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Autore: Narcis    30/10/2012    4 recensioni
[Léon]
Ha quel “qualcosa” che mi fa letteralmente rimanere a bocca aperta. Sto pulendo le ultime stoviglie, eppure mi blocco per guardarlo lucidare la pistola. Mi immagino tra qualche tempo di essere lì, accanto a lui, a fare la messa in punto della mia arma personale, magari uguale alla sua, che avrò solo dopo essere diventata una fantastica donna delle pulizie anche io.
Delle volte mi piacerebbe abbracciarlo, non so. Magari anche baciarlo, perché è così che si fa tra grandi, no?
Dico, quando ami qualcuno.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Potrebbero passare minuti, ore, giorni, settimane, senza che io mi stanchi di rimanere qui a guardarlo.
 
 
 
Non è molto che mi sono stabilita qui, in casa sua, ma mi sembra già un’eternità.
Certe volte mi pare di vivere qui da sempre, di essere legata a lui da un arco infinito di tempo, e mi dimentico perfino di avere avuto una famiglia, finita sotto il metallo struggente d’un’arma da fuoco.
Forse chiamarla “famiglia” è un’offesa per il termine stesso. La mia non era una famiglia, era una prigione.
Solo il mio fratellino era buono. Lui non capiva, voleva crescere, ma allora perché l’hanno ucciso?
 
Perché non si sono fermati davanti ai suoi occhi imploranti?
Mi sembra di vederlo lì, in quell’appartamento del cazzo dove stavamo, che si ritrova la canna dell’arma davanti al viso, spaurito, piccolo.
 
E’ per questo che sono da lui.
E’ per questo che sono qui.
E’ per questo che tutti i santi giorni scendo a comprare del latte e fare la spesa per quest’uomo, che mi ha preso con sé, e porca puttana quanto sono stata fortunata.
 
 
Se ne sta lì come tutti i giorni dopo aver pranzato, seduto sulla sedia della misera cucina, col capo chino e lo sguardo fisso sulle proprie ginocchia, sulle quali tiene la sua Beretta 92FS usata la mattina e che ora, da brava pistola obbediente, si merita una bella lucidatina.
 
Léon è un ottimo pulitore.
Fa le pulizie di tutta quella merda di gente che inquina Manhattan e che merita solo di andare all’inferno, come mio padre. Lui se lo meritava, mio fratello minore no.
Ed io devo imparare da lui, dal sicario per eccellenza, a fare le pulizie.
 
Se riesco a farmi insegnare come usare al meglio una pistola posso finalmente vendicare il mio fratellino ed uccidere quel bastardo che l’ha fatto fuori senza alcuna pietà. E’ questo il mio scopo, poi posso pure schiattare.
 
Léon sì che fa le cose per bene.
Non l’ho visto ancora seriamente in azione, ma già quelle nozioni principali che mi ha insegnato mi hanno fatto capire che lui è un tipo tosto.
Forse è poco sveglio in tutto ciò che non riguarda il suo lavoro, una pistola e qualche proiettile, ma è perfetto. Né troppo bello, né troppo brutto. No ok forse è un po’ brutto, ma non mi importa.
Ha quel “qualcosa” che mi fa letteralmente rimanere a bocca aperta. Sto pulendo le ultime stoviglie, eppure mi blocco per guardarlo lucidare la pistola. Mi immagino tra qualche tempo di essere lì, accanto a lui, a fare la messa in punto della mia arma personale, magari uguale alla sua, che avrò solo dopo essere diventata una fantastica donna delle pulizie anche io.
 
Delle volte mi piacerebbe abbracciarlo, non so. Magari anche baciarlo, perché è così che si fa tra grandi, no?
Dico, quando ami qualcuno.
Non ho mai amato nessuno, per ora, nemmeno un membro della mia famiglia, a parte il mio fratellino, ma lui era piccolo e quindi non conta.
Mi sfioro le labbra con un dito mentre fisso le sue, e mi immagino che quel contatto non sia tra la mia bocca e il mio polpastrello, bensì tra me e lui. Anche solo un bacio nella guancia mi basterebbe.
Lo ammiro moltissimo, lui è ciò che vorrei essere io.
 
 
 
« Mathilda. »
 
 
 
Sussulto perché lui mi chiama.
Mi accorgo solo adesso che mi sta guardando con aria interrogativa, e mi rendo conto di essere rimasta come un’ebete immobile per qualche istante con una mano vicino al viso e l’altra avvolta da un panno infilata nell’ultimo bicchiere da asciugare.
Scuoto appena la testa e mi riprendo, mettendo apposto il tutto. Che figura di merda, spero non faccia domande.
Lo guardo di sbieco mentre riabbassa la testa per continuare a maneggiare la propria arma nemmeno fosse un giocattolo, ed io sospiro. Meno male.
 
Faccio la disinvolta, non si sa mai. Per fare qualcosa, mi tasto la tasca dei pantaloni. Ho ancora un pacchetto di sigarette. Forse, però, dovrei dare retta a Léon e smettere di fumare.
 
 
Dopotutto sono solo una ragazzina di dodici anni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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