in più una nuova scuola, è sempre così: e questo io non lo sopporto. Voglio una vita sedentaria, come gli antichi. Dicevamo, da quando ho aperto gli occhi, avevo capito che c'era qualcosa che non andava.
  - Carlotta, scendi! - La voce di mia madre, Jacky, rimbombava nel nostro piccolo appartamento in periferia. Con gli occhi ancora chiusi, mi avviai in cucina strusciando i piedi. La tazza con il latte era già sul tavolo accompagnato con due fette biscottate e marmellata. Che le è successo? Di solito è accasciata sul divano a guardare uno dei suoi programmi stupidi alla televisione.
  - Tutto ok? Ti senti bene?
  - Sto bene. Ho una notizia per te. Non ci trasferiremo più d'ora in poi. - Sul suo viso spuntò un sorriso. Faceva strano a vederlo, era la prima volta in tutti questi anni. L'unica volta che l'ho vista ridere è stata quando ha fatto ambo a Natale di 3 anni fa. Dopo quello mai.
  - Davvero? Cioè, resteremo qui? Per sempre? - Anche io ero eccitata forse più di lei. La prima volta nella mia vita che potevo avere amici veri, su cui contare, che ci fossero sempre per me.
  - Per sempre, Carlotta. Per sempre.
  
  Andai in camera, mi infalai una maglietta nera con scritto , un paio di jeans e la felpona di Oxford. La strada da casa mia alla scuola era tanta, perciò presi l'autobus. Odio prenderlo: non sai mai chi ci potrebbe essere, e poi c'è sempre una puzza di ascelle sudate terribile. Sfortunatamente avevo un bel pò di strada da fare lì dentro perciò occupai un posticino vicino l'autista, che per giunta somigliava ad un ragazzino poco più grande di me. Detto questo, presi le cuffiette dal mio zaino e le misi nelle orecchie, feci partire una canzone a caso, una di Madonna, e con quelle note mi addormentai. Non so quanto tempo abbia dormito, ma quando aprii gli occhi trovai davanti a me una ragazza, più o meno della mia stessa età, capelli rossi legati in una lunga coda di cavallo, jeans sporchi di pennello ed un piumino rosso. Avevo il suo faccione davanti i miei occhi, che mi 'scrutava'.
  - Ricky Mountain High School? - mi chiese con una voce piuttosto roca.
  - Si. Siamo arrivati?
  - Si vieni. - Mi porse la mano. Avevo l'impressione di aver trovato un'amica.
  - Grazie. Comunque piacere, Carlotta.
  - Piacere, io sono Rachel Elizabeth Dare. - mi disse. Quel nome, quel personaggio. Io la conoscevo già. Mi sembrava familiare. La guardai attentamente. Cominciai a ricordare i miei vecchi libri letti, ai personaggi, e mi ricordai chi era.
  - Sei quella Rachel? L'amica di Percy? - Okay, mi prenderete per matta. Ma chi ha letto la saga di Percy, penso non lo faccia.
  - Si, sono io.
  
  Quel si mi lasciò sconvolta. Pensavo che tutte quelle storie sui miti, sugli dei erano vere. E allora forse mio padre non era morto, era un dio. Uno dei tre pezzi grossi forse, oppure una divinità minore. Non lo so. In quel momento c'era una cosa che mi frullava nella testa, una cosa che desideravo fare fin dalla fine della mia lettura di Percy. Non pensai troppo sulle parole da dire, uscirono e basta.
  - Rachel, portami al campo.
  - Devi aspettare il tuo satiro.- Quando disse quelle parole avevo come l'impressione che lei sapesse qualcosa che io non sapevo. Poi mi ricordai di una cosa di importante: lei era l'Oracolo di Delfi, lei prevedeva il futuro. Lei e le sue profezie. Non gli chiesi nient'altro. Penso sia difficile per lei essere così, anche se so che quello era il suo destino. Scesi dall'autobus in compagnia della mia nuova amica Rachel. Era un sollievo liberarsi di quel tanfo orribile. Rachel non sembrava farci tanto caso. Era presa ad ammirare la sua scuola, a rientrarci per un secondo anno. Per me era il primo. Rachel sembrava simpatica. Mi fece conoscere un paio di suoi amici: Chiara, Marck ed altri. Tra gli altri amici furono due a colpirmi maggiormente: Amanda e Mattew. Mattew, sembrava qualcuno di familiare, una persona già vista. Amanda, una ragazza dai capelli biondo platino, sembrava la normale snob della scuola, ma in realtà er tutto il contrario. Rachel e Amanda si allontanarono per raggiungere l'aula di storia, io e Mattew ci avviammo verso il giardino, per l'ora di educazione fisica. Educazione fisica di prima ora ti massacra, ma come ho già detto all'inizio, quella giornata era destinata ad andare storto. Mentre facevamo dei giri di campo, incrociai lo sguardo di Mattew in panchina, il suo sguardo era di puro terrore. Con una pessima scusa, convinsi la prof che mi fossi strappata un muscolo, così raggiunsi Mattew in panchina, al bordo del campo.
  - Matt, che succede?
  - Guarda! - Indicò col dito dei cespugli. - Si muovono! Sento puzza. -
  - Puzza di che cosa? -
  - Di mostri.


 
  
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